domenica 31 marzo 2019

VIENI!

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LA FONTANA - DARIA.




La fontana del borgo era innovativa per quei tempi.
Da una prima vasca alimentata da una sorgente e che era riservata alle persone per bere e approvvigionare le abitazioni, l’acqua defluiva in una seconda che era usata come abbeveratoio per gli animali e infine da questa ad una ulteriore e ultima dove le donne potevano lavare i panni.
L’aveva ideata e fatta costruire a somiglianza di quelle viste nella Andalusia costruite dagli Almoravidi.
Si stava dissetando, come il suo cavallo che beveva alla seconda vasca tenuto alle redini dal suo scudiero.

-E’ sudato… non farlo bere troppo…-

In quel momento la vide.
Una giovane donna, forse d’età poco più che adolescente ma pienamente formata, la blusa aperta faceva intravedere due globi di carne soda e candida che ballavano seducenti, scossi dai movimenti fatti nello sbattere e strizzare i panni.
Il viso era parzialmente nascosto da una gran massa di capelli corvini che le cadevano sul viso, lui… intuì la grande bellezza della giovane donna.
Doveva essere bella, lo sentiva.
Chiamò a sé lo scudiero e gli chiese indicando la giovane donna.

-Chi è? Sai come si chiama?-
-No, mio Signore, ma posso informarmi…-
-Fallo al più presto ma con discrezione…-

Più tardi nella sala del suo castello beveva una coppa di vino, proveniente dalle cantine dove la temperatura era sempre gradevole.
Vestiva ora una tunica moresca bianca che apprezzava per la sensazione di frescura che gli dava.
Il suo scudiero entrò nella sala e gli rivolse un breve inchino.

-Mio Signore…-
-Dimmi… quindi…-
-Si chiama Daria, fa la lavandaia… come la madre…-
-Continua… quanti anni ha?-
-Quattordici, Mio signore… si dice che…-
-Su… non farti levare le parole di bocca! Che si dice… dunque?-
-Si dice… che è nata nove mesi dopo la presa di Barbastro, faceva parte della piccola comunità di ebrei e di cristiani tollerata in città dai mori, la madre è stata stuprata… ed è nata lei…-

Barbastro!

La sua mente tornò a quindici anni prima.
Era allora un giovane guerriero senza altri averi se non il suo coraggio, la sua armatura e i suoi cavalli da battaglia.

-Barbastro…! Ricordi? Tu eri con me già allora… ricordi il sangue che scorreva come fiumi lungo le vie cittadine? Come rifletteva la luce delle nostre fiaccole? E l’odore… quell'odore di morte…!-

Lo scudiero lo guardava, aspettava suoi ordini.

-Portala qui… ho bisogno di una nuova fantesca, che sia giovane e di bell’aspetto…-
-Si, mio Signore…-

Si portò alla finestra dalla quale vedeva tutto il borgo sottostante, la sua mente corse a quella notte…
Ventimila mori morirono quella notte, i crociati, che si riconoscevano fra loro per una fascia scarlatta legata al braccio destro, non ebbero pietà per nessuno. Furono uccisi vecchi e bambini, le donne violentate e poi… molte di loro vendute come schiave.
Il bottino della presa della città fu enorme.
Parte del merito della caduta fu suo.
Il suo signore e padrone, il Re Sancho Ramirez, lo aveva designato come capo della piccola forza d’armati che, dopo il crollo di parte delle mura difensive causata dallo scavo dei minatori e zappatori, doveva costituire una specie di testa di ponte subito al di là della cinta, disponendosi a testuggine e permettendo quindi l’afflusso di tutta l’armata.
Fu il solo superstite, in quel frangente perse tutta la sua gente ma riuscì nello scopo.
La città fu presa.
Ebbro di adrenalina, lordo del suo sangue che scorreva dalle sue innumerevoli piccole ferite e di quello di quanti aveva ucciso, sciamò anche lui per le vie della città, urlando quanto gli altri…

-Uccidi! Uccidi!-

Uccise con frenesia. Trascurava solo chi portava la fascia rossa al braccio. Quanti ne uccise in quella lunga notte? Incalcolabile il numero.
Poi… avvenne il saccheggio.
Ora le urla che si sentivano erano…

-Prendi… prendi…-

Ed infine gli stupri.
Le più ambite erano le donne moresche, che dopo la violenza venivano sgozzate. Molte erano di grande bellezza. Delle nobili, alcune furono risparmiate e furono oggetto di riscatto, allora si diceva che furono restituite in cambio del loro peso in oro e argento!
Quante donne stuprò in quelle giornate di follia? Mentre girava ebbro di vino e di lussuria? Era nel diritto del vincitore farlo, sancito dagli usi e costumi della guerra.
Ritornò con la mente al presente e chiamò forte…

-Maria!-

Accorse la sua vecchia domestica, stava con lui da molti anni ormai ed era fedelissima. Attese con rispetto le sue parole.

-Verrà una giovane donna… voglio che ti accerti che possa essere utile al tuo servizio, ti aiuterà nei compiti più faticosi, tu le darai le disposizioni necessarie…-
-Si… mio Signore…-
-Se passerà il tuo esame portala poi da me…-

La sua memoria riprese a rivedere il passato.
Quante altre città aveva contribuito a far cadere nelle braccia avide della cristianità?
E a quanti assedi dovrà ancora partecipare? Per far trionfare la parola del Cristo? Quanti morti ancora dovrà vedere?
Rivede le sue gesta di guerriero, i suoi successi che per premio gli hanno fatto avere la signoria del borgo dove ora risiede e di tutto il circondario.
Fu riportato alla realtà dalla sua serva, Maria.

-Sembra una ragazza adattabile, mio Signore, intelligente e modesta…-
-Bene Maria… prendiamola a servizio, la terremo in prova… ora falla entrare…-

Osservò con attenzione l’ingresso della ragazza.
Questa teneva timidamente gli occhi bassi e si fermò appena oltrepassata la soglia del salone.

-Su… Daria… avvicinati. Non aver timore…-

La giovane donna sempre con gli occhi al pavimento si avvicinò e lui ebbe modo di guardarla bene.
Indossava ancora la lunga gonna di panno e la blusa di quando l’aveva notata alla fontana. Le sue forme riempivano i poveri vestiti. Specialmente il seno rigoglioso era contenuto a fatica e minacciava di trasbordare dalla blusa.
Lui seduto la interpellò.

-Ho deciso di prenderti a servizio come fantesca, imparerai da Maria, dovrai ubbidirle in ogni cosa…-
-Si, mio Signore…-
-Dormirai nella stanzetta vicino alla mia e accudirai alle mie necessità…-
-Si, mio Signore…-
-Avvicinati… su non aver paura… ancora più vicino…-

Quando la ragazza fu quasi a contatto con le sue gambe, lui seduto, allungò la mano e la infilò nella scollatura della blusa. Prese un seno nella mano e lo tastò, era duro e compatto ma nello stesso tempo soffice. Strinse il capezzolo che subito si inturgidì diventando come una piccola fragola di bosco.

-Dovrai riscaldarmi il letto quando sarà freddo…-
-Si… mio Signore…-
-Hai un promesso? Un giovane del borgo che ti piace?-
-No… mio Signore…-
-Vieni ancora più vicino… qui… mettiti a fianco della sedia…-

Quando la ebbe vicina a sufficienza con la mano le alzò il bordo della pesante gonna e le accarezzo le gambe che trovò lisce e sode, ne percorse l’interno fino ad arrivare all’inguine.
Il boschetto di pelo pubico che copriva la sua conchiglia era morbido ed appena umido, la sua fragranza gli dette momentaneamente alla testa. Le piaceva quell’odore, un misto di selvatico, di sudore e umori di donna.

-Sei vergine…? Nessuno ha preso la tua conchiglia… Daria?-
-Si… lo sono… mio Signore…-

Lui passò le dita sul pelo, trovò un varco e prese ad accarezzarle le valve della conchiglia, poi con determinazione spinse un dito e trovò l’ostacolo dell'imene intatto ad impedirgli l’ingresso.
Staccò la mano…

-Servimi con fedeltà e dedizione e al compimento dei tuoi sedici anni ti darò in sposa a un possidente e vivrai senza patemi per tutta la tua vita…-
-Lo farò… mio Signore…-
-Ora vai… fatti mostrare dove dormirai da Maria, e… assolutamente non ti lavare… sotto! Mi comprendi?-
-Si… mio Signore… ho compreso…-

Mentre usciva le poté osservare il bel portamento, il sedere che sotto la gonna pareva sodo e largo.
Chiamò Maria.

-Falla dormire nella stanzetta a fianco la mia, dalle dei vestiti nuovi, falle lavare i capelli… ma non un bagno completo, inteso?-
-Si… mio Signore…-
-E passa parola al mio scudiero, voglio vederlo subito…-

Quando questi fu alla sua presenza gli ordinò…

-Trovami la madre di Daria e portala qui…-

Non passò molto tempo che fu fatta entrare la donna.
Mostrava ancora i segni dell’antica bellezza, ma era anche segnata dalle vicissitudini che aveva passato.
Lui la informò…

-Ho preso a servizio tua figlia Daria…-

Cercava nel viso della donna qualche tratto che gliela facesse ricordare.

-So che è stata concepita durante il sacco di Barbastro, non è così…? Racconta…-

La donna prese a parlare.

