sabato 31 ottobre 2020

UNA STORIA DI BIGAMIA.

 



Uno dei miei racconti medievali.

Questa è la storia di Eymerich e di Floryn. Una storia completamente inventata, di fantasia, ma il contesto storico e i luoghi descritti, sono reali, coerenti alla situazione di allora.

Forse voi… voi che leggete sapete spiegare perché un uomo rimane innamorato di una donna per tutta la vita? Nonostante che la donna prima lo tradisca abbondantemente e poi lo lasci?

Succede più agli uomini sopportare tutto da una donna che viceversa? Secondo la mia esperienza… si.

Andiamo alla storia.


Anno 1450 circa e seguenti…

Eymerich vive a Lubecca, florida città sul baltico sede della Lega Anseatica, non è ricco ma ha un buon lavoro. Lavora nel cantiere navale come maestro d’ascia. E’ un ragazzo serio, non beve, non frequenta luoghi malfamati come taverne o bordelli e si reca in chiesa nei giorni prestabiliti.

Ha circa venticinque anni quando incontra Floryn, lei è appena uscita dall’adolescenza. E’ bruna con due occhi verdi da gatta e un corpo prorompente da donna fatta.

Il seno florido fasciato dallo stretto corpetto, seno che lei mostra generosamente. Molto generosamente. Eymerich non lo sa ma già molte mani maschili lo hanno accarezzato. No… veramente non solo accarezzato ma strizzato, palpato, baciato e morso. Per farla breve Floryn è piuttosto facile. Ha perso la sua fragile verginità molto presto e da allora non si è mai fermata. Qualche volta si è fatta pagare ma il più delle volte lo ha fatto per piacere. Le piace fare sesso… questo stimolo la assedia continuamente, basta poco… un approccio da parte di un uomo che le piace ed è fatta. Si è fatta scopare un po’ dappertutto. Nelle varie locande piuttosto equivoche, negli stretti e bui vicoli dell’angiporto o ancora sulle navi che sono attraccate alle banchine.

Insomma è piuttosto libera di costumi, una puttana dite? Va bene, una puttana allora. Lavora in una tessitura con altre donne e si… anche il padrone la scopa, a volte quando ha voglia la chiama nel tugurio dove impera e la prende. La stende con violenza con il busto su un tavolo, le alza le gonne pesanti e le scopre il culo. La cerca con la mano e poi la penetra e la monta con forza.

E lei?

Lei gode. Non si lamenta, accetta i frizzi e i lazzi delle compagne, non si vergogna, intanto per questo servizio ha paga doppia, non che sia comunque una fortuna quello che prende.

Le piacciono gli uomini di mare. Quei visi abbronzati, i muscoli che guizzano sotto la pelle del petto e delle braccia. Lei ci va pazza. Va pazza per gli stranieri, trova che hanno un qualcosa in più, un qualcosa che la prende.

Eymerich come la vede rimane folgorato!

Ah… cosa è l’amore!

Apre il cuore al sentimento e fa chiudere gli occhi, l’amore nasconde la realtà, la dissimula, la distorce a proprio piacimento.

Perché Floryn lo sposa? Forse per togliersi dal quel lavoro comunque pesante? Eh si… iniziava a lavorare appena dopo l’alba e terminava al tramonto. Trovava che il lavoro le rovinasse il suo bel incarnato? Che la invecchiasse anzitempo?

Non è dato a sapere le cause precise, tanto più che la sua vita non cambiò, ora anziché farsi possedere in quei bui e sudici vicoli si scopava i suoi amanti nella casa del marito. Era davvero un via vai importante, ma al solito… il marito era l’ultimo a sapere cosa combinasse la moglie. Non è un classico?

E lui?

Lui viveva della luce che lei irradiava. L’amava incondizionatamente, forse sapeva della sua vita libertina? Non lo sappiamo di certo ma forse no, era cieco… quella speciale cecità dell’amore.

E’ certa invece una cosa, lui si accorse che non era più illibata quando terminata la cerimonia nuziale volle consumare il matrimonio con l’atto sessuale. E’ ancora stretta… questo si. La sua bella figa è elastica, ha preso un bel po’ di cazzi di ogni misura nella sua fessura ma è ancora stretta. Ma certo non è vergine.

Lui non sa farla godere, va bè… è suo marito, è qualcosa che può succedere, no? O succede spesso? Mi sa di si. Ma quando lui le chiede come mai non è più vergine lei cosa si inventa? E cosa lui crede? Un maleficio… è stato un maledetto, disgraziato maleficio a farla nascere sprovvista della verginità. E’ nata già aperta così come lui l’ha trovata. Un maleficio non meglio specificato.

Lui le crede e inizia la loro vita in comune. Lui lavora e lei si sollazza. La casa è disordinata, il mangiare fa schifo ma lui non si lamenta.

Passa così circa un anno, un giorno Eymerich esce e va al lavoro e quando torna trova la casa vuota. Aspetta… non è certo la prima volta che lei ritarda e che magari torna tutta scarmigliata e sudata, con le gote arrossate. Si, avete ragione… è appena stata ad un convegno di sesso, se il marito potesse verificare, se fosse un tantino appena sospettoso le troverebbe sul corpo le tracce del tradimento. Segni di morsi sul seno, sul culo, lo sperma dell’occasionale compagno nella vagina o nell’ano. Ma lui non ha sospetti.

