Io...
...questo
racconto è stato concepito e scritto durante un viaggio. Non durante
i soliti vostri viaggi che fate, ma un lunghissimo viaggio con
allucinogeni, di quelli extra-strong. Sempre di sesso si parla, ma di
sesso estremo. Ma tanto io vi avviso sempre… io sono da prendere in
piccole dosi e solo se siete adulti, consapevoli e vaccinati. Ma che
ne sapete voi di sesso estremo! Di pisciate addosso e in bocca (dio!
Se mi piacciono!)? Di cacate, sulla faccia e direttamente in bocca…?
Si
si… ora protestate, figli e adepti di un dio inesistente e falso!
Ma esiste gente che gode così! Che non si allinea alla vostra solita
scopata insoddisfacente del sabato, che è fuori da ciò che voi
ammettete e volete contrabbandare come sesso! C’è chi vuole
partire davvero di testa, non capire più nulla, vivere solo con la
figa, con il culo e il cazzo!
Questi
non sono out, sono in.
Per
fortuna esiste gente così! Tanti, tanti e non sono legati da tante
sciocche convenzioni che la gente sta subendo, convenzioni che
neanche hanno accettato ma che sono state loro imposte. Un po’ come
le tasse.
Quelli
che dico io godono a farsi calpestare da grosse puttane con dei
tacchi esageratamente alti, godono a farsi dare violenti calci nei
coglioni, godono del dolore, spargono sale sulle ferite che si auto
infliggono e godono! E sono guardoni, sadici o masochisti, amano
tutto del sesso, basta che non sia minestrina riscaldata.
E
le donne…? Integerrime, a volte madri di splendidi piccoli angeli
che di nascosto vogliono essere penetrate da grosse mazze da
baseball, e quindi rotte, sanguinanti, in figa e nel culo, e non
desiderano altro che questo! Essere penetrate da oggetti
esageratamente grossi!! Da grosse mani fino all'avambraccio!
Vogliono
essere legate, frustate, umiliate… violentate!! Da gruppi di uomini
sporchi e rozzi, gruppi con uomini che nelle loro fantasie diventano
sempre più numerosi. Sognano di essere guardate… mentre scopano
con occasionali amanti o scambiate come oggetti, vendute, possedute.
Spupazzate come bambole. Oppure si vedono in parti più attive,
Mistress veramente crudeli capaci di mandare all'ospedale il disgraziato o la disgraziata di turno.
Donne,
uomini! Non siate falsi…! Ammettetelo!!
Ora
veniamo a noi…
Questo
viaggio, mi chiedete, è tutto frutto della tua fantasia malata?
Mente compromessa da droga, alcol… e novemila e undici scopate?
Risposta:
Stronzi,
puttane… ve l’ho detto mille volte! In ogni mio racconto c’è
una parte di me stesso.
Piccola
o grande? Non ve lo dico, sono cazzi miei, andate a fanculo, io devo
solo scrivere e voi leggere, non ho l’obbligo di essere sincero con
voi.
Io
e Alan.
A
quel tempo vivevo con… (ora invento un nome per restare sul vago)…
con Esmeralda, era bella eh? Bella ma fuori del tutto, scordata come
un violino dimenticato in cantina per secoli. Raramente era naturale,
il suo stato normale era…
“Tesoro
ciao… sono fatta di roba buona… scopiamo?-
Il
suo interlocutore potevo essere io o altri mille, lei era per il
libero amore. In un libero mondo.
Vivevamo
in un piccolo appartamento ad affitto libero, cioè zero lire, una
notte avevamo rotto la serratura e lo avevamo occupato.
In
nome del popolo sovrano.
Inizialmente
io e lei, poi… io, lei e Alan. Mi accorsi molto presto che fra lei
e Alan c’era qualcosa di più che dei normali e semplici atti di
tenerezza. Alan le era stato imposto dal suo pusher di fiducia, un
essere immondo e porco, depravato come pochi! Neanche gli diamo un
nome, ok? Non lo merita.
Ok…
sapevo che la scopava, mi andava bene, che la faceva scopare anche da
amici e tutto per le dosi e per la sua depravazione, ma ero
consapevole che così girava il mondo o almeno girava così il nostro
mondo, era una cosa che accettavo pienamente. Vivevamo assieme io e
lei, ma in mondi separati da uno spazio-tempo enorme, lei sulla Terra
e io nella Galassia del Tritone.
Ma
si… arriviamo al punto! Un pomeriggio rientrando la trovai sotto
Alan che la stava scopando a tutto gas. Lei in ginocchio e con la
testa a terra, Alan sulla sua schiena.
Mi
accomodai sul divano dalle molle rotte. Volevo gustarmi la scena.
Lei… con i capelli disordinatamente scarmigliati che le coprivano
il viso, emetteva dei sordi gemiti di piacere che poco avevano di
femminile. Grugniva da scrofa.
