venerdì 18 dicembre 2020

SARA, VIC E CAZZO DI TORO

 



Ricorda...


Era estate.

Da poche settimane aveva perso la relativa innocenza della sua adolescenza ed era diventato uomo.

Grazie a Sara.

Sara e la sua sconfinata sensualità.

Sara, puttana senza limiti.

Sara, la sua prima donna.


Sara, l'amica intima di sua madre.


Aveva bruciato le tappe con lei, un corso accelerato di sesso sfrenato.


Ricorda...


Quella mattina lo sveglia presto.

-Svelto... ho voglia di fare una nuotata in un posto speciale, vedrai che spiaggia... un paradiso...-


Dalla litoranea si stacca una stradina stretta e sterrata che con alcuni stretti tornanti arriva in un posto da sogno, deserto o quasi.


-Sai...? E' un posto dove si trovano i gay, vengono qui e si accoppiano, a volte vengo a guardarli... mi eccitano...-


Si spogliano e corrono verso il mare, si portano al largo, sono ambedue degli eccellenti nuotatori.

Nuotano vicini... si toccano, in breve sono avvinti in abbracci sempre più incandescenti, Vic è molto eccitato.

E' dotato... molto e Sara ne sa apprezzare la vigoria quasi inesauribile.

Ora lui è disteso sulla schiena, galleggia e così fa si che lei gli possa masturbare il grosso cazzo duro.


-Guarda... guarda Vic! Quello è Cazzo di Toro! E' famoso... sai! Vieni andiamo a vedere...-


La leggera corrente marina li ha portati lontano da dove sono entrati in acqua e di fronte a loro sulla spiaggia sta disteso un uomo nudo.


-Sai... è chiamato così... Cazzo di Toro perché ha un cazzo spropositato, mai visto una cosa così! -


Prendono terra e si avvicinano.

Vic vede una cosa che riteneva non potesse esistere in natura.


L'uomo... molto bello, ha un tronco di carne enorme che al momento è abbandonato sulla coscia, a riposo.

Sara non sa staccare gli occhi.

Sussurra...

-Vic... quel cazzo mi fa impazzire! Ho cercato di farmi scopare... ma niente... lo sogno quel cazzo enorme, sogno che mi rompe... che mi allarga fino a squartarmi... so che godrei come non mai...-


Si ferma... prende Vic, gli pone le mani sulle spalle.


-Vic... vuoi fare una cosa per me...? Ti prego... ti prego... mi faresti godere... da morire...-


Lo porta per mano fino ad essere vicino all'uomo.

Si ferma... guarda insistentemente il ventre guarnito dall'enorme verga.


-E' mio figlio questo bel ragazzo... ti piace? Guarda che bello è... e che cazzo ha... ti piace vero? Uno scambio... Cazzo di Toro... tu mi fai fottere il tuo cazzo... e te lo lascio succhiare...-


L'uomo mercanteggia... vuole di più, vuole essere preso... penetrato, inculato, non gli basta fare un pompino.

Sara guarda Vic, i suoi occhi sono colmi di una libidine assoluta e lui non sa negarsi.


-Va bene... Sara... lo faccio...-.


Cazzo di Toro è disteso, Sara sta masturbando lentamente il cazzo di V. per invogliarlo, per eccitarlo, tira a fondo il prepuzio liberando la grossa cappella violacea, il cazzo è duro, quello di Cazzo di Toro si sta alzando ora... fa impressione quanto è grosso, grosso quanto l'avambraccio di un uomo, venato... turgido... scuro.

Sara spinge Vic verso l'uomo.

Ma lui vuole vedere... vuole vedere Sara.

Si inginocchia presso la testa dell'uomo ma si mette in modo di poter vedere, gliela prende fra le mani la testa e inizia a penetrarlo in bocca... forti fendenti, forti colpi che spingono il cazzo fino in gola.

Guarda.

Sara è trasformata, dalla bocca le escono strani suoni, fra il lamento e il ringhio di una cagna.

Si avvicina all'uomo disteso... a gambe larghe lo scavalca, ora lo domina dall'alto e con la saliva si bagna la fica già pronta... aperta... gonfia, sputa ripetutamente sulla mano aperta e bagna la grossa cappella.

Si abbassa piegandosi sulle ginocchia... flettendole, prende fortemente la colonna di carne con le mani.


Si sente una vestale del Phallus... del toro sacro!


Una partecipante alle orge che erano le estreme espressioni del principio di fertilità nella Sardegna della civiltà nuragica.


Ricorda il flautista itifallico, la statuina... forse ittita, del flautista dal grosso pene ritto, immagina di congiungersi con lui...


Immagina...


Lei che struscia fortemente la cappella sullo spacco... che si apre, che si abbassa e spinge... e riprova... ancora... bagna e spinge, vuole essere penetrata... vuole essere aperta... a ogni costo.


La potenza simbolica di un grosso cazzo.


Ricorda...


che nel regno biblico di Canaan i re mangiavano il pene del predecessore per assimilarne la loro forza e il potere.


Ricorda...


che fra gli antichi romani un grosso cazzo favoriva la carriera militare.


Tutte verità.


Ora lo immagina come un lingam, il fallo di pietra sacro, enorme... sul quale si immolavano le seguaci indù di Shiva.

Lui linga... e lei yoni.


E ancora... essere posseduta dall'immenso pene d'oro che veniva portato in processione durante le celebrazioni di Dioniso nell'antica Grecia.

Posseduta e godere fino a morirne.


Basta...!

Lei è la vestale... e deve averlo questo cazzo mostruoso che le ha intorpidito la mente.

Si abbassa... urla... e si sente penetrare... urla... dolore e piacere... dolore e trascendenza fisica... piacere e stordimento.


Vic osserva con emozione.

Vede la natura di Sara allargarsi... diventare capace di contenere quella enormità.

Emozione..... sbigottimento... ed eccitazione, sente il suo cazzo nella bocca dell'uomo contrarsi... e gode, gode più della scena enormemente eccitante alla quale assiste che del lavoro di bocca.

Gode... gli prende la testa con le mani e lo fotte in bocca mentre urla dal piacere e inonda la gola dell'uomo con la sua cospicua sborrata!


Sara è una furia... mentre si impala furiosamente sul grosso obelisco di carne... la testa portata all'indietro, occhi chiusi e il continuo rantolo di lussuria.

E le sue spinte... frenetiche ora! Tiene la colonna con le mani e si fa penetrare a fondo... fino a godere di un orgasmo infinito, doloroso... ma per questo eccezionale!

Si leva a fatica.

Si sdraia a terra... le gambe aperte e la sua natura completamente slabbrata.

Vic le è vicino.


-Portami a casa... portami a casa... -


Cazzo di Toro protesta, non ha goduto, ricorda loro i patti... Vic avrebbe dovuto prenderlo... incularlo.


-Domani... -


Promette Sara.


E il giorno dopo ritornano e Vic prende l'uomo fra le dune di sabbia. mentre Sara assiste.

Il suo primo uomo.


Ricorda...


Che mentre lo inculava con tutta la sua forza... lui belava, i suoi gemiti sembravano i belati di un agnello.


L'uomo dal cazzo di toro belava come un agnellino.

AH... IL PIACERE!


 

RELIGIOSI


 

IMMAGINE


 

giovedì 17 dicembre 2020

L'UOMO CHE CROCIFIGGE LE DONNE.

 



Lui è bello.

Una bellezza inquietante la sua.

Un viso vissuto, pieghe profonde gli solcano le guance, ha una massa di capelli gonfi e disordinati. 

Occhi freddi, verde azzurri.

Alto, il corpo è snello, slanciato, i lunghi muscoli guizzano ad ogni suo movimento e rivelano la sua forza non comune.


Lui vive due vite. 


