Llianto por el
banderillero e torero Ignacio Sànchez Mejias.
Alle cinque della sera.
Eran le cinque in punto della sera.
Un bambino portò il lenzuolo bianco
alle cinque della sera.
Una sporta di calce già pronta
alle cinque della sera.
Il resto era morte e solo morte
alle cinque della sera.
Eran le cinque in punto della sera.
Un bambino portò il lenzuolo bianco
alle cinque della sera.
Una sporta di calce già pronta
alle cinque della sera.
Il resto era morte e solo morte
alle cinque della sera.
G.Lorca.
Junio è un torero… Junio è il Torero.
Il Matador.
Sacro come un Samurai nell’immaginario collettivo, ma a differenza dei Samurai veri, ascetici e probi, è un gran conquistatore di cuori femminili. Donne attirate dal sangue, dal pericolo e dalla morte.
Eppure il suo Trajes de luce… il suo pittoresco vestito, ora appeso… indossato da un manichino, assomiglia più a un costume femminile che a uno maschile. Ricco di lustrini, orpelli e costosissimi ricami dorati, esprime il barocchismo più sfrenato della Spagna meridionale. Stretto, aderente come un guanto, si adatta al corpo come per impedire al coraggio di andarsene e alla paura di entrare.
Il Trajes de luce, così
come la corrida, rientra nella tradizione nera della Spagna del Goya,
clamorose contraddizioni e irrazionali raccordi fra religione e
violenza.
La cerimonia della vestizione di un torero è
importante.
Junio si veste
lentamente e con cura mentre si concentra per affrontare il
combattimento. Vestito si inginocchia davanti al piccolo altare e
prega. Prega per ottenere la vittoria e un buon combattimento.
Nella mattinata ha
visitato il corrales, il recinto dove i tori vengono tenuti prima
della loro entrata nell’arena. Come da usanza tre toreri si
divideranno per la corrida sei tori, due a testa. Junio è un idolo
della folla, perché è coraggioso, perché non indebolisce i tori
con potenti purghe prima del combattimento, non ammette che li
droghino per calmarli o che si metta loro del cotone nelle froge per
non farli respirare bene. Junio vuole un combattimento, per quanto
che è possibile, alla pari.
Junio rispetta il toro.
Il suo secondo toro,
nero come la pece, porta già sul dorso l’arpon de divisa, il
nastrino con i colori dell’allevamento taurino Velasquez di Ronda,
è piccolo rispetto alla media dei tori de lidia, dei tori da
combattimento. Sui 450 chili, magro e scattante. Un toro pericoloso,
dalle larghe corna appuntite e in avanti.
Il suo aiutante, il mozo
de espada, gli dice che tiene la testa troppo alta e da come si muove
è un matahombre, un uccisore d’uomini. Un toro "di mala
leche". Vorrebbe mettergli un po’ di trementina negli occhi
per non farlo vedere bene… ma Junio rifiuta. Non sono cose per lui.
E’ l’ora…
E’ esperto Junio ma
l’attimo dell’entrata nell’arena gli causa la stessa emozione
della sua prima volta.
La sfilata dei matadores
e delle loro quadriglie entrando dal paseíllo, preceduti dagli
Aguacildes, araldi a cavallo che chiedono simbolicamente il permesso
di fare entrare i toreri. Dei Banderilleros, dei Picadores e
l’omaggio alle personalità davanti al palco presidenzial… al
Presidente de corrida e alle autorità.
E il saluto alla folla e
il boato di risposta della stessa.
Vede Ynez… a fianco di
suo marito, il Presidente.
E mentre il torero di
turno lavora il primo toro della giornata di corrida. Lui, da dietro
la barricata, come assente, pensa alla notte precedente, alla sua
rabbia, alla sua gelosia. Alle sue ripetute richieste, assillanti, di
confermargli, di dirgli che non è vero quanto si dice. Che lei…
Ynez, si vede anche con il giovane torero Manuelito, che è anche la
sua amante.
E la sua rabbia immensa.
Le strappa i vestiti di
dosso, e la butta sul letto e la prende. La possiede con violenza,
una… due volte.
E la donna gode di
questo, gode della forza con la quale lui instancabile la prende e
inginocchiata, testa sul letto, in preda all’orgasmo… lo provoca
ancora, mentre muove invitante il suo splendido culo.
-… acà… toro…
acà… -
e ancora… in preda
alla lussuria...
-...matame…. mata tu
vaca… matame… mata tu puta… matame hombre… -
E lui… che si perde su
quel culo, largo… pieno… liscio… sodo, e affonda il suo cazzo
duro come una spada fra le sue cosce e la penetra, la penetra con
tutta la sua rabbia, entra nel suo bagnato, esce e lo rimette ancora,
con lei che gode, che gode dei suoi molteplici orgasmi…
Lei che alimenta la sua
pazzia, che strumentalizza la sua gelosia, tutto… tutto per il suo
piacere.
