mercoledì 2 dicembre 2020

AFFETTIVITA' PREDATORIA! iL SIG M.. IL CONSULTO.

 


Il Sig. M. e la dottoressa.


-Pronto...-

-L’ho fatto, ho fatto come volevi... bastardo-

-E hai goduto, no? Non è stato tutto come ho detto io?-

-Si, ho goduto... tantissimo, pensavo a cosa mi fai diventare, mi stravolgi...-

-Diventare? Io quelle come te le sento a fiuto... tu sei già puttana! Io ti sveglio solo dal tuo torpore!-

-Ho bisogno di te, quando ci rivediamo?-

-Presto... –


Passano i giorni, una settimana, dieci giorni.

La dottoressa ogni giorno chiede...

-Paola? Ha telefonato il sig. M. per prenotare l’incontro?-

-No, dottoressa...-

La sua inquietudine la disturba. Mai avrebbe immaginato di diventare succube di un uomo e appena dopo poche ore? Si chiede cosa prova e non sa darsi una risposta, ha dentro di se un pensiero alieno e non è in grado di eliminarlo.

Più volte si umilia a chiamarlo. Mentre compone il numero pensa a cosa dire, cosa chiedere, ma trova sempre il vuoto. Lui ha staccato il cellulare.

Infine... un giorno.

-Dottoressa... una e-mail del Sig. M.-


"Gentile Dottoressa, ho necessità del suo aiuto professionale. Devo sottopormi gioco-forza ad un consulto medico-psichiatrico, Lei come mio medico curante deve essere presente. So di poter contare su di Lei..."

...poi i dettagli...

"Il luogo del consulto è una casa privata, la prego di non formalizzarsi. L'attenderò all'uscita dell’autostrada e da li con le rispettive macchine procederemo verso la località.

Usi un abbigliamento professionale, le dispiace? Tailleur scuro e porti camice e occhiali, si... prego, è opportuno che si tolga le lenti a contatto, gli occhiali le danno un atteggiamento più dottorale.

La mia vettura è una Porsche nera ci troviamo il giorno 14 alle 16, all'uscita di..

Con tutta la mia considerazione.

M."


Un consulto? A che scopo? Non dovrebbe saperne di più sulle ragioni che lo hanno reso opportuno o necessario? E come fa a sapere delle lenti a contatto?

Uomo odioso!

Chiede per mail, lo chiama al cellulare, nulla.

Il giorno arriva e lei fa in modo di trovarsi pronta all'appuntamento, ha con se la cartella che lo riguarda e non molto altro, che potrà dire di lui? Di un uomo che l'ha scopata alla seconda seduta? Lei ha perso ogni considerazione di se stessa.

Eccolo, scende e si avvicina.

-Grazie di essere venuta, seguimi...-

Lasciano l’autostrada, dopo alcuni chilometri lui si ferma a lato, il luogo è appartato. Sale sulla sua macchina.

-Voglio ringraziarti...-

-E perché? E’ mio dovere essere qui... e mi paghi...-

La sua mano la cerca fra le cosce, fruga e lei pur tenendogli il polso non può impedirgli di arrivarle alla fica. La strofina, si bagna le dita e poi arriva al clitoride, glielo strizza forte causandole un fremito.

-Abbandonati, lasciati fare, voglio farti godere prima, voglio farti bagnare... ne avrai bisogno, voglio sentirti urlare dal piacere-

Non ci mette davvero molto a farla arrivare all’orgasmo, lui ha questa particolare capacità, riesce ad esasperare la sua libidine, non ha difese.

Le prende la mano e se la porta sul cazzo.

-Sentilo, ti è mancato vero? Ogni giorno e ogni notte lo hai desiderato, lo vuoi puttana? Lo vuoi qui?-

-Si, animale degenerato che sei, lo voglio... qui... ora...-

-Succhialo, prendimelo in bocca...-

E mentre lei lo fa le prende la testa e la guida, la tira verso il suo ventre, la costringe a prenderlo fino in gola fino a provocarle conati di vomito.

Lui la fa giocare per un po’ poi la stacca.

-Ti voglio scopare qui sulla strada, come una troia da pochi euro...-

Scende e la costringe a mettersi in ginocchio sul sedile, il culo in bella mostra verso di lui, le alza la gonna e le sposta gli slip, apre la patta e lo tira fuori.

-Dove lo vuoi... puttana? In fica? O nel culo? Uhmm... facciamo il culo? Voglio essere il primo oggi...-

Prima lo bagna sullo spacco della vagina, la penetra a fondo, poi lo leva e lo punta al suo buco, lo tiene con la mano mentre spinge, lei è stretta lì... ha sempre avuto problemi a farsi inculare specialmente da cazzi grossi, è una vita che non ne prende più, gli uomini sono pigri e non vogliono lavorarglielo a lungo e entrano subito in fica.

