mercoledì 30 settembre 2020

HAANK LINDSAY.

 





Quella sera, la vigilia di Natale, si svolse una riunione del personale dirigente dell'immenso cantiere, fu una lunga seduta formale, con la presenza anche del Gran Capo Carter che fece il bel regalo di rampognare duramente i suoi sottoposti a causa del ritardo sui lavori.

La scena fu bella e anche leggermente comica, Carter che guardava direttamente negli occhi il numero Due, il Capo Operativo, facendogli capire che lo riteneva il maggior responsabile dell'accaduto e lui, in risposta, gli mostrava uno sguardo tenero e umiliato da cane fedele trasformandolo poi in cattivo rivolgendolo ai numero Tre, Quattro e Cinque, con crescente intensità dei lampi di fuoco negli occhi. Il comico? Anche questi, a loro volta, riportavano lo sguardo cagnesco ai sottostanti numeri.

Ah... il gioco dello “scarica barile”!

Io non c'entravo con i lavori del cantiere, il mio compito era quello del "cane da guardia", gestivo la sicurezza interna, il prevenire dei furti e danneggiamenti che senza un controllo ferreo potevano diventare una vera piaga. Ero a capo di un centinaio di guardiani, tutti di colore, e pur di far rispettare le regole, usavamo anche delle maniere un po' rudi, lo riconosco apertamente, ma in questo modo riuscivo a mantenere i problemi entro i limiti di una percentuale accettabile.

Un lavoro il mio? Mah... Più che altro un ripiego, dovevo pur mangiare e poi che potevo trovare di meglio io, un colonnello delle Forze Speciali Sud Africane, Ex membro dell'EO, Esecutive Outcomers? Questa era divenuta una struttura scomoda, qualcosa da nascondere, disconoscere, ripudiare da parte dell'allora classe politica, noi eravamo sulla lista nera dopo aver fatto opera di pulizia in tutta l'Africa Australe!

Quindi accettai di buon grado quel lavoro, inutile pensarci.

Dopo la riunione era prevista la solita festa natalizia nella grande sala di rappresentanza, ma con una particolarità niente affatto trascurabile, infatti per la prima volta in assoluto, alla festa era prevista anche la presenza delle mogli dei pezzi grossi!

Quindi tutto fu più curato del solito, un immenso albero di Natale venne fatto pervenire da chissà dove, i tavoli erano riccamente imbanditi, ma l'atmosfera? Nient'altro che gioiosa! Anzi, sembrava più una commemorazione funebre! Oltre ai grandi capi c'erano le decine e decine di tecnici intermedi e come ho detto, le rispettive signore. Da una parte della sala, facendo gruppo fra loro, c'erano pure i funzionari indiani del reparto amministrativo.

Nell'isolamento assoluto dove lavoravamo, oltre il cantiere che riguardava la costruzione dell'enorme diga idroelettrica, non esisteva nulla. Non vedevamo proprio delle donne bianche, se non solo saltuariamente e raramente. Alla festa c'erano invece proprio le mogli dei grandi capi, quelle che vivevano nelle villette prefabbricate sulla rampa della montagna con tanto di aria condizionata, piscina personale e servitù, era un mondo a loro riservato e a noi escluso.

Noi lavoratori, noi mortali insomma, stavamo invece a stretto contatto con il mondo degli operai locali e ogni giorno avevamo mille difficoltà da risolvere. Vivevamo in baracche che formavano una fila immensa di elementi abitativi per gli oltre quattromila lavoratori. Lì in quell'agglomerato spartano c'era tutto, le mense, i dormitori, i locali sanitari, le docce e i vari accessori. Era una piccola vera città che dovevo gestire con polso di ferro.

Ritornando a quella sera, fra le signore una spiccava tra tutte, sia per presenza che per bellezza... era Gloria Carter, la moglie del Gran Capo, una donna tanto bella quanto glaciale. Bionda, alta, possedeva ogni caratteristica della dea baciata dalla fortuna e correva voce che fosse proprio lei ad avere la maggior parte del capitale di famiglia, ereditato da un genitore ancora più avido, crudele e pescecane di lei.

Io me ne stavo per i fatti miei, appoggiato al tavolo bevande e andavo di birra locale, la Tusker. Mi colse di sorpresa il gesto di richiesta d'attenzione di Carter che stava parlando con la Dea.

Mi avvicinai con il pensiero che magari volesse darmi una gratifica natalizia, ma era strano, perché come noto, le gratifiche erano riservate a loro, ai capi.

-Ecco cara... È lui l'uomo di cui ti parlavo, Haank Lindsay.

La Dea mi rivolse una lunga occhiata scrutatrice, ma pur non sapendo a cosa era dovuta la nostra presentazione, ebbi l'idea di aver superato l'esame di Gloria, almeno questo capii dalla sua espressione.

Prima di congedarmi, Carter mi disse di andare nel suo ufficio la mattina seguente.

Fu nel suo ufficio che rimasi davvero sorpreso. 

-Si sieda, Lindsay...-

-Se permette, preferisco restare in piedi, signore.-

-Oh... militare tutto di un pezzo, eh? Ok. Arrivo subito al dunque, sia io che mia moglie abbiamo ricevuto delle minacce di morte ultimamente, minacce che riteniamo fondate... tanto che mia moglie, preferisce passare qui i giorni nei quali io sarò assente per impegni non rimandabili. Gloria a Malindi non si sente sicura, qui... di più. Il motivo per cui le ho chiesto di vederci, è che voglio sia lei a farle da guardia del corpo per le prossime due settimane, non dovrà perderla d'occhio mai, quindi vivrà con lei, nella nostra villetta.-

-Signore... con tutto il rispetto, non è fra i miei compiti.-

-Gratifica di diecimila dollari. In busta paga.-

-Ok. Signore. Meglio sterline... diecimila e più tremila per il mio vice Mgabuwa, visto che dovrà sostituirmi ventiquattro ore su ventiquattro qui nel villaggio.-

-Va bene, darò subito disposizione. Il suo lavoro inizia oggi pomeriggio... io parto dopo pranzo...-

Perché rinunciare a diecimila sterline? Poi che sarà mai vivere per un po' nelle gelide, fredde atmosfere della Dea di Ghiaccio? 

Fu di Carter l'ultima battuta... 

-Vedrà che mia moglie può essere una buona compagnia...-

Mi chiesi cosa realmente intendesse dire.

Rientrato in ufficio mandai a chiamare Mgabuwa, ex sergente maggiore dei Rangers, quelli “cattivi”, quelli chiamati Reggers, Brigata speciale per le operazioni “sporche”, quelle di ricerca e sterminio del nemico nei territori ostili. Era un omone enorme, spietato quanto e forse più di quanto facesse supporre il suo aspetto brutale.

-Mgabuwa, ordini del capo... mi devo assentare per due settimane dall'ufficio, cioè sarò nel Campo ma non propriamente presente, quindi mi sostituirai, porterai qui la tua roba e qui dormirai. Staremo in contatto con il cellulare e mi informerai di ogni cosa, d'accordo?-

-D'accordo... se devo. E il grande bwana bianco... intanto che farà? O è un segreto?-

-Non per te, temono un attentato o verso Carter stesso o verso la moglie... e mi ha chiesto di farle da guardia del corpo mentre lui è via per affari.-

-Due settimane con la Dea vichinga? Ma perché le fortune capitano tutte al bell'uomo bianco e mai al povero “negro”? Al “negro” solo Lavoro, lavoro... lavoro!!-

-Mgabuwa? Non rompere... tremila sterline di premio in busta, allora?-

-Allora si!-

-Aumenta il numero dei controlli esterni e metti in funzione il servizio informazioni, sistema degli uomini nelle villette non occupate vicino a quella di Carter, ogni chiacchiera potrebbe essere importante, e tienimi al corrente.-

-Va bene capo, buona fortuna...-

-Ad ambedue... -

Le voci che giravano a livello dirigenziale nel cantiere, erano che ci si trovava in ritardo e in difficoltà, che mancava anche liquidità... ed era proprio quella che Carter avrebbe voluto dalla moglie, piena di miliardi, ma lei? A quanto pareva non sentiva ragioni, si rifiutava. Lei era mille volte più cinica del marito, e soprattutto, meno sprovveduta di lui.