Ma quella sera lei non torna. Non torna il giorno seguente né i successivi. Sparisce.

Eymerich cade in preda alla disperazione, la cerca in ogni angolo della città, chiede a mille persone ma senza risultato, non vuole neanche sentirle le malignità sulla reputazione della moglie, su questo fatto è sordo. Non lo ritiene possibile.

Noi sappiamo cosa successe a Floryn.

E’ molto semplice, nel suo vagabondare, nella sua ricerca di qualcuno che potesse darle soddisfazione si imbatte in Kabir, il capitano di uno sciabecco turco appena giunto in porto con un carico di spezie. E’ un bell’uomo. Alto e aitante con i lunghi capelli che porta sciolti sulle spalle, la barba nera e gli occhi che splendono come braci. Ha fame Kabir, fame di donna e quando trova Floryn pensa di aver trovato quello che trovava di solito in qualche bordello, ma è mille volte meglio perché lei gode di lui, non gli nega nulla e non costa nulla. Floryn ritiene a ragione che nessuno ha saputo farla godere così. Lui… Kabir ha una verga incredibile. Lunga, grossa e piegata all’insù, quando la possiede riesce a farle provare degli orgasmi ineguagliabili. E dura una infinità, la riempie del suo seme caldo nella figa e nel culo e pochi attimi dopo è ancora duro, eretto, affamato.

Lei si sente attratta da lui, così tanto da credere di esserne innamorata. Quando l’imbarcazione riparte carica di allume per Marsiglia, lei parte con lui. 


Kabir ha moglie e ha donne un po’ dappertutto e si stufa presto. Già durante il viaggio la passa al suo secondo e lui la spartisce con l’equipaggio. Non credo che abbia sofferto la cosa, probabile invece che li abbia svuotati con la sua voglia inesauribile. E a Marsiglia lei sbarca di nascosto, capisce che se rimane con questi uomini finisce in qualche bordello di Istanbul. Senza tanto dispiacere per l’equipaggio, voi conoscete il vecchio pregiudizio marinaro che una donna porta sfortuna a bordo?

Ora la perdiamo di vista per un pò, torniamo a Eymerich?

Non ha mai smesso di cercarla e quando un tenue indizio gli fa presupporre che sia partita per mare non indugia a fare altrettanto, parte per Anversa. Qui ci lavora per un po’ nel cantiere della città, poi riprende il mare per Bordeaux. Insomma tratta per tratta arriva a Genova, ma non salta proprio Marsiglia? Dove magari avrebbe potuto avere notizia di una tedesca bruna con gli occhi verdi, molto bella?

A Genova si ferma, trova lavoro e ormai convinto che non troverà più Floryn si sposa e nel corso degli anni ha due figli. Passano così 10 o undici anni.

E’ sempre il destino che ha in mano le carte, fa il mazziere e le distribuisce ai giocatori. A volte è beffardo…

Andiamo a ricercare Floryn.

Anche Floryn si è sposata e per ben due volte, e per ben due volte ha sotterrato i suoi mariti. Ora è in viaggio, è partita dalla Provenza e si sta recando a Roma.

Tenendo conto che la popolazione europea in quel tempo era di circa 45 milioni di individui non è un caso davvero singolare che i due si ritrovino?

Floryn a Genova si reca presso il fondaco dove si ritrova la larga comunità tedesca della città e casualmente sente parlare di Eymerich, incuriosita vuole constatare se è lui e lo va a cercare. Lui, tenendo conto della età di sopravvivenza di allora, è ancora vigoroso, mostra solo qualche segno del tempo. Lei è ancora splendida o almeno è così che la vede lui.

Che strana creatura Floryn… oppure è solo una esagerazione della psicologia femminile? Esprime in maniera eclatante le peculiarità del carattere delle donne?

Io credo di si, sentite cosa combina.

Non ama certo il marito, non lo ha mai amato né lo ha mai ricordato. E se lo faceva lo faceva con fastidio, lo scacciava dai propri pensieri come usando la mano si scaccia dal viso un insetto molesto.

Ma ora? Ora che lo ritrova con una altra donna? Se lo vuole riprendere come a voler dimostrare ancora il suo potere su lui. Vero che è compatibile con i geni femminili? Si, lo è pienamente.

Eymerich non ci pensa su due volte, abbandona la moglie italiana e i figli e riprende Floryn, si perde sul suo corpo, non gli sembra vero poterla riavere. Sentire il suo odore che mai ha dimenticato. Accarezzare quel seno ancora florido e godere di lei. Sapesse cosa ha passato la figa che ora sta baciando appassionatamente!

Io vi dico… che ha provato tutto!

Tutto l’immaginabile!

E’ stata presa con suo piacere da una moltitudine di uomini, sia in via singola che in molti assieme. Ricordate l’equipaggio dello sciabecco? Una torma di infoiati che la possedevano senza riguardo, di continuo, ne aveva in figa, in culo e in bocca e altri aspettavano il loro turno. Si ritrovava ricoperta completamente di sperma che era poi costretta a leccare, come era costretta a pulire con la lingua i cazzi che l’avevano usata.

Vi risulta che si sia mai lamentata di questo?

NO… noooo!

Le andava bene così. Poi la cosa si è ripetuta e per più volte. Ha usato la bellezza per accalappiare due mariti che l’hanno mantenuta mentre seguitava a scoparsi il mondo.

E ora si accontenta del marito?