Ha come una clessidra dentro, quando la parte superiore si svuota nella sottostante arriva il momento e si trasforma, diventa…  L'ALTRO!

E si mette in caccia.

Stavolta entra in questo bar, non lo conosce, non ritorna mai nello stesso posto e qui non c'è mai stato, si siede al banco, non beve alcolici, ma per non dare nell'occhio ordina qualcosa e aspetta.

Il suo ingresso non è passato inosservato, le donne presenti lo hanno guardato, ammirato, ci hanno fatto un pensiero.

A volte qualcuna delle più intraprendenti, delle più spudorate, arriva perfino a fargli un invito esplicito, lui sorride, un sorriso freddo quanto lui e declina, dice che aspetta una donna e che questa è molto gelosa.

Lui attende.

E’ paziente, spera che prima o poi entri quella giusta, quella che stimolerà il suo interesse.

E quando succede, quando lei entra lui si trasforma, dall'animale indolente che era diventa un felino, attento, pronto, gli occhi gli si animano, prendono colore.


E' lei? Quella che aspettava?

E' una donna sui quarantacinque, non meno, piacente, anzi bella, ma già sulla strada senza uscita dell'invecchiamento, ha pesanti capelli neri che porta lunghi e mossi sulle spalle.

Non è sola, è in compagnia di amiche, ridono, scherzano, festeggiano qualcosa o qualcuno.

Le incolla gli occhi addosso, vuole farle capire il suo interesse e lei lo nota, come non potrebbe? Sente il suo sguardo, sente il calore che emana e iniziano a corrispondere con gli occhi.

Lei al tavolo con le amiche ride delle loro facezie e intanto lo guarda, non riesce a distogliere lo sguardo.


Lui le dice con gli occhi…


-Ti voglio… te… te... voglio te…-

Lei, con gli occhi…

-Ti voglio anch'io…-


Lui crea l’occasione.


E' un maestro di seduzione, sa giocare con la voce, con la sua gestualità, sa  affascinare.

Più tardi escono assieme.


Ora?

Ora sono a casa sua, un loft alla periferia della città.

L'abbraccia, le passa le mani nei capelli, infila le dita nella massa color della notte e la bacia, più che un bacio è un morso, le mangia la bocca.

E' in preda alla passione, alla sua particolare passione. 

La denuda, passa le mani sui grossi seni pesanti, sui glutei, fra le cosce, sente il suo umidore, lei è eccitata, desidera quest'uomo, lo vuole sentire dentro di se, vuole esser riempita, vuole essere posseduta con forza e accetta tutto, lui spinge con forza le dita dentro la fica calda, bagnata, le rigira, trova il clitoride inturgidito e lo strizza forte, lei mugola, si dimena. Ora è lei che gli apre la camicia, passa le unghie sul suo petto, trova i suoi capezzoli, li tormenta con le dita, con le unghie.

Lui si stacca, veloce si toglie camicia e pantaloni, mocassini, mette in mostra un cazzo straordinario.

Grosso, lungo, curvo, piegato all'insù, un cazzo che ogni donna che lui ha avuto ha desiderato follemente e anche temuto, si… temuto per le dimensioni, dimensioni che non fanno altro che aumentare il desiderio, il desiderio d’eccedere, la voglia di cavalcare la febbre che prende quando si vuole passare i limiti, quella febbre ingestibile, senza controllo.

La prende ancora per i capelli e la fa inginocchiare, prende il grosso bastone di carne in mano e le percuote con questo le gote, poi… glielo spinge contro il viso, cerca la sua bocca, lei l’accetta a fatica, le sue mani accarezzano le natiche contratte di lui, cercano i grossi coglioni duri, accarezzano la grossa asta innervata e venata, bagna con la saliva la cappella e lo prende nella bocca.

Lui è inarcato, ha i muscoli in rilievo mentre spinge il cazzo nella bocca di lei, la violenta, la tiene forte mentre la penetra.

Lei è soggiogata, senza volontà, subisce quest'uomo, il suo godimento è essere usata, presa con violenza. 

E' costretta in ginocchio poi carponi, la testa fra le braccia appoggiate al pavimento, lui dietro di lei, mena lentamente il cazzo, scappella e ricopre il glande rosso violaceo, l’avvicina… fruga con la cappella e spinge, si sostiene con le mani sui fianchi di lei, le gambe piegate e inizia a penetrarla, forti colpi, fa entrare completamente l’intera verga, i suoi lombi colpiscono le natiche con degli schiocchi, il sacco dello scroto percuote il ventre della donna.

Si ferma e lentamente lo ritira, fino a farlo uscire completamente e poi lo rimette con un forte colpo che toglie il fiato alla donna, ancora… ancora, lei gode, gode del cazzo che la possiede, gode della posizione, gode della sua totale sottomissione.

Il corpo dell'uomo e' lucido di sudore ma e' inarrestabile, il suo movimento continua, con le mani la tiene ferma e spinge senza riguardo, le fa male ma è quel dolore che accresce il piacere, che lo fa diventare sublime.


...E LUI SI VEDE…!


Il solito flash-back!

Lui… ragazzo piegato!

Lui… violato! 

Lui… violentato…!


Mentre la madre ubriaca guarda e ride!

Rivede il supplizio con la croce, lui la vittima e loro i carnefici!

Si rialza, prende la donna senza riguardo e la porta nel lato buio della grande stanza, qui c'è una croce a terra, una croce di legno come quella usata per il martirio di San Andrea, a forza la distende, lei ora è terrorizzata, ha paura, ha capito che non è più un gioco ma qualcosa di estremo.

La lega, con dei tratti di corda assicura le sue braccia alla croce e poi le gambe, lei è posta contro la croce con il suo davanti e mostra la schiena, al contrario della figura che abitualmente vediamo crocifissa.

Lei gira il viso verso di lui, lo prega, lo implora di slegarla, di lasciarla andare, di non farle del male.

Lui si pone sopra di lei fra le sue gambe, le alza il bacino e la prende di nuovo, la penetra violento! Ora è nel culo che la prende, feroce, bestiale, violento!


Ora urla!

Urla la sua libidine impazzita!


-PUTTANA! Puttana…! Ora urli? Piangi? Non urlavi mentre mi violentavano! Ridevi, puttana schifosa che sei! Ora tocca a te… soffrire e urlare dal dolore! Ora sei tu ad essere legata alla croce!-


I colpi che le da sono terrificanti e lei, la donna, urla e geme dal dolore. 

Ha paura… terrore! 

Lui si alza in piedi e mena furiosamente il grosso cazzo e mentre sborra, mentre lunghi filamenti di sperma ricadono sul corpo disteso urla ancora, urla il suo odio verso le donne, verso quelle che gli ricordano la madre!


LUI... ancora una volta ha crocifisso la madre!

Fino a quando gli basterà questo? Fino a quando il suo odio si limiterà a questa violenza? 

Per adesso, per ora è in pace.

E’ tranquillo, il suo tormento inizierà a montare nuovamente da domani in un circuito senza fine.


Libera la donna, si rivestono, l'accompagna.

Lei? Ora... passata la paura è arrabbiata, minaccia, insulta ma sente il sollievo enorme di essere ancora viva. Ha sentito soffiare su di sé il vento gelido della morte.

Il loro rapporto finisce qui, non avrà seguito ma lei lo ricorderà per sempre, ricorderà il terrore e lo strano piacere, l'assurdo piacere di essere una vittima sacrificale e qualche volta lo rimpiangerà, si... contro ogni razionalità rimpiangerà quest’emozione unica che ha vissuto!

PIACERE IN VASCA


 

IMPOSSIBILE


 

UHM...!


 

LA VIRTU' ALLO SPECCHIO


 

mercoledì 16 dicembre 2020

PERCHE', A VOLTE, IL PICCHIARE UNA DONNA NON E' SOLO OPPORTUNO MA NECESSARIO.