A peggiorare la situazione c'era la cordata degli imprenditori indiani, che alla fine faceva capo alla D-Company, la potente mafia indiana di Mumbay, quella comandata da Dawood Ibrahim.

Che fossero loro dietro alla minaccia? Oppure volevano veramente eliminare la moglie di Carter per avere i suoi soldi?

Non portai molto con me per recarmi alla villa di Carter, un borsone, biancheria, una mitraglietta israeliana Uzi, una automatica Sig 210, una Walther calibro 22 e uno stiletto da mettere nel suo fodero speciale da avambraccio. Avere di più non serviva, ora avevo bisogno di fortuna e improvvisazione, o meglio... capacità di intuire e precedere il pericolo.

Quando suonai alla porta della villa fu la domestica a ricevermi, ma era solo lei o esistevano altri servitori? Non tardai a scoprirlo... 

-La signora è in piscina, mi ha detto di... mostrarle prima la sua stanza, e poi di accompagnarla...-

La stanza naturalmente era lussuosa, un sistema di aria condizionata la manteneva fresca e vivibile, non so se avevo visto di meglio, ma certamente... Avevo visto di peggio.

I primi tempi del mio servizio militare mi portarono a svolgere le medesime cose che avrebbe fatto poi Mgabuwa, cioè raid e uccisioni, raid e rapimenti, raid e torture.

Poi ci fu il passaggio alla fase più elaborata, le operazioni speciali. Le missioni nel mio caso riguardarono principalmente il settore occidentale, Europa e USA, incarichi spesso da gestire autonomamente o a volte, sotto falso incarico diplomatico.

Ne uccisi di persone. Più volte. Senza mai chiedermi se era giusto o no, era il mio lavoro e io, volontariamente e in coscienza, l'avevo accettato, ma... ingenuo no, non lo ero mai stato. Avevo una cassetta di sicurezza a Ginevra, una a Londra e infine un'altra a Kimberley. Una piccola scorta di passaporti assolutamente validi, del denaro e qualcosa della mia particolare debolezza, una piccola quantità di diamanti grezzi da un carato. Smerciabili facilmente quasi come denaro contante. Ecco... avevo pensato al mio interesse e al mio futuro e l'avevo fatto a ragione, visto come mi cacciarono, finito di utilizzarmi!

Questo pensavo mentre sotto la doccia mi toglievo l'odore di sudore, poi... raggiunsi la Carter in piscina. Lei era completamente nuda, distesa su di un lettino, bella come nessuna... ma veramente. Senza modifiche di genere chirurgico, era bella naturalmente, come era intelligente, senza scrupoli e ricchissima.

-Senta Lindsay! Non voglio cambiare abitudini anche con un estraneo per casa, intendo rimanere nuda tutto il giorno e stare qui in piscina! Lei si arrangi, parli con i domestici per i pasti e per le sue altre necessità, poi... se vuole farmi compagnia è benvenuto. Se vuole da bere là c'è il frigo bar...-

-Una birra... visto che dovremo convivere per due settimane, meglio andare d'accordo...-

-Perfetto! Per me un un gin tonic. Leggero. E niente Mrs Carter, chiamami semplicemente Gloria... e tu? Non ricordo il tuo nome di battesimo... -

-Haank...-

-Bene Haank! Un brindisi? A noi... che si possa essere ancora vivi quando il porco di mio marito tornerà dal suo finto viaggio d'affari.-

-Finto? Gloria...?-

-Oh si... giusto per non esserci quando cercheranno di ucciderci, non sei ingenuo Haank, l'ho capito subito, lui è un manovrato, un burattino, ed è al limite, dietro ci sono gli indiani, la mafia, ma io? Non mollo... e tu rappresenti la dimostrazione che mio marito, ha fatto il possibile per proteggermi! Sperando, invece, che tutto vada secondo i suoi intendimenti... -

Tutto chiaro. Ma non mi andava certo di essere usato! No, dovevo mettere in atto qualche cosa di idoneo a prevenire l'attentato, ma cosa potevano fare? Un'aggressione forse, magari di finto genere sessuale con la violenza e morte di Gloria? Probabile. E io chi dovevo essere? Il coraggioso difensore perito nella sua difesa?

Dovevo pensare... dovevo pensare!

Intanto la guardavo. Non aveva, giustamente, nessun senso di pudore. Se ne stava a gambe leggermente aperte mostrando la sua fica perfettamente depilata, un taglio netto, leggermente aperto, da ammirare... Come la forma del corpo e del seno, che per una trentacinquenne, erano magnifici.

Insomma... mi beavo la vista. Perché no? Si vive poco e male, quando si può, meglio togliersi qualche soddisfazione, se non altro visiva.

-Che vuoi mangiare stasera Haank? Abbiamo aragosta del Capo, oppure ci possono grigliare una lombata di antilope alcina. Scegli tu e dai ordini in cucina. E prego un altro gin tonic... leggero.-

In cucina trovai il cuoco e la sua squadra, chiesi di questa antilope e il vecchio mi confermò la sua assoluta prelibatezza.

Dopo cena lui e il resto della servitù lasciarono la casa, restò solo Cecily, la cameriera personale che mi aveva aperto all'arrivo, passai per un controllo alle porte e finestre corazzate, tutte tipo Chubb ad alta sicurezza. Ma si sa... cosa può resistere a una carica d'alto esplosivo?

Ottima la cena e lei affabile, poi mi ritirai nella mia stanza, chiedendole di lasciare la porta della sua aperta e mi sdraiai sul letto, mi chiedevo come avrei organizzato io l'attentato, quali sarebbero state le mosse, chi usare... presi in esame diverse situazioni. Ma una fra tutte mi sembrò la più fattibile, l'attentato doveva avvenire dall'interno del cantiere, da chi? Quella era una cosa da studiare ancora. 

Passò forse una mezz'ora, io ero nudo sul letto, quando Gloria... apparve sulla soglia.

-Ho voglia di un uomo...-

Che avesse voglia me lo dimostrò in pieno, che fosse brava nel sesso pure, ma brava d'esperienza, dimostrava che era un esercizio che praticava con una certa frequenza e capii la battuta del marito sulla piacevole compagnia.

Ma c'era, in tutto questo, una freddezza particolare, difficilmente riscontrabile... ma c'era. Godeva, urlava sotto orgasmo, si bagnava, ma dava comunque l'impressione di essere sempre sotto controllo, di non perdere mai l'attenzione, in questo eravamo simili... accidenti a noi! Chissà cosa altro ci faceva diventare così eguali? Io pure... a cazzo duro la scopavo, volevo tutto di lei e tutto mi dava, ma mancava quell'abbandono senza pensieri della vera passione. Insomma eravamo... falsi amanti, eravamo lì per godere ma in realtà eravamo  quasi degli attori sulla scena teatrale.

Alla fine... quando io esausto, lei se ne andò dandomi un bacio.

-Buona notte Haank, è stato molto piacevole... lo rifaremo... e intendo ogni notte.-

Prima di dormire ripresi a pensare. Si... il giorno successivo avrei fatto visita al capo del personale, un indiano, il dott. Chandra. Uomo di mafia? Senz'altro legato ad essa, ma se fosse anche operativo, era da vedere, in ogni caso delle risposte doveva darmele e me le avrebbe date.

Già di prima mattina fui da lui. Pochi convenevoli e già lo stavo maltrattando.