-Si, mio Signore… è così… in quei giorni fui stuprata diverse volte e da diversi uomini e dopo… mi trovai gravida…-
-Perché non ti uccisero? Dopo lo stupro intendo…-
-Appena saziato il loro istinto bestiale io urlavo loro che ero cristiana! Cristiana quanto loro e… loro mi abbandonavano a terra come una cosa inanimata… solo che…-
-Solo che?-
-Solo che se ne ripresentava un altro… e poi… un altro. Alla fine potei trovare ricovero nella chiesa che avevano approntato nella precedente moschea, parlai con un religioso e lui mi trovò protezione…-
-E dopo…?-
-La mia famiglia era nel commercio del sale, non eravamo ricchi ma benestanti e mi ritrovai povera e sola, e per sovrappiù anche gravida… sopravvissi… mio Signore…-
-Quale è il tuo nome…?-
-Magda… mio Signore…-
-Sei ebrea, Magda? Ebrea convertita?-
-Solo in parte… mio Signore, da parte della madre di mia madre…-

Lui aspettò un istante prima di dirle…

-C’ero anch’io nella presa di Barbastro, ero più giovane, ricordi di avermi visto? Sono stato uno di quelli che ti hanno stuprato?-

Magda lo osservò attentamente…
Pensò anche a cosa conveniva dire… che lo era uno di quelli? O che non lo era…?
Poi decise di essere sincera.

-Non ricordo i volti… mio Signore, ma mi sentirei di escluderlo, Vostra Signoria non era fra quelli che mi violentarono… no, ne sono sicura!-

Lui apprezzò la sua onestà.
Volle risarcirla per la figlia sapendo che ella contava sul suo lavoro per la vecchiaia e in parte per rimediare alle disgrazie subite.

-Dispongo da ora una rendita mensile nei tuoi riguardi, da ora in avanti potrai vivere senza patimenti… questo fin che vivi…-

Magda si buttò in ginocchio e cerco di abbracciargli le ginocchia ma lui si schermì.

-Vai ora… Magda… vai in pace.-
-E mia figlia… mio Signore?-
-La tratterrò bene, Magda. Potrai vederla ogni volta che desiderai farlo… ora vai.-

Il ricordo di Barbastro gli aveva lasciato una strana inquietudine, ricordò quel periodo, lui giovane cavaliere normanno al seguito di Guillaume de Montreuil, proveniente dall'Italia e messosi poi volontariamente al servizio del Re Sancho d'Aragona.
Barbastro, luogo strategico, che ricadde in mano di Al Muqtadir re della Taifa di Saragozza appena l'anno successivo, nel 1065, mentre loro... “la banda normanna” così chiamata, conquistavano e razziavano Alquézar, Monzon e Graus.
Barbastro fu ripresa dai Mori di Al Andalus e tutti gli assediati furono scorticati vivi e lasciati in pasto agli avvoltoi, tra i difensori torturati il cognato del Re.
Interessò questo a tutti loro?
Importava davvero portare la parola del Cristo?
Importava davvero questo al Legato Pontificio che li accompagnava?
O era piuttosto il piacere del combattimento e del predare? Dell'uccidere?

Quella notte sognò la presa di Barbastro, la visse nuovamente, rivide la strage, rivisse i molti stupri che compì nei tre giorni di razzia e ogni donna che violentava aveva il viso di Magda!
Lei sempre, lei che urlava di essere cristiana, di risparmiarla e lui che bestialmente la violava.
Si risvegliò in un bagno di sudore.
Aveva bisogno di distrarre la mente da quella angoscia che provava e passò l'intera giornata con i falconi. Le aspre distese del suo dominio erano adatte a quel tipo di caccia.
Dopo cena ordinò a Daria.
-Più tardi raggiungimi nel mio letto.-
-Si, mio Signore.-
Daria ora vestiva abiti nuovi, i capelli lavati erano lucenti e neri come l'ala di un corvo. Il corpo poteva mettere in evidenza tutta la sua bellezza.
Si, Daria era veramente bella.

Pensò all'ordine del Re che aveva ricevuto, doveva sposare Donna Urracca, la vedova di Don Fortun Ximes, Barone di Sobrarbe morto in battaglia.
Pratica che era in uso, in caso di morte di uno dei suoi Baroni e senza che esistessero eredi maschi, il Re disponeva che la vedova sposasse uno dei suoi Cavalieri e che questi subentrasse nella Baronia.
Correva voce che Donna Urracca non fosse di bell’aspetto e anche sterile ma un ordine del Re non si poteva discutere e poi? Una Baronia? Era lo scopo finale del suo combattere il diventare un Barone del Regno.
Doveva ubbidire ma pensava di portare con sé Daria.
Daria... giovane, bella e sperava anche ardente amante che potesse dargli il piacere che aveva bisogno là fra le fredde alture  di Sobrarbe.

Si spogliò ed attese, quando la giovane donna entrò, le chiese di spogliarsi ma piano, voleva ammirarla alla tenue luce dell'unico candelabro acceso.
Lei iniziò levando lentamente l'ampia blusa e mostrando un seno splendidamente formato, si intuiva sodo e comunque morbido, con i capezzoli rivolti verso il cielo in quella curva che solo la gioventù può donare. Le areole larghe e più scure dell'epidermide, era davvero bellissima!
Poi... scalciò a lato la gonna denudandosi completamente e il Cavaliere ammirò la curva dei fianchi generosi, che dalla vita incredibilmente sottile si allargavano nelle anche con la silhouette di un anfora.
Le fece cenno di raggiungerlo su letto mentre lui aveva scoperto il suo corpo mostrando la potente erezione.
Lei gli si mise accanto e lui senti il suo afrore. Afrore che adorava, adorava il forte odore di femmina. Di femmina da godere. Da prendere. La stese sul giaciglio e le prese la bocca, fu piacevolmente colpito dalla sua risposta. Era inesperta ma naturalmente sensuale. Il bacio diventò presto qualcosa di ardente e lui staccò a fatica la bocca dalla sua e scese a baciarle il seno, un bel seno, i capezzoli già inturgiditi dal desiderio, ritti come piccole more di rovo. Glieli succhiò, baciò e morse a lungo mentre la sua mano accarezzava il corpo disteso, le cosce, il ventre, il pube e infine fra le cosce. Passò le dita sullo spacco gonfio e spinse sul taglio deciso della sua fica. Era bagnata e profumava di sesso, profumava di piacere. Passò la bocca in un lungo bacio dai seni alle cosce, morse leggermente quella pelle incredibilmente liscia che ricordava la seta e poi incollò la bocca su quello splendido solco. Si ubriacò di quel sentore. Ora aveva il naso nello spacco ad odorare. Passava la lingua per bere quel suo umidore, quel succo sempre più copioso e inebriante. Trovò sotto la lingua un clitoride consistente e prese a leccarlo, succhiarlo, stringerlo fra le labbra e fra i denti, tirandolo in fuori, schiacciandolo e fu premiato da uno spettacolare orgasmo che gli diede conferma di quanto Daria fosse naturalmente portata per il sesso.
Ora era il momento di possederla, di prendere la sua verginità, le fece aprire le gambe e si mise in ginocchio fra le stesse. Si menava il grosso cazzo preparandosi alla penetrazione. Non voleva fosse uno stupro, voleva che diventasse qualcosa di accettato da parte della giovane.
Glielo disse.
-Ora ti prenderò Daria... ti farò male. Tu urla e tutto passerà in un attimo-
-Mio Signore, sono tua-
Avvicinò quindi il glande teso e lucido e lo passò per bagnarlo nel solco, quindi lo puntò, un attimo di attesa e spinse. Spinse fino a trovare la resistenza dell'imene che frantumò con un'ulteriore forte spinta causando un gemito di dolore alla giovane. Ormai era dentro e iniziò a possederla con colpi sempre più pesanti, violenti e a fondo. La fica era stretta e ogni colpo strofinava fortemente la dura verga che inseriva con forza, presto senti il piacere arrivare e si lasciò andare all'orgasmo. Eiaculò ripetutamente dentro di lei per poi continuare fino a quando restò eretto.
Si levò da lei lasciandola.
-Ti ho fatto male, Daria?-
-No, mio Signore, un piccolo sacrificio per te-
Lui capì in quel istante che aveva trovato una amante che gli sarebbe restata accanto e fedele per la vita.
Si alzò per prendere un boccale di vino che dopo aver bevuto passò alla giovane donna, invitandola a bere con lui.
Poco più tardi la prese ancora e lei gli si aprì senza titubare, emise ancora un flebile gemito di dolore ma mordendosi le labbra lo silenziò, amava essere sua. Amava essere presa ed essere l'oggetto del suo piacere.
Dopo quest'atto si addormentarono legati in un morbido abbraccio e il Cavaliere sognò.
Sognò di Daria.
Lui che la prendeva più e più volte in un gioco amoroso infinito, lui che passava la bocca sul collo, sul petto e poi su tutto il corpo, lui che la faceva girare per godere con la vista e con le carezze quel suo splendido culo, pieno e sodo come marmo, lui che passava la bocca lungo la schiena e raggiungeva le spalle...

...Lui che si fermava inorridito!

Appena sotto il culmine della spalla destra  Daria aveva una macchia, una voglia rossastra della forma di un giglio! Una voglia eguale a quella che aveva lui nel medesimo posto!

Si svegliò ansimante!
Si alzò e prese il candelabro e lo portò sul letto. Mentre Daria dormiva la girò sul ventre mettendo in vista la sua schiena e osservò con terrore che la voglia rossastra esisteva veramente!

Lui... lui aveva posseduto sua figlia!
Quella che era nata dal suo stupro di Magda a Barbastro! Il destino lo aveva beffato.
Lui colpevole due volte! Lo stupro e l'incesto.
Lanciò il pesante candelabro verso il crocefisso appeso alla parete!

-Maledetto...   Maledetto!-
-Dopo che ho ucciso per te... passato i miei anni a portare quello che pensavo fosse la tua parola, tu mi ripaghi così? Facendomi compiere incesto con mia figlia, una donna che avrei potuto amare? Tu... tu mi hai maledetto per l'eternità!-

Con la mente sconvolta si vestì e sali sul torrione dove si fermò a pensare.
Cosa poteva fare?
Aveva il desiderio di valicare la merlatura delle mura e gettarsi nel vuoto ma lo vinse.
Riportò alla memoria le colpe per le quali poteva essere punito così crudelmente, in cosa aveva sbagliato?
Gli stupri? Erano consuetudine, compierli e subirli, pratica indegna ma era la guerra.
Lo stesso era il depredare, l'uccidere.
E la guerra chi la promuoveva? In una assurda gara su quale dio valeva di più o era il giusto e l'unico? Erano loro, se c'era colpa non era sua.
Lui era innocente, una vittima dell'accanimento del destino!
 