Nooooo… NO!

Forse non desiderava che succedesse quello che successe. Forse no, ma ne fu la causa.

La moglie italiana, la seconda moglie per intenderci, vista la cosa e constatata l’impossibilità di riavere il marito e padre dei suoi figli lo denuncia come bigamo ai Priori della città che gestivano la giustizia.

La bigamia era un reato considerato molto grave. Quando interrogarono Floryn lei confermò di esserne la prima moglie, forse non volle mentire pur sapendo il pericolo che correva il marito, forse le era venuto a noia e se ne voleva liberare. Non si sapeva che lei stessa era stata bigama, non si sapeva dei suoi due mariti defunti, particolare che comunque non era competenza di Genova.

Eymerich fu rinchiuso nelle segrete di Porta dei Vacca, ex Porta di San Fede, che fu anche sede del processo contro di lui. Floryn durante l’udienza pubblica confermò la testimonianza già concessa.

Eymerich fu condannato a morte. Sentenza da eseguirsi mediante impiccagione.

Morì all’alba, tre giorni dopo la sentenza, ma Floryn era già sulla strada per Roma… lui morì amandola ancora.



P.S. La storia è completamente inventata, non esistono donne come Floryn…

O forse si…?


VERGA D'ORO!


 

IO.... SONO IL REGALO!


 

W.C, per ... Trans?


 

giovedì 29 ottobre 2020

LA MASCHERA.

 



Consiglio le persone impressionabili di non leggerlo, il racconto non è adatto a tutti. 

E' frutto interamente della mia fantasia, comunque uno spunto iniziale l'ho ricavato ricordandomi di una antica farsa spagnola di Lope de Rueda, coevo di Cervantés, intitolata "Farsa chiamata della MASCHERA" di tutt'altro tema e tenore, differente in tutto dal mio racconto, ma per giusta riconoscenza ne ho utilizzato anche un nome... Diego Sànchez, modificato in Diego Maria Sànchez.



Diego Maria Sànchez era un assassino, uno stupratore. Per anni aveva imperversato nella provincia di San Cristòbal de Las Casas nello stato del Chiapas. Era una persona influente, uno dei sostenitori locali del Presidente Porfirio Diaz, dittatore del Messico.

Sceglieva le sue vittime fra le giovani abitanti della Sierra Madre.

Le sue vittime nel corso del ventennio erano state innumerevoli, di certo diverse decine, sui corpi che comunque spesso non venivano ritrovati, abbandonati in qualche forra della montagna e divorati dagli animali, lasciava dei segni caratteristici, tagliava loro con un affilato coltello il clitoride, i seni, questo dopo averle violentate e seviziate a lungo, dopo averle sottoposte a una lunga serie di torture.

Era il 1896 quando fu sorpreso sul fatto, lui alto funzionario del Gobierno Central di Ciudad de México inviato per una ispezione alla municipalità della città di El Triunfo alle falde della Cordigliera Central. Per quei giorni della sua permanenza fu ospitato dall'Alcalde nella sua casa. 

Questi aveva una figlia... Cristina. 

Aveva 16 anni allora ed era fidanzata, doveva sposarsi nella primavera successiva.

Di solito le vittime di Sànchez erano figlie di campesinos, voci senza eco, Cristina gli fece dimenticare la sua scaltrezza animale, con lei perse ogni forma di prudenza e in un torrido pomeriggio, durante le ore silenziose della siesta entrò nella camera della ragazza.

Sànchez era un uomo robusto ed ebbe presto ragione della fragilità della giovane, mentre con una mano le impediva di gridare, con l'altra la spogliava, godeva del suo terrore... godeva della sua debolezza di donna, godeva nel darle dolore, Cristina perse presto conoscenza... evitandosi di vivere cosciente tutto quello che seguì.

Fu violentata... perse in quello stesso giorno la verginità e la vita. E' necessario dire per narrare compitamente i fatti che fu sodomizzata... ferocemente sodomizzata e ancora ripresa ripetutamente nel suo essere femmina, il mostro le staccò a morsi i capezzoli mentre la possedeva bestialmente.

Il viso di Sànchez era una maschera di sangue... gli occhi quelli di un folle mentre con il lungo tagliente coltello aveva iniziato la sua opera di sevizie, con delle rapide incisioni le aveva reciso il clitoride martoriato, tagliato i seni, seguitava nella sua opera di macellaio. 

Troppo tardi entrò nella stanza la governante e il suo grido di terrore e angoscia svegliò la casa e fece accorrere il padre e i fratelli.


Sànchez fu preso e ucciso.

Giustiziato sul momento... massacrato.

Cristina morì subito dopo.


Il padre di Cristina... meticcio, sangue misto di Conquistadores e di Maya, fece scuoiare la faccia di Sànchez e ne fece una maschera, una maschera che divenne presto cuoio conciato e che conservava pienamente la fisionomia originaria.

La maschera fu esposta su una parete esterna della casa in una vetrinetta e per quanto visse il padre restò in quel posto, poi scomparve senza nessun rimpianto da parte dei congiunti rimasti.

Rimase nel ricordo collettivo della gente e se ne parlò ancora a lungo con terrore fra coloro che avevano vissuto sia pure in forma marginale quel fatto spaventoso per poi smarrirne via via i particolari, ingigantirli e diventare infine leggenda.


Fino al 1926... anno nel quale ricomparve.

