Un omaggio a Bianca e un
augurio di "buona vita".
-Prego si accomodi.-
-Dove?-
-Dove vuole.-
-Ci sono tre poltrone e
un lettino qui.-
-E allora?-
-E' una specie di test?-
-No. Sono solo tre
poltrone e un lettino. Signor M. la prego si sieda dove vuole. Non
sia nervoso, si accomodi dove pensa di poter essere più a suo agio.-
-Va bene.-
-Dunque Signor M. mi
spieghi perché è qui.-
-Non l'ha letta la mia
cartella?-
-Certo che l'ho letta.
Vorrei che me lo dicesse lei.-
-Sono affetto da un
disturbo psichico.-
-E quale sarebbe?-
-Dottoressa, è lei la
psichiatra.-
-Signor M., senta. Lei
non viene qui per farmi un favore. Le mie sedute costano, e anche
parecchio. Mi assecondi la prego.-
-Come vuole. Mi è stata
diagnosticato un disturbo della personalità.-
-Quale?-
-Lo sa già.-
-Quale Sig. M.?-
-Disturbo narcisistico
di personalità.-
-E si riconosce in
questa diagnosi?-
-Si, in parte.-
-In cosa si riconosce?-
-Sono molto egoista. Amo
stare al centro dell'attenzione. Ho un'affettività di tipo... com'è
che si dice dottoressa?-
-Predatorio?-
-Ecco si, godo nel
predare. Nel ricevere attenzioni, nel sentirmi amato, nel riuscire a
scoparmi una donna, a farla innamorare di me, a trattarla come mi
piace.-
-Questo la rende un
"uomo" Sig. M., non un malato. Mi spieghi dove sta davvero
il problema.-
-Non provo nulla.-
-Nulla riguardo a cosa?-
-Riguardo agli altri.
Nulla. Sono sentimentalmente incapace. Mi piace fare sesso, godo nel
farlo, ma non riesco ad affezionarmi davvero a nessuno. Sono
pienamente soddisfatto solo quando riesco a plasmare una donna come
più mi piace, a renderla dipendente da me, a renderla schiava del
mio desiderio, a farla pensare come pensa la mia testa.. Ma è solo
un attimo, una volta che ottengo il mio scopo tutto è noia.-
-Vuol dirmi che è
incapace di provare empatia nei confronti delle sue partner?-
-Si.-
-Stento a crederci Sig.
M.-
-E' così Dottoressa.-
-E da cosa pensa possa
dipendere questa sua incapacità di provare... diciamo "amore"
verso qualcuno che non sia se stesso? Da un episodio del suo
passato?-
-Non giochi con me
Signora. Ha letto la mia cartella. C'è scritto e non ne voglio
parlare.-
-Va bene, ci lavoreremo.
Perché ha cambiato psichiatra? La seguiva la Dottoressa G. prima,
vero?-
-Si, ma non ha
funzionato... me la sono scopata.-
-Ah-
-E già.-
-Vorrebbe scopare anche
me?-
-Perché me lo chiede?-
-Perché da quando è
entrato Sig. M. lei è in erezione, o sbaglio?-
-No, non sbaglia.-
-Bene, vogliamo
scopare?-
-Cosa?-
-Le ho chiesto se vuole
scopare?-
-Con lei?-
-No, con una delle mie
poltrone... Sig. M. credevo avesse un disturbo di personalità, non
un ritardo mentale. Ha capito la domanda?-
-Si si... certo. Mi sta
dicendo davvero che vuole fare sesso con me?-
La dottoressa smette di
rispondere, lo guarda e aggira la scrivania. Si mette tra le sue
gambe, scalcia via le scarpe e inizia a sbottonarsi la giacca, la
toglie e la lascia cadere per terra, ora le sue mani si muovono sulla
camicetta e in un attimo anche questa finisce sul pavimento. Si sfila
la gonna. Rimane in intimo nero, non porta le calze. E' bella,
giovane. Magra, alta, ma rotonda nei punti giusti.
Ha un profumo raro,
buonissimo, di quelli da ricchi.
Il Sig. M. l'attira
verso di se e le infila la lingua nell'ombelico, le sue mani le
strizzano le natiche, le scostano gli slip. E' bagnata. E' fradicia.
Ora le risalgono il corpo, le tolgo il reggiseno. Lui si alza, le
succhia vorace i capezzoli, le morde i seni. La sbatte violento sulla
scrivania, si sbottona, si tira fuori il membro e in un attimo è
dentro di lei. Lei è stretta, calda. Basterebbe poco per farlo
venire, ma non è quello che vuole lei. No. Lei lo spinge via. Ride.
-Si spogli e si sdrai
sul lettino, la prego Sig. M., mi assecondi.-
E lui lo fa. Si sdraia,
nudo sul cuoio morbido. Lei lo scavalca, ora è nuda anche lei. Si
mette a cavalcioni e prende a muoversi sul pelo ruvido del suo
ventre, del suo petto. Gli strofina la vulva bagnata addosso
aggrappandosi alle sue spalle. Poi si impala. Si impala lenta su
quell'asta di carne dura. Si alza, solo la punta le rimane dentro ma
si riabbassa subito. Di peso, con forza. E poi di nuovo, prima quasi
si sfila e poi gli crolla addosso. Ad ogni colpo di quelle tenere
carni, il Sig. M. sobbalza, gli manca il fiato, ogni colpo gli
trapassa il cervello. Fuori di se l'afferra per le braccia l'avvicina
alla bocca, la morde, la bacia fino a farla sanguinare. Lei continua
a muoversi, ora più frenetica. Spinge i fianchi su e giù fino a
esplodere in un orgasmo animale.
Ma non basta. La
dottoressa vuole di più. Piena di lui si rialza, si sfrega ancora
sul pelo del suo petto e poi gli si siede in faccia. Quasi lo soffoca
tanto è l'impeto di quel gesto. Lui la bacia, la succhia, assapora
il suo sperma mischiato ai liquidi di lei. Gli piace. Lecca, morde e
succhia ancora e lei gode, gode fino a raggiungere di nuovo la cima.
Gode urlando come non ha mai fatto perché lui è bravo, il più
bravo.. le ha già infettato il sangue, le ha già scardinato la
mente, le è già entrato nel cuore... lui è il migliore, lui è un
Dio...
-Sig. M.? Sig. M. mi
sente?
-Si... cosa?
-Le capita spesso di
assentarsi così durante una conversazione?
-Solo quando sono
davanti a una bella donna.-
-Senta Sig. M., le dico
già che non attacca. Risparmi le sue arti amatorie per chi riesce ad
apprezzarle e risponda alla domanda.
-Qual era la domanda?-
-Perché si è rivolto a
me e non ha continuato il suo percorso con la Dottoressa G.?
-Ah... divergenze di
opinione.
-Va bene. Per adesso
direi che basta così. Ci vediamo la prossima settimana prenda
appuntamento con la mia segretaria.-
-Ci conti Dottoressa, ci
conti.-
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