Lui non avrebbe subito.
Prese la sua decisione.
Se c'era colpa in quello che aveva fatto sarebbe stato solo lui a risponderne, ma solo alla sua coscienza! Non al dio dei cristiani... a nessun dio.
Non avrebbe detto nulla a Daria, nulla a Magda. Avrebbe fatto in modo che questa ultima vivesse agiatamente per quanto aveva da vivere e avrebbe fatto in modo di avere Daria sempre con se e appena possibile, se possibile, l'avrebbe sposata morganaticamente.

Tornò a giacerle accanto e la mattina la prese nuovamente e Daria rispose con tutta la sua passione.
 
Passarono gli anni, combattè ancora e ancora nel nome della cristianità, uccise e depredò ma non violentò più. Aveva ora ribrezzo di quella pratica che faceva diventare gli uomini peggio di qualsiasi animale.
Dopo ogni campagna tornava e trovava Daria ad attenderlo. L'amò per tutta la vita e lei gli diede dei figli.
Quelli che Donna Urracca non poté dargli sterile come era, lei che era più portata per la vita religiosa e gli chiese di ripudiarla perché voleva ritirarsi in convento, cosa che lui poteva fare e fece, il matrimonio fu annullato e sposò Daria, i loro figli non avevano diritto a succedergli nella Baronia, ma a diventare a loro volta Cavalieri si.

Non visse serenamente, fu felice a tratti, infelice quasi sempre. Ma quello che riteneva fosse una colpa la portò segretamente con se oltre la morte.

La fontana?
La fontana esiste ancora. Ed è ancora luogo di incontri con il destino.

QUANDO SI ECCEDE....

Fernando Botero (1932, Colombian)

IL BAGNO

 El bano

sabato 30 marzo 2019

Guy le Baube

Guy le Baube

GRAFFIAMI

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ALAIN, PAOLA, SUA MADRE E IL PIACERE DI SEDURRE UN GAY.




“Ascolta, se sei solo, mangia qualcosa con noi, siamo io e mia madre, poi vengo da te... ”.
“Si, se non vi disturbo”.

Era una ragazza bionda, molto carina, vestiva sempre in modo un po’ appariscente e si diceva a scuola che era piuttosto disponibile, diversi ragazzi si vantavano di aversela fatta. Con lui ci aveva provato e dato che l'aveva evitata, se l'era presa. Era andata in giro a proclamare a tutta la città che era gay.
Stronza.
E Alain non era tipo da lasciare conti in sospeso.
La seguì a casa, qui le presentò la madre, la quale era la copia conforme della figlia, solo più formosa e anche lei, come dimostrò nell’ora seguente, spudorata e munita di una lingua mordace.
“Sai mamma... Alain va a studiare a Bologna, si chiama Alain ma si fa chiamare André o addirittura Andreina, ma non è carino? Mi da qualcosa che non si porta dietro, libri, cd...”
Poi proseguì, ridendo.
“Non preoccuparti della mia virtù, perché non gli piacciono le ragazze, le sue preferenze sono per i maschietti o meglio i maschioni? Insomma mammina… se la fa con gli uomini. Non è così, Alain?”.
Lui negò ma in un modo che non era certo convincente.

“Che spreco per noi ragazze, è un vero peccato, un così bel figliolo, e chissà... a vedere dal pacco che mostra come è munito! Ma pazienza, così gira questo schifo di mondo! Ma davvero non ti piacciono le donne, Alain?”.

Per tutto il pranzo le due donne, madre e figlia, fecero a gara per prenderlo in giro, anche con pesanti giri di parole, lui sorrideva e rispondeva con frasi di circostanza.
Portò Paola a casa sua, qui in camera, lei diede un’occhiata intorno e si buttò sul letto, aveva quasi completamente le cosce scoperte e s’intravedevano le mutandine, poi lamentandosi del caldo slacciò la camicetta, mettendo in mostra il reggiseno, lui... Alain, si mostrava intimidito, lei spavaldamente voleva continuare nel suo prenderlo in giro, stuzzicandolo e lui l'assecondava completamente.

“Ti spiace se mi tolgo la camicetta, fa così caldo… tanto non ti fa certo effetto, non ti piacciono le tette... posso chiederti una cosa, Alain?”
E poi...
“Ma veramente non ti piacciono le donne, ne sei sicuro... ?”.

Classica domanda di tutte le donne, non sa quante volte gliela hanno rivolta.
Si mostrò titubante.

“Non sono mai stato con una donna…”.
“E con gli uomini cosa fai?”.
Intanto si era tolta la camicetta e si toccava il seno.
“Ma niente, cosa pensi…” rispose.
“Non ti fa nessun effetto veder un bel paio di tette come le mie?”

Così dicendo aveva liberato due belle tette dure e se le stava accarezzando.
Poi si tolse la gonna e spostando il fondo delle mutandine, mise in mostra il pelo curato che ornava la sua fica.

