martedì 2 febbraio 2016

FAMILY DAY E ADOZIONI.

Perché affidare un bambino a una coppia omosessuale quando c'è sempre qualche prete o una suora pronti a prendersi cura di lui?

Da... RHINO...


...Rhino non è il suo vero nome.
E' un figlio di nessuno, un neonato abbandonato e dato che è stato trovato il giorno di san Martino, lo hanno battezzato con quel nome.
E' sempre stato in istituti religiosi, prima in quello per bambini piccoli diretto dalla “suora” e poi, da adolescente, in quello diretto dal “prete”.

Non ha dimenticato...
La “suora” correggeva i suoi sbagli, le sue piccole innocue mancanze, con lunghe sedute di penitenza, lui... bambino costretto inginocchiato sul riso.
Dolorante, piangente.
Oppure rinchiuso nella sala di punizione al buio senza cibo.
La “suora” girava con una lunga canna e la usava molto spesso sui suoi piccoli ospiti.
Diceva loro che doveva correggere la loro natura malvagia di trovatelli.
Che Dio non li amava.
Quando adolescente cambiò istituto e andò in quello del “prete” era un ragazzo alto ma magro e denutrito.
Il nuovo istituto era diretto diversamente.
Il “prete” era un omone di un metro e ottanta e novanta chili ed era fanatico della boxe. In palestra aveva impiantato un vero ring e lì ci stava per tutto il tempo.
Quando arrivò Martino, il “prete” lo studiò con attenzione, gli misurò l'altezza, il peso, gli osservò con attenzione le mani, la consistenza delle ossa e sentenziò che Martino sarebbe diventato un pugile.
Un vero pugile professionista.
Quindi allenamento.
Vero cibo.
Proteine. Tante proteine.
Integratori alimentari.
Non gli voleva male... il “prete” a Martino.
Lo voleva sul ring come sparring partner, lo addestrava, gli insegnava i rudimenti del combattimento.
Solo che... lui grande e grosso e esperto, nel corso degli allenamenti gli ruppe due volte il naso e più volte le arcate sopraccigliari, ferite che poi riparava lui stesso cucendole sommariamente con dei punti chirurgici.
Gli cambiò anche il nome, quello di Martino non era adatto per un vero campione.
Divenne... Rhino!
Il “prete” già immaginava il boato della folla quando Rhino sarebbe entrato nell'arena!

...Rhinooooo... Rhinooooo...

Solo che... a Martino o Rhino che dir si voglia, mancava ancora qualcosa, quel quid che fa il campione, insomma qualcosa di indefinito... ma qualcosa mancava.
Era veloce, potente, ma...
Oh si...!
Gli mancava la cattiveria...! L'istinto di distruggere!
Comunque cresceva, di peso e di statura, il continuo allenamento gli formava muscoli d'acciaio.
E la cattiveria?
Gliela insegnava il “prete”!
Ma almeno non lo insidiava come i preti o frati del primo istituto, veri e propri pedofili sempre con le mani nei suo calzoncini di bambino.
No...! Il “prete” non lo aveva mai toccato se non per massaggiarlo dopo le lunghe pratiche sportive.
Lo portava agli incontri di boxe, lo curava fisicamente.
Ma era comunque crudele, voleva che Rhino imparasse a sopportare il dolore, a essere “cattivo”.
Lo costringeva all'angolo e qui lo colpiva ripetutamente fino a farlo cadere a terra senza sensi. Diceva che era per il suo bene.
Doveva imparare.
“Non devi dar tregua al tuo avversario”, gli diceva! “Devi colpirlo e colpirlo fino a quando non crolla distrutto!”
E così faceva con lui.
Lo colpiva fino a farlo crollare, incurante del suo dolore, del sangue copioso che scorreva e gli ricopriva il volto.