Chiesi…
-Com'è…?-
-Dio…!
E’ oltre mezz'ora che sono sotto! Mi fanno male le ginocchia.
Sono venuta una infinità di volte… ora dobbiamo aspettare che gli
si smolli il bulbo di carne che è riuscito a infilarmi dentro… è
così grosso che se lo ritira di botto mi rovina… mi ha sborrato
dentro una infinità di sborra…-
-Mi
ecciti…-
-Vieni…
stenditi… che ti faccio un bocchino, intanto che aspettiamo che lui
esce. Dio! Mi sono mossa e sta ricominciando a scoparmi! Mi fa godere
ancora… dai… dai… vieni svelto… dammi il cazzo in bocca che
te lo succhio…-
Poi
lei… molto più tardi, facevamo cena… lei con del brown sugar che
le iniettavo fra le dita del piede e io con una canna di Marja
idroponica, e lei… dicevo… con la sborra molto liquida che ancora
le usciva dalla figa martoriata dall'intenso uso, mi raccontò come
era iniziata la cosa. Il suo pusher le aveva imposto Alan, aveva
goduto a farla scopare da lui in cambio della dose, ma non solo, lui…
il pusher, l’aveva scopata dopo Alan, lei ancora piena di sborra. E
Alan era diventato per lei una abitudine, una abitudine tossica
quanto la droga che prendeva, la semplice verità è che godeva
tremendamente ad essere scopata così. Lui, sempre del pusher parlo,
godeva a guardarla e a farla guardare dai suoi amici mentre veniva
scopata a tutta forza per tempi lunghissimi. Alla fine anche Alan
era diventato un tossico dato che non poteva più fare a meno di lei.
La cercava continuamente, più volte al giorno.
Successe
poi che il pusher durante i suoi spostamenti alla ricerca di roba a
buon prezzo, le aveva imposto di prenderlo a casa con se, con noi.
Quale
era la variante? La cosa che la contraddistingueva come stranezza?
Semplice…
Alan era un cane. Uno splendido pastore alsaziano.
Bene…
(pausa dovuta…):
Cari
lettori/lettrici, animalisti/e ed affini, o solo rispettosamente
allineati al corretto pensiero. E’ giunto il momento di lasciarci,
non è per voi ciò che scrivo, spiacente di perdervi ma io non
termino qui la mia storia, io la racconto fino in fondo! Su…
andate, trovatevi altro da fare.
Le
circostanze che si vivono sono molteplici, non credete? Infatti,
succede che arrestano il pusher e lo trasferiscono in un carcere
distante un paio di centinaia di km e lei… sentite… sentite…
imbecille come poche lo segue perché dice che ha l’obbligo di assisterlo.
Assisterlo?
Assistere uno che ti stava uccidendo?
Vuole
raggiungerlo e assisterlo mentre sta in carcere. Ma questo lo so
dopo, dopo che se ne è andata, quello che so subito… è che lei
non rientra né la sera, né il giorno successivo, né la settimana
successiva e mi trovo solo con Alan.
Lei
è sparita e io ho Alan.
Cazzo!
Che me ne faccio io del cane?
Vero
che nei miei momenti lucidi lo portavo fuori, vero che gli davo da
mangiare. Gli leggevo quello che scrivevo, sapete? E lui era un
critico davvero incomparabile! Gli piaceva quanto gli raccontavo?
Abbaiava. Non gli piaceva? Uggiolava scontento e andava a nascondersi
sotto il letto e io buttavo tutto nel cestino. Ma non è che fossi
molto affezionato a lui, lo sopportavo. Però riconosco, vero che mi
smuoveva la libido quando lo guardavo scoparsi la mia donna. Mi
piaceva guardare… e allora? Inoltre mi faceva compagnia, gli
piaceva quello che fumavo, partiva anche lui di testa, solo che a me
svegliava e a lui faceva dormire. Beveva anche con me. A volte birra,
se buttava bene… roba di marca.
Poi…
avevo concepito uno strano concetto:
Esmeralda
e Alan.
Esmeralda=Alan.
Se
spariva Alan, Esmeralda non sarebbe mai tornata da me! Insomma…!
Potevo liberarmene o no? Portarlo ai giardini, legarlo ad un albero…
e via? Ma Alan era sempre più nervoso, non dormiva, non mangiava e
uggiolava tutto il giorno dalla disperazione di non avere più
Esmeralda… o la figa di Esmerarda? La figa… la figa, credetemi…
la figa.
Anch’io
avevo raggiunto un punto limite, tanto che cercando di calmarlo gli
feci una sega. Lo misi sulla schiena e gli menai il pene fino a farlo
sborrare. Ma non servì… lui voleva un buco da scopare… e pensai
allora al rimedio.