“E una bella fichetta così, non ti viene voglia di scopare?”.
Stava giocando e la lasciò fare.
“Mi stai mettendo in agitazione…”
“Come quando sei con un uomo?”.
Intanto si era tolta le mutandine...
“Dai, vieni qui vicino, proviamo se ti fa qualche effetto”.
Si aprì le labbra della fica, mettendo in mostra il suo interno e il  clitoride già turgido.
Si avvicinò e lasciò che gli prendesse una mano, che si passò prima sul seno e poi lentamente sul ventre, fino a posarla sulla fica.
“Dai… ora toccala leggermente, piano, ora toccami il clitoride, si… così… dimmi… vi toccate anche fra voi?”.
“Si,  certo! Ci baciamo, ci accarezziamo e facciamo l’amore…”.
“L'amore! Esagerato! Siete dei depravati! Ve lo mettete nel culo, vuoi dire… vi sbattete come animali...!”.
“Non sempre. Prima lo prendiamo in bocca e delle volte veniamo così…”.
“E io... ti faccio eccitare?”.
Non rispose e intanto continuava a toccarle la fica, le introdusse prima un dito e poi due, con il pollice le titillava il clitoride, lei dimenava il bacino e si spingeva verso la sua mano.
“Continua dai... mi fai godere...”
Abbassò il viso e prese a baciarle le tette, mordicchiava i suoi capezzoli e li tirava fino a farli indurire come due fragoline.
“Si... bravo... dai, continua così, vedrai com’è bello far sesso con una donna…”.
Le leccò poi il ventre e cominciò a baciarle la fica, lei sobbalzava alle sue carezze linguali, ogni tanto la penetrava con le dita e la strofinava fortemente.
Lei con la mano gli cercò il cazzo e si meravigliò di trovarlo duro, si rialzò e lasciò che gli togliesse i pantaloni, il tanga che portava e la camicia, quando vide il suo cazzo emise un grido eccitato!
“E’ magnifico, mai visto un cazzo così largo e lungo, lasciamelo toccare…”.
Si mise in ginocchio sul letto e cominciò a lavorarlo con la mano e poi con la lingua e con la bocca.
“Hai visto sono riuscita a fartelo rizzare? Ora puoi mettermelo dentro…”.
Disse poi tutta eccitata.
L’accontentò prontamente, era piuttosto stretta, ma lentamente riusci a penetrarla e iniziò a montarla, poi le chiese se doveva mettere il preservativo, lei disse di no e lo liberò da quel pensiero, si mise d’impegno per farla godere, alternava movimenti veloci ad altri lenti e circolari, la senti godere e si lasciò andare anche lui, venendo dentro di lei con un lungo getto di sperma.
Restarono ansimanti per qualche istante, poi l'accompagnò in bagno, le sgocciolava tutto lo sperma fra le gambe, qui si sedette sulla tazza e cominciò a pisciare, lui la guardava simulando curiosità e lei gli lasciò vedere tutto, poi si lavò sul bidet, anche lui orinò sotto il suo sguardo interessato e si lavò.
Il cazzo non gli si era ammosciato, era rimasto parzialmente eretto e appena tornati sul letto, lei lo prese in mano e cominciò a menarlo, chiedendogli:
“Dai raccontami cosa fate... dopo che ve lo siete preso in bocca…”.
“Dopo che ci siamo eccitati a sufficienza, quello che fa la parte, diciamo così femminile, lo prende nel culo…”.
“Tu cosa sei? Lo prendi?”
“A volte si...”
“Il tuo poi è così grosso… farà male dell'accidente…”.
“No, si lubrifica il buco e si penetra piano, quando è tutto dentro si comincia a pompare, prima piano per poi aumentare il ritmo, fino a venire…”.
Lei, mentre le parlava si era seduta sul suo cazzo e se lo era infilato, si alzava su e giù, facendo forza sulle ginocchia, lui le palpava le tette, poi nuovamente si alzò e se lo infilò mostrandogli la schiena e lui mise le mani sui fianchi aiutandola ad alzarsi per poi farla abbassare con forza sul cazzo.
Con un pollice prese a toccarle l’ano, insistette un poco fino a penetrarla lievemente, sentiva che godeva, perché pur restando in silenzio, ogni tanto si fermava completamente per poi riprendere il movimento di su e giù, dopo un po’ la fece alzare e la mise alla pecorina sul letto, lui in piedi, la prese per i fianchi penetrandola a fondo, con le mani le toccava il suo buco del culo, accarezzava, la penetrava, ora era ricettivo e si lasciava entrare con facilità, venne ancora dentro di lei e ritornarono in bagno per lavarsi nuovamente.
Mentre lei si distendeva nuovamente sul letto, le portò da bere e si distese vicino a lei, questa volta l’uccello si era ritirato, era tutto moscio, lei mise la testa sul suo ventre e prese a guardarlo e poi a toccarlo.
“Ma io penso che prendere un così grosso arnese come il tuo nel culo faccia male… ti fanno male quando ti inculano?”
“Preferisco metterlo nel culo al mio partner ma poi non è così doloroso, anzi quel po’ di dolore aumenta il piacere…”.
“E mentre lo prendi, ti tira il cazzo?”
“Si, altroché e di solito si viene masturbati da chi t’incula, così è anche con una donna, almeno credo, mentre sei nel suo culo, la masturbi…”.
Gli prese in bocca il cazzo, ancora moscio e cominciò a lavorarlo.
“Io ancora non ci tengo a farmi inculare, ho paura del dolore…”.
“Hai delle riserve assurde, ti credevo più aperta, più disponibile a nuove esperienze…”.
“Lo sono, ma ho paura del dolore….”.
“Ti atteggi a donna spregiudicata, ma lo sei solo a parole, per esempio, sei mai stata con una donna?”.
“No...”.
“E non sei curiosa di provare?”.
“Ma si, sempre se trovassi una donna esperta e disponibile, bella però, penso farei volentieri quest’esperienza, mi piacerebbe provare ...come vedi non sono così chiusa…”.
“Io conosco la persona giusta,  una mia amica, si chiama Sara, ha trent’anni ed è una bellissima donna, farebbe veramente al caso tuo…”.
Intanto il cazzo si era ripreso del tutto nella sua bocca, lei parlava fra un’introduzione e l’altra.
“Si… fammela conoscere…”.
“Si, ma tu cosa mi dai?”
Le chiese mentre le sfiorava con le dita il suo culo.
“No, non puoi chiedermi questo, non posso prendere questa bestia nel culo, camminerei male per una settimana…”
“Io ti organizzo un incontro qui a casa mia, tu e lei, diciamo per domani pomeriggio, però adesso ti lasci inculare, devo provare la differenza fra inculare una donna e un uomo, altrimenti non se fa nulla…”.
“No ...no, sei un vero animale… Però se prima mi porterai questa donna e farò  sesso con lei, dopo mi lascerò prendere nel culo se mi prometti di non farmi troppo male …”.
“No, subito, adesso”.
Era ritornato nuovamente in tiro, la rovesciò quindi sul letto e la prese, le fece provare altri orgasmi, quando ritenne che fosse sufficientemente riscaldata, la mise sul letto alla pecorina e le baciò a lungo il buco del culo.
Prese poi del lubrificante anale che aveva già a portata di mano e con un dito la lubrificò per bene, introducendole tutto il dito medio, per poi penetrarla con due, la menò un po’, lei aveva la testa posata sul letto e aveva divaricato le gambe, il suo culo era magnifico, sodo e maestoso, mise in corrispondenza del suo buco la sua cappella, la massaggiò e prese a spingere dolcemente ma fermamente per penetrarla, lei fece per ritrarsi ma la prese fermamente per i fianchi mettendo maggior forza.
“Rilassati, lasciati andare, non contrarre il sedere, spingi in fuori e lasciami entrare, vedrai che sarà piacevole anche per te…”.
Sentì il suo buco più ricettivo e spinse ancora, ora la cappella era tutta dentro, feci quindi un paio di movimenti di dentro e fuori, per poi inserirlo ancora di più, lei aveva preso a mugolare e non sembrava solo per il dolore. Alla fine riuscì ad inserirlo per buona parte dell’asta e iniziò a pomparla, prima lentamente, poi aumentando i colpi, con maggiore frequenza e forza, con una mano le masturbava la figa, le introduceva le dita e le stuzzicava il clitoride.
“Ti fa male?” le chiese.
“Un po’, ma continua, non ti fermare, dai …spingi …toccami la fica, dai… fammi godere…”.
Prese ad infilarla con maggiore vigoria, ora il cazzo entrava tutto fra le sue natiche aperte, il suo buco stretto gli faceva venire dei brividi di piacere quando sfilava quasi la cappella per poi reinserirla nuovamente.
Alla fine arrivò all’orgasmo e sborrò nel suo sfintere.
Restò un po' dentro di lei continuando a pomparla e poi quando tolse il cazzo, un fiotto di sperma le uscì fuori. La accompagnò nuovamente in bagno e le chiese se le era piaciuto.
Aveva goduto, gli disse, anche se ancora il buco le dava fastidio e un po’ di dolore.
Le disse che per lui era stata meglio di tutti gli uomini che avevo avuto fino a quel momento.
La sua prima intenzione era stata quella d’incularla senza lubrificante, di farle davvero male. Ma era contento di aver cambiato idea, la ragazza gli piaceva e tutto il risentimento che avevo nei suoi confronti era sparito.
Per quel giorno fu tutto, mentre la accompagnava alla porta le confermò che l’indomani nella mattinata avrebbe portato a casa sua un cartone di libri.
Lei non sarebbe stata in casa, andava con suo padre fuori città e non sarebbe stata di ritorno fino alle tre o quattro del pomeriggio e  raccomandò di non andare a casa sua prima delle undici perché a sua madre piaceva dormire fino a tardi.
Le disse che le avrebbe telefonato nella serata per confermarle l’incontro con la sua amica.

La Madre di Paola.
Alain in prima persona ora.