 




Nota dell'autore. Ho provato ad immedesimarmi nel protagonista ma proprio non ci sono riuscito, ho voglia di picchiarlo... di pestarlo fino a fargli riprendere il suo ruolo di uomo. E' una storia "quasi" vera, provo a scriverla interpretando lei... sbagliando senz'altro... 


Quanto mi è diventato insopportabile! 

E pensare che fino a poco fa lo consideravo l'amore della mia vita e ancora lo potrebbe ridiventare, basterebbe che tornasse a fare l'uomo.

Alla prima mia pazzia, avrebbe dovuto prendermi per i capelli, trascinarmi in camera da letto, riempirmi il viso di schiaffi fino a farmi sanguinare dal naso e dalla bocca, strapparmi gli abiti di dosso, togliersi la cinghia e frustarmi sul sedere fino a farmelo gonfio e dolorante e poi prendermi, prendermi violento, da bestia.

Invece mi guarda con la sua aria da cane bastonato.

Lui... un uomo grande e grosso, ricco e potente, mi... mi viene una voglia di umiliarlo, di farlo soffrire! 

Perché non lo lascio?

Non lo so. 

Perché l'amo ancora nonostante tutto?

Perché spero che cambi?

Non lo so.

Stiamo raggiungendo Cap d'Agde per una breve vacanza, ci siamo fermati in questo autogrill per mangiare un boccone.

A qualche tavolo da noi c'è un uomo che sta finendo di cenare, mi sta divorando con gli occhi, è un camionista, sta in canotta e mostra un torace pieno di peli neri, due braccia muscolose, una barba di diversi giorni, due occhi neri e incandescenti. 

Un turco? Un albanese?

Mi intriga, il suo sguardo mi eccita, sento che il clitoride mi si sta inturgidendo e sento il solito umidore fra le cosce, ho voglia... ho voglia, ho voglia di un uomo e voglio umiliare questo lumacone che è diventato mio marito.

Guardo il camionista e gli mostro la mia disponibilità, gliela faccio capire, un sorriso, la lingua passata sulle labbra, lo sguardo che non si stacca da lui, non gli sembra vero! Mi vedo con i suoi occhi, una bellissima donna, ben vestita, giovane, accompagnata, che gli si offre, non crede alla sua fortuna.

Mio marito? 

Non me ne importa nulla, da tempo faccio quello che mi pare, lui accetta tutto e accetterà anche questa pazzia altrimenti mi perde.

Mi alzo, non spiego né il perché, né dove vado, né quando tornerò'. 

Niente..... neanche una parola.

Raggiungo il locale WC e aspetto, lui si precipita dentro, lo porto fuori, all'esterno giro appena l'angolo, ha capito tutto, sa di sudore, un odore che mi disgusta e mi eccita, non diciamo una parola, mi brancica dappertutto, mi strapazza le tette, mi palpa il culo. 

Lo fermo.

-Andiamo sul tuo camion...-

Capisce, mi precede e usciamo sul piazzale, raggiungiamo un grosso autoarticolato, apre lo sportello e spingendomi per il culo mi fa salire, un odore di sporcizia, sudore, di mangiare strano, mi segue e mi prende, mi abbranca con un abbraccio da orso, mi abbassa le spalline del vestito e mi strappa il reggiseno, mi stringe i capezzoli con le sue dita enormi, mi morde la bocca, sento il suo fiato fetido, si apre i pantaloni e a fatica tira fuori un cazzo veramente enorme, mi prende la testa e me la tira sul suo ventre, mi costringe a prenderlo in bocca, sa di urina, non si deve esser lavato da una vita questo maiale, a fatica lo insalivo e provo a inserire questo mostro di cazzo, mi entra solo la cappella, gli lecco la corona, lo succhio, lui mi tiene forte per i capelli, mi guida dove vuole, vuole il piacere così, io vorrei questa mostruosità nella fica, vorrei sentir male, vorrei sentirmi rompere, ma mi adeguo, lo succhio, lo lecco, lo meno, gli stringo nella mano i suoi coglioni da mulo, li stringo e lo faccio gemere, sento che sta per venire, che sta per godere nella mia bocca, sento lo zampillare della sua sborra, sento che mi riempie la bocca e ingoio e ingoio, un sapore forte e acido, mi spinge la sua verga fino in fondo alla gola, mi causa un conato di vomito che controllo a fatica.

Mi tiene forte premuta contro il suo ventre fino a che lo sento piano piano perdere l'erezione, mi lascia andare. 

Mi rialzo sempre tenendolo in mano. 

Lui apre la tenda del loculo dove dorme e spunta una testa. 

Si, un'altro uomo, un viso grasso e baffuto, rosso anzi paonazzo, apre tutta la tenda e vedo un corpaccione, grosso, una pancia voluminosa, i pantaloni aperti e un cazzo simile a quello che ho appena finito di succhiare, ma se possibile ancora più grosso,

A fatica discende dalla cuccetta, mi prende mi piega sul ventre del primo e sento le sua mani toccarmi, strappa lo slip e mi penetra forte senza il minimo cenno di esitazione, sento il suo dito dentro che mi rovista, che mi provoca altro miele che trasuda dalla mia fica eccitata, sento che sta sistemandosi e mi attira a se, il mio culo sul suo ventre, sento la punta, la sua cappella che mi cerca e lo aiuto, si... lo aiuto a trovarmi, mi tira a sé e entra, mi allarga, mi squarta da tanto è grosso, il mio culo ora è' contro il suo ventre, la grossa verga è tutta dentro di me e... e... inizio a godere, mentre lui mi alza e mi abbassa sul suo cazzo, godo e con la mano continuo a tenere il cazzo del suo compagno, cazzo che da segnali di ripresa. 

Io? 

Occhi chiusi e che sensazione di essere piena, che sensazione di essere aperta, che sensazione di essere sazia, che sensazione di essere puttana!!!!

Dal cervello scende un orgasmo infinito che mi fa letteralmente perdere il senso della realtà, ora e per il seguito della serata ragionerò solo con la fica, sento urlare l'animale che ho sotto di me, sento il tremito del suo pancione e mi sento riempire della sua sborra calda, poi infoiatissima riesco a girarmi e gli lecco il cazzone enorme, mentre il suo compagno riesce a ficcarmelo dentro e inizia a fottermi come un martello pneumatico, mi spinge il suo cazzo fino in pancia, mi sbatte il suo ventre contro il culo, sento i grossi coglioni sbattere sotto. 

E quanto dura! 

Una infinità e una infinità di volte mi fa venire mentre continuo a leccare l'altro cazzone.

Poi... poi... me lo mettono nel culo a turno, sento il mio anello cedere, sfrangiarsi e temo per la sua integrità, sento che me lo stanno demolendo, ma quanto godo, la mia sofferenza aumenta il piacere in misura esponenziale, mi sento gemere, urlare dal dolore e godere... godere!

Poi ancora... non ce la fanno più, sono ambedue soddisfatti, mi invitano a sgomberare, io chiedo loro dove vanno, mi dicono Marsiglia, al porto. Ridono, hanno là un mucchio di amici, mi chiedono se sono interessata ad andare con loro.

Scendo dal grosso veicolo, mentre loro si risistemano.

Lui? 

E' là! 

A fianco dell'automobile, in piedi, in attesa. 

Lo raggiungo, apro il bagagliaio e prendo la mia valigia.

-Vado con loro, ti faccio sapere quando e dove venire a prendermi, quando mi sarò stufata ti farò uno squillo...-


E pensare che potrebbe riavermi, ancora adesso, dovrebbe solo riempirmi di botte, buttarmi a terra e prendermi a calci e chiamarmi cagna, cagna schifosa, puttana! 