Come venne in possesso del giovane Alejandro Gutiérrez Hantley non è dato a sapere, probabile che il giovane studioso di etnologia la comprò incuriosito da qualche venditore indio di antichità.

La maschera ora apparteneva a lui, inizialmente non ne conosceva la storia, faceva collezione, come molti ricchi del tempo, di oggetti particolari. Discendente della antica famiglia ispano-inglese degli Hantley, proprietari delle miniere di oro a cielo aperto di Chicomuselo e di molto altro, risiedeva a Tecpàtan in una splendida residenza coloniale.

Fu Felipe... il suo servitore, a riconoscere la maschera, l'aveva vista da bambino esposta e alla sua vista lasciò cadere il vassoio e si mise a tremare violentemente... poi con voce emozionata raccontò di Sànchez, delle sue malefatte. Disse al padrone di non tenere in casa quel simbolo del male, non avrebbe portato del bene.

Il giovane rise... disse che erano tutte superstizioni.

Iniziò a documentarsi sull'uomo che era stato Diego Maria Sànchez.

Teneva la maschera sulla lucida scrivania di mogano, a volte sentiva stranamente la sensazione che la maschera lo guardasse e che la bocca contorta in un ghigno lo deridesse. Allontanava quella percezione inquietante con una risata.

Spesso si sorprendeva ad accarezzare con le dita la pelle ormai conciata dal tempo, dura come cuoio, della maschera. Ne provava una attrazione insopprimibile.

Da quando la maschera era sul suo tavolo di lavoro era in preda ad una fame sessuale inusuale. Senza limiti.

Alejandro aveva una moglie. Bella quanto lui. Ricca e nobile di famiglia quanto lui.

Ora... spesso, che fosse mattina o pomeriggio o sera... non importava, lui la cercava sessualmente, spesso si presentavano a tavola in ritardo causando le maliziose facezie della servitù.

Il suo modo di fare l'amore cambiò... da tenero amante, dolce e premuroso, divenne crudele, egoista, bestiale e infaticabile. Sua moglie... Inez, dopo i primi nuovi contatti... si adattò al suo cambiamento. Si meravigliò anzi del piacere che aveva iniziato a provare, dei lunghi orgasmi a cascata che lui era in grado di provocarle. Godeva di essere cercata... inseguita, presa violentemente in ogni angolo della grande casa, spesso senza riguardo verso la servitù. Adorava essere piegata in avanti e posseduta da dietro... dovunque fossero. Sentire la grossa verga spingere prepotente, entrare... allargarla, causarle un flusso continuo di umori che si riversano copiosi lungo le cosce, godeva il gioco del negarsi... di costringerlo alla violenza, a spogliarla... a strapparle gli abiti da addosso, godeva dei suoi morsi, di essere segnata da lui... dai suoi denti. Godeva di essere preda, abbattuta a terra... sui gradini della scala che portava al piano superiore. Lui che le alzava la gonna alla vita, strappava e buttava da parte il suo intimo e incollava la bocca alla sua conchiglia e mordeva forte le gonfie labbra esterne, il clitoride infiammato e dolente dai ripetuti e frequenti contatti. Lo stringeva forte con i denti, tanto da causarle un dolore atroce che si mescolava con il suo piacere e la faceva cadere in orgasmi senza fine, né limite. Le doleva tutto... e tutto le dava piacere. I capezzoli eternamente inturgiditi, sollecitati dai morsi, il clitoride... la bocca martoriata dai feroci baci del suo uomo. Presto... lui la iniziò a pratiche sessuali inusuali nel suo ceto sociale. La costringeva in ginocchio e la possedeva in bocca, ferocemente spingeva la grossa verga fino in fondo, in gola, la teneva forte con le mani per la testa, intrecciando le dita nei suoi folti capelli corvini e la possedeva così fino a godere, le riversava in bocca, in gola... sul viso... sui capelli, quantità eccezionali del suo sperma. La iniziò al piacere anale, lei non godette subito di questo, la prima volta fu una vera e propria violenza... lei caldissima si, vogliosa si, ma timorosa di essere aperta da quel grosso tronco di carne fremente. Si vedeva squartata... aperta per sempre. Lui... la prese senza nessun riguardo. Spinta a forza con il petto sul tavolo, tenuta fortemente, il lungo tormento della penetrazione... e poi le spinte, le sue urla che si propagavano per le ampie sale. I colpi sempre più vicini, frequenti, il dolore, il senso di disagio nel sentirsi riempita da quel corpo estraneo. Il godere... il piacere del suo uomo, il suo lungo urlo che si trasformava in rantolo. Lo sperma nel suo intestino.

Presto iniziò a godere di quel modo di fare sesso. Godeva nell'essere penetrata, sbattuta, riempita, l'orgasmo che provava era diverso da ogni altro. Lo cercava. Si offriva. Si metteva sul pavimento a carponi e gli mostrava il suo splendido deretano, la pelle soda color dell'avorio. Il suo garofano scuro che appariva arrossato, gonfio... usato. Lui la possedeva in piedi, le ginocchia piegate... penetrandola a fondo, forzando i colpi, prendendola alternativamente davanti e dietro.

Alejandro passava le sue giornate così. Raggiungeva il suo studio, lavorava un pò, lo lasciava alla ricerca di lei. Ritornava. E nuovamente lo lasciava. Fino a sera. La notte si fermava nello studio. Dormiva poco. Mangiava poco. Dimagriva e gli occhi avevano assunto un aspetto febbrile. Spesso tornava nella loro camera nuziale e la svegliava preso da un eccesso di libidine.