La mattina successiva, domenica, riempii un cartone di cd, libri alla rinfusa e alle nove presi un taxi e mi feci portare a casa di Paola, mi feci aprire il portone da un altro inquilino e mi presentai sulla porta dell’appartamento di Paola.
Suonai ripetutamente finché una voce assonnata chiese:
“Chi è?”.
“Sono io, Alain, ho portato le cose di Paola”.
“Paola non c’è ora…”.
“Ha detto che devo lasciarle in camera sua…”.
“E va bene, aspetta un attimo…”.
Dopo qualche istante aprì la porta e mi lasciò entrare, come speravo... indossava solamente una leggera vestaglia e sotto era nuda e la vestaglia non era chiusa nemmeno molto bene.
“Alain ti ucciderei, ”mi disse, ” mi hai svegliato …”.
Mi profusi in mille scuse, nel tono più umile che potevo utilizzare, le chiesi quindi dove era la camera di Paola, lei mi precedette per aprirmi la porta, sotto la vestaglia s’intravedeva la forma del sedere, più formoso di quello della figlia e dopo che ebbi lasciato il cartone nella stanza, lei disse:
“Ormai che mi hai svegliato tanto vale che facciamo il caffè, ne vuoi?”
In cucina mi fece sedere al tavolo e lei si mise a preparare la caffettiera, nei movimenti scopriva le gambe fino all’inguine.
Di sopra, i seni, più formosi di quelli dalla figlia, facevano ogni tanto vedere la loro pienezza. Io non potevo toglierle gli occhi da addosso, lei si sedette di fronte a me, appoggiò i gomiti sul piano del tavolo e così facendo si aprì ancora di più la vestaglia.
Lei si accorse del mio sguardo.
“…Che stai facendo…? Sbirci…? Se non ti piacciono le donne, che mi guardi a fare?”.
Io balbettai qualche cosa e lei mi servì il caffè, era evidente dai suoi gesti che voleva stuzzicarmi, si appoggiò, come per caso, con il fianco alla mia spalla, poi nuovamente si sedette di fronte.
“Certo che è un vero peccato che un bel ragazzo come te sia una checca… scusa sai, ma te lo devo proprio dire…. Ma sei proprio sicuro che non ti piacciono le donne?”.
Aveva abboccato anche lei.
“Ma veramente… non sono mai stato con una donna… non ho mai…”
Risposi abbassando lo sguardo.
“Hai mai visto una donna nuda?”.
“No” risposi.
“E vorresti vederne una, tanto per vedere che effetto ti fa?”.
“Bèh, non lo so, forse si…”.
“Si, facciamo tanto per provare, tanto non succederà niente e poi chiamami per nome, Loredana e dammi del tu…”.
Si alzò, si tolse la vestaglia e rimase nuda, era una gran bella donna, meglio della figlia e io ero già eccitato, ma dovevo portarla ancora un po’ di più nella trappola.
“Che effetto ti fa?”
Mi chiese, girando su sé stessa.
“Sono scombinato, fino a adesso ho visto solo degli uomini nudi e le tue rotondità…”
E non finii la frase.
“Devi vedere anche i particolari, dai vieni con me, in camera mia saremo più comodi...”.
Mi afferrò per mano e mi condusse in camera, si era portata la mia mano all’altezza del seno.
In camera c’era ancora il suo odore di femmina, qui mi mise ai piedi del letto e lei si distese, con le mani iniziò ad accarezzarsi le tette, tirandosi i capezzoli finché questi s’indurirono, poi si passò le mani sullo stomaco e sul ventre fino al filo di pelo nerissimo che aveva sul pube, aprì le cosce e intravvidi il solco della vagina.
Lei si passò la mano sul pube e mi chiese:
“Hai mai visto com’è fatto il sesso di una donna?”.
Feci un segno di diniego, lei allora si aprì con le dita la fica e vidi il color salmone del suo interno e il clitoride.
“Ti piace?”
Mi chiese ansimante.
Le feci un segno affermativo e avvicinai il volto per vederla meglio.
“Vieni qua…”
Comandò.
Quando fui vicino al suo viso, mi porse la bocca e disse:
“Dai, baciami, questo lo saprai fare... vi baciate anche fra di voi uomini, no?”
Io iniziai a baciarla, mostrando dapprima una certa incertezza e poi, anche grazie alla sua intraprendenza, più vigore. Lei mi prese una mano e se lo portò sul seno, qui la sua mano mi mostrò come accarezzarla, come prendere il capezzolo fra le dita e tirarlo.
Si ripeteva la stessa cosa come con la figlia.
Poi mi portò la mano fra le sue cosce e mi dimostrò come darle piacere, e mentre la lavoravo, lei ormai convinta di avermi eccitato a sufficienza, portò la mano sul mio uccello e restò piacevolmente sorpresa, non si aspettava un cazzo completamente in tiro.
Mi fece alzare e mi aprì i pantaloni e fece uscire con qualche difficoltà il mio affare, grosso, lungo e duro.
“Ma come sei fornito! Sei una vera bellezza! Vieni fammelo assaggiare, anche fra voi vi fate i pompini, no?”
Mi prese in mano l’asta, scappellandomi la cappella, lo menò per un po’ e poi cominciò a lavorarlo con la lingua, cercando di ingoiarlo per tutta la sua lunghezza, io intanto avevo portato le dita, con le quali l’avevo masturbata, alla bocca, cominciando a leccarle, quando le lo vide, mi disse che avremo fatto un sessantanove e mi fece stendere e si sdraiò al contrario su di me, cominciai a leccarla con estremo piacere, sapeva un sapore acre e forte di femmina. Presi ad aprirle le grosse natiche e a toccarle il buco del culo.
“Non venire ora lasciami fare, ti scopo io”.
S’infilò il mio cazzo e cominciò a cavalcarmi con forza, io collaboravo spingendo il bacino in alto in corrispondenza dei suoi colpi.
“Sto per venire”
L’avvisai.
“No, …non ancora, resisti che veniamo insieme...”.
Mi sforzai di resistere al suo assalto che diventava sempre più scomposto, e quando sentii che cominciava a mugolare e lamentarsi, mi lascia andare e venni con gran godimento, lei si abbandonò sopra di me, cominciai ad accarezzarla, sulla schiena e sulle natiche.
“Allora”, mi chiese dopo un po’, ancora ansimante, “ti è piaciuto? … Com’è stato?”.
“Magnifico, non pensavo che fosse così bello con una donna...”.
Lei si alzò, prese dalla poltrona una sua canotta e si pulì fra le cosce, lo sperma continuava ad uscirle dalla vagina, poi uscì dalla stanza ed entrò in bagno, ritornò con un asciugamano bagnato e prese a pulirmi il cazzo, anch’esso tutto bagnato di sperma.
Si distese quindi al mio fianco e ci accarezzammo a vicenda, baciandoci lungamente in bocca, aveva ancora bisogno di essere convinta di avermi convertito al sesso eterosessuale e mi chiese:
“Dimmi, non è meglio farlo con le donne? Non hai goduto di più con me, che con i recchioni che ti sei fatto fino adesso?.
“Si, è stato bellissimo, ti sono molto grato per avermi fatto provare”.
“E’ stato bello anche per me”, rispose, ” mi hai fatto venire diverse volte, è diverso tempo che non facevo una scopata così…”.
Le accarezzavo le tette, stringendo fra le dita i suoi capezzoli.
“… Vorrei farlo ancora, ma vorrei poter confrontare la differenza di prendere nel culo una donna, ma non so se sei disponibile a farlo con me, se lo hai già fatto…”.
“Certo che l’ho già preso, ma non avevano un cazzo lungo e largo come il tuo…”.
“Lo hai fatto allora con uomini diversi?”.
“Si, mio marito… ogni tanto e poi con altri uomini…”.
Mi stavo eccitando e le chiesi ancora:
“Tuo marito è stato il primo?”.
“No, ho fatto un breve soggiorno a casa di certi parenti per un funerale e una notte ho fatto l’amore con il marito di una mia cugina, lui mi anche inculato, il primo…”.
“E le  altre storie?”.
“Non tante, spesso avevo voglia di farmi qualche amico o conoscente ma restavano solo fantasie, per fortuna alcune occasioni si sono realizzate, ma che fai…? Sei già pronto… va bene, aspettami che mi preparo un attimo…”.
Tornò poco dopo e presi a baciarla e accarezzarla, le baciai lungamente il seno, il ventre e la fica, la misi poi alla pecorina sul letto, quando le baciai il culo, sentii che lo aveva già lubrificato, la presi prima nella fica, la montai con forza, alternando periodi nei quali roteavo il bacino cercando di penetrarla più a fondo, quando la sentii ricettiva tolsi il cazzo dalla figa e lo misi in corrispondenza del buco del culo, la grossa cappella spingeva, la presi per i fianchi e iniziai a penetrarla senza molta fatica, ero già tutto dentro di lei, pompavo con forza mentre con una mano le tormentavo la figa, lei ogni tanto allungava la mano fra le sue cosce e mi prendeva i coglioni tirandoli come per farsi penetrare di più, durai a lungo, lei gemeva e sospirava, spingendo le natiche verso di me, alla fine venni con un breve urlo e rilasciai un fiotto di sperma dentro di lei.
Restai dentro di lei finché passò l’affanno che ci aveva preso, poi tolsi con delicatezza il cazzo dal suo culo e parte dello sperma tracimò fuori. Presi l’asciugamano già usato in precedenza e la pulii teneramente, pulii anche il mio affare e poi mi distesi accanto a lei ancora trasognata.
“E’ stato magnifico, molto meglio che con gli uomini, hai un culo meraviglioso, così sodo e polposo, con un buco così prensile, sembrava che mi stringesse il cazzo…”
Lei emise un sospiro di soddisfazione e dopo alcuni minuti di riposo, andammo in cucina a mangiare qualche cosa, ambedue nudi, fece ancora del caffè.
“Tra poco dovrai andartene, è già quasi mezzogiorno…”.
“Domani devo partire, dai... facciamolo l’ultima volta…”.
Liberai il tavolo e la distesi sopra, le aprii le gambe e presi a leccarla, quando sentii che il mio cazzo era pronto, mi misi le sue gambe attorno alla vita e la penetrai, la montai con forza e molto a lungo, mi misi poi le sue gambe sulle spalle e infine venimmo assieme per un’ultima volta.
La lasciai poco dopo, era diventata nervosa e non vedeva il momento di farmi andare via, io avevo avuto quello che volevo e me ne andai molto volentieri.

Altro che omosessuale, pensai, vi ho fottuto tutte due, tu e tua figlia e stasera la farò scopare anche da Sara!       

Roy Stuart

Roy Stuart

venerdì 29 marzo 2019

LA STRANA STORIA DELLA RAGAZZA CHE FACEVA POMPINI NEI CESSI.




(la fine...)

Uhm... mi eccita la cosa che vi ho detto... l’incesto di secondo grado. 
Quando entra nel mio studio, nonostante sia stremato dalla figlia, la guardo con una certa bramosia ma mi trattengo. La faccio accomodare sul divano che poco prima ha accolto sua figlia nuda in piena fibrillazione erotica, le prendo la mano... cerco di usare il mio tono di voce più convincente.

-Signora... posso essere molto franco con lei? Al limite della crudezza? Non me voglia per questo. Alba ha dei problemi che provengono da lontano, l’ho sottoposta a questo trattamento di ipnosi al quale ha reagito molto bene, da ragazza... parliamo di quando aveva 13 anni e quindi in un’età molto fragile, ha incontrato sulla sua strada un ragazzo molto più forte di lei, caratterialmente parlando, che l’ha condizionata pesantemente. Hanno fatto uso di droghe... per fortuna Alba n’è rimasta immune, senza conseguenze di questo, ma l’ha fatta prostituire, di fatto Alba ha partecipato ad orge, a consessi sessuali davvero degenerati... è stata usata... e ora reagisce con questi suoi eccessi... va in discoteca e si apparta con uomini sempre diversi nei gabinetti, dove fa loro dei... mi scusi non posso essere così volgare con lei... lo dico in inglese... fa loro dei blow-job... anche a più uomini...-


Mentre parlo la osservo, la desidero. Devo giocarmi ora la sua fiducia... continuo...


-Dobbiamo continuare il trattamento, sviscerare ogni sua angoscia latente. E poi ha una grande rivalità con lei... sua madre. Il suo atteggiamento è di continua rivalsa, non le dico di esserle amica, è impossibile, ma non sia in contrasto con lei... non la punisca. Le lasci la solita libertà... non risolviamo nulla a tenerla prigioniera... le dia quello che le dava prima di questo momento... e abbia fiducia...-


E’ affranta, è una madre, ma io le sto ammirando le ginocchia e mi chiedo come sono le sue cosce... quanto sono lisce... levigate? 

Sarà completamente depilata o avrà il suo bel pelo solo curato? Uhm...!
Aspetto la sua risposta..


-Va bene... farò come mi dice...-


Ora attenti! Le lancio l’esca...


-Dobbiamo essere complici... cara, anzi più che complici se vogliamo risolvere la cosa. Dobbiamo cooperare fra noi... affrontare assieme la cosa. Mi dica come si chiama di nome...-
-Laura...-
-Laura... ti voglio trattare come una sorella, permettimi di darti del tu e di chiederti alcune cose nell'interesse di Alba. Il padre...?-
-Il padre di Alba ci ha abbandonato, lei era bimba... l’ho cresciuta da sola...-
-Non darti colpe che non hai, non è il caso. Non eri in ristrettezze economiche, vero? Hai mai sofferto di questo...?-
-Fortunatamente no... la mia famiglia è abbastanza agiata...-
-Nonni... altri parenti?-
-I suoi nonni paterni non contano, ho ancora mio padre ricoverato in una clinica... soffre di senilità avanzata...-
-Laura... permettimi di aiutarti, ho molto a cuore il vostro caso. Voglio leggere i tarocchi per te, non voglio compensi oltre a quelli previsti per Alba, lo faccio volentieri...-


Accetta riconoscente.