E tornerei sua... sua, sua! Deve solo farmi sentire che ci tiene a me. 

Che lotterebbe per me, che rischierebbe la vita per me. 

Farmi capire che non mi permette di comportarmi da puttana. 

Farmi sapere che mi controlla. 

E deve essere geloso. 

E picchiarmi quando non gli ubbidisco, devo sentire che mi vuole sua, solo sua.


BIKERS


 

IN GIARDINO


 

OH... SI!


 

IMMAGINE


 

lunedì 14 dicembre 2020

LA RIVINCITA DI INES. ATTO SECONDO.




 Ricordate che è una piéce teatrale?

Ecco il secondo e ultimo atto.


Atto secondo. Scena quinta.

Si alza il sipario.

Ambiente: Una saletta privata di un ristorante di lusso, sono seduti intorno ad un grande tavolo rotondo... il Direttore, Alibrandi, Troisi e Ines.


Il Direttore sta parlando della riunione...

-Devo dire che meglio di così non poteva andare e di questo dobbiamo essere davvero grati alla nostra Ines. Ha davvero messo tutta la sua notevole capacità manageriale, ora... dovremo sorbirci quattro giorni di chiacchiere senza molto senso ma tant'è! Ines, signori... un brindisi a noi e in special modo alla nostra Ines...

...e guardandola... aggiunge...

-Nostra in tutti i sensi... vero Ines?

Lei prevedendo quello che sta per succedere non abbassa affatto gli occhi, anzi il suo è uno sguardo di sfida.

Lei contro loro.

Il Direttore...

-Alibrandi, Troisi... tirate fuori il cazzo... ora Ines, la nostra troia... si inginocchierà, si metterà sotto il tavolo e ci succhierà il cazzo, passerà da uno all'altro in una specie di rassegna.

-Su... Ines...

Ines si leva, si inginocchia e si mette sotto il tavolo, la tovaglia la nasconde, inizia dal primo cazzo alla sua sinistra, lo lecca, lo bagna di saliva, lo tiene alla base e lo ingoia.

Le piace essere usata come oggetto sessuale.

Non immaginava di avere questa caratteristica latente in sé... l'essere troia.

La troia di tutti. 

Sente la voce del Direttore...

-Gira... dai passa al successivo... succhiaci tutti!

Passa a lui, il cazzo enormemente largo, tanto largo che fatica a tenerlo in bocca, si sente slogare le mascelle mentre lo ingoia, a questo maiale gli strizza lo scroto, gli cerca l'ano con un dito...

In quel momento sente aprire la porta della saletta e l'avvicinarsi del cameriere...

-Signori? Tutto bene? Desiderano un digestivo? Un liquore? Caffè?

-Portaci... uno, due... tre caffè e per te... Ines?

Brutto porco... pensa lei!

Vuoi far sapere quanto sono troia? Ti accontento... brutto porco schifoso e intanto te lo mordo il cazzo!

-Un macchiato con latte freddo e un cognac per sciacquarmi la bocca...

...Porco!

Pensa Ines.

…Grandissimo porco e coglione, figlio di puttana! Ti faccio venire... brutto stronzo...!

E aumenta il ritmo del pompino.

Lo sente venire, sente il suo inarcarsi e poi... la spinta e l'irrigidimento ancora più notevole del cazzo e tutta la sborra che le sprizza in bocca, in gola.

-Questa troia... mi ha fatto venire! Cazzo, cazzo! Che bocca ha...!

Esclama l'uomo ansante.

Lei passa al successivo.

E' Troisi... l'uomo dal più bel cazzo che lei ha preso e lì davanti a lui... in ginocchio, si leva il minuscolo perizoma che indossa e glielo da. E mentre lui l'annusa inizia a succhiarlo, lo morde, gli sputa sulla cappella, si impegna davvero... ama questo cazzo, ama averlo in bocca, ama averlo in figa e mentre lo succhia e con una mano si sostiene alla base del cazzo, con l'altra si strofina, ha una voglia pazzesca di cazzo. Di sborra... di godimenti assurdi.

Ora lo sente diventare sempre più duro, sempre più voluminoso. Vuole farlo venire nella sua bocca, vuole fare indigestione di sborra questa sera, si sente davvero troia.

Ecco... sente gli spasmi dell'eiaculazione e poi viene riempita da una sborrata fantasticamente copiosa.

Cazzo...! Pensa mentre sta inghiottendo a fatica... questo mi annega, mi riempie stomaco e bronchi.

Sente la figa gonfia, bagnata all'inverosimile, turgida, vogliosa, vuole cazzi e ne vuole tanti.

Un serie di cazzi duri!

Si sta toccando e passa nuovamente al primo... Alibrandi. Non le piace quest'uomo ma è un cazzo da prendere e ricomincia a succhiarlo, gli ficca un dito nell'ano per farlo venire e beve anche quella sborra.

-Aspetta a uscire...

Le ordina il Direttore...

-Puliscimi il cazzo... è tutto bagnato di sborra!

Obbedisce... lecca e ingoia.

…Porco... porco...

Lo insulta mentalmente.

Esce da sotto il tavolo e in quel momento entra il cameriere. Vede la sua occhiata lubrica, sa cosa sta immaginando, non le dispiace, che pensi pure che è una troia.

Beve il cognac e si sciacqua la bocca.

Gli uomini si stanno passando il suo perizoma, lo annusano, sentono l'afrore della sua figa bagnata.

Lei ha voglia.

-Lasciatelo sul tavolo, per il cameriere, omaggio mio personale e spero che si seghi e lo ricopra della sua sborra.

Aspetta che bevano poi si alza...

-Allora signori... andiamo in stanza? Voglio stare comoda...


Atto secondo. Scena sesta.

Ambiente: la suite del Direttore, la sua camera da letto, ampia con un letto King size.


I tre uomini sono seduti su delle poltroncine, lei... Ines si sta spogliando lentamente e con movimenti seducenti, alza il vestito fino a farlo scivolare oltre la testa, ora ha solo delle calze e reggicalze e le scarpe dal tacco altissimo.

Sale come una gatta sul letto, va fino alla spalliera, appoggia la schiena, apre le gambe e piega leggermente le ginocchia.

Si tocca.

Passa leggermente le dita sullo spacco, sul solco, ora lo apre, bagna le dita e inizia a toccarsi...

Il suo sguardo è torbido, sa che ha in mano i tre maschi e ne gode, sa che prenderà i loro cazzi in una lunga sessione di sesso, vuole essere riempita, sentirsi sfasciare la figa dai colpi, sentirsi pompare dentro...

Ora vuole godere e gemere, far sentir loro i suoi versi da gatta mentre è in preda all'orgasmo. Si inarca con la schiena, sente arrivare l'orgasmo da lontano, lo sente precipitare!

Gode!

Urla e gli uomini si alzano, mostrano la loro voglia di averla.

Lei ha ancora la lucidità di fermarli mentre gode gli ultimi spasmi del forte orgasmo.

-Fermi! Restate vestiti... pantaloni e camicia, ora faremo a modo mio. Mi prederete uno alla volta, mi monterete a turno, chi riuscirà a darmi per primo l'orgasmo vincerà un premio, conta il primo orgasmo, continuerete a prendermi, non credo riuscirete a saziarmi, forse dovrò chiamare il cameriere?

Il primo è naturalmente il maschio alfa del gruppo, il Direttore convinto di poterla gestire a modo suo, si avvicina al letto, le ordina di mettersi in ginocchio sul bordo, testa sulle coltri.

Si mena il grosso cazzo. Glielo passa fra le natiche, lei lo sente spingere sul suo buco del culo e poi strofinare sul perineo, sul solco bagnato, sul clito, sul pube e poi... lei emette un un lungo sospiro di soddisfazione quando lo sente entrare, il cazzo sforza inizialmente e prende a penetrarla forte, colpi violenti che si trasmettono dentro di lei.