Nelle ore che passava alla scrivania, al suo tavolo di lavoro, mentre avrebbe dovuto catalogare i reperti che aveva collezionato, era condizionato dalla maschera di Sànchez, ne subiva incoscientemente la presenza. Spesso passava le dita sulla bocca distorta nel ghigno e i suoi pensieri si modificavano, si sentiva trasportare in tempi e luoghi diversi, a vivere sensazioni talmente forti e vivide che lo spaventavano, allora sentiva aumentare a dismisura il suo desiderio sessuale, gli diventava impossibile rimandare, lasciava tutto e cercava la moglie. Per poi ritornare nuovamente nello studio. 

Evitava di allontanarsi.

Non frequentavano più gli ambienti sociali che di solito li vedevano protagonisti. 

Aveva smesso di lasciare la città e la moglie per i suoi viaggi di ricerca. 

Era legato alla maschera.

Una notte... alla luce della sola lampada da tavolo, mentre era seduto alla scrivania avvenne il fatto che determinò tutto il seguito.

Preso da una decisione improvvisa prese la maschera e se la applicò al viso. Gli si adattava perfettamente. E nel suo cervello si aprì un vortice. Gli sembrò di galleggiare, di essere preso da quel movimento vorticoso, di girare nelle sue spire, di sprofondare sempre più.

La maschera, ormai parte di lui... gli fece conoscere cose incredibili, sensazioni che sfuggivano alla sensibilità umana, piaceri diabolici... alieni ai normali mortali.

Visse così parte della vita di Sànchez, ne fu coinvolto... affascinato.

Divenne Sànchez.

Sànchez rivisse in lui.

Iniziò per lui una nuova vita, due dimensioni diverse e non compatibili.

Una... con la maschera, l'altra... senza.

La sua prima vittima fu la giovanissima figlia di un suo affittuario che allevava cavalli sulle pendici della montagna.

Lui... Alejandro spesso si fermava a dormire nella sua capanna mentre era in viaggio. Aveva notato la figura leggiadra della ragazza. Le sue forme, il giovane seno.

La attese sulla curva della strada che lei doveva percorrere per raggiungere il lontano paesino dove faceva provviste. Indossava la maschera. Gli dava una sicurezza infinità, una sensazione di forza sovrumana, una libidine senza limiti.

La prese... la stordì e la caricò sulla groppa del suo cavallo allontanandosi dal luogo del rapimento. Gli sembrava ora di conoscere ogni metro quadro dei luoghi, alla sua conoscenza si era aggiunta quella di Sànchez.

Legò la ragazza a dei paletti conficcati a terra e ne attese il risveglio.

Dopo... molto più tardi buttò il povero corpo martoriato fra i cespugli e se andò. Si sentiva leggero... liberato.

Aveva rovesciato la clessidra... solo che i granelli già la stavano riempiendo di nuovo, già si stava annunciando una nuova tragedia.

Iniziò di nuovo l'era del terrore per il paese.

Aumentarono le precauzioni e lui dovette essere più spavaldo, più temerario, per soddisfare le sue voglie bestiali, arrivò a sterminare una intera famiglia nel sonno per poter avere la giovane figlia.

Alejandro era cambiato. E se ne accorse anche Inez... sua moglie. Notò dopo un certo periodo anche la coincidenza delle sue assenze con le sparizioni e i delitti. Poi... la mancanza continua di vestiti dal guardaroba di Alejandro, vestiti che lui buttava per precauzione perché macchiati di sangue. Gli chiese spiegazioni ed ebbe la verità. Diventò sua complice. Prima solo consenziente, poi attiva... tanto era il potere della maschera. Ora i delitti erano più vari. Iniziarono a sparire anche dei ragazzi... giovani uomini. I corpi ritrovati mostravano l'evirazione del pene oltre alla violenza carnale. Presto iniziarono a circolare delle voci. Felipe aveva raccontato della maschera. Stavano facendo le giuste considerazioni. 

Inez... lucidamente, costrinse il marito a preparare in fretta e furia i bagagli. Lasciarono il paese. Presero un vapore in partenza da Puerto Madero per Panama e da qui un passaggio per l'Europa. Si fermarono a Madeira dove le loro famiglie avevano delle proprietà. Con loro aveva viaggiato la maschera. Ora anche Inez aveva preso a usarla. Sulla nave avvenne un caso strano. Scomparve un cameriere, si pensò ad una sua caduta accidentale fuori bordo. In realtà era stata vittima della diabolica coppia. Irretito da Inez, piegato alla sua voglia, usato... spremuto dalla sua immensa libidine, seviziato da ambedue e gettato in mare.

In Madeira iniziarono le sparizioni e i delitti. 

Ma qualcosa si era messa in moto, voci provenienti dal Messico sempre più dettagliate e insistenti, le macchie di sangue nella cabina della nave, le sparizioni, le uccisioni nell'isola coincidenti con il loro arrivo, tutto prendeva forma e sostanza. Presto sarebbero stati messi in condizione di non nuocere, loro ne erano ben coscienti.

Si uccisero nella notte, dopo aver fatto selvaggiamente sesso, tagliandosi le vene dei polsi e lasciandosi dissanguare lentamente.