-Laura... una domanda ancora... hai permesso che Alba andasse in discoteca a 14 anni... ma non avevi timori? Non è un rimprovero, una constatazione, ma l’hai trascurata... è cresciuta da sola e senza appoggi-
-Si si... e ora ne ho rimorso... sono stata debole... vivevo solo me stessa... i miei problemi..-
-Dobbiamo parlare anche di questo... trovarne la causa... scavare dentro di te...-


Che tentazione di mettere le mani su quelle belle ginocchia, poi sotto la gonna e accarezzare quelle cosce! Vinco la tentazione e tengo sotto controllo le mani stringendole forte fra loro.
Ingoia l’esca con tutto l’amo.
Mi è davvero grata, assicura che lascerà piena libertà ad Alba e le ridarà il settimanale. L’accompagno alla porta e la bacio fraternamente sulla guancia. Prendiamo accordi per la seduta dei tarocchi, martedì.
Telefono ad Alba e la informo. E’ soddisfatta.
Sabato esco... spendo un po’ dei soldi di Laura. Brindo ripetutamente alla sua salute, guardo in giro tette e culi... tento un paio di approcci ma le bambine delle tette e dei culi non si convincono. 

Cazzeggio. 
Bevo ancora un po’ e faccio tardi, ma da bravo ragazzo alle tre sono nel letto e nessuna che mi rimbocca le coperte. Mi addormento... ma alle quattro suona quel cazzo di cellulare!
E’ Alba...


-Sono io... ho bisogno di parlarti... vengo subito...-
-Ora? Sono le quattro... cazzo! Che è successo?-
-Voglio venire ora... devo parlarti..-
-Cazzoooo...! Va bè... vieni... suona a lungo... che magari mi riaddormento...-


La maggior parte di voi sa che ho lo studio dove abito? 

No...? Beh... ora lo sapete!
Entra... ma com'è combinata? Ha il trucco tutto sbavato... gli occhi rossi!


-Non sei andata in discoteca? Che hai fatto..?-
-Ci sono andata... poi al solito mi sono rimorchiato uno e sono andata al cesso... l’ho preso in bocca... e l’ho bevuto. Poi un altro... e un altro ancora... ma... cazzo!
Cazzo! Niente mi dava la solita frenesia! Il solito piacere! Ero come in un altro corpo! Era un'altra che succhiava quei cazzi... non io! Non mi piace più? Cazzo ne so? Ho voglia di sballare e tu mi farai compagnia... guarda!-


Fa uscire dalla sacca diverse canne e una bottiglia di cognac. Va bene... dimentichiamo insieme, la porto in camera. Che almeno si stia comodi... la voglio nuda come me e me la metto sul letto, fumiamo a turno la stessa canna, sembra erba buona.


-Non scaldarla troppo e tieni dentro il fumo... lascia che faccia effetto...-
Beviamo a canna, fumiamo, sento il calore del suo corpo, il suo odore, odore di femmina e della sborra che ha inghiottito. D’acchito la bacio sulla bocca. Succhio la sua saliva... sa di erba, di cognac... di sborra.


-Voglio ubriacarmi e sballare fino a non capire più nulla, ho il cervello che sembra un frullatore...-
-Ok... hai trovato un compagno di viaggio.. partiamo alla grande...-
-Sei uno strano uomo... sai che non ho mai conosciuto mio padre? E’ scappato... forse aveva paura di essermi padre? Mi odiava?-
-Forse era stronzo? O aveva un’altra donna? Che cazzo di discorsi fai?-
-Fammi parlare... ho ricordato tutto quello che successe... il mio ragazzo... il bellissimo... era il diavolo, una volta mi ha fatto fare marchette sulla strada. Quel porco se la rideva mentre mi sborravano in gola.. in quel modo non mi piaceva... mi ha anche picchiato. E mi ha costretto... diceva che era l’unica via d’uscita per una puttana in erba come ero io e c’era la fila per fottermi, lui mi propagandava... diceva loro che ero una lolita depravata. Io l’amavo. Poi successe... una notte tornavamo da una festa... era strafatto di coca e d’alcol e fece guidare me, che non avevo naturalmente la patente e guidavo male. Mi aveva umiliato tutta la sera e in quel momento lo odiavo. Viaggiavamo su una strada lungo un canale e volontariamente... m’infilai direttamente nel canale... volevo che morissimo assieme... ma io ne uscii... d’istinto probabilmente... non so... e lui no. E così morì, io avevo paura... ero confusa... e mi allontanai senza chiedere aiuto o altro... lasciandolo lì nell'auto sommersa nel canale, da allora faccio pompini nei cessi. L'ho ucciso io...-
-Cazzo cazzo! Meglio che bevi ancora! Forse quando ti risvegli ti sei nuovamente dimenticata di questa cosa...-
Siamo all’ultima canna che gira e gira, arrivo a bruciarmi le dita... cazzo! Poi scopiamo a lungo. Sono un po’... appena un attimo... meno bestia feroce del solito visto la circostanza. 

Spero fervidamente per me che non sia qualcosa che assomigli alla tenerezza. 
Compassione e tenerezza non fanno bene agli affari. La mattina faccio il caffè, lei si alza e se ne va. 
Ci vediamo mercoledì.. solita ora, non lunedì.
Martedì.. sono con Laura, mami sua. 

Continuo a pensare all'incesto di secondo grado sempre più convinto che Freud sia un cazzone. 
Parere d’apprendista stregone.
Le faccio i tarocchi poi la faccio accomodare sul divano.. uhm... che belle ginocchia ha! 
Lisce e rotonde..

Ma questa è un’altra storia.

UHM... NOTEVOLE.

mmmmh

PAUL AVRIL. ARTIST.



Elena Arcangeli (1972, Italian)

The Pendant

SLIP!

giovedì 28 marzo 2019

MOVIMIENTO 24

LA STRANA STORIA DELLA RAGAZZA CHE FACEVA I POMPINI NEI CESSI,




Due giorni dopo, prima di iniziare Alba ha delle pretese... furba puttanella!

-Devi convincere la vecchia zozzona a riaprire la borsa, non mi da più il mio settimanale e deve anche lasciarmi la mia libertà, m’impedisce di andare in discoteca... mi manca troppo succhiare quei cazzi sconosciuti! Devi convincerla.-


Prometto di fare opera di persuasione e dopo un po’ è sul divano.
Con fare da vera puttana chiede..

.
-Ti va che mi spoglio prima? Mi fai sgualcire il vestito. Tanto me lo faresti fare in ogni caso... porco!-


Uhmm.. che corpo sensuale ha! Ci sono femmine nate per far impazzire gli uomini e lei ne è proprio l’incarnazione!
La drogo...


-Alba... siamo arrivati alla festa in casa del tuo ragazzo... dopo cosa succede?-
-Io e lui.. il mio bellissimo ragazzo stiamo assieme, è molto depravato, ma alla fine mi da quello che desidero provare... dopo qualche giorno... mi fa andare a casa sua... mi dice... che devo farmi scopare da suo padre, lui... il mio bellissimo... ci vuole riprendere con la videocamera di nascosto... mi userà... m’istruisce... mi dice come fare... come suscitare il suo interesse... come tentarlo. Ci vado... faccio come dice lui... non indosso né reggiseno né slip... mi piacciono tanto gli uomini maturi anche vecchi, succhio volentieri loro il cazzo... bevo la loro sborra...-


Ora si dimena presa dal ricordo e inizia a toccarsi, si masturba. Ha messo una gamba sullo schienale del divano e l’altra con il piede a terra, è completamente aperta, il suo afrore riempie la stanza.


-Il padre? Perchè il tuo ragazzo vuole fartelo scopare? C’è un motivo?-
-Uhuuu… si...! Dopo lo ricatta... lo minaccia di uno scandalo... di far sapere che ha scopato una ragazzina, vuole sempre più soldi il mio ragazzo... si fa di coca... si fa di brutto, ne ha bisogno continuamente e il padre per questo motivo lo tiene a stecchetto... –
-Il padre è molto anziano...?-
-Per me si... molto più vecchio di te... ma mi sembrate tutti vecchi...-
-Racconta...-
-Uhuuu... mi piace sedurre... metto alla prova la mia femminilità... lui ci casca in pieno... che stupidi e ingenui gli uomini! Lo capisco in quella circostanza quanto sono manovrabili. Tempo mezz'ora e mi sta montando come un animale... ha un cazzo davvero largo! Coperto... sembra un grosso salame... uhuuu... quando me lo mette dentro mi sembra d’essere squartata proprio da quanto è grosso. Maltratta davvero tanto la mia fighetta ancora stretta. Mi bastona proprio con quel grosso arnese. Largo largo, è il primo che prendo di quelle dimensioni e mi allarga davvero tanto... e lo sento strofinare con forza dentro. Penso al mio bellissimo che ci riprende e godo a dismisura! Prima faccio un po’ di scena... fingo di essere violentata... al vecchio piace un casino sta cosa! E... prenderlo in bocca..? Lo faccio morire... quando è maturo... pronto.. mi viene in bocca... dopo faccio un po’ di moina... fingo di piangere... il mio ragazzo sta riprendendo tutto...-
-Sei presente alla loro discussione dopo...?-
-No... so che il padre molla completamente... è distrutto...-
-Continua... non siamo arrivati al vero motivo per il quale fai i pompini nei cessi... su... dimmelo...-


Ora si contorce tutta.. è eccitata ma ha delle resistenze. Sta combattendo dentro di se.


-Alba.. lasciati andare... dimmi cosa successe poi... è importante che lo racconti...-


Il suo dilemma lo vive tutto... è titubante...


-Prima dimmi Alba... fai uso di coca? Altre cose?-
-Lui mi inizia... ma dopo che succede smetto... qualche volta fumo...-
-Dai continua... che succede?-


Ora ci sta arrivando...