-Chandra! Ho delle gravi rimostranze da farle! Mi risulta che non mi ha aggiornato sullo stato e sul numero del personale del cantiere!!! Mi manca quello relativo all'ultimo periodo!!! Chi è stato assunto? Che le succede? Vuole che vada da Carter a lamentarmi di lei? Ora... si metta a strapazzare quel cazzo di computer e mi faccia subito una lista degli assunti dell'ultimo mese, voglio data, nomi e luogo di provenienza di ognuno. Subito!-

-Ma... ma... sono sicuro che sia poca cosa...-

-Che cazzo centra? Io sono il Capo del Servizio di Sicurezza! Io decido cosa è importante, non uno sbriga pratiche come lei! Forza... o le faccio passare dei guai!

L'ometto... piccolo, smilzo e pelato si mise a tormentare la tastiera del computer e in breve avevo quanto volevo, nomi... veri o falsi che fossero, la data di assunzione e il luogo d'origine.

Lasciai l'ufficio certo che Chandra non fosse coinvolto nell'organizzazione dell'attentato. Meglio per lui, in caso contrario di certo avrebbe fatto un brutto incontro in una delle prossime notti.

Ecco!

Ancora una volta il mio intuito aveva avuto ragione.

Dodici nomi. Quattro da escludere subito, provenienze diverse, date diverse, ma otto?

Tombola!

Stesso giorno d'assunzione, stesso luogo di dimora... Nairobi. Anche il numero era indicativo... due squadre di quattro uomini ciascuna. Erano loro... o potevano esserlo.

Ora toccava a me accertarmene.

Volevo una cattura rapida e possibilmente non troppo evidente. Mi rivolsi a Mganuwa. 

-Mgabuwa... voglio questi uomini, metti in servizio tutto il personale alla loro ricerca, nessun problema se ci lasciano la pelle, ma li voglio, li metterai in celle separate, bendati e legati, niente acqua, niente cibo, stanotte verrò a interrogarli. Tu rimani in servizio, pensa a una cosa... se sono loro avremmo un premio anche dalla Signora Carter. Ma il caso lo tratto io. Su datti da fare... li voglio tutti per stanotte!-

La giornata? Non spiacevole... raccontai qualcosa a Gloria che promise senz'indugio un ulteriore premio.

Facemmo sesso? Si. Nel pomeriggio e poi a notte. Ora c'era meno risparmio e più passione, ma restava sempre un sesso viziato da qualcosa di cinico. Ma godeva... godeva lei e godevo io, quello volevamo. 

Quando verso le due della notte lasciai casa, la vidi dormire nel suo letto, a me invece, attendeva una lunga e crudele notte. Ma quello era il mio lavoro, quello mi aveva insegnato la vita. Per sopravvivere devi essere necessariamente più sveglio e cattivo degli altri.

Non sto a raccontare le ore trascorse e torturarli, preferii subito usare la corrente elettrica, un morsetto ai coglioni e uno su un capezzolo e via di scariche!

Non erano certo abituati a questo trattamento, cedettero... oh si! E chiarirono il programma, mi raccontarono come era prevista la cosa insomma. Era come avevo immaginato... alla fine doveva sembrare un'aggressione sessuale alla bella signora bianca, con la sua conseguente morte.

Dopo la confessione non mi servivano più. Passai alle loro spalle, il braccio intorno al loro collo e crack... un colpo secco e sentii il fratturarsi delle vertebre cervicali. Poi... Mgabuwa si occupò di portare i corpi in una cella vuota, da lì, avrebbe poi pensato a farli trasferire al cimitero nei giorni seguenti, morti in servizio.

Otto morti per quella notte. Gli ultimi due? Un po' di nausea la provai. Quando li interrogai, l'ordine di attaccare non era ancora stato previsto, era lasciato all'iniziativa dei capi squadra degli attentatori.

Era mattina inoltrata quando rientrai. Sonno? No. Fame... Tanta. Feci colazione con la regina di casa, accennai qualcosa, al momento quello che avevo debellato, il pericolo più imminente.

Ah... donna di principi e di parola. Premio in contanti e generoso. Immediato.

Poi però arrivò... la domanda.

-Chi c'è dietro? Veramente?-

-Non lo sapevano certo, erano manovali del crimine, ci potrebbe essere la D-Company, la mafia di Mumbay e Dawood, probabile. Oppure...-

-Oppure?-

-Ti rispondi da sola...-

-Mio marito! Ma si... logico. Lui. Nel contratto di matrimonio abbiamo previsto un forte lascito al coniuge, un lascito miliardario in caso di morte di uno di noi... Ma sono io quella ricca, lui soldi non ne ha.-

-Se è lui non desisterà, stavolta siamo stati, anzi, sono stato fortunato... ma nel futuro? Imprevedibile quanto potranno organizzarsi di nuovo.-

-Haank... vieni con me, là dietro la siepe della piscina, meglio essere sicuri che non ci siano microfoni...-

-Voglio liberarmi di quest'uomo. Voglio che muoia, e voglio sapere se tu puoi farlo... in maniera che nessun sospetto possa sfiorarmi, ti pagherei molto ma molto bene... allora Haank?-

Dubbi? Esitazione? No! La mia mente già correva in avanti, i soldi mi allettavano, ma non ci doveva essere nessun tipo di passaggio di denaro, troppo pericoloso. Tutto era possibile, tutto era fattibile, già la mia mente stava organizzando... e poi c'era una cosa che mi tentava in maniera quasi ossessiva... i diamanti!

-Di che cifra stiamo parlando?-

-Milioni... ma fai tu...-

-Voglio dodici milioni di dollari. Nessun passaggio di denaro, tutto avverrà tramite finanziarie e banche. Niente nomi e mai e poi mai alcun tipo di contatto.-

-Mi dirai i particolari in seguito... Adesso?-

-Dai ordine subito di costituire una finanziaria a Panama, una che durerà pochi giorni, senza particolari, poi ti dirò meglio... e dalle i mezzi per operare... poi... sparirà.-

-Sai già come fare? Con Carter?-

-Si... ma di certo non te lo dirò. Tu ti fermerai qui alcuni giorni ancora e poi lascerai il cantiere. Avrai tutte le istruzioni del caso, appena avrò conferma procederò. Ovunque andrai mai più nessuna telefonata o incontro, ok?-

Dopo il colloquio facemmo sesso e fu delirante, avevamo ormai passato il limite che esisteva e che poi era sparito! Ora si donava! E io la godevo. Ma a fine orgasmo ci fu sempre la volontà di potere e voler gestire il presente ed il futuro, da parte di ambedue.

I giorni passarono così, i corpi dei morti vennero portati al cimitero e affossati senza problemi.

Mgabuwa fu ovviamente contento dei cinquemila dollari di ulteriore premio! Ma d'ora in poi poteva diventare scomodo e nient'affatto da ignorare, dovevo lasciarlo fuori e dovevo pensare a lui come a una possibile forma di pericolo... mai lasciare qualcosa o qualcuno dietro di sé che possa rappresentare una minaccia.

Come farlo? Già stavo pensando a un piano di massima, ancora da curare nei particolari sí, ma la risposta stava nella mia vecchia cassetta di metallo da militare, ben nascosta.

Un RPG-7, razzo a spalla anticarro e antiuomo, smontato in pezzi, ricordo di incursioni in Mozambico, con le relative munizioni. In particolare la spoletta OG-7V, a frammentazione poteva eliminare ogni cosa nell'ambito di una decina di metri e... far esplodere un aereo. L'aereo in questione naturalmente era quello di Carter, da far saltare appena fermo dopo l'atterraggio. Dovevo solo trovare il posto giusto in cui prepararmi, al limite della pista a una distanza di tre o quattrocento metri e avere il tempo poi di defilarmi. Come giustificare l'attentato? Non aveva forse ricevuto minacce varie al riguardo? Tutto rientrava in quell'ambito.

Iniziai dal giorno dopo la ricerca del luogo adatto all'agguato, doveva essere necessariamente dalla parte dell'uscita dell'aereo, aprivano la porta? E il razzo demolitore partiva. E tutto finiva in un rogo.