La maschera di Diego Maria Sànchez non fu cercata e non fu trovata. Se ne perse ogni traccia. Era il 1932.


Come so tutto questo? Tutti questi dettagli?

Semplice... me lo ha raccontato Diego Maria Sànchez.

Ora la sua maschera l'ho io.


Tibet

IL MINIMO DI CORREDO!


 

SESSO PSICHEDELICO.

 


PRIAPO.

 


mercoledì 28 ottobre 2020

JANUS BIFRONT

 



JANUS BIFRONS è una divinità romana ed è rappresentato da una testa di uomo con due volti contrapposti, sembra sia stato il primo dio di Roma.

Una semplice interpretazione, piuttosto elementare, spiega che un volto è rivolto al passato e l'altro al presente e al futuro.

Un'altra... più analitica, che quello illuminato sia rivolto alla luce e l'altro oscuro immerso nella tenebra, si dice che fu quest'ultimo, quello nella tenebra, a consigliare a Romolo di promulgare quel diritto di asilo che portò in quella piccola città tutti i ladri, malfattori e servi fuggiti dalle città vicine. 

Roma divenne una città aspra, rude, dedita alla sopraffazione dei vicini... 

"Chi è senza peccato scagli la prima pietra...".

Grida l'uomo... con le braccia al cielo e implorando generosità mentre la folla si accalca intorno a lui e raccoglie le pietre con le quali lapidarlo, la sua frase ferma la folla tumultuante ma poi un peccatore senza rimorsi dei suoi peccati si fa avanti e scaglia la sua pietra che lo colpisce diritto in mezzo agli occhi...

La sua vita normale, quella conosciuta dalla sua famiglia e dai conoscenti, è quanto di più consuetudinario si possa immaginare.

Ma ogni giovedì...

Ogni giovedì scende nelle tenebre. Giano nasconde il suo volto esposto alla luce e diventa Giano Oscuro.

La sua ultima amante è più vecchia di lui. Non è una donna comune, è una professionista separata e con una figlia. Intelligente e razionale. Esperta e disincantata ma...

Giano Oscuro è un artista della seduzione. Lui è il Male.

Lei è psicologicamente in sudditanza, subisce la sua personalità e non si accorge che è usata. E se se ne accorge... ormai lo accetta.

La donna ogni giovedì si fa trovare pronta. Sistema velocemente la stanza da letto, manda la figlia dalla zia. 

E... aspetta...

E in trepidazione, è talmente eccitata che le manca letteralmente il respiro, vuole Lui, vuole le sue torture... vuole soffrire.

Non sa cosa succederà, non sa come prepararsi... come vestirsi. 

Lui è incostante. A volte la sevizia fisicamente... le copre il corpo di lividi e le fa provare degli orgasmi talmente incredibili da lasciarla spossata, senza forze sia fisiche che mentali, a volte la sevizia psicologicamente... la eccita e non le dà la soddisfazione che ha bisogno. 

Gli ha dimostrato che è disposta a tutto e più volte. E' sottostata ad ogni sua richiesta. 

Le più perverse...

Le più umilianti...

Le più dolorose...

Ha il corpo e la mente segnati da innumerevoli cicatrici, le ha segnato il corpo inchiodandola ad una parete e bruciandole i capezzoli con un sigaro, lei che nel dolore assurdo voleva e chiedeva di più e poi le pinze e la frusta, le corde e le penetrazioni al limite del possibile!

Ha la mente segnata da situazioni umilianti e da amplessi assurdi, come quella volta che ha portato una anguilla viva, una cosa schifosa, fredda e sgusciante lunga un quaranta centimetri, lei che deve vincere il suo ribrezzo, lui che gliela spinge dentro, lei che la sente viva! Che la sente muoversi impazzita, la sua paura mescolata a libidine per quel muoversi della cosa dentro la sua vagina, quella cosa grossa come un polso e... l'inaspettato orgasmo e lui che insiste, lei che subisce e gode mentalmente della sua disfatta, della sua umiliazione. E la paura, la paura che ora le ordini di metterla nel retto, che la cosa schifosa sfugga al controllo e che entri a fondo nel suo intestino e che non esca più!

Lui che gode della sua prostrazione.

La cosa del cane. Lui che vuole vederla china, prona sotto l'animale. Lui che la vuole vedere mentre gode della sua lingua.

Lei che nei giorni seguenti è afflitta da mille rimorsi. 

Lui che, mentre lei è in angoscia, vive ora con la faccia di Giano rivolta alla luce, si dedica alla famiglia e alla educazione dei due figli. Che la domenica in chiesa è in prima fila, mai mancante, sempre il primo a baciare l'anello al Vescovo. La moglie che non conosce il piacere dato che lui le concede un accoppiamento una volta alla settimana, veloce e sempre nella posizione più eterodossa, quella del missionario. Lui che vuole altre paternità, la moglie che di nascosto usa la pillola anticoncezionale. 

Il giovedì torna tardi. Anche oltre la mezzanotte. Non dà spiegazioni e la moglie non si permette di chiederle. 

Lei, la sua vittima, ricorda quella volta che le telefona e le ordina di farsi trovare nuda, in ginocchio, le dice che dovrà essere la sua cagna, di mettersi un collare e che invece poi, arrivato, le chiede cosa fa così combinata, se non si sente ridicola, se non si sente una vecchia puttana, la deride e le ingiunge di rivestirsi, di fare presto... che ha altri progetti per lei. Le dice che deve vendersi sulla strada, deve fare la prostituta e dargli i soldi.

