venerdì 13 luglio 2018

DONNE.




Io parlo raramente di donne che ho conosciuto, non uso volontariamente "avuto", è un bruttissimo termine... non mi piace. 

Avuto? Posseduto? 
Chi può dire di possedere qualcuno... "completamente"?
E' un termine improprio, tutto è provvisorio nella nostra vita. Anche l'amore, un momento sei felice... e un attimo temporale dopo non lo sei più.
E' la vita.
Forse io pago il mio egoismo verso le donne, la mancanza di etica e di rispetto... la mia pazzia, ma non mi lamento.
Spero nella felicità altrui.
Che tutti gli altri siano felici.
Alleluia!

Un esempio di pazzia assoluta?
Ricordo una certa Carla... una di quelle che furono un lampo, la ricordo solo per una vicenda, per il mio comportamento da pazzo.
Era una estate calda... anni fa.
Nel tardo pomeriggio portavo il mio cane a bagnarsi in un torrente fuori città. 
Quanto era bello quel cane! Quanto l'ho amato! Un hovawarth meticcio... regalo di una amica. 
Il torrente era regolato nelle sue piene da quelle opere in muratura che rompono la forza della corrente formando delle pozze profonde. Mi fermavo al qua del corso d'acqua, c'era una pozza e si poteva nuotare.
Al di là spesso c'era lei. 
Carla.
Quasi sempre era in compagnia. 
Uomini.
Dire che mi interessasse, che mi attraesse è una esagerazione. 
Certo che era una bella donna, bruna e ben fatta. Diciamo che la guardavo con piacere. Ammiravo la sua figura. Nulla di più.
Non ricordo come e perché iniziammo a parlare.
Forse perché il cane era corso dalla sua parte? Non ha importanza.
Mi sedetti vicino a lei e pochi attimi dopo ero eccitato. Il reggiseno del bikini che indossava, volutamente allentato, mostrava una frazione di areola del capezzolo. 
Ah... quanto è gratificante il lavorare di fantasia!
Mi eccitava più quel piccolo lembo scuro che immaginare tutta la sua nudità. 
Ed era un segno, un segno di disponibilità.
Era quasi sera quando bevemmo qualcosa in un bar vicino e poi decidemmo di andare da me.
Da me?
Convivevo allora anche se non pienamente, diciamo che vivevo con una donna, una di quelle "importanti" ma stavamo insieme su due dimensioni... io avevo le chiavi di casa sua e lei quelle di casa mia. 
Rischiavo... ma vivevo una delle tante pazzie, solo chi le ha vissute sa di cosa parlo. Non parliamo di etica. I valori e doveri morali esistono fra persone che stanno insieme ma spesso non mi sono sentito impegnato ad osservarle. 
E' così perché negarlo?
Sarò cresciuto... maturato o forse soltanto invecchiato ma ora ne conosco l'importanza.

O forse sei stata tu? 

Torniamo ad allora. Che fare?
In queste cose... negli intrighi di sesso dico... ho sempre avuto predisposizione, so di essere stato abbastanza contorto, di avere avuto pochi scrupoli e di non essere mai stato un campione di fedeltà. Avevo in casa le chiavi dell'appartamento dei genitori di lei, fuori città per ferie e ai quali avevo promesso di annaffiare i fiori, cosa che non avevo saputo rifiutare.
Lasciai il cane e presi le chiavi.
La casa era calda, appena nell'atrio la spinsi contro la parete. Un attimo e avevo la mano nella sua fiça calda e bagnata... la feci godere così più volte, mentre le mangiavo la bocca... mentre gustavo il suo piacere... mentre mescolavo la mia saliva alla sua.
Poi una vera corrida... lei la vacca e io il toro e che eccitazione! 
Metterla a quattro gambe e montarla da dietro e farle fare così tutta casa. 
Tutto merito mio? Che fosse bagnata dei suoi umori fino a mezza coscia? 
Non lo so... so che era calda. Rovente.
La feci godere in ogni angolo di casa. In cucina, sui fornelli, sul tavolo. In bagno... con il sedere appoggiato a sbalzo sul lavabo e poi piegata in avanti appoggiata con le mani al wc. Nel soggiorno... sui divani di pelle bianca, sul tavolinetto, sul tappeto e poi nella loro camera da letto. Strappai via la sovraccoperta e la presi in cento modi... fino a riempirla più volte. 
Quando se ne va... realizzo... cazzo! La casa è un disastro. 
E io sono un inetto a rimetterla in ordine. Le lenzuola hanno tracce di sperma. 
E qui... subentra il mio essere puttana. 
Sistemo sommariamente... letto compreso.
Cerco la mia donna. La vado a prendere, è notte ormai e le faccio la sorpresa di portarla a casa dei suoi genitori. Le dico che mi eccita scoparla nella casa dei suoi. E grosso modo rifaccio al buio tutto quello che avevo fatto in precedenza con Carla. Per finire poi sul letto dove lei mescola i suoi umori con quelli di Carla, i suoi odori con quelli di Carla, le mie nuove macchie di sperma confuse con quelle di prima.

Pazzie. 
E fortuna.
Poi... lei governa casa, cambia le lenzuola, le porta a casa sua per lavarle e tutto si sistema.

Carla?
Avvenne una cosa spiacevole nei giorni successivi.
Lei non la vidi più al torrente. Veramente neanche la cercai. Ma al suo posto su di un masso dell'argine c'era scritto a grandi lettere con della vernice il suo nome e un numero di telefono. 
Il suo. Da sciocco la chiamai per avvertirla causando la sua reazione stizzita, addirittura se la prese con me che neanche lo conoscevo il suo numero. 
Giusto. Meglio se mi facevo i fatti miei. 
Era il suo numero d'ufficio. Era un funzionario di una azienda statale.
Qualche giorno dopo mentre camminavo in città con il cane a fianco si fermò con la macchina e mi chiese scusa, disse che era stato un suo amante a farlo per vendicarsi di lei per i tanti uomini che si scopava . 
Se voleva un proseguo fra noi... non so, in ogni caso a me non interessava più. 
Avevo nausea.
E la cosa finì lì.

Sono uno convinto che alla fine tutto si paga.

T.

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