Lo usa… li usa…
Usa l’emozione che
prova nel vedere uomini rischiare la vita, il loro coraggio, il
sangue e la morte, usa loro, i matadores, per sentirsi viva. Per
dimenticare gli anni che scorrono veloci, la gioventù che sfuma e la
sua infelicità.
Li usa come oppio….
Li usa come oppio….
Ora è sopra di lui, lo
cavalca, sente la grossa verga riempirla. Gode ancora.
E vuole di più…
Vuole essere aperta,
vuole godere del momento doloroso di lui che entrerà nel suo culo.
Pensa a Manuelito, mentre Junio la possiede e penetra violento nel
suo fiore fra le natiche e che entra in lei fino a sbattere contro le
sue natiche piene. Lei gode e pensa a Manuelito, che andrà a trovare
dopo la corrida, pensa a come accarezzerà quel corpo sottile di
gitano, di come sarà sudato e saprà dell’odore forte di toro, di
sangue e di morte. A come prenderà in bocca quel cazzo
d’adolescente, a come berrà il suo sperma. Pensa che è stata la
sua prima donna, lui ancora vergine e questo la fa impazzire. Pensa
che darà anche a lui, al giovane Manuelito, il fiore scuro del suo
culo. Lo vuole.
Junio ricorda le sue
assicurazioni d’amore eterno e di come le ha sentite false e si
accorge che il destino gli propone un doloroso momento, lui che ha
avuto mille donne, è ora innamorato di una donna senza sentimento,
che non lo ama ed è amorale come e quanto lo era lui in precedenza.
Manuelito è il secondo
torero della giornata, i suoi tori sono i più facili. Una
precauzione dell’impresario. E’ più di una speranza, il ragazzo.
Vedono in lui il nuovo idolo delle folle. Quello che prenderà forse
il posto del grande Junio.
Un attimo di titubanza e
Manuelito viene colpito dal toro. Non dalle corna per fortuna sua e
Junio entra nell’arena e distrae il toro, evita che l’animale
infierisca sul suo corpo… straziandolo.
Poi… lo incoraggia, lo
sprona a rientrare e finire il toro.
Non sa lo sblocco di
adrenalina e di lussuria che l’incidente ha provocato in Ynez, ora
la donna si farebbe possedere, senza limiti, da tutti… persino dal
toro!
Poi arriva il momento
del sesto toro. Il suo secondo.
Tercios de varas…
Già all’uscita dal
torril mostra di che pasta è fatto. E’ maligno, scattante. il toro
compie un giro completo dell'arena dirigendosi non alla sua destra…
alla vana ricerca di una via d'uscita, ma compie il giro verso
sinistra, si dice che il toro ha salido contrario. Il che provoca un
mormorio nel pubblico. Capisce che il toro è pericoloso… molto,
non inquadrabile.
Junio ne studia le
mosse, per determinarne le capacità fisiche, la rapidità dei
riflessi, la direzione preferita nell'attacco e via dicendo. Per
provocare le cariche del toro, egli utilizza il capote, un grande
drappo di tela irrigidita e appesantita da bagni in gomma liquida.
Tale drappo ha un colore rosa acceso sulla faccia esterna e giallo su
quella interna. Questo toro non si lascia molto attrarre dai
movimenti del capote… cerca il suo corpo. E’ rapido. E Junio
rischia… non vuole sottrarsi alla lotta. L’accetta. Si impegna a
fondo, usa tutti i suoi passi di danza, le sue veronicas, le sue
naturales,
si scatena in una serie di passi spettacolari, gaoneras,
navarras
e
tafalleras.
Esegue la mariposa
meglio di Marcial Lalanda, che l’ha inventata. Torea in ginocchio o
sentado
al estribo,
inventa suertes
e adornos
alla maniera sivigliana.
La gente lo ama, Junio
riempie le arene di tutta la Spagna, vuole vedere l’esibizione di
un coraggio arrogante, esuberante, dominatore. E’ la sua miglior
corrida. Mai ha toreato così, con questa passione e con un toro
simile. Gli spettatori sono in delirio.
Ora è una lotta alla
pari, Junio si muove nello spazio di un fazzoletto, si inginocchia
mentre le corna sfiorano il suo corpo e scivolano via.
Il pubblico è in piedi…
Junio… di questo toro
sa che è imprevedibile, che non reagisce come i suoi simili. Lo
ammira e ne ha rispetto. Questo toro è unico.
È il turno quindi dei
suoi picadores.
Nel colpire il toro, il
picador utilizza la vara de picar, una lancia che colpisce l’animale
alla base del muscolo del collo… del morillo, affinché questi
tenga la testa bassa, Junio non vuole mai che gli siano inferte più
di due ferite, poi, assieme al suo mozo de espada e ai peones, entra
nell’arena a distrarre il toro affinché i picadores possano
uscire. Uno dei cavalli è stato gravemente colpito dalle corna
dell’animale e uscendo lascia una scia di sangue e di interiora,
una ulteriore emozione per la folla.