Fattibile. L'arrivo mi sarebbe stato comunicato senza dubbio, vista la mia posizione di Capo dei servizi di sicurezza e nei miei programmi, sarei stato lì ad aspettarlo.

Rimaneva da definire la parte del pagamento. Lei... la Carter, senza mai apparire, doveva far costituire la finanziaria in un paradiso fiscale qualsiasi, questa società doveva poi prendere contatto con la banca Standard di Kimberley trasferendoci i dodici milioni di dollari, denaro da mettere a disposizione di persona in possesso di una password prestabilita. I soldi sarebbero serviti per l'acquisto di una partita di diamanti grezzi dello stesso valore, prendendo contatto con la Diamond Mining. I diamanti sarebbero stati scelti dall'incaricato, il quale poi, avrebbe comunicato alla banca il codice di sblocco del denaro per il trasferimento alla Diamond Mining in cambio dei diamanti. Mai nessun nome, mai nessuna traccia di denaro, solo operazioni bancarie.

Altri passaggi non occorrevano, solo il tempo della scelta dei diamanti da un carato o poco più, senza difetti, poi... La comunicazione del codice, il trasferimento del denaro e l'incaricato se ne poteva andare via con i diamanti. Finita la vicenda.

L'incaricato? Evidente che sarei stato io!

Haank Lindsay!

E che avrei portato in varie riprese i diamanti a Ginevra e a Londra nelle cassette di sicurezza già esistenti.

Occorreva ovvio il cambio delle generalità, usando i passaporti di cui già disponevo, avrei dovuto muovermi di continuo. Vivere con la vendita man man dei diamanti. Insomma una nuova vita che comunque andava condotta con la massima prudenza, senza mai distrarsi, ma questo era nel mio essere usuale, era normale per me.

Ora comunque bisognava completare il piano. Primo: concludere la questione dell'omicidio. Secondo: il problema Mgabuwa, l'uomo era un bestione ma non era ottuso, andava eliminato. Infine c'era un terzo problema... ma da affrontare successivamente perché la soluzione per adesso, poteva essere rimandata.

Tutto avvenne come da programma, ero in attesa dell'Lear LCM di Carter e accarezzavo il legno lucido del calcio da appoggiare alla spalla del lanciarazzi, l'RPG-7. Io amavo e amo le armi, sono sempre state loro le vere compagne della mia vita.

Controllai la pista, l'attesa non mi innervosiva, faceva parte del tutto.

Gloria Carter era partita due giorni prima con un volo privato, destinazione incognita, gli accordi erano... “mai più contatti”, Naturalmente avevo avuto modo di controllare che avesse versato la somma prevista dal patto e avevo pensato alla password successsiva.

Eccolo.

Stava rullando sulla pista in terra battuta, rimasi in attesa che si arrestasse fissandolo nel reticolo dell'arma, mancava solo l'apertura del portellone.

Venne aperto... E quando anche la scaletta d'accesso si abbassò, io premetti la leva che metteva in funzione il dispositivo di lancio, in quell'attimo? Vidi nella mia mente le piccole ali del proiettile girare vorticosamente per mantenere la linea di tiro.

Poi arrivò l'esplosione! E la successiva frammentazione del contenuto con la morte che seminava a una decina di metri. No... impossibile che qualcuno potesse sopravvivere. Ricaricai l'arma con un Heat, alto esplosivo, volevo che l'aereo prendesse fuoco e esplodesse con il carburante ancora a bordo. Così fu. 

Tutto fatto. Dovevo assolutamente recarmi in ufficio e da lì, accorrere alla pista, per vedere l'accaduto. Ero o no il capo della sicurezza? 

Nascosi l'arma con l'intento di sbarazzarmene in tempi successivi.

Tutto andò come previsto.

L'attentato fece notizia, vennero alla luce le minacce e le difficoltà di gestione del grande cantiere, il Governo dovette intervenire per far continuare i lavori, la mafia indiana necessariamente giocò di rimessa, mettendosi meno in mostra.

Io, Haank Lindsay? Aspettai ben tre mesi prima di lasciare l'incarico. Facevo regolarmente i miei viaggi a Kimberley. Sceglievo i diamanti. Aspettavo.

Purtroppo in quel periodo ci fu una grave perdita umana. Oh... si! Mi addolorò proprio.

Il povero Mgabuwa! Il mio vice, Una notte... di ritorno da una piccola festa, avevamo bevuto alquanto, il mio stiletto trovo perfettamente la strada per raggiungere il suo fegato.

-Mi spiace Mgabuwa... mi spiace davvero...-

Lui fece ancora a tempo, mentre crollava, a sospirare due parole.

-Perché... Lindsay...?-

-Perché? Semplice, sei un potenziale pericolo, caro amico mio.-

Ecco la storia.

Haank Lindsay sparì dalla circolazione, non esattamente in maniera repentina, ma iniziò il cambiamento con la trasformazione ora in un Roberts, ora in un più comune Jones, e via via altri uomini anonimi, insomma tutto in base ai passaporti di cui potevo disporre. Giravo il mondo non restando nello stesso posto più di qualche tempo, ogni tanto tornavo a Londra o in Olanda per vendere qualche diamante, mai nulla di troppo appariscente, insomma mi godevo la vita, come mi sembrava giusto fare.

Ma rimaneva in sospeso il terzo problema... cosa era?

Ovviamente lei, Gloria Carter, non potevo immaginare che lasciasse dietro di sé la potenziale minaccia di essere accusata di uxoricidio o la possibilità di ricatti! Ero convinto che avesse messo una taglia sulla mia testa e che mi volesse morto, lei faceva quello che avrei fatto io! Eravamo simili, no? Entrambi portati a prevenire, per quando possibile, ogni pericolo che riguardasse la nostra esistenza.

Non potevo certo combatterla. L'unica cosa fattibile era fidarmi del mio intuito, fiutare il pericolo osservando i particolari, essere sempre pronto o alla difesa o alla fuga.

Ma anche questo... faceva parte del mio “vivere” e lo trovavo quasi naturale.

La paura è qualcosa di utile. La giusta paura intendo... e io quella avevo.

In questo momento mi trovo su una barca a vela. Una crociera solitaria.

Se sono felice? No di certo! La felicità non esiste, esiste un suo surrogato però, che si chiama...

Denaro!


GRAZIE


 

RIDIAMO?


 

martedì 29 settembre 2020

THE BLUES BROTHERS E IL TEATRO BURLESQUE.

 



-E’ da un bel po’ che non facciamo nulla di divertente…-

Inizia così il suo discorso. 

E’ vero, la noia regna sovrana. Tutto è consuetudine. Routine. Ti alzi la mattina e sai già cosa succederà fino a sera. Salvo qualche volta pestare un escremento di cane per strada. Quello rischia di essere l’unico diversivo e dicono che porta fortuna. 

Mah…!

Poi continua…

-Conosci il teatro burlesque?-

-E’ qualcosa tipo… Belle …Epoque…?-

-Belle donne…-

-E allora…?-

-Allora ci andiamo… però a modo nostro, ci andiamo vestiti da The Blues Brothers, tu farai Dan Aykroyd e io John Belushi… e ci andiamo. C’è una certa Mimì Le Blonde… si dice che la dia via…-

Tu… John Belushi? Andiamo bene!

-Tanto per saperlo… quando e dove?-

-Sabato sera… c’è movimento, è un locale vicino alla Fiera… porta un po’ di soldi, pidocchioso che sei! Ma un bel po’! Contanti sai? Non vogliono carte di credito le puttane…-

Ma si… allora vediamo, il vestito nero da becchino ce l’ho, roba di classe… eh? Hugo Boss, tre bottoni e risvolti stretti, sfiancato. Poi? La camicia si. La cravatta? Nera e stretta? C’è. Scarpe e calzini pure. Manca il cappello nero a cencio. Da comperare. E gli occhiali? Si… metto i Vuarnet che porto in montagna.