Nonostante il dolore che prova lei lo vuole, sa che godrà, che il dolore sarà una componente del suo piacere, sa che si sentirà una puttana a farsi scopare così sulla strada come una prostituta.

Spinge, spinge e lei sente il glande superare l’anello dello sfintere, lo sente entrare, allargarla, romperla, lui ritira e rimette più volte fino a che il buco si allarga, si adatta. Ora lo spinge a fondo. Dentro fino al pelo, fino a sbattere con il ventre contro le sue natiche.

Ora i movimenti diventano più veloci e profondi, la tiene per i capelli e le urla di godere, di fare in fretta che sono attesi. Sbatte forte contro lei, gode dei suoi gemiti di dolore e delle grida dell’orgasmo. Non le tocca altro, le mani a tenerla forte per i fianchi, non le tocca il clitoride eppure lei gode. Un piacere diverso, più perverso, animalesco, raggiunge il climax quando lui con delle urla si vuota in lei, le riempie l’intestino.

Poi le fa fretta, sono in ritardo. Si asciuga il cazzo bagnato di sborra sulla sua gonna e risale sulla sua auto.

Ancora pochi chilometri e si ferma davanti ad una villa. La fa scendere, le dice di mettersi già il camice. Lei esegue. Ora è di nuovo professionale, non la puttana di poco prima ma la dottoressa molto considerata nell’ambiente medico.

Entrano, lui la guida, apre la porta e la fa entrare, la precede e la porta in una grande stanza arredata lussuosamente, alcuni uomini in camice seduti dietro ad un tavolo in attesa.

Mostrano deferenza.

Lui la presenta.

-La dottoressa... mio medico curante.-

Poi la porta verso gli uomini, sono cinque, tutti sui cinquanta, lei non li conosce. Uno è alto, imponente, di colore.

-Dottoressa... i professori... –

I nomi le sfuggono mentre lui li elenca, non ne riconosce uno. Possibile? Nel suo ambiente? C’è qualcosa di strano in tutto questo.

-Possiamo iniziare, prego si accomodi dottoressa...-

Le indicano una poltrona in mezzo alla stanza.

-Ci dica, dottoressa... ci illustri...-

Lei? Forse intendono che deve parlare del suo paziente? Il suo disturbo? Della sua diagnosi?

Inizia a farlo ma viene interrotta.

-No. Ci dica di lei, di questa sua voglia di fare la puttana, il bisogno che prova di essere troia...-

Non è possibile! E’ lei l’osservata? L’oggetto del consulto?

Guarda il Sig. M che ora le sorride serafico.

Bastardo! Porco! Depravato! Figlio di puttana!

-Diglielo, di loro tutto, sono amici... -

Lei si alza, vuole lasciare la stanza ed andarsene ma lui le preclude la fuga portandosi alla porta.

-Stai tranquilla, non li vuoi conoscere bene i miei amici? Sai... non sono dei veri professori ma se ne intendono di matti, hanno tutti una più o meno lunga permanenza in manicomi criminali per reati sessuali, rilassati dottoressa, sarà un lungo e proficuo pomeriggio e avrai modo di far pratica su tutte le deviazioni sessuali...-

Gli uomini si alzano in piedi aprono i bottoni del camice e tirano fuori il cazzo, sono nudi sotto.

E lei capisce in che mani è capitata, ma la colpa è sua, sua, perché non ha saputo individuare il pericolo, ora ha paura, una paura folle, ma stranamente proprio nel fondo, nel sommerso della sua mente, lei stessa sente muoversi qualcosa, la libidine!


Poi... le sembra di vivere il seguito del tempo in un mondo di nebbia, si vede in ginocchio con un cazzo in bocca e altri due nelle mani. Sa che ha voglia di esagerazioni e che lui... il diavolo... ormai lo identifica in un diavolo, le sta dando quello che lei desidera nel suo subconscio. 

Vuole essere usata, presa, violentata, scopata, inculata, vuol essere riempita di sperma da più... più uomini.

Ora la prendono a turno, uno dopo l’altro mentre lui, M., dirige il tutto come un direttore di orchestra, ora fa intervenire uno, ora l’altro. Comanda cosa farle. Assieme o separatamente.

Stranamente sente che lui la sta comunque proteggendo, che la violenza nei suoi confronti ha un limite ben definito e che lui non permetterà mai che questo limite sia oltrepassato. 

Usa il negro come solista.