No…
vero che ero e sono irrimediabilmente bacato dal sesso estremo ma non
pensai a soddisfarlo IO! NO! Non pensatelo!
Misi
solo un annuncio molto esplicito su un giornaletto di incontri che
girava più o meno clandestino, non lo ricordo esattamente ma più o
meno era così:
-Ciao…
sono Alan, sono un grosso e mansueto cagnone, molto pulito, sono
infelice perché la mia padrona mi ha lasciato, cerco qualcuno per la
reciproca soddisfazione sessuale. telefonare… ecc.re ecc.ra. Solo
per zona Bologna. Astenersi chi non è interessato-
Vi
sembrerà strano, ma il cell. era permanentemente preso d’assalto,
fra i tanti, veramente fu il primo in assoluto tra quelli che
chiamarono, scelsi… altro nome inventato per evitare problemi…
Olindo.
Olindo
era gay. Orribilmente libidinoso. Mi parlò della sua frenesia di
essere posseduto animalescamente e mi convinse. Mi dissi… buco è
buco, no? Che ne sapeva Alan della differenza fra la figa e il culo?
Anche Esmeralda lo aveva preso dietro, lo aveva fatto, solo con
maggiori precauzioni, mica Alan se ne era accorto che era nel culo.
Portai Alan a casa sua. Nel suo caso mi feci pagare, e allora? Non
era mio diritto? Chi manteneva Alan? Voi… forse? No… ero io! Io
compravo le scatolette, le crocchette, i biscotti per cani.
Restai
ad assistere mentre Alan lo copriva, anzi… Olindo chiese la mia
assistenza dato che era inesperto al riguardo e io invece, ricco di
quanto mi aveva fatto vedere Esmeralda, ne sapevo molto di più.
Mi
chiese se era pericoloso…
Perché dirgli che doveva stare fermo una volta che Alan gli avesse inserito
il suo grosso bulbo? Glielo avrei detto al momento, ma ora no.
Perché
spaventarlo? Lo rassicurai… niente malattie… poteva usarlo senza
precauzioni, farsi riempire il culo di sborra. Ma per essere sicuro
gli chiesi se aveva qualche aggeggio enorme che prendeva regolarmente
nel culo, lui allora mi mostrò un enorme cazzo nero. Mi fece vedere
con che facilità lo riceveva dietro e questo mi tranquillizzò
molto. Non è che volevo portarlo al pronto soccorso in tutta fretta,
non avevo neanche la macchina, mai avuta, la macchina era un segno
borghese e poi non avevo i soldi.
Prima
di tutto doveva però convincere Alan. Ma non ci mise molto, prima
con le mani e poi con la bocca, lo fece eccitare, e lui… Alan…
voglioso… mise in mostra tutto il suo potenziale.
Lo
feci mettere a pecora, aiutai Alan ad entrare nel suo culo abbastanza
disponibile e mi sedetti a guardare. Presto Alan riuscì a penetrarlo
completamente e cominciò. Fu una cosa lunga e molto soddisfacente
per lui e per Alan, credo. Per me no, mi annoiavo ma io non contavo.
Gli dissi allora che doveva stare fermo e lasciarlo sgonfiare, lui
non doveva assolutamente fare nulla, la cosa durò abbastanza e gli
piacque moltissimo. Prendemmo accordi per degli incontri
bisettimanali, esatto, bisettimanali, non dovevo soddisfare Alan?
Perche non unirci un modesto business? Festeggiammo il duro lavoro
con una vera cena da borghesi e poi, in casa, con del fumo extra.
Alan bevve con me un po’ di birra, preferiva quella al doppio
malto, ma non ne sopportava molta, si ubriacava subito.
Nei
giorni seguenti feci una cernita delle chiamate. Fra le tante diedi
la mia preferenza ad una sulle altre. Una ragazza appena maggiorenne,
studentessa. Mi convinse… essere coperta da un grosso cane la
faceva impazzire, guardava continuamente dei video dove donne
copulavano con animali e si masturbava tantissimo, tanto da deperire.
Mi pregò… mi pregò così tanto che alla fine acconsentii per la
sua soddisfazione e per quella di Alan.
Vediamo
di trovare un nome anche per lei… Ofelia? Va bene, vada per Ofelia.
Ofelia mi chiese di Alan, era nero? Lei nei suoi sogni veniva scopata
da un grosso cane nero. No, peccato… Alan è fulvo scuro con tracce
di nero. Come ha la lingua, sa leccare? Cazzo! Leccare? Dissi di si…
ma non le dissi anche che non ne ero convinto, non ricordavo di aver
mai visto Alan leccare con insistenza Esmeralda.
Leccatine
si… gli piaceva leccare la propria sborra. Cazzo… dovevo
provvedere, vedere se gli piaceva leccare.