Lei che sente il brivido, la paura. Il pericolo per la sua reputazione di professionista affermata e conosciuta. Il brivido dell'eccitazione, la adrenalina che inizia a scorrere e le fa impazzire il cuore. 

E comunque non si sa negare, davvero non può farlo.

Usano naturalmente la sua macchina. Lui viene sempre in taxi. E ritorna sempre in taxi. 

Lui che aspetta in macchina, lei sulla strada ha l'ordine di non rifiutare nessuno e nessuna richiesta.

Ha una gonna di similpelle nera. Le copre appena l'inguine. Una maglietta rosa senza reggiseno. Il suo grosso seno mostra in evidenza i capezzoli inturgiditi.

Non deve attendere molto, la prima macchina che si ferma contiene due uomini, anziani, grassi, repellenti. Non sente neanche le loro richieste, accetta fino in fondo la sua dannazione. Sale... sente delle mani palparla crudelmente mentre la macchina raggiunge un posto isolato. La fanno scendere, poi non ricorda molto, tenta di scindere il momento che vive dal resto della sua vita normale. Si sente piegare sul cofano della macchina... sente gli ansiti e le imprecazioni animalesche degli uomini che la posseggono. Sente che non usano preservativo. Sente che le eiaculano dentro. Si sente morire. E da lontano dal fondo al suo cervello sente partire l'orgasmo. L'orgasmo della sottomissione completa. Dell'essere sua... corpo e anima.

Dopo la carica, lui si stanca presto di ogni situazione, vuole i soldi e vuole sapere. Ogni cosa, lei racconta quello che effettivamente ricorda, molte cose si sono perse nel suo subconscio. Lui che la deride... che le dà della puttana senza limiti. Lei che gode dei suoi insulti. Quando sa che l'hanno posseduta senza preservativo... ride. Le augura maligno di aver preso qualche infezione. E ora... dopo questo episodio... Giano Oscuro userà sempre il preservativo. Li comprerà lei. A casa la costringe a rivivere cosa ha passato con i due uomini e mentre la insulta... la possiede bestialmente con quello che ha a disposizione. Grossi falli, oggetti di cucina, gliene mette sia in vagina che nell'ano. Gliene spinge dentro diversi... assieme, lei si sente strappare!

E ancora... la volta del negro. Lui che lo recluta e lo paga, solo pochi euro, lo fa venire a casa di lei. Lei che deve sottostare a tutto, mentre lui osserva distaccato, poi le rimprovererà il suo scarso impegno e la punirà frustandola crudelmente.

Non esce con lei o meglio a volte la sera tardi e con il buio escono insieme ma non unitamente, lei deve camminare o a dieci metri davanti o dieci dietro a seconda delle circostanze. La fa uscire nuda, con il solo reggicalze e calze e cappotto o soprabito. Lui dirige la cosa. Lei appena sente lo squillo del cellulare deve aprire il cappotto completamente e farsi vedere da chi ha vicino in quel momento.

Lei che vive la sua vergogna ma nello stesso tempo gode. Gode di essere il suo giocattolo. Vuole che lui la preferisca ad ogni altra.

E poi altre cose. Lui ha una fantasia diabolica. E ha la capacità di muovere le leve della sua libidine.

E arriva quel giovedì... quel tragico giovedì...

Quel giorno lei sentirà di aver percorso tutto l'itinerario per l'inferno. 

Si sentirà perduta.

Lui che le dice...

"Mi annoi... sei una stupida cagna idiota. Giovedì prossimo voglio tua figlia. Preparala. Dovrà avere un bustino nero che lascerà fuori il suo piccolo seno. Calze nere a rete. Scarpe con tacco a spillo. La truccherai da puttana, da puttana come te e tu dovrai combinarti nelle stesse condizioni. La farò diventare puttana quanto te... vedrai... quanto e più di te...!".

No... non la sua bambina!

Non dorme più da quel momento... si sente incapace di resistergli. Passa la notte in camera di sua figlia guardandola. La vede come un agnello sacrificale. Non può... non vuole! Ma si sente trascinare giù, a fondo..... da dove non si può più risalire. Non sa come ci arriva al negozio ma compera per la figlia quanto da lui richiesto. Il bustino della minima misura... il reggicalze, le calze e le scarpe altissime. Si odia... ma lo fa e si chiede cosa è diventata. Essere madre non è una cosa da violentare così. Ne è consapevole, ma sa anche che non saprà ribellarsi. No... se lascia passare il tempo, se non agisce subito, se non si sacrifica per la figlia...

Il resto della storia è un fatto di cronaca. 

"FATTO INAUDITO SENZA PRECEDENTI NELLA NOSTRA CITTÀ - UN OMICIDIO E UN SUICIDIO ALL'USCITA DELLA MESSA!"

"Una donna che poi risulterà essere la Dottoressa XXX, titolare del omonimo noto studio di consulenza fiscale, all'uscita dal Duomo dopo la messa ha aggredito e ucciso con un coltello il Dott. YYY, esponente politico di primo piano e funzionario stimato del nostro Comune. La donna, come riferito da testimoni presenti al fatto, si è avvicinata ed ha colpito l'uomo ignaro con numerose coltellate al petto, per colpirsi dopo violentemente con lo stesso coltello al ventre. L'uomo è morto quasi istantaneamente per la recisione dell'arteria giugulare, la donna durante il percorso verso l'ospedale cittadino..."