Arriva sabato e mi guardo… sembro davvero un beccamorto. Per scaramanzia mi tocco le palle. 

Male non fa.

Poi aspetto… sia mai che arrivi in orario? 

Si… e che cadano dal cielo biglietti da 100 euro come se piovesse? 

E le probabilità a favore sfumano man mano passa il tempo. Cinque… dieci… venti… trenta…? Io avrei scommesso sui quarantacinque minuti soliti. Cinquanta invece. 

Evvai!

Scendo e mi aspetta in un taxi. 

Ma come…? E la Bluesmobile? Dove cazzo è la Dodge Monaco 1974 con sulle portiere ancora lo stemma della polizia di Mount Prospect… nell’Illinois? 

Scuoto la testa deluso, tralasciamo va là… nessuno è perfetto.

Il locale è in un vicolo. L’insegna anni trenta mostra lampeggiando una donnina che si spoglia.

Il buttafuori ci chiede se abbiamo prenotato.

Ma si che abbiamo prenotato… dice! 

Noi siamo i Blues Brothers!

Ma va a fare in culo… va!

E’ in piena frenesia interpretativa! 

E se veniva impersonando Robespierre? Si portava dietro la ghigliottina e si teneva la testa tagliata sotto braccio? 

Entriamo… che è meglio!

Luci soffuse e atmosfera da puttanaio fra le due guerre mondiali. Tavolini rotondi fino sotto il piccolo palco. Siamo in prima fila. 

Già… vero che siamo anche noi uno spettacolo a sé. 

E via così alla grande. Esamino il menù. Io avrei voglia di una birra. Vediamo… una Corona extra con tequila a parte e noccioline tostate. 

Ottengo solo il suo sguardo di disapprovazione…

-Ma come cazzo facciamo a rimorchiare Mimì Le Blonde con una cerveza? Maschio senza cervello…-

Mi strappa di mano il menù e al cameriere contento, ma si… pensa già alla sua provvigione, ordina due dozzine di ostriche della Normandia, e tanto per cominciare… una bottiglia di Veuve Clicquot Ponsardin. E io…? Non sono Elwood Blues? Allora… portami anche una fetta di pane bianco tostato.

Poi lo spettacolo… una cosa fra la rivista d’avanspettacolo e il cabaret. Battute, balletti… strip di classe.

La burlesque! 

Pizzi… merletti vedo non vedo, sensualità allo stato puro.

E Mimì…? Una biondona con due tette da sballo, cazzo… lo ammetto! Se sono rifatte… il chirurgo estetico ha compiuto il suo capolavoro! 

E a ogni suo movimento brindiamo entusiasti alzando i calici con le bollicine della vedova Clicquot, la "grande dame de la Champagne"! Brutta lei, eh! La guardo sull’etichetta della bottiglia. Ma proprio brutta come il demonio.

Otteniamo la sua attenzione… ora ci sorride, sembra incuriosita. Termina lo spettacolo e inizia il puttanaio. Dobbiamo assolutamente battere la concorrenza… et voilà! Leva da non so dove una unica camelia bianca… chiama il solito cameriere ruffiano e con venti euro di mancia lo manda a portare il fiore a Mimì con la preghiera di voler raggiungere i due signori in nero che vogliono omaggiarla. 

Omaggiarla? 

Io non voglio omaggiare… io voglio scopare!

Poi… tutte le ballerine escono dalle quinte e raggiungono i vari tavoli. E Mimì da noi… ha solo una vestaglia di seta crema, ha levato il costume di scena e si intuisce che sotto è nuda.

Si siede e accetta lo champagne. Ci guarda incuriosita…

-Ma siete in maschera? Chi siete?-

-Io sono Jake e lui Elwood… siamo i Blues Brothers. Senti Mimì… come fai di nome?-

-Mimì…! Voi siete scappati dal manicomio… ma… tu sei…-

-Si… lo sono… cambia qualcosa…?-

Assisto allo scambio di battute, io non voglio chiacchierare, io voglio fottere. Voglio farmi questa Mimì, la voglio sbattere fino a consumarmi il cazzo. E intervengo…

-Ma finiamo con i convenevoli? Dai Mimì… quanto vuoi? Per tutti e due?-

Il cosi chiamato Jake mi fulmina con gli occhi! Sbotta…

-Quanto sei cafone…! Mimì è una artista… non è in vendita, sai? Vuole un regalo… non è vero, cara? Un bel regalo consistente…-

Intanto le mette la mano sulle cosce, scosta l’orlo della vestaglia e raggiunge la liscia carne nuda dell’interno coscia, la mano si muove leggera.

-Un regalo… si… un regalo che cambia a seconda di cosa volete voi due…-

La mano di Mimì si pone su quella che la sta accarezzando, ora si muovono assieme, si muovono verso fine coscia… verso l’inguine.

-Uhmm… quanto sei bella Mimì…! Senti anche tu… Elwood… quanto è liscia la sua pelle…-

Ora anche la mia mano l’accarezza sull’altra sua coscia, risalgo lentamente con movimenti circolari e prima ancora di toccarla lì… sento il suo calore. E’ un vulcano! Passo le dita lungo la piega della congiunzione fra coscia e ventre, l’accarezzo, sento vicino le loro mani, una sopra l’altra. Ora anche l’altra sua mano raggiunge la mia, le si pone sopra e la guida, così come fa con l’altra mano. Le porta ambedue sulla sua conchiglia dischiusa…

-Sentite ragazzi… parliamo del regalo. Per te… per te… gratis! Mi fai sangue… sei carino sai? Come uomo dico… con ‘sto cappello, gli occhiali… che aria da maschietto ti danno! Dai abbassali… fammi vedere gli occhi! Uhmm… mi fai sciogliere sotto… la senti la mia lava? Dio.. se sono calda…-

E io? Mi dimenticano…?

Ci pensa Mimì… mi indica con il mento…

-Per lo scimmione qui… visto che è con te facciamo cinquecento… anticipati. Ha una faccia da delinquente. Non mi fido…-

Risponde… e se la ride…

-Hai ragione sai..? E’ un bastardo! Porco e bastardo! Tu… bastardo, dalle questi soldi e ringraziala. Per me è anche troppo generosa! Non dovrebbe farti scopare! Neanche fartela vedere dovrebbe!-

Fanculo!

Ora le mani frugano… allargano… accarezzano… 

Cazzo… le loro dita hanno preso la residenza fissa sul clitoride?? Non si scostano…! Non riesco a raggiungerlo. Voglio proprio vedere…! Le infilo con forza tre dita dentro e comincio a pistonare forte. Strofino le sue pareti interne… mi bagna tutto, il suo miele è cospicuo, denso e profumato.

Ora si baciano, vedo le loro lingue cercarsi, giocare, le labbra premere e continuano… continuano… mi ignorano.

Cazzo… le cerco il suo buco dietro e le infilo un dito… forte! E finalmente ottengo al sua attenzione!

-Ahiiiii… ma allora sei proprio cretino! Mi fai male… bestia!-

Va bene… cambiamo sistema. Le cerco le tette sotto la vestaglia. Dio! Sono vere… genuine! Per uno di quei miracoli della natura sono sode… erette… lisce… calde… con dei capezzoli grossi come fragoline, duri pure loro ed eretti.

Gliele scopro e ci passo la lingua su uno di quei capezzoli, l’altro lo strizzo con le dita della mano. Lo mordo, lo stringo fra le labbra e fra i denti, la torturo ora e mi sa gradisce questo leggero dolore che le causo. 

Si stacca da noi…

-Ragazzi venite… non possiamo scopare qui..-

Ci alziamo e il cameriere pronto mi sbarra il passo…

-Signore… prego… regoli il conto prima… mi scusi ma il locale chiude…-

E mi consegna uno scontrino… porca vacca!