-Mi dice che devo fare una cosa per lui... ma mi piacerà, mi sentirò tanto puttana, più puttana di sempre. Lui frequenta un liceo privato... dei preti... solo maschi. Vuole che mi vesta con la loro uniforme come fossi un ragazzo e che entri con lui a scuola, mi procura i vestiti... lo faccio... mi fa andare nei gabinetti... mi devo chiudere dentro in uno, nel primo scomparto. Lui manderà dei ragazzi... uno alla volta... dovrò lasciarli fare quello che vogliono... mi dice che hanno un segnale convenzionale... busseranno alla porta con tre colpi vicini. Ho capito bene. Non dovrò negare loro niente... dire che mi piace la cosa è riduttivo... ho l’adrenalina che mi avvelena il sangue da tanta ne produco. Ho l’eccitazione che mi fa impazzire... estranei... che entrano... mi scopano... me lo mettono in bocca, in figa e nel culo... tanti... tantissimi cazzi. Vuole che li aspetto nuda... eseguo... mentre aspetto il primo ho modo di godere due o tre volte masturbandomi, ma la mia voglia cresce a dismisura... poi cominciano ad arrivare... davvero non li vedo... vedo solo il cazzo... non so se sono alti o bassi, magri o grassi, niente... solo cazzi... di tutte le misure e tipo... mi piace farli crescere nella mia bocca... è una cosa che mi fa morire! Non credo che godrò mai più così... ho bevuto tantissima sborra... mi hanno preso in figa e nel culo...-
-Quanti sono Alba? –
-Non lo so... moltissimi, la cosa dura dall'inizio delle lezioni fino alla fine... da come sono combinata credo molte decine...-
-Continua...-
-Il mio ragazzo mi vende... ha fatto circolare la voce e prende i soldi per la scopata, ma la cosa non mi dispiace... mi piace godere così... essere solo preda... essere presa... violentata... usata per il piacere... gli ultimi non pagano... e sono i più esigenti... veri porci, sono un bidello e un prete... un insegnante, mi sbattono come fossi una bambola... ma godo tantissimo... troppo!-
-Un bidello e un prete... Alba... su dimmi...-
-Il bidello mi fa schifo... un essere immondo. Basso e tarchiato, gobbo... ha il cazzo normale ma le sue mani sono enormi, nodose e callose... ruvide... mi ficca le sue dita in figa e nel culo e mi chiama con i peggiori epiteti... e... mi vergogno... mi fa schifo, sta cosa mi fa sentire sporca, ma ne godo in una maniera incredibile... poi il prete... vecchio e laido. Alto e magro come uno spaventapasseri ma libidinoso come pochi... devo succhiare il suo cazzo per una eternità per farlo diventare duro e poi mi distende a terra come fossi in croce e mi penetra così...-


Maledetta libidine.. mi dico!
Ne sono schiavo! Non so dire di no a nulla neanche io! L’ho sempre subita la libidine... per me è come il cane che morde le gambe al matto! Lei... Alba... è quanto sono io... un mio specchio, lei femmina e io maschio.
Non so se siamo il male o il lievito primordiale del mondo.
M’inginocchio e la tiro a me e le bacio la figa. 

In lei adoro la donna. La bacio, lecco e mordo fino a sentirmi la bocca intorpidita, adoro il centro dell’universo leccandola. 
La vita è questa.. non altro! 
La sua figa e tutte le fighe sono il centro del mondo! Non è altro per me! La sveglio prima di penetrarla. La tiro per terra e la prendo come un toro prende la sua femmina. Spingo dentro di lei a lungo... ma quando sto per godere mi stacco e le cerco la bocca così come vuole lei.

Le do appuntamento dopo il w.e., il lunedì... le assicuro che parlo con la sua mami. 

Mami un cazzo! Ribatte..! 
E’ una vecchia troia, una vecchia scoreggia, ribadisce incazzata. Vecchia no... ha la mia età, le faccio osservare. Mi manda a fare in culo e se ne va. 
Le telefono dopo? Si..
Non lascio passare del tempo, telefono subito a mami e la prego di passare da me... devo dirle cose importanti.

Kate Moss and Luka Isaac by Mert Alas & Marcus Piggott 2017

robertocustodioart:
“Kate Moss and Luka Isaac by Mert Alas & Marcus Piggott 2017
”

Fifi L’Arpete 1922

LEI DICE...



AMO IL MIO CLITORIDE

mercoledì 27 marzo 2019

LA STRANA STORIA DELLA RAGAZZA CHE FACEVA POMPINI NEI CESSI.



Il giorno successivo. 
Alba è già sdraiata sul divano e sotto l’effetto della droga, devo riconoscere che è il soggetto idoneo per questo tipo di trattamento. Indossa una gonnellina, le sue cosce tornite sono completamente scoperte, alzo un po’ l’orlo per poterle vedere gli slip... oggi sono rosa.

-Alba... mi senti?-
-Si...-
-Dobbiamo tornare a quando avevi 13 anni. Ci riesci...? Ritorna a quando ti sei masturbata in webcam con quei ragazzi... ci sei?-
-Si... ci sono... loro si sono masturbati con me e per me... hanno sborrato davvero tanto..-
-Bene.. poi che succede? Racconta... anche i particolari...-
-Lui... il bellissimo... mi vuole incontrare... io dico a mamma che vado a trovare un’amica invece vedo lui... sa baciare benissimo... solo baciandomi mi fa bagnare tantissimo...-
-Solo baciare Alba? Nient’altro...?-
-No... solo baciare e parliamo... sono innamorata di lui... così bello e adulto e dice che vuole me... mi chiede se sono vergine...-
-Gli altri ragazzi della discoteca e della webcam? Li vedi...? Non ti cercano?-
-Di sfuggita si... fanno degli approcci e degli apprezzamenti... io non raccolgo... voglio lui... solo lui...-
-Poi? Che succede...?-
-Lui m’invita ad una festa a casa sua... saremo in molti... i suoi amici verranno con le loro ragazze... voglio... devo andarci... sono la sua ragazza... me lo dice sempre... dico una bugia a mamma...-
-Continua... ora concentrati, devi rivedere quella giornata...-
-Si... mi preparo... indosso un top senza reggiseno, ora non m’importa se le mie tette sono piccole, ho i capezzoli che spingono la stoffa e una gonna, sandali. Vado... mi apre e mi fa passare in giardino... ci sono i soliti amici suoi... tutti. Nessuna ragazza... chiedo il perché non ci siano... mi dice che hanno cambiato programma... ci sono solo io come ragazza... mi chiede se voglio restare... io ci penso e mi sento sciogliere sotto... so cosa vogliono... dico che voglio restare lo stesso...-
-Sai cosa vogliono Alba? Cosa vogliono? Poi? Che succede...?
-Mi vogliono scopare tutti... lo so... tutti assieme ed è una cosa che mi fa impazzire... non vedo l’ora. Mi fanno bere... c’è della musica a manetta e uno mi si appoggia dietro... sento la sua erezione spingere contro la schiena... poi... un altro davanti... lui... il mio bellissimo guarda e ride... mi piace quello che sento... due cazzi duri... le loro mani mi stanno frugando... strizzano forte i capezzoli, mi stanno dicendo qualcosa... che sono una troietta dal sangue caldo... una vera succhiacazzi... mi toccano forte... sento le dita ora sulla figa e fra le mie natiche... quello dietro dice che ho un bel culetto... non grosso ma sodo e arrapante. Ora mi prendono e mi portano su un tavolo da giardino... dico a lui... a lui... al mio bellissimo che sono vergine... che voglio lui per primo... che sia lui a prendere la mia prima volta. Mi spogliano... sono nuda e sono circondata da cazzi duri... li ho addosso... sono aperta... a gambe larghe. Lui si avvicina... mi prende le gambe e se le mette sulle spalle e lo sento premere. Un dolore! Forte e immediato! Sento il suo cazzo dentro di me... grosso... che inizia a muoversi e... grido! Lui continua e continua, mentre gli altri ragazzi mi tengono le mani e mi mettono i loro cazzi in bocca, sul viso e sul corpo. E... sento un gran calore dentro di me... nonostante il dolore persistente... e il nascere di un piacere strano... ecco... lui grida e mi sborra dentro... tutti mi sborrano dentro... non usano preservativi, uno dopo l’altro mi prendono e io... godo... godo tantissimo... la loro sborra tracima fra le cosce ed è colorata dal mio sangue. Io li voglio... davvero non è violenza la loro... capisco allora che io sono fatta così. Sento la figa come penetrata da ferri incandescenti... ma non sono sazi loro e non sono sazia io. Mi piace fare la troietta... e quando parlano fra loro e decidono di farmi il culo... non mi dispiace. Mi sistemano a pecora e si preparano... e io da troia insaziabile li incito, li eccito con frasi sempre più porche e volgari e muovo il culo per invitarli. Mi prendono... sento solo il dolore con il primo... ma mi riesce sopportabile piena di libidine come sono, poi entrano gli altri nel buco ora largo, uno dopo l’altro e li godo.. nuovamente mi riempiono con la loro sborra, guardano il buco oscenamente aperto e ridono... mi piace che lo facciano... allargo le natiche affinché vedano meglio... guardate porci...! Guardate cosa mi avete fatto con i vostri cazzoni!-
-Fermati un attimo Alba... spogliati nuda... su fallo mentre racconti... -


Alba esegue prontamente, un attimo ed è nuda completa, si stende di nuovo, uhm... che belle tette ha! Giovani.. ritte, capezzoli rosa che sembrano punte di lapis, allarga le gambe e porta le mani al ventre, ha una figa bellissima, un vero gioiello.. color rosa carico, si tocca... si apre e stuzzica il clitoride.


-I maiali mi danno il cazzo da pulire... me lo fanno pulire con la lingua, sono dei veri maiali loro... anche lui... il mio ragazzo... mi stendo a gambe larghe su un lettino... sono sfinita ma non ancora sazia e mi fa male tutto, la bocca.. la figa e il culo... passa un po’ di tempo, forse mezz'ora e ricominciano... non tutti... due o tre... hanno ancora voglia... non ricordo bene, gli altri bevono e guardano, mi scopano ancora e poi vogliono che li faccia venire in bocca...-
-Continua a toccarti Alba... fammi vedere come godi! Dai... voglio che vieni ora... godi!-


Uhm... vedere il suo corpo inarcarsi sotto l’orgasmo! Magnifico! Cazzo... non ho proprio scrupoli, non ne ho per nulla... ma se per puro caso ne avessi questo li ridurrebbe a puri esercizi spirituali!