Tutti i particolari in cronaca..."


E VERRÀ IL GIORNO DEL GIUDIZIO...| 

e si separerà il grano dalle stoppie... i buoni di cuore dai maligni, la colpa di ognuno verrà pesata con la bilancia della giustizia... non si otterrà misericordia se misericordia non si ha usato...

L'autore è disincantato, cinico. 

Sa come finirà con questa favola del giudizio. Se esiste veramente, ebbene lui... Giano Oscuro andrà in paradiso dove avrà buona compagnia. 

E lei all'inferno

PORNO VINTAGE.


 

GIOCHI A TRE.


 

MI MANDA IL TUO UOMO...!


 

SAGGIO!


 

martedì 27 ottobre 2020

FURIA ROSSA.

 


Preso da frenesia per i racconti giudiziari tipo John Grisham mi ci voglio cimentare, però il paese dove l'ambiento è Banana Republic, ma potrebbe essere il Bel Paese, che ci manca? Ci sono tutti i componenti e anche di più…


NON COLPEVOLE! 


In aula c’è un anomalo e impressionante assembramento.

Il Cancelliere batte ripetutamente la propria scarpa sul tavolo per ottenere un po' di silenzio.

BAM… BAM… BAM… 

Non riesce a far cessare quel brusio e si chiede chi ha fatto sparire il mazzuolo dal tavolo del Giudice. Ogni volta così, una volta non c’è la carta protocollo, poi spariscono le penne e le matite, incredibile cosa non riescono a portarsi via, che Paese!

L’usciere, un ex ergastolano graziato gli fa un cenno… il Giudice, bontà sua, sta per entrare. ha solo due ore di ritardo.

E allora urla con tutto il fiato che ha in corpo.

“SILENZIO IN AULA… ENTRA LA CORTE…!!”

Fa la sua comparsa l’Illustrissimo Giudice Morales, entra barcollando, incespica sulla pedana e cade rovinosamente, è infatti completamente ubriaco e drappeggia intorno alla sua ridicola figura una lercia toga che ha visto di tutto, la usa persino per pulirsi il culo dopo aver defecato tanto è il rispetto che porta per il suo alto ufficio.

Poi… ripresosi, in piedi dietro al proprio scranno guarda con odio la massa del pubblico, vede una calca confusa, una accozzaglia e la considera una marmaglia degna solo della forca.

Mentre da in fondo all’aula una voce derisoria gli chiede se ha digerito bene, se ha fatto tutto con comodo.

“SILENZIO… O FACCIO SGOMBRARE L’AULA…!” minaccia l’ometto e chiede sottovoce al Cancelliere.

“Ma che hai combinato? Cosa ci fa tutta questa gente?”

Il quale risponde…

“E’ per la causa… Eccellenza Illustrissima…”.

Il Giudice chiede ad alta voce. 

“Cosa trattiamo oggi… Cancelliere?”

“Eccellenza… abbiamo a ruolo la causa n. 156980624536ter Furia Rossa contro Ibanèz… - molestie sessuali-.”

Il Giudice in un attimo di lucidità guarda con odio il suo subordinato e sussurra…

“Attento cancelliere, non ammetto insolenze verso questo Alto Tribunale, ti faccio fare la fine di Papillon e di Dreyfus e ti mando a pulire i cessi dell’Isola del Diavolo, chi diamine è questa Furia Rossa?”

“E’ un cavallo… Eccellenza… uno stallone arabo puro sangue…”.

“Uno stallone? E dove è ora?”

“E’ qui fuori Eccellenza… ho pensato che forse la sua presenza era necessaria…”

E il Giudice… sottovoce… 

“Sei il solito coglione… e Ibanèz chi è?”

“Quella ragazza là… al banco degli imputati…”.

Marta Ibanèz sta guardando l’illustrissimo Giudice con i suoi occhioni neri e gli fa un sorriso malizioso.

L’Alto Magistrato si erge sul suo metro e sessanta scarso e si pavoneggia sotto lo sguardo ammirato della ragazza.

Questa è una giovane donna dalle forme prorompenti. E’ seduta in modo provocante con le gambe accavallate e mostra una bella porzione di cosce e più sopra un bel seno pieno. Due vere bocce candide di carne fremente che ora sussultano causando un fiotto di testosterone nel metabolismo dell’Eccellentissimo Giudice Supremo.

Il quale in piena confusione…

“Fate entrare lo stallone… fatelo giurare, voglio sentire da lui come sono andati i fatti…!”

In quel momento si alza l’avvocato Perez Climax, il quale si arriccia i folti baffi e arringa l’aula con voce stentorea…

“Protesto Eccellenza… rappresentiamo noi la parte lesa, noi della Associazione per i Diritti Sessuali degli Animali… che abbiamo a cuore la loro sorte e sentiamo profondamente l’obbligo morale di salvaguardare la loro singolare animalità dall’assalto di donne dedite alla più sfrenata libidine… chiediamo… Eccellenza… una condotta punitiva esemplare perché serva da monito a far desistere questa donna da successivi e ancora più depravati tentativi sessuali verso il nostro assistito…”

Il lungo e veemente intervento viene interrotto dall’urlo belluino della imputata, la quale si