Due dozzine di ostriche a 10 euro all’una? E 450 per le bollicine? E 200 euro per l’uso della stanza? E la fetta di pane tostato 20…?

Va bene… ma ti frego io… leccapalle! Niente mancia!

Seguo l’odore di figa, io in questi casi ho il naso di un bracco inglese. Peccato che con la prima porta che apro… sbaglio… e sorprendo un padre di famiglia che sta inchiappettando di brutto una rossa di capelli che potrebbe essergli figlia.

Insisto. La successiva. Sono loro.

Mimì nuda. Dio che culo ha! Tondo, alto e sodo. Le natiche piene. E la curva delle anche? Splendida.

E’ in piedi…

Passa le dita sul viso, leva gli occhiali, toglie il cappello… 

E la massa corvina dei capelli cade pesante sulle spalle. 

Dio… il sogno di ogni uomo-uomo… due donne che fanno sesso e poi fare sesso con loro. Una bionda e una bruna.

Mimì la spoglia… ma senza frenesia, lentamente… scopre poco a poco il corpo di quello che era Jake, la giacca, la camicia, vede la fascia che ha usato per occultare il seno e la libera. I pantaloni… e niente intimo. Scarpe e calzini di seta e… ora sono nude.

Nude ambedue.

Io ho il cazzo così duro che più duro non si può! Ma devo aspettare. 

Cazzo… la conosco… è capace a mandarmi fuori a sentire solo i loro gemiti anziché assistere. E io le voglio guardare e fotterle.

Si desiderano… è indubbio. 

Ma hanno un modo tutto femminile di procedere. Si accarezzano. Le loro dita passano leggere e si esplorano. Si baciano… e come godono del bacio! 

Si passano a vicenda le dita sul seno… seguono la curva delle tette, stuzzicano i capezzoli… li fanno ancora di più inturgidire.. e giocano… giocano, si baciano e le loro mani volano…

Io?

Non ce la faccio più! 

Il cazzo mi fa male… costretto come è dai pantaloni e lo tiro fuori. Sto appoggiato alla parete e guardo… guardo il loro culo, le loro gambe… e già mi immagino a come me le farò e me lo meno piano… movimenti decisi ma rallentati, tiro a fondo la pelle del prepuzio sull’asta, mi accarezzo i coglioni che sono duri come noci.

Lei… la ex Jake… mi dice di stare lì… di lasciarle fare. 

Mimì le chiede se sono il suo uomo. Ecco… vediamo la risposta così chiariamo tante cose! E che cosa risponde?

-Si, credo di si… in fondo non è male. Solo… che non so con quante donne lo spartisco questo porco…-

Ora si toccano dappertutto… cercano il piacere. Mimì la mette riversa su un divanetto e inizia a baciarle il corpo… prima il seno, le due belle cupole e i capezzoli, rosei e puntuti. Poi… la bocca scorre verso il ventre, ne segue il cammino verso il suo inguine e la lecca intorno alla conchiglia depilata. Lungo e sopra le labbra esterne scure… poi insiste di più e la apre quella sua conchiglia… cerca la perla rosea del suo clitoride, mentre con le dita la penetra…

Domanda… ma come cazzo fa a non farti male con quelle unghie? 

Donne…!

Io conosco i tuoi orgasmi. So come provocarli… so farti godere fino a farti cedere le gambe… ma questa? Ora stai urlando… la stai pregando di continuare. Le dici… puttana che sei… che mai hai goduto così! Ora sei tu a baciarla fra le cosce… e anche lei mostra visibilmente gli orgasmi che prova.

E una parola stare a guardare… io sto scalpitando come un cavallo da corsa e manca poco che nitrisca!

Eh si! Quando siete tu sotto e lei sopra che vi leccate a vicenda… mollo le redini e raggiungo la posizione strategica dietro di lei. Dietro il suo bel culone, tu sei fra le sue cosce e le stai mangiando quella sua figa… ora il vostro odore ha riempito la piccola stanza. Mi spoglio velocemente buttando i vestiti a terra e mi preparo…

Lo tengo forte e lo strofino fra le sue natiche. Poi fra le cosce e qui trovo la tua bocca che la sta leccando… e la infilo… prendo a fotterla… forte… sento te… che mi lecchi l’asta fradicia del suoi umori quando la ritiro. 

Voglio così… voglio la sua figa e la tua bocca. A fasi alterne…

Mi trattengo… non voglio pause. Ora è un groviglio. I nostri corpi nudi che si cercano. E riesco a farla godere questa puttana di Mimì! 

Altro che scimmione…! Vero puttana? 

Ora ti piace come ti fotto. Mentre ti baci con lei. 

Ora che siete in ginocchio fianco a fianco sul divano e vi baciate e io dietro voi che vi faccio godere... una dopo l'altra.

Poi la fine. 

Stanchi ci rivestiamo. 

Noi da beccamorti e Mimì jeans e polo. Ora sembra una ragazza che si alza presto per andare a fare i turni a qualche Call Center. Loro si baciano e si lasciano il cellulare. 

Hanno in programma di rivedersi.

Al solito mi sento un paria. Cazzo alle donne… se sono odiose! Ma perché devono escludermi?

Arriva il taxi che ho chiamato. E l’autista, un tipo idiota e giulivo, ci guarda e ride…

-Ma che siete stati ad un funerale?-

E Jake… da duro… cambiando voce…

-Si… di tua sorella…! Dai muoviti… simpaticone…-

E durante la corsa… a voce sufficientemente alta in modo che il leccapalle senta…

-Non lavartelo… Elwood… voglio succhiartelo…-

E tassista scuotendo la testa…

-Froci… froci dappertutto… è una invasione!-


Tibet


FUMO!

 


SNORKELING!


 

UN PO' D'ARIA....!

 


lunedì 28 settembre 2020

PALESTRA


 

UNA FAMIGLIA INCESTUOSA. THE BIG BANG,

 





Riprendemmo la nostra avventura con la solita massima indecisione su dove dirigerci. Se temevamo che la polizia potesse associare noi alla morte dei machos? Assolutamente no! Anzi! Il denaro recuperato da quei bastardi ci diede una certa libertà nel muoverci, non solo potemmo cenare nei ristoranti, ma ci consentì anche di viaggiare con più velocità, senza soste forzate perdendo tempo a reperire il necessario con il baratto, così ci allontanammo in breve dal luogo dell'accaduto.

La sera? Di solito sostavamo nel parcheggio dello stesso locale dove mangiavamo e lì, passavamo la notte. Certo se si trovavano le giuste persone si scopava, ma solo se ci andava, insomma eravamo tranquilli, anzi di più... eravamo sereni.

Normalmente le volte che non avevamo compagnia, Rubia e Oastrok dormivano nella stessa cuccetta e per un bel po' prima di sprofondare nel sonno, si accarezzavano a vicenda, il camper si riempiva con l'afrore delle loro fiche calde e bagnate mentre si godevano. Io, Ruback? Se mi veniva voglia lo facevo con Nadine, ma era naturale che accadesse, il sesso per tutti noi, era molto importante, una componente essenziale.

Ma poteva essere tutto normale per una famiglia come la nostra? Ovvio che no... Fu Miserere a creare una strana situazione una sera, che ci diede da pensare. Che lei fosse collegata alla Morte, intesa come entità di riferimento a cui rivolgersi, era cosa stranota, ma che il legame potesse diventare così stretto e ossessivo? Non ce l'aspettavamo. 