Alla
fine la feci venire a casa mia. Come se sapesse già, Alan era molto
nervoso, sembrava che aspettasse qualcosa con ansia, forse sperava
nel ritorno dell’amata Esmeralda? Ma all’arrivo di Ofelia non fu
addolorato, anzi! Subito le saltò addosso, cercando di piegarla per
montarla. Volevo che lei si adattasse e lo trattenni. Che bella
creatura era Ofelia! Bionda scura o tirava al castano? E snella, un
bacino non proprio super sviluppato, insomma mi dava pensiero…
sarebbe stata capace di prendere il grosso cazzo di Alan?
Come
avrei dovuto ricredermi! Era una paura infondata.
Le
dissi di spogliarsi, lo fece con molta grazia mentre Alan sbavava
dalla voglia. Ma avevo un dovere… vedere se era adatta.
Legai
Alan al termosifone, aggeggio inutile in quella casa diroccata
sprovvista di riscaldamento e mi misi ad esaminare Ofelia, tette,
figa, culo, tutto regolare… mi dissi dopo averla scopata. Ora
toccava a Alan godersela.
Le
chiesi se era pronta. E lei rispose entusiasticamente di si.
Si,
lo era!
Lasciai
allora libero Alan che le si precipitò sopra… pochi movimenti
scomposti sulla sua schiena, poi fu lei a indirizzarselo dentro e
Alan iniziò a stantuffare, pochi movimenti e lo ritirava… non era
riuscito ad inserirsi e a bloccarsi dentro di lei. Poi un altro
tentativo… e un altro e ci arrivò. Era ben piantato dentro e
iniziò a scoparla come sapeva fare. Durò una eternità… appena
lui mostrava l’intenzione di uscire… era lei a tenerselo dentro
tirandolo a se, mostrava di essere ancora insaziata e lo costringeva
a riprendere. Insomma per farla breve mi spompò Alan. Me lo indebolì
talmente che mi mandò buca l’incontro con Olindo. Niente Olindo,
niente soldi. Anzi… Alan anche dopo giorni di riposo mostrava ora
una certa insofferenza verso Olindo. Realizzai che Alan si era
innamorato. Innamorato di Ofelia. Ma questo cazzo di amore deve
sempre inserirsi dappertutto? Ecco un business che era redditizio che
va a puttane! Cazzo! Quanto odio l’amore!
Ora
vediamo come si evolse la situazione:
Io
ero scoglionato, dovevo procurami la roba nel solito schifo di modo,
anziché vivere di rendita con i proventi derivanti da Olindo;
Olindo…
era infatuato di Alan e mi chiamava continuamente, mi pregava, mi
scongiurava di portarglielo assicurandomi che mi avrebbe ricoperto
d’oro;
Alan
non voleva più scopare il culo di Olindo e anzi… minacciava di
sbranarlo;
Ofelia
era innamorata di Alan, ma non aveva soldi, a proposito… disse
ripetutamente che Alan sapeva leccare molto bene.
Olindo
mi chiese di darglielo definitivamente in cambio di una grossa cifra,
ci pensai su molto… molto… molto… ma rifiutai.
Regalai
Alan a Ofelia, augurando loro una lunga e soddisfacente convivenza.
Mi
mancò per un po’ Alan, nessuno più ascoltava quando rileggevo ad
alta voce quanto scrivevo. Nessuno più divideva il mio fumo e la mia
birra. Nessuno dormiva più sul mio letto. Ma cosa sono questi
piccoli sacrifici di fronte alla felicità di una coppia? Non sono
niente.
La
cosa però ebbe uno spiacevole finale. Non so come ma Esmeralda seppe
del fatto, tornò in fretta e furia e me ne chiese conto, io non
sapevo neanche dove vivesse Ofelia e lei si incazzò tremendamente,
sarà perché era in astinenza con il pusher ancora dentro, sarà
perché amava Alan, ma ruppe la bottiglia di birra contro il tavolo e
con i cocci mi accarezzò il viso.
E’
per questo che ho questa vistosa cicatrice lungo la guancia, non me
ne dispiace. Piace alle donne e mi fa muy macho. Se mi chiedono come
me la sono procurata sto sul vago, parlo di uno scontro con i
polismen…
Non
ho più rivisto, nell’ordine:
Esmeralda;
Olindo;
Ofelia;
Alan…
che è l’unico che ho sentito la mancanza. Era un amico.
Il
pusher lo hanno trovato impiccato in cella, l’ho saputo dai
giornali, per via della mancanza di droga dicono, forse… o forse
perché era uno stronzo e l’hanno aiutato ad impiccarsi. E’
facile a succedere, sapete?
Ecco
la fine della mia storia.
Al
mio prossimo viaggio.
1 commento:
Un vero pugno nello stomaco. Ma che dire...tu scrivi così.
Resti nella mente.
Ciao T.
M.
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