Il tercio de
banderillas…
Con questo toro lui
stesso conficca le banderillas sul dorso del toro, provoca le sue
cariche esclusivamente con i movimenti del proprio corpo, lo spinge
alla carica e un attimo prima dell’incornata si toglie dall’impatto
mortale, conficcando contemporaneamente e profondamente le
banderillas, per tre volte.
Vuole dimostrare la sua
grandezza, vuole l’applauso, vuole l’amore del suo pubblico,
vuole Ynez.
Le banderillas rendono
il toro ancora più furioso.
Il tercio de muleta…
Ora il toro ha sul dorso
le banderillas e comincia a dare segni di cedimento, e Junio dà
inizio alla fase della lidia. Depone l'ampio e pesante capote e lo
sostituisce con la muleta, un drappo più piccolo di flanella
scarlatta, avvolto intorno a una gruccia lignea che lo mantiene
disteso in modo da poterlo impugnare con una sola mano. Nell'altra,
nascosta dietro la schiena, impugna già la spada di cui si servirà
per il colpo mortale. Danza con il toro. Lo provoca e si toglie dalla
linea di attacco con estrema eleganza. Propone tutto il suo
repertorio e la folla lo premia ad ogni suo movimento con il suo…
Olè….!! -
Le cariche del toro,
sempre più stanco, si fanno sempre più brevi e meno decise, tiene
la testa abbassata, perché i puyazos gli hanno danneggiato i muscoli
del collo. Questo Junio lo sa bene e sa anche che non avrebbe
speranze contro un toro in grado di muovere la testa correttamente.
Il compito del picador è infatti proprio questo, mettere il toro in
condizioni di inferiorità, costringendolo a tenere la testa
abbassata perché il torero possa conficcargli la spada tra le
scapole, raggiungendone il
E Junio si appresta a
farlo dopo averlo confuso con i movimenti della muleta e del suo
stesso corpo, il toro combatte ancora, ha ancora delle forze residue
e non vuole cedere, lo carica con la forza della disperazione
provocando un mormorio di ammirazione fra il pubblico in piedi. Junio
si toglie la montera, il caratteristico copricapo nero dei toreri e
la posa sulla sabbia, il che vuol dire… questo toro è dedicato a
voi. Guarda Ynez.
E’ un combattente il
toro, degno di essere un riproduttore, un semental, di poter
trasmettere, con il suo seme, il suo DNA a una miriade di
discendenti.
Junio getta a terra la
spada e con grande coraggio si rivolge al toro, vola sopra le corna
dell’animale e simula il colpo di spada a mani nude.
Gli fa l’omaggio di
riconoscere la sua forza e il coraggio e voltandosi verso il palco…
urla:
-Indulto… indulto… -
E la folla gli fa eco…
-Indulto… indulto… -
Junio chiede la grazia
per il toro, che sia riportato al corral, che venga medicato, curato
e che ritorni libero ai pascoli dell’Andalusia, che viva.
E mentre il Presidente
della corrida espone il fazzoletto arancione in segno di indulto e il
pubblico sventola migliaia di fazzoletti bianchi, il toro richiama le
ultime forze, carica e incorna Junio!
Prima all’altezza dei
reni e poi mentre è a terra all’inguine. Recidendogli l’arteria
femorale.
E Junio mentre si sente svanire… ha la forza di ripetere…
E Junio mentre si sente svanire… ha la forza di ripetere…
- Indulto… Indulto…
-
E vede il viso di Ynez…
E’ l’ultima cosa che
ha negli occhi prima di perdere i sensi e poi morire.
La sua ultima corrida.
Alle cinque della sera.
Erano le cinque in punto della sera.
P.S.
IO STO CON I TORI, CONTRO LE
CORRIDE. Ma sono un autore di racconti e come tale scrivo di quello
che sento. Le mie idee non coincidono con i sostenitori delle
corride, di coloro i quali… in Spagna… hanno chiesto che siano
inserite fra il Patrimonio comune dell’Umanità, con coloro che
dicono che i tori de ledia sono dei fortunati, che a differenza degli
animali loro simili che vengono macellati, vivono per cinque o sei
anni come privilegiati, allo stato brado e curati… questo prima di
combattere. Io sono contro… sempre, contro chi è contro gli
animali.
E’ un racconto.
Non un’apologia della corrida.
Ricordo quanto ha scritto Alessandro
Baricco:
"la corrida è un orrore
grottesco che alcuni toreri tramutano in spettacolo sublime".
Tibet.
2 commenti:
Tibet.... Sai già tutto.
Bello, bello...Tinte forti, suoni rauchi....
Vita spietata....
Bello
Looklikeme
Meraviglioso, uno dei racconti più belli. La seguo da molti anni...grazie Maestro, buona giornata
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