-Nadine, ragazzi... Voglio chiedervi una cosa. Devo assolutamente farla e ho bisogno del vostro aiuto... -

-Sarà un'altra delle tue pazze idee suppongo... Dai chiedi, lo sai che puoi dirci tutto-

-Voglio godere, avere l'orgasmo insomma, mentre mi stringerete la gola fino a farmi svenire, lo desidero con tutta me stessa... e voi mi dovete aiutare! La Morte vuole che lo faccia e io voglio sentire cosa si prova!-

-Cioè...?-

-Mi avvolgerete una sciarpa di seta alla gola mentre Ruback mi scoperà forte... e io... quando sentirò arrivare l'orgasmo, vi darò il segnale di stringere il laccio più che potete, voglio perdere conoscenza e andare a vedere cosa succede nei mondi a noi collegati durante l'orgasmo. Non dite di no! Lo voglio fare e devo farlo!-

A me sembrò una delle sue stranezze, mettere in gioco la vita senza neanche avere certezza di cosa si possa provare e rischiare? Ma al solito la cosa prese un po' tutti, e decidemmo di accontentarla. 

Vivemmo la questione come un rito. Ci fu una partecipazione completa, con le ragazze a leccarle la fica già rorida di umori, portandola al limite con carezze, baci e morsi. Quando vedemmo che Miserere fu pronta, Nadine, che aveva il compito di stringere il foulard intorno alla sua gola, si posizionò sotto di lei e le ragazze invece, si occuparono di tenerle ferme le mani così da evitare che per istinto Miserere potesse intervenire con movimenti non voluti e liberarsi il collo. Poi venne il mio momento. Io con il cazzo in mano, duro come un bastone sia per l'eccitazione sessuale e sia per la strana situazione, puntai la cappella sulla fica e iniziai a penetrarla, a scoparla prima piano, poi sempre più forte.

Eravamo completamente presi da quella follia, ognuno di noi desiderava vedere come sarebbe andata a finire, era un misto di eccitazione e paura la nostra. Io ce la stavo mettendo tutta per farla godere pienamente, continuavo a penetrarla con forza, sentivo che Miserere rispondeva, collaborava venendo incontro alle mie spinte, lo faceva quasi con rabbia, concentrata sulle sue sensazioni come se temesse di non riuscire nell'intento. Ogni suo muscolo era teso al raggiungimento del piacere, e io la sua reazione la sentivo benissimo perché me la trasmetteva sul cazzo attraverso la sua fica che era diventata bollente. Aspettava con ansia l'inizio dell'orgasmo, attendeva l'attimo preciso in cui poter dire a Nadine di stringere il nodo più forte che poteva e finalmente lo sentì arrivare...

-Ora Nadine! Stringi adesso! Più forte che puoi!!!-

Nadine lo fece e mentre il viso di Miserere iniziò a prendere un colore paonazzo cercando ancora con dei rantoli di prendere ossigeno, vedemmo l'inizio del suo orgasmo che fu pazzesco. Il corpo iniziò a fremere tra gli spasmi di piacere e la mancanza del respiro, il bacino si muoveva con degli scatti incontrollati mentre ancora la possedevo, gli occhi fuori dalle orbite e la bocca spalancata in un ghigno tra estasi e terrore. Poi il suo rilassamento. L'abbandono del suo corpo e la nostra indecisione su quando liberarla.

Quanto voleva che durasse? E soprattutto, quanto poteva resistere senza respirare? Il cervello può sopravvivere poche decine di secondi senza ossigeno e noi? Non stavamo certo guardando l'orologio ed inoltre il tempo in quegli istanti divenne indefinito, non misurabile, era eterno e già scaduto! Un rapido sguardo di intendimento tra di noi e ritenendo ormai troppo pericoloso continuare, decidemmo di liberarle la gola.

E qui... il panico!

La seta si era profondamente inserita nella pelle e non riuscivamo a tirarla via. Noi nel pallone più totale con Miserere che stava morendo sotto le nostre mani. Furono le unghie di Nadine che pur incidendole con forti graffi l'epidermide fino a farla sanguinare, riuscì a liberarla. Lei ancora immobile non riprendeva conoscenza e noi pensavamo di aver atteso troppo ma senza perderci d'animo provammo ogni cosa! Tutti impegnati a riportarla tra noi, chi a massaggiarle il petto, e chi a respirarle in bocca per inviare aria ai polmoni. Anche in questo caso non saprei dire quanto durò. Attimi infiniti e pur brevissimi, ma alla fine tra colpi di tosse e ansimando, Miserere riprese conoscenza e con un rantolo di voce ci stupì iniziando subito a parlare... 

-Oh... cosa non ho visto! Che esperienza magnifica! Unico ciò che ho provato! Un mondo meraviglioso completamente diverso dal nostro stupido e banale! Un piacere senza pari, una leggerezza e un godimento impareggiabili! Sapete? Era freddo all'inizio, poi la Morte mi è venuta in contro e mi ha tenuta per mano mostrandomi quello che c'è nel suo universo. Tanta luce accecante, e una sensazione di calore sempre maggiore, un cammino di fuoco che ci avvolgeva e ci scaldava, sembrava bruciarci sì, ma di piacere... Quando ho sentito voi che mi stavate riportando qui la Morte mi ha stretto forte il braccio chiedendomi di non tornare, di rimanere con lei... diceva che io sono una eletta, che quello era solo l'inizio e che avrei provato sensazioni inimmaginabili, che verrà ancora a prendermi perché certe esperienze le ha destinate solo a me!!!-

Noi, crederle?

Non lo so... Quello che sapevamo è che eravamo felici che fosse viva, anche se le ferite alla gola, il dolore e i problemi di voce e respiro se li sarebbe portati dietro per un bel po'. Comunque l'esperienza ci segnò un po' tutti, eravamo una famiglia, no? L'idea che uno di noi potesse morire ci sfiorò troppo da vicino, quindi dovevamo reagire, quale modo migliore se non metterci nuovamente in marcia in cerca di nuovi stimoli? 

Passammo giorni mangiando in posti davvero orrendi, finché un pomeriggio vedemmo lungo la strada un cartellone pubblicitario di un American Steak House.

-Cazzo, ragazzi! Una vera costata di carne? Magari angus argentino? La carne di queste vacche messicane fa schifo. Ecco dove ci fermeremo a mangiare, bistecche, patate fritte e ogni altro ben di dio... tacos, burrito e soprattutto tanta, tanta birra... ma che sia San Miguel Mahou Cinco Estrella eh? Senza scherzi! Dio che fame che ho!-

Certo, non potevano sapere che fermandoci lì, avremmo trovato guai, eravamo così sereni!

Il locale era pieno a metà, arredato come fosse un vecchio luogo di posta dove cent'anni fa le diligenze cambiavano i cavalli, tavoli contro le pareti e al centro una immensa griglia dove arrostire la carne. La particolarità erano i clienti, solo uomini vestiti da allevatori, da bovari, con speroni agli stivali e dei gran sombreri. Non potevamo stupirci che iniziarono tutti  a guardarci con interesse. Quattro gran fiche bianche? Da quelle parti? Facevano gola eccome... Ma noi? Noi avevamo solo voglia di mangiare, quella sera, le fiche delle mie sorelle erano sigillate... e anche il mio culo lo era!

Quindi filammo dritto a sederci ad un tavolo. Tutto bene, l'ambiente ci piaceva, ordinammo ogni cosa ci fosse venuta in mente in attesa che arrivasse la carne che già era a grigliare sul grande barbecue al centro. Ma i maschi a volte sono come dei ritardati, avevamo fatto capire che non ci fosse trippa per gatti quella sera appena messo piede nel ristorante, eppure mentre attendevamo le costate, un idiota con la faccia da idiota con un immenso sombrero da idiota si avvicinò e prese a parlare con Nadine che tra l'altro, era la più affamata di tutti e anche la più incazzosa.

Nadine lo ignorò ma lui sembrava non importarsene e la invitò a ballare. Lei gli rivolse uno sguardo fulminante e... 

-Ma non vedi... imbecille, che sto aspettando di mangiare? Non rompere il cazzo!-

-Se Miguel ti chiede di ballare... tu alzi il culo e vieni a ballare! Nessuna può offendermi così.-

Nadine? Si alzò di scatto con in mano il coltello affilato per tagliare la costata e in un attimo glielo puntò sulla guancia.