-Ora questo ti sfonderà il culo, lui incula solo! Guarda quanto è grosso, è enorme vero? Pensa a chi ha inculato questo animale nero, le vuole giovani, ragazze adolescenti. Non ti eccita sapere che tra poco ti sfonderà? Ringrazia che io te l’ho già un po' aperto, non ricordi? Ti ho usato una cortesia, devi essermi grata... dottoressa.-

Sente il cazzo enorme avvicinarsi e mentre la tengono ferma lo sente sfondare il suo buco, si sente lacerare. Lo sente dentro come un ferro incandescente e inizia a godere.

Sente ora e lo vive il legame fra tormento e piacere, ora giustifica questa strana e perversa dipendenza.

Gli altri la lasciano, non serve più trattenerla a forza, c'è chi le da il cazzo in bocca e chi glielo passa sul corpo, è già inondata del loro sperma, corpo, viso, capelli.

Gli uomini sono esausti. Si abbandonano sulle poltrone precedentemente occupate, devono riprendere le forze.

Il Sig. M.

-Ora tocca a me. voglio scoparti piena di sborra, allargata da altri cazzi, voglio essere l’ultimo, mi piace scoparti dopo questi folli.-

Lei in un moto di ribellione lo insulta.

-Porco.., porco! Pazzo depravato! Fa che io esca da qui e ti faccio rinchiudere, sei pericoloso. Sei un animale!-

-Zitta! Zitta... devi essermi grata sai? Ora hai il modo di vivere tutte le ossessioni sessuali, le deviazioni, le conoscerai di persona, avrai una esperienza gratificante...-

La prende e la alza, prende da un mobile un oggetto.

Sono delle manette ricoperte da pelliccia, gliele rinchiude ai polsi, la trascina con se al centro della stanza.

Ora lei vede sul soffitto un gancio, un gancio appeso ad una catena che lui fa abbassare.

-No... no... questo no! Ti prego... non farmelo! Ho paura ad essere legata così, faccio qualsiasi cosa ma non questo!-

Lui non l’ascolta, passa il gancio alle manette e tira a rialzare la catena. La tira e lei si sente sollevare verso l'alto, è tutta distesa ormai, inarcata, i suoi piedi toccano appena il pavimento con le punta delle dita.

-Puttana, ora proverai dolore, dolore e piacere! Ti voglio sentire piangere e pregare! Pregami, pregami... scongiurami di lasciarti libera.-

Lei ora è terrorizzata

-Non ti pregherò mai... animale! Tu non sei un uomo ma una belva...-

Lui ora ha in mano un frustino, lo prova contro il palmo dell’altra mano e poi la colpisce forte sui glutei. Ora il frustino sibila e schiocca contro quelle carni tenere!

-Questo è l’antipasto... puttana. goditelo perché dopo soffrirai parecchio.-

Ora è il seno ad essere colpito, i colpi cadono proprio sui capezzoli e lei sente delle fitte atroci di dolore.

-Pregami, pregami... puttana...-

-No... mai... mai...-

Lui chiama gli uomini, li fa avvicinare. Lascia a loro il compito di colpirla, rilascia appena la catena, la rilascia quel tanto che permetta a lui di prenderla sotto le cosce, allargargliele e penetrarla, lui in piedi e il suo cazzo dentro di lei a fondo.

-Colpitela sulla schiena. Deve urlare...!-

Gode nel sentire la sua figa stringersi sotto i colpi di frustino. Le tiene le mani sotto le cosce e la alza quel tanto per uscire ed entrare. Gode delle sue urla di dolore.

-Pregami... chiedi pietà... fallo troia...-

E’ appena un lamento che esce dalla sua bocca.

-No... mai...-

Le contrazioni della vagina lo fanno godere e la riempie.

Ora è di nuovo sollevata fino a toccare terra appena e ricomincia il tormento. Gli uomini hanno ripreso forza usano diversi strumenti. Tenaglie per i capezzoli. Un divaricatore ginecologico per aprirle figa e culo. 

Ripetutamente la fanno abbassare, la mettono a pecora sul pavimento e la prendono. Ancora figa e culo la riempiono e la ritirano su.

Ma lei non cede, mai avrebbe creduto e poi ammesso lo strano rapporto che prova con il dolore. Ora capisce pienamente il bisogno e la ricerca di alcuni suoi pazienti di prove atroci, vede lo stretto legame con la libidine.

Ed è strano, odia il suo aguzzino e lo desidera, sa che lo ama.

La lasciano sul pavimento come una cagna legata alla catena.

Passano delle ore, ha sentito partire diverse macchine.

Ha il terrore di essere stata abbandonata in questa casa maledetta.

Se è così chi mai la ritroverà?


Tibet

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