Il porco vuole che lei goda di lui, il grosso cazzo la riempie e lei sta lottando per non cedergli, sente l'orgasmo che sta diventando impellente ma non vuole godere, da quanto la sta montando? Due minuti, tre? Cinque? E' una fontana, la figa è fradicia e sente il suo umore scivolarle lungo le cosce. Il porco ci sa fare ma ora è lei che comanda.

La figa è sua.

E sente la sua voce, irriconoscibile dalla libidine...

-Levati... non mi hai fatto godere... avanti un altro...

E' Troisi.

-Dimmi... dimmi cosa sono... dimmelo...

Lui mentre la sbatte con tutta la sua forza, mentre i forti schiocchi dovuti allo scontro fra i lombi del giovane e le sue natiche piene aumentano la voglia di tutti, le urla...

-Sei... una grandissima troia! Una puttana da marciapiede. Sei senza limiti, ora ti faresti fottere da un reggimento, ti andrebbe bene tutto... tutto, vero? Sei come una cagna in calore...! TROIA!

Questo la tiene a un passo dall'orgasmo ma non vuole cedere neanche a lui, troppo sicuri di se stessi questi due uomini, uno...il precedente che si sente superiore a tutti e questo che forte del fatto che l'ha già posseduta e va sul sicuro, è certo di riuscirci a farla godere!

Ma leì?

Va fuori schema... quello che vuole è si godere ma nello stesso tempo prendersi una rivincita nei loro confronti.

Gli resiste, diventa enormemente sensibile ma gli resiste.

-Levati... anche tu non mi hai fatto godere, avanti un altro...

E' Alibrandi.

Un altro porco.

Lui la vuole distesa sulla schiena, le gambe sulle sue spalle e la prende, sente subito che il cazzo che la scopa ora è meno grosso, meno potente. Ma il degenerato le sta torturando i capezzoli mentre spinge. Glieli tritura con le sue dita e lei... per questo dolore che prova sta combattendo per non godere subito.

Per resistere.

Il cazzo pompa, brividi di una estrema libidine scorrono sulla sua schiena.

Ma ecco la perfida volontà di Ines...!

Ha resistito fino a poter donare a lui il suo orgasmo, vuole far esplodere il suo piacere con lui, è carica della voglia, della libidine che i precedenti uomini le hanno causato.

Si rimette a pecora.

Sente il suo cazzo nuovamente premere e penetrarla, ansima. Vuole dare a lui il premio che ha in mente, vuole godere e far morire di rabbia gli altri due e vuole che lui resista e gli sussurra parole di estrema libidine.

Ines non può più trattenere l'orgasmo!

Si sente sollevare e poi ricadere! Il piacere è fortissimo, lungo e potente e non si sente urlare.

Ma urla e si dimena e geme, geme a lungo! Alibrandi continua a martellarla mentre lei sta quasi ululando dal piacere per poi abbandonarsi sfinita sul letto.

Ora Alibrandi è fermo, in piedi.

Il suo cazzo è bagnato, lucido, durissimo.

-Voglio il premio... ti ho fatto godere io...

Ines, languida, in pieno post orgasmo ma ancora vogliosa si rimette a pecora, appoggia la testa e lei stessa si apre le natiche sode e elastiche.

-Prendilo... prendi il mio culo. Sei il primo... prenditi il mio culo, adesso... godimi dentro...

Tutti e tre immaginavano in cosa consistesse il premio.

Tutti e tre desiderano quel bel culo.

Alibrandi e sputa sul buco del culo e lo lecca, lo sente già morbido e disponibile. La penetra con un dito e quindi punta la cappella. Spinge e ritira... spinge e ritira.

La cappella riesce ad aprire il buco, pochi movimenti ancora ed è dentro, mentre lei chiude le mani a pugno per il dolore e il piacere, dolore che comunque la riempie di una estrema libidine.

Alibrandi sta pompando come un animale. La tiene forte per i fianchi e affonda, entra per tutta la lunghezza del cazzo, lei sente quel corpo estraneo dentro di lei e ne gode, godimento dovuto al suo sentirsi posseduta, è un buco da riempire e gode mentalmente di quanto accadrà dopo.

Sente l'uomo inarcarsi e venire.

Sa... che si sta svuotando dentro di lei, che la sta riempiendo di sborra. Sente le sue urla di godimento, quasi il ringhio di un animale.

Continua a lungo anche dopo sborrato e lei si sente portare verso un orgasmo diverso, non vaginale.

Un orgasmo forte da non poter resistere e geme di nuovo! Per poi lasciarsi cadere stesa sul letto.

Ora guarda gli altri due uomini in attesa.

Si stanno menando i cazzi duri.

Fremono... vogliono anche loro il suo culo.

Si alza dal letto.

-Vado un attimo in bagno... mi svuoto, mi lavo.

Mentre è sul bidet... pensa al cazzo del Direttore, a quel grosso cazzo enorme nel suo culo.

Voglia ne ha ancora voglia... ma la soddisfazione della rivincita? E' come droga per la sua mente.

Rientra.

L'ambiente è saturo dei loro umori, sborra, odore di figa, odore forte di sesso.

Prende i suoi vestiti si riveste sotto lo sguardo stupito dei tre uomini

-Torno in camera mia... sapete che ho ancora voglia? Magari telefono al cameriere, senz'altro è meglio di voi due!

Poi... verso il Direttore con un aria di derisione.

-Direttore? Da domani passo direttamente alle dipendenze del CEO, passo al tuo grado dirigenziale, sai che ha molto apprezzato la “mia” relazione? E anche qualcosa d'altro... gli ho detto quello che hai fatto, del tuo ricatto. La prova?

Ma davvero credi di essere senza etica solo tu? Ho registrato il colloquio con le tue sporche richieste. Eh… si! Puoi restare nell’incarico a patto che ti comporti come si deve. Devi farmi avere le foto e ogni altra cosa contro di me. E lascia tranquillo mio marito. Tutto rimane in ditta, ok?

L'uomo è impallidito, è una ridicola figura con il cazzo fuori ancora rigido.

Ines continua...

-Uhhh... guardatelo! E' ancora eccitato il grand'uomo! Perché non lo metti nel culo al tuo compare e complice? Mi piacerebbe lo spettacolo! Alibrandi lo gusterebbe senz'altro! Porci!

Poi rivolta a Troisi...

-Tu? Vieni con me, ora. Mi seguirai nel nuovo incarico. Ho bisogno di un collaboratore fedele e non sai quanto e come ti userò! Dovrai stare tu in ginocchio sotto la scrivania!

Mentre escono... il Direttore...

-Troia...!

-Oh... si! Non sai quanto!

Risponde Ines...

-Sai? Devi rigare dritto e forse quando verrò in ispezione ti farò leccare il mio culo!


Fine Atto secondo.

Scende il sipario.


Fine spettacolo.


Tibet

PLUG.



 

PESSIME ABITUDINI


 

SESSO NEL 2020


 

PINZE


 

domenica 13 dicembre 2020

LA RIVINCITA DI INES. PIE'CE IN DUE ATTI. ATTO PRIMO


 

Premessa:

L'autore, pensando di fare cosa gradita ai propri lettori, presenta i protagonisti di questa moderna piéce teatrale di genere erotico, ha contribuito alla sua stesura Ines... (che saluto e ringrazio) che ci ha messo la sua sensualità.


Ines. La protagonista principale. Come si vedrà... è il perno sul quale gireranno e si catalizzeranno tutte le emozioni erotiche dei protagonisti.

E' una giovane donna in carriera. E' impiegata come dirigente in questo ufficio da poco più di sei mesi. Dall'apparenza fredda e razionale... e invece dentro di lei cova un fuoco di libidine di difficile o impossibile estinzione. Sposata da pochissimo...

Snella e alta. Caratteristiche... un bellissimo culo sempre fasciato in pantaloni attillatissimi e un seno piccolo ma con dei capezzoli sempre turgidi che sporgono e spingono il tessuto. Sensualissima.


IL DIRETTORE. Uomo carnale e di natura prepotente. Alto e grosso, da subito subisce il fascino di Ines, ma senza mai poter portare a compimento la sua voglia di averla.


ALIBRANDI. Il factotum del Direttore o... meglio la sua anima nera? Mette in atto i suoi sotterfugi. Non ha scrupoli. Ha una sessualità perversa... si dice che sia segretamente innamorato del Direttore. Ma pure lui... la dottoressa Ines vorrebbe FARSELA. Ambiguamente bi-sex.


TROISI. Un giovane praticante, appena laureato e stagista nell'ufficio. Alto e muscoloso, con una barba nera e molto bello. Da subito preso da Ines, alla quale fa una corte assidua, un vero assedio... Ines... non è indifferente.


Atto primo. Scena prima.

Ambiente: l'ufficio del Direttore.


-Dottoressa? Vuole venire nel mio ufficio...? Per cortesia...

Quando entra la prega di accomodarsi e lei si siede sulla poltrona davanti a lui, ha un paio di pantaloni neri piuttosto aderenti e una blusa grigio perla, scarpe con tacco. Gli piace la sua figura androgina, quel seno piccolo che però si indovina saldo sotto il tessuto della camicetta e quei capezzoli sempre erti? Sempre ritti? Come sarà averli in bocca, da mordere? Da succhiare? Se lo chiede, poi abbandona velocemente questo pensiero e l'interpella...

-Dottoressa... vorrei chiederle di far parte del gruppo che andrà alla riunione annuale della società, In fondo anche se è con noi da poco, la relazione che porterò all'attenzione è in parte una sua creatura, so quanto si è impegnata per la sua stesura... che ne dice? Le è possibile? So che è sposata da poco...

-Ne sarei onorata, di quanti giorni si tratta?

-Da lunedì a venerdì. Lavoreremo in team, ci sarà lei... che mi affiancherà nella riunione, poi Alibrandi che si occuperà della parte logistica e ho pensato a un giovane, magari uno stagista che useremo per le ricerche di dati se sarà necessario... che ne dice? Lei che conosce il personale dell'ufficio meglio di me lo sceglierà a sua discrezione...

-Ci sarebbe Troisi... secondo me è idoneo...

-Troisi... ah si. Ottima scelta... veda se è disposto.

Le guarda il culo mentre esce. Un culo compatto, deve essere saldo come marmo, si dice. Sente nascere un desiderio prepotente, il cazzo preme contro la stoffa del pantalone. Come vorrebbe piegarla, prenderla... penetrarla.



Atto primo. Scena seconda.

Ambiente: Ufficio del Direttore.


-Alibrandi? Vieni.

-Siediti. Allora andremo... io, te, la dottoressa Ines e quello stagista... Troisi. Prenota le camere e il viaggio, dimmi... non si sa nulla di lei? Chiacchiere? Avventure? Liaison? Mi piacerebbe scoparla... davvero!

-In ufficio no... è riservata e poco confidenziale, salvo... qualcosa proprio con quel Troisi, è un gran bel ragazzo, hai notato? Un gigante e palestrato... hanno notato qualche sorriso fra loro di troppo, chiacchiere dicono che però a volte si trovano in archivio... ho già provveduto... se è vero, se fanno qualcosa lo saprò prestissimo.

-Qualcosa mi dice che se riusciamo ad entrare nelle sue difese si scioglie e diventa una gran troia. Credo che ce la faremo, in quanto tempo puoi avere qualcosa di utile?

-Sono in collegamento, se succede... tempo mezz'ora e hai la prova.


Atto primo. Scena terza.

Ambiente: L'archivio dell'ufficio.


Ines è sola... sembra in attesa...


Monologo di Ines:

Il mio nome è Ines.

Una donna con un gran cono d'ombra. Dove coltivo certi pensieri.

Solo pensieri?

Lavorare in un ambiente in prevalenza maschile, sottopone ad un inevitabile stress. Non lo nego.

Giornate di occhi puntati addosso, di sguardi che sciolgono la figa quando meno te lo aspetti.

Battute che carezzano voglie e follie.

Contenere tutto, in ordine, sotto il tailleur, questo mi impongo.

Ci sono riuscita fino al giorno in cui mi hanno affiancato uno stagista (pessima razza, insomma).

Moro, alto, palestrato. Troisi.

Potrei dire anche intelligente, sveglio. Ma l'ho scoperto dopo questo.

Poca confidenza iniziale... molti pensieri e poi... via via tentazioni...

Ha la consuetudine di fissarmi il seno, quando lavoriamo a gomito, sento drizzarsi i capezzoli quando lo fa.

E stringo le cosce sotto la scrivania.

Mi fa venire voglia, cazzo.

Periodo di lavoro da concludere, sere di straordinari.

Voglia di scopare.

Sono sposata da pochissimo, ma la situazione non solletica già più.

Al che... ci penso da me a soddisfarmi.

La prima volta? Colgo l'occasione di una riunione sino a tardi, mi trattengo un po' in ufficio pensando che tutti siano già usciti, e gli chiedo di accompagnarmi a prendere dei faldoni in archivio. Voglio farmi sbattere al buio... in uno sgabuzzino impolverato, da uno stagista.

Da quanto dura? Sono tre mesi... e pensare che sono sposata solo da sei...


Entra Troisi... spegne la luce.


-Che fai?

-Spengo la luce, no? Per scopare non serve.

-Scusa? Ma se dovesse entrare qualcuno e ci trova a luce spenta?

Ines a questo punto ha la lingua già in bocca, schiena contro lo scaffale... gonna alzata.

In un attimo... che foga il ragazzo! La presa è sicura. Le preme il cazzo contro gli slip.

Scommetto che gode nel sentirla pulsare.

Li scosta, infila di forza due dita. Le ha grandi, a Ines sembra di avere già il cazzo dentro.

Gliele stringe con le pareti della vagina. Ci si sta sciogliendo sopra.

Il fiato corto, ansima, mugola, gli si aggrappa alle spalle.

-Dammi il cazzo, adesso.

Lui lo punta sul clitoride, lei freme.

Sii solleva quando basta per farlo scivolare dentro e sentirlo già in fondo.

Piena, la sta riempiendo. Immobile.

-Muoviti.

Pompa forte, lo scaffale trema, lei impazzisce sentendo montare l'orgasmo.

Gli spompina la lingua, mentre la solleva da terra a suon di colpi.

Viene rapidamente, gli morde un labbro.

Lui a fatica trattiene un ringhio da animale e svuota le palle dentro di lei.

Sente colare la sua sborra sulla coscia... vorrebbe leccarla.

Escono..


Atto primo. Scena quarta.

Ambiente: L'ufficio del Direttore, due giorni dopo.


Ines è seduta sulla poltrona davanti alla scrivania del Direttore, oggi ha una gonna stretta al ginocchio e una camicetta.

-Le voglio parlare… del nostro impegno a Roma.

-Mi dica Direttore…

-Lei è sposata da poco, vero?

-Sei mesi…

-Bene… la cosa ha preso un’altra evoluzione, direi anche piacevole, tu… Ines sei una donna molto gradevole, ti spiace alzarti e aprire la camicetta? Voglio vederti il seno, quei capezzoli che sembrano nocciole…

-Ma è impazzito?

Lei si alza in piedi, mostra di essere infuriata!

-Siediti! Subito e fai quanto ti dico! L’alternativa a quanto ti chiedo è di essere licenziata in tronco. Tu e il tuo ganzo, il Troisi… ho delle immagini che mostrano mentre fate sesso nell’archivio. Ti immagini come finirà il tuo matrimonio e la tua carriera professionale?

-Immagini? Foto?

-Si carina… ho fatto installare un sensore e appena vi siete appartati un piccolo apparecchio ha cominciato a registrare immagini… puoi già sapere cosa contengono… vuoi vederle?

Le butta sul piano della scrivania delle foto, lei le prende. Si vede in ginocchio mentre sta succhiando il cazzo al Troisi, mentre lui la penetra alzandole una gamba, mentre l’alza sulla parete per inchiodarla con il suo potente cazzo.

-Cosa vuole da me?

-Vieni qui… inginocchiati e prendimi fuori il cazzo, voglio che questo sia l’inizio… della tua collaborazione… ehm... sessuale, ora mi fai un pompino per dimostrarmi che hai capito e durante i cinque giorni che staremo via… sarai a disposizione. Sarai la nostra troia... Comincia…

-La vostra troia? Ma di chi parla?

Lei è completamente annichilita, ma nonostante questo sente un brivido, si inginocchia… briga per tiragli fuori il grosso cazzo e inizia…

-Saremo... io, Alibrandi... il tuo Troisi e tu sarai la troia di tutti... chiaro?

Prende il telefono…

-Alibrandi… vieni… senza bussare, chiudi la porta a chiave.

Anche Alibrandi? Non lo sopporta quell'essere viscido e subdolo. Ma non smette di succhiarlo, di lavorarlo. Alla fine della donna algida e distante non resta traccia.

E’ diventata una troia…

-Dimmi… il Troisi… cosa prova per te…

Stacca per un momento la bocca dal cazzo duro…

-E’ innamorato…

-Ti fa godere… troia?

-Si… molto… molto…

-Sto pensando se portarlo con noi… tu lo vorresti?

-Si…

-Credi che ci causerà dei problemi? Per via del suo attaccamento verso te?

-Non lo so...

-Lo metteremo alla prova... fra poco...

Riprende a succhiare, ora si è completamente immedesimata…

-Alzati la gonna alla vita… mostra il culo…

Alibrandi si è sistemato nella poltrona che occupava lei poco prima, ha tirato fuori il cazzo e lo mena piano, è molto ben fornito, aspetta il suo turno, li guarda...

-Mentre mi spompini… toccati… dai… toccati la figa…

Ines gode…

Ora è chinata con la testa sul grembo di Alibrandi e lo sta succhiando, il capo la prende da dietro.

Si sente sfondare, ha davvero un cazzo largo il porco.

Poco prima era stato Alibrandi ad allargarle la figa e ora il secondo cazzo che a forza di colpi la porta nuovamente all'orgasmo. I colpi sono possenti e l’alzano letteralmente da terra…

L’uomo gode con urlo come se ringhiasse, viene… e viene anche l’altro nella sua bocca.

Si sistemano.

-Quanto tieni a questo Troisi? L'ami?

Le chiede il Direttore.

-Ma no!

-Lo usiamo... per il nostro godimento... credi che ci starà?

-E' un porco... credo di si...

Risponde Ines.

-Su ora chiamalo, fallo venire qui…-

Arriva, è davvero un bel esemplare di maschio. Alto bruno, barbuto.

-Si sieda Troisi, la dottoressa ci stava magnificando i suoi meriti… e allora alla fine del suo stage… se le va bene la prenderemo in ditta… che ne dice? La Dottoressa stessa passerà al livello superiore per i suoi meriti...-

Troisi guarda riconoscente Ines.

-Però… caro Troisi, vogliamo una prova di attaccamento alla ditta, alla direzione, a noi, ora... guarda queste foto… sono significative, no? Potremmo senza dubbio allontanare te e la dottoressa su due piedi e poi… lo scandalo? Ti immagini? La prova? Di attaccamento…? Presto detto... vogliamo essere sicuri che ci asseconderai... tu con noi e Ines... qui...che sarà la troia di tutti, la godremo assieme... uno alla volta e assieme... che ne dici? Hai problemi?

Troisi per quanto stupito... non attende poi molto, uno scambio di sguardi con Ines e accetta tutto, senza condizioni.

-Bravo Troisi... ora spogliatevi voi due, ti scopi Ines qui… davanti a noi… la sbatti per bene. Mica ti è difficile, no? Chissà quante volte l’hai fatto! Poi... interverremo anche noi... faremo un gioco a quattro...


Fine Atto primo.

Scende il sipario.

GIOCHI IN CONVENTO.


 

PRIME ESPERIENZE


 

DAI... CHE CE LA FAI!


 

BOSCO DI CAZZI.


 

venerdì 11 dicembre 2020

SCARPE ROSSE.TACCO A STILETTO.

 




Le dice...

-Usciamo…- 

-Preparati. Vestiti… truccati…-


Lei non è affatto la sua bambolina da orgasmi. 

Ha una forte personalità, ma spesso lo subisce senza discutere quando lui gioca con la sua sensualità, sa come prenderla, sa scansare i suoi artigli, smussa il suo carattere ribelle.

-Preferenze… bell’uomo…?- 

-Metti il vestito verde, quello stretto. Niente reggiseno, uhm… i tuoi capezzoli devono essere visibili, in evidenza, spingere il tessuto come se lo volessero bucare. Mi piace che ti guardino… che ti ammirano, anche se… li brucio con lo sguardo.-


-Intimo? Lo metto? Colore?-


-Un perizoma. Di pizzo. Verde…-


-Scarpe? Come mi devo truccare? E i capelli?-


-Capelli raccolti sulla nuca. Hai un collo bellissimo… non lo copriamo. Trucco? Forte… pesante. Anche intorno agli occhi. La bocca? Il rossetto? Rosso… rosso vivo. Scarpe? Uhmmm… andiamo a comprarne un paio di nuove. Rosse.-


Escono.

Lui ha jeans, camicia bianca. Una giacca leggera blu è buttata sui sedili posteriori della macchina.


-Dove andiamo…?- 


-Facciamo un giro prima… poi nuovi negozi…-


La mano di lui l’accarezza, ha alzato sulle cosce l’orlo del vestito, la dita si muovono lentamente, pigramente… preme sull’inguine, sul perizoma.


-Sei bagnata…- 


-Impossibile non esserlo con te… cerco di immaginare che programmi hai…-


-Uhm… vedrai… lo vedrai molto presto…-


Si ferma davanti ad un locale. La prega di aspettarlo un momento, scende…

vi entra… dopo un attimo riesce, scuote la testa. Risale in macchina.


-Non va bene per noi…- 


-Non va bene? E perché?-


-Mezzo vuoto…-


-Ma quali intenzioni hai? Si può sapere…?-


Lui non risponde, si ferma di nuovo, scende entra in questo locale e poi riesce.

Le fa segno di raggiungerlo.


-E questo va bene? Ma sai che sei strano…?-


Si siedono ad un tavolo, nel locale ci sono diverse persone, uomini, che ora hanno ancorato i loro occhi su di loro, su di lei. Lui sembra soddisfatto. Ordina un caffè per entrambi. Bevono. Paga.


-Ti stanno mangiando con gli occhi, hai notato? Ora… daremo loro un piccolo spettacolo. Vai in gabinetto… sai cosa devi fare? Si… quello! Proprio quello. Ti tocchi fino a godere… fai pipì… ti levi il perizoma e me lo porti… Capito tutto…?-


-Dio… -


-E non sculettare troppo…-


La voglia di ribellarsi? 

Si… esiste! 

Ma c’è anche l’immensa pressione della libidine che le fa fare quello che lui le chiede. Lei è solo sua. Si alza e si reca alla toilette e qui fa esattamente quanto le ha chiesto, mette un piede sul wc, alza il vestito alla vita, sposta il perizoma ormai zuppo e si tocca. Passa le dita sul suo solco, strizza forte il clitoride turgido, grosso, sensibile e gode trattenendo il gemito mordendosi il labbro inferiore. Leva il perizoma. Fa pipì. Esce. Tiene il minuscolo indumento nel pugno chiuso. Cerca di non sculettare.

Al tavolo vuole passargli il perizoma sotto il piano del tavolo ma lui sporge la mano per averlo sopra il tavolo e lei è costretta a darglielo.

E… mentre tutti li guardano lui lo prende poi porta la mano al viso. Apre il pugno, annusa lungamente il minuscolo indumento. Lo mette in tasca. 

Lei…? Si sente avvampare! Il viso le scotta e sotto?

Al pube? 

Un colpo secco! Di assoluta libidine! 

Si alzano, lui la conduce tenendola per un braccio. Escono seguiti sempre dallo

sguardo degli uomini che si guardano e commentano.


-Ma cosa mi fai fare? Che figura! Penseranno che sono una puttana!-


-E non lo sei, forse? Non sei la mia puttana? E non ti sei eccitata? Sai che hai del sangue sul labbro da tanto ti sei morsa?-


E la bacia. 

Le succhia quella minuscola goccia di sangue. 

E lei spera, desidera, di essere spinta contro qualcosa e che la prenda! Che la prenda violentemente!


Niente… riprendono il viaggio.


-E tu… ti sei eccitato? A farmi fare la figura della puttana? Scommetto di si… ma quanto?-


-Prova…-


Lei porta la mano al suo inguine, sente quanto è duro. Vorrebbe aprire la zip, estrarlo… accarezzarlo un po’, succhiarlo. Quando ci prova la mano di lui la ferma.


-Ho di meglio da farti fare…-


E’ sera quando ferma la vettura davanti ad un negozio di calzature. Manca poco all’ora di chiusura.


-Entriamo… -


Il negozio è vasto, due commessi attendono eventuali clienti. Uno di loro, il più giovane si avvicina e chiede cosa desiderano.


-Ha presente le scarpe Kalika di Sergio Rossi? Rosse… rosse fuoco, tacco a stiletto.-


-Numero di piede…?-


-Trentasei… vero cara?-


Il giovane si allontana per prendere le scarpe e lui le sussurra…


-Alza il vestito sulle cosce… quando lui si inginocchierà davanti a te per farti calzare le scarpe… apri le cosce!-


-Tu sei pazzo! Non lo farò mai!-


-Davvero? Lo farai invece…! Aprirai le cosce e gli farai vedere il tuo pube, la tua conchiglia depilata, le tue labbra gonfie… forse sentirà il profumo del tuo miele… e dopo…-


-Dopo… cosa…?-


-Appena fuori… ti scopo… se lo fai…-


-Non mi darai mai a nessuno, vero?-


-Tu sei solo mia…-


Lei alza il vestito sulle cosce che ora sono abbondantemente scoperte, il ragazzo torna con una serie di scatole, si siede su un sgabello davanti a lei, prende una scarpa, chiede se va bene il colore e fa per calzargliela.

E lei apre le gambe…

Il giovane fissa lo sguardo, allibito dalla visione. Ha una piena visuale della vagina, aperta, sulle labbra gonfie appena umide, lucide. Si è bloccato, poi guarda lui, l’uomo che accompagna la donna che appare distratto, che guarda altro. Poi, impacciato fatica a calzare la scarpa al piede. Lei mantiene la gambe aperte, le cosce ampiamente scoperte. 

Lei si sente sciogliere, ha un fremito al ventre, sa che è un gioco che conduce il suo uomo per eccitarla, per eccitarsi e lo accetta.

Chiede al ragazzo di calzarle anche l’altra scarpa. Le gambe sono aperte pienamente. Il commesso è visibilmente emozionato, si chiede come comportarsi, cosa deve fare, questo gli sembra un invito, una disponibilità completa a un proseguimento imprevisto. 

Lei è bella, ha visto le cosce candide. La sua conchiglia dischiusa.

Lei con ambedue le scarpe calzate si alza, fa alcuni passi per il negozio. 

Torna a sedersi, apre di nuovo le gambe. 


-Vorrei provarne altre, colore diverso…-


Il ragazzo suda, le mani gli tremano mentre le toglie le scarpe che ha provato e le mette le altre da provare, guarda di sottecchi l’uomo in piedi che appare distratto, fissa di nuovo lo sguardo in mezzo le gambe. Guarda la donna in viso cerca un gesto, una conferma. Il gioco dura a lungo, lei si scopre tirando l’orlo del vestito quasi all’inguine. Sente vivo il desiderio del commesso, sa che questi vorrebbe baciarla fra le cosce, leccarla, scoparla, ma non è questo che la eccita, che la fa bagnare fino all’attaccatura delle cosce. E’ il dover far quanto il suo uomo le chiede, ha ragione lui quando le dice che solo lui sa darle quello che desidera, che ha bisogno.

Lo guarda e gli chiede…


-Ti piacciono…?-


-Quelle rosse, le prime che hai provato, le prendiamo, tienile su…-


Paga ed escono, anziché andare verso la macchina la conduce verso una stradina a lato del negozio. Qualcosa poco più di un vicolo e deserto. La spinge al muro, le alza il vestito sulle cosce e la tocca! Trova la conferma che è eccitata! Le si inginocchia davanti, le alza una gamba e se la mette sulla spalla, la apre con le dita e inizia a leccarla. Lei poggia le mani sulla sua testa, le dita fra i capelli, lui incolla la bocca e inizia a leccarla. La lingua passa ripetutamente sul solco, si ferma sul clitoride e passa la punta come spazzolandola fino a farla godere! Lei si inarca, geme, mugola. Gode. Gli gode sulla bocca. Gli bagna il viso con il suo miele denso e profumato.

Si alza, la prende e tenendola sotto le cosce la appoggia al muro. Le sue gambe intorno alla vita, riesce a liberare la verga dura, cerca e gliela infila in una feroce penetrazione. La scopa forte, violento, colpi secchi che la fanno sciogliere. Le gambe e le scarpe rosse oscillano nei movimenti. Lui lo ritira, lo rimette. Più volte. Lei gode ancora. Lui continua.

Le sussurra…


-Quanto ti piacerebbe che… uhmmm… venisse qui a guardarci il ragazzo del negozio…? Dillo… dillo… puttana…-


-La tua… la tua puttana…! Guardarmi godere? Siiiii! Ma tu non mi daresti mai a nessuno! Lo sai… mi vuoi per te…-


Lui spinge ancora più violento, più rapido.


Lei dopo… l’ennesimo orgasmo… gli sussurra…


-Nel culo… nel culo… sono stata brava…no? Lo merito nel culo…!-


A fatica riescono. L’alza di più, l’appoggia al muro, la cerca tenendo la verga con la mano! Spinge con forza. Insiste. Ancora! Più forza ancora!

E ora lui la sta penetrando lì! Nel suo culo!

E’ stretto, l’anello lo stringe come una mano. I suoi colpi sono sempre violenti! Lei è appoggiata con le spalle al muro… si muove sotto i colpi, ad ogni colpo corrisponde un grugnito di lui e un gemito di lei! Infine… l’attimo esplosivo dell’orgasmo! Il suo urlo incurante della situazione, della posizione. Dell’ora serale non tarda. 

Ansimanti si staccano. Si sistemano. Tornano alla macchina, partono per andare a cena.

Lei si ammira le scarpe. Si stende e lo bacia.


-Grazie delle scarpe, amore…-