giovedì 18 febbraio 2016
martedì 2 febbraio 2016
FAMILY DAY E ADOZIONI.
Perché affidare un bambino a una coppia omosessuale quando c'è sempre qualche prete o una suora pronti a prendersi cura di lui?
Da... RHINO...
...Rhino non è il suo vero nome.
Da... RHINO...
...Rhino non è il suo vero nome.
E'
un figlio di nessuno, un neonato abbandonato e dato che è stato
trovato il giorno di san Martino, lo hanno battezzato con quel nome.
E'
sempre stato in istituti religiosi, prima in quello per bambini
piccoli diretto dalla “suora” e poi, da adolescente, in quello
diretto dal “prete”.
Non
ha dimenticato...
La
“suora” correggeva i suoi sbagli, le sue piccole innocue
mancanze, con lunghe sedute di penitenza, lui... bambino costretto
inginocchiato sul riso.
Dolorante,
piangente.
Oppure
rinchiuso nella sala di punizione al buio senza cibo.
La
“suora” girava con una lunga canna e la usava molto spesso sui
suoi piccoli ospiti.
Diceva
loro che doveva correggere la loro natura malvagia di trovatelli.
Che
Dio non li amava.
Quando
adolescente cambiò istituto e andò in quello del “prete” era un
ragazzo alto ma magro e denutrito.
Il
nuovo istituto era diretto diversamente.
Il
“prete” era un omone di un metro e ottanta e novanta chili ed era
fanatico della boxe. In palestra aveva impiantato un vero ring e lì
ci stava per tutto il tempo.
Quando
arrivò Martino, il “prete” lo studiò con attenzione, gli misurò
l'altezza, il peso, gli osservò con attenzione le mani, la
consistenza delle ossa e sentenziò che Martino sarebbe diventato un
pugile.
Un
vero pugile professionista.
Quindi
allenamento.
Vero
cibo.
Proteine.
Tante proteine.
Integratori
alimentari.
Non
gli voleva male... il “prete” a Martino.
Lo
voleva sul ring come sparring partner, lo addestrava, gli insegnava i
rudimenti del combattimento.
Solo
che... lui grande e grosso e esperto, nel corso degli allenamenti gli
ruppe due volte il naso e più volte le arcate sopraccigliari, ferite
che poi riparava lui stesso cucendole sommariamente con dei punti
chirurgici.
Gli
cambiò anche il nome, quello di Martino non era adatto per un vero
campione.
Divenne...
Rhino!
Il
“prete” già immaginava il boato della folla quando Rhino sarebbe
entrato nell'arena!
...Rhinooooo...
Rhinooooo...
Solo
che... a Martino o Rhino che dir si voglia, mancava ancora qualcosa,
quel quid che fa il campione, insomma qualcosa di indefinito... ma
qualcosa mancava.
Era
veloce, potente, ma...
Oh
si...!
Gli
mancava la cattiveria...! L'istinto di distruggere!
Comunque
cresceva, di peso e di statura, il continuo allenamento gli formava
muscoli d'acciaio.
E
la cattiveria?
Gliela
insegnava il “prete”!
Ma
almeno non lo insidiava come i preti o frati del primo istituto, veri
e propri pedofili sempre con le mani nei suo calzoncini di bambino.
No...!
Il “prete” non lo aveva mai toccato se non per massaggiarlo dopo
le lunghe pratiche sportive.
Lo
portava agli incontri di boxe, lo curava fisicamente.
Ma
era comunque crudele, voleva che Rhino imparasse a sopportare il
dolore, a essere “cattivo”.
Lo
costringeva all'angolo e qui lo colpiva ripetutamente fino a farlo
cadere a terra senza sensi. Diceva che era per il suo bene.
Doveva
imparare.
“Non
devi dar tregua al tuo avversario”, gli diceva! “Devi colpirlo e
colpirlo fino a quando non crolla distrutto!”
E
così faceva con lui.
Lo
colpiva fino a farlo crollare, incurante del suo dolore, del sangue
copioso che scorreva e gli ricopriva il volto.
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