-Senti... piezo de mierda... se non te ne vai, e di corsa pure, ti disegno la fica di tua madre sulla guancia! Ho detto lasciaci in pace!-

Ecco... da lì iniziò il gran casino. Noi affamati e incazzati e con il coltello tra le mani e loro intestarditi nello stupido orgoglio sessista. Sembrò la rissa di qualche saloon del far West. Qualche ferita? Si... Ci fu, ma niente di grave, solo qualche graffio sul viso dei coglioni, poca roba ma comunque sangue nel locale ne avevamo sparso. 

Alla fine furono proprio le ragazze che si ruppero le scatole. Rubia e Oastrock buttarono delle bottiglie di olio proprio sulla griglia al centro del locale e tutto prense fuoco, compreso il soffitto e Miserere?

-Proprio come mi ha fatto vedere la Morte! Il fuoco come liberazione da queste insulse persone!-

Poi tirò fuori la Colt che le aveva regalato Clyde e sparò dei colpi fra i piedi dei coraggiosi discendenti di Pancho Villa che degni del loro orgoglio, si affrettarono a lasciare il locale con gran rumore di speroni e tutto sembrò calmarsi. Eccola la loro mascolinità che non deve essere offesa, prima bellicosi e minacciosi poi? In rotta veloce come Speedy Gonzalez!

Ovviamente, anche noi ci demmo alla fuga, ma senza panico e lasciammo il locale incazzati e affamati più che mai! Ci mettemmo in marcia sul camper, allontanandoci il giusto dal luogo, qualche miglia dopo, abbandonammo la strada principale per infrattarci in un tratturo fra l'alta canna da zucchero. Dovevamo prendere tempo per pensare a cosa fare e anche per far passare la fame. Cosa c'era di meglio che una fumata?

Dopo una mezz'ora che eravamo nascosti lì, vedemmo arrivare nella stessa nostra direzione un malandato pick up. Ci affiancò. Alla guida c'era un vecchio peone che ci guardava meravigliato. Ci meravigliammo anche noi quando iniziò a parlarci in inglese, facendoci capire subito che sapeva chi eravamo. 

-Ma siete qui! Siete nei guai ragazzi, e grossi! La polizia ha fatto due più due, pare che ne avete combinati di danni in questo Stato e vi stanno cercando ovunque! Hanno organizzato dei gruppi per catturarvi, sono tanti e anche parecchio determinati a farvi fuori!- 

Il tipo non era ostile, sembrava volerci aiutare per qualche strano motivo a noi ignoto, forse perché eravamo giovani e ribelli? Nadine chiese... 

-Sei del posto no? Dicci dove sono questi blocchi, e dicci anche come poterli evitare... Ci saranno strade secondarie come questa...-

-I due gruppi più forniti sono proprio nelle strade principali, loro sapevano che non potevate allontanarvi più di tanto. Il primo è proprio sulla statale da dove siete arrivati qui, impossibile tornare indietro e l'altro è vicino al serbatoio di gas naturale, all'entrata del prossimo paese... - 

-Ok, ok, dobbiamo pensare... E questa sterrata invece? Dove sbuca?-

-È questo il problema... Questa sbuca proprio sulla via per il paese vicino, intorno solo campi, non ha altri sbocchi,  non potete scappare purtroppo, siete in trappola. E vedrete... Sono talmente risoluti a prendervi che useranno anche gli elicotteri per rintracciarvi, un camper non passa inosservato.-

-Nascondici tu allora! Nel tuo pick up!-

-Impossibile ragazzi... Stanno perquisendo ogni mezzo che gli passa davanti... Vi troverebbero subito.-

-E pensare che volevo solo mangiarmi una costata, cazzo! Mi dicevi di un serbatoio di gas naturale, quindi infiammabile, giusto?-

-Oh si... Impossibile non notarlo, è sulla strada, colorato di verde ed enorme. Davanti ha una stazione di servizio, un distributore...-

-Va bene... Quanto è distante il paese?-

-Sette miglia.-

-Tocca deciderci ed in fretta anche, grazie amico. Tu non ci hai visto, ok?-

-Ok... Buona fortuna ragazzi, ne avete bisogno davvero-

Il pick up si allontanò, noi cercammo di pensare a come liberarci da questa situazione assurda. Quei bastardi al locale avevano dunque avvisato la polizia, questa aveva messo insieme il puzzle probabilmente anche grazie anche al l'incazzatura dei pezzi grossi che controllavano il traffico di droga, avevamo ucciso e derubaro dei loro uomini... Da queste parti rubare droga non viene perdonato. E poi quella cazzo di festa di San Pablito! Quanti avevano notato noi e il camper? Considerando anche solo quelli che ci erano saliti sopra per scopare... Erano davvero troppi... Nadine parlò per prima... 

-Perché mi ricorda Clyde e il suo ultimo colpo questa faccenda? Ragazzi, figlioli... Venite qui vicino a me! Sentite, ho sempre avuto una convinzione che è quella che ho cercato di insegnarvi da madre: non importa “quanto” vivere ma “come” vivere. Di certo ti da più frenesia e emozione un minuto vissuto da leone che passare cent'anni a fare la pecora. E noi... non siamo pecore, giusto?-

E noi tutti a darle ragione!

-Bene. Il piano è questo: faremo saltare quel cazzo di serbatoio di gas! Insieme manderemo all'inferno qualche decina di Josè o Fernando o come cazzo si chiamano 'sti contadini di merda! Possono scommettere che oggi noi faremo tremare il cielo! Si... una immensa palla di fuoco! Oh... si ricorderanno di noi! Garantito!-

Fummo tutti d'accordo. Eravamo uniti. Una vera famiglia. Miserere tirò fuori la calibro 22 e la baciò.

-Ragazzi... scegliamo una canzone. Una che canteremo assieme nell'ultimo tratto... e una cosa, se qualcuno di noi sopravviverà o più di uno, ci ritroveremo a casa di Clyde. Se no? Ci ritroveremo nella nostra prossima vita. E succederà... io lo so.-

La canzone? Causò un po' di proposte discordanti, ma alla fine? Uhhhh... La scelta fu all'unanimità! Non poteva che essere quella! 

(I can't get no) satisfaction degli Stones.

-Ruback, mettiti tu al volante e vai più veloce che puoi, stai basso, io sarò accanto a te e voi invece ragazze, sdraiatevi sul pavimento e tenetevi forte. Al posto di blocco dobbiamo arrivare come proiettili e non dar loro il tempo di capire nulla. Punta dritto al serbatoio, travolgi le pompe di benzina e investi chiunque si frapponga sulla strada!-

Misi in moto e tornammo sulla strada, nessuna indecisione, nessuna paura, si trattava solo di morire alla fine e cercare di portarsi dietro più gente possibile. Percorremmo le 7 miglia a gran velocità e infine capimmo di essere alle porte del paese perché davanti a noi scorgemmo il serbatoio verde che dominava sulle numerose macchine della polizia a bloccare la strada. Il distributore era piccolo, di quelli tipici di queste parti, due erogatori in una piazzola e il serbatoio? Nessuna protezione se non una cancellata, potevano arrivarci tranquillamente a tutta velocità.

-Ora ragazzi... cantiamo! Forza a tutta voce... e facciamo 'sto disastro! Noi siamo i creatori di vedove!-

-I can't get no satisfaction
I can't get no satisfaction
'cause I try and I try and I try and I try
I can't get no, I can't get no
When I'm drivin' in my car
And that man comes on the radio
And he's tellin' me more and more
About some useless information
Supposed to fire my imagination-

Io Ruback, pigiai l'acceleratore fino in fondo cantando a squarcia gola... Il camper sobbalzò sfondando il cancello... Poi... non vidi l'immensa palla di fuoco che dovette diventare il serbatoio quando lo investii, né il rumore folle dell'esplosione successiva, so solo che tutto si trasformò in fuoco.

E diventammo... fuoco noi stessi.