-Alba mettiti in ginocchio a pecora... fammi vedere il culo...-


Lei esegue... appoggia il petto contro lo schienale del divano e ammiro il suo culo tondo... la curva magnifica che parte dai fianchi e che prende la forma di una clessidra... bellissimo! Fra le natiche intravvedo il suo buchino... ha la forma di un garofanino chiuso... leggermente più scuro della pelle che lo circonda... fra le cosce la sua bella figa rorida d’umori... e il suo odore arrapante...! Apro la cintola e faccio cadere a terra i pantaloni... mi meno leggermente... lo strofino nello spacco delle natiche... sul taglio della sua figa... e poi la penetro. Non mi importa delle conseguenze... voglio solo fotterla... fotterla... fotterla! Senza pensare ad altro, sono in un'altra dimensione temporale e di spazio, non mi interessa altro che fotterla! 

Ma la voglio sveglia e attiva...

-Svegliati Alba... svegliati al mio tre, uno... due e tre...-


Il suo risveglio è subitaneo e si accorge della situazione, diventa subito collaborativa, spinge il culo ad incontrare i miei colpi e la figa è una fontana vera... un lago. La tengo per i capelli e la tiro a me... la sculaccio forte, le strizzo i capezzoli... a tratti le mordo forte la nuca come fosse la mia cagna, le dico quanto è puttana.
Il nostro esercizio dura un paio d’ore, non ci neghiamo nulla, ha solo una richiesta... che le sborri sempre in gola. 

Eseguo.
Le do appuntamento da lì a due giorni e intanto telefono a mami sua, uhm... anche quella donna mi fa sangue, penso al suo grosso culo a viola. Se Alba ha preso qualcosa da lei, se la mela non è caduta troppo lontano dall'albero... almeno un po’ puttana lo deve essere. Io credo nelle regole genetiche. Intanto le chiedo un anticipo. Me lo porta in serata e parliamo della figlia, le dico qualcosa, ma sono esausto e la lascio andare via presto.


EH SI...! BEVUTO UN PO' TROPPO...

LO LEVO...!

CENERENTOLA.


martedì 26 marzo 2019

corwinprescott: “Temperance” Philadelphia, Pa 2016

corwinprescott:
“ “Temperance”
Philadelphia, Pa 2016
Corwin Prescott - Ms Nacke - Full series on Patreon
”
Love love love

Thomas Bak

the-prussian-officer:
“Thomas Bak
”

Helmut Newton

partialboner:
“Helmut Newton
”

GATTE

LA STRANA STORIA DELLA RAGAZZA CHE FACEVA POMPINI NEI CESSI.





Non crederete che sia in grado di fare questo, vero? Ipnotizzare? 
Ma va! No, tutta scena. 
E’ l’effetto della droga, la usano nella narcoanalisi, la mia amica psichiatra era favorevole ad ogni forma di psicofarmaci e che viaggi facevo con lei! Mi faceva volare senza paracadute per giorni interi con l’LSD. Volavo come Lindberg sopra l’atlantico e senza aereo. 
Che bei tempi!

Mi metto comodo su una sedia accanto a lei e cominciamo.
-Alba.. mi senti? Rispondimi..-
-Si.. ti sento..-
-Ora Alba.. torneremo indietro.. indietro.. lascia scorrere il tuo tempo all'indietro, cerca un riferimento nel tuo passato, un compleanno magari... l’hai trovato?-
-Si... si… ho quindici anni.. abbiamo organizzato una festa... ci sono tanti ragazzi, belli... non siamo in discoteca. No... una festa privata... in casa mia, i porci sanno della mia inclinazione e mi portano nella stanza dei miei genitori... che mi hanno lasciato casa libera... quanti cazzi mi sono fatta quella sera! Non ne ho perso uno...-

Questa ragazza mi farà impazzire! 
A queste cose non ho proprio la forza di resistere! Appena parlano di scopate... addio! Io parto! Vado fuori strada!
Tanto per peggiorare la situazione Alba si dimena tutta e la gonna risale... risale, ora ha le cosce completamente scoperte la puttanella!

-Mi hai detto che hai iniziato a quattordici anni.. quindi non è quella situazione che c’interessa... vai ancora indietro...-
-Quattordici anni... una gita scolastica. Sono in un pullman.
Andiamo a Firenze... siedo in fondo e i ragazzi vengono uno per volta a farsi spompinare... non devo sporcarli con la loro sborra... devo stare molto attenta a bere tutto subito e bene...-
-Alba... è questa la prima volta che fai dei pompini?-
-No no... la prima volta ho tredici anni...-
-La prima volta? Vuoi raccontarmi? Raccontami tutto anche i particolari...-
-Sono magra... non mi piaccio proprio, vorrei avere più seno e più culo. Vado in discoteca e prendo il reggiseno imbottito di mia madre per avere più seno... indosso dei pantaloni di raso nero che mi fasciano il culo... ballo con le mie amiche... bevo una... no... due coca con rum e sento la testa leggera. Non sono abituata e sono brilla... poi sto male e ho bisogno di vomitare. Il bagno delle ragazze è occupato... c’è la fila e allora entro in quello degli uomini... entro in un gabinetto ma la porta non chiude... vomito e mentre mi pulisco la bocca spinge la porta un ragazzo. E’ lui... è bellissimo... ha già il suo cazzo in mano... vuole pisciare. E’ sorpreso... ma non lo nasconde il suo coso. Non mi lascia uscire... mi tiene con una mano mentre si libera... guardo curiosa il suo zampillare. Poi... finito mi prende per i capelli e mi tira in ginocchio e me lo mette in bocca, gli è diventato subito duro e mi scopa la bocca con violenza e mi riempie dopo un bel po’. Non mi lascia ancora andare, chiama anche due suoi amici che sono nei gabinetti accanto e loro mi fanno fare la stessa cosa. Hanno dei bei cazzi giovani e duri... durissimi, la loro sborra è tanta e mi si riversa sulla blusa. Escono e mi portano in sala. Lui... il bellissimo dice che vuole stare in contatto con me, che mi telefona. Abita vicino a me. E’ più grande... ha quasi diciotto anni... come i suoi amici..-
-Poi? E’ tutto qui?-
-No.. Mi telefona pochi giorni dopo e mi dice di collegarmi con lui con la webcam, sono a casa sola... lo faccio... è a torso nudo, è bellissimo. I suoi boxer non nascondono la sua erezione potente, parliamo un po’... e poi mi chiede se mi dispiace se mentre chattiamo si masturba. Dico di no... sono eccitata tantissimo... mi piace vederlo segarsi con forza... ha un cazzo bellissimo e lui lo fa fino ad arrivare a sborrare... vedo gli schizzi potenti della sua eiaculazione... mi chiede di contraccambiare... sono bagnata... sono una vera fontana... lo faccio. Mi sento tanto troia e mi sento grande... adulta come lui. Mi spoglio nuda e mi metto a gambe aperte in modo che lui possa vedere bene la mia fighetta... la mia mano sa come fare e presto gli dono il mio orgasmo... lui…-
-Lui...? Continua...-
-Sento suonare alla sua porta... sono i suoi amici... quelli della notte in discoteca e altri ancora... cinque sono oltre lui, lui dice loro di venire a vedere, mi dice di continuare che vuole farmi ammirare dai suoi amici... e io obbedisco... seguito a masturbarmi e ora gli orgasmi sono più forti e ravvicinati... mi piace essere vista, guardata... mi sento tanto puttana, la figa mi brucia da tanto me la strofino... loro... si scoprono e si masturbano... mi chiedono se voglio essere ricoperta della loro sborra... se la voglio su tutto il corpo... sul viso... in bocca... dico di si... di farlo e godo ancora. Anche loro godono e sborrano... tantissimo...-

Alba ora ha il ventre scoperto, la sua mano accarezza. Passa lentamente le dita sopra il trasparente tessuto degli slip. Io sono pazzo di desiderio... me lo tocco sopra i pantaloni, è duro da farmi male. E’ evidente che è eccitata... gli slip mostrano un alone d’umido e sento il suo afrore. Meraviglioso...! E' una splendida creatura questa giovane femmina! A fatica riesco a ragionare e rimando il piacere... Dio! Che voglia di leccare quella figa!

-Ora... Alba, conterò fino a tre e ti svegli, per oggi abbiamo finito... seguiteremo domani, uno... due... e tre...-

Al tre apre gli occhi... nota che ha la gonna sollevata.

-Sono eccitata... che mi hai fatto? Mi hai scopato? Ahah... mi sento come se avessi goduto... sono bagnata...-
-No... non ti ho scopato, siamo tornati indietro e raccontavi di te... e ti sei sollevata tu la gonna e ti sei toccata...-

Aspetta a rimettere a posto la gonna...

-Uhuuu... non vuoi scoparmi? Ora? O ti faccio un pompino... sono brava sai?-

Mi costa fatica ma declino l’offerta, verrà il momento giusto... andiamo avanti con calma.
Le dico che dovrà tornare, che è stata molto brava e molto interessante la seduta, molto positiva, lei reagisce bene. Fissiamo un appuntamento per l’indomani nel pomeriggio.
Riferisco qualcosa alla madre, dato che alla fine è lei che paga... che abbiamo appena iniziato e va bene, le assicuro che le dirò tutto ma che dovrà essere una cosa altamente confidenziale fra me e lei, ne va del mio rapporto con Alba. Accetta.
Voglio scopare anche lei, la madre bonona che mi fa sangue. 
Penso che così sarà un incesto di secondo grado, ma si... il gran cervello malato e ipersessuato di Freud lo ha definito così, se hai rapporti sessuali con due persone consanguinee fra loro è un incesto di secondo grado. 
Mah.. incesto? Dove lo vedeva? Mi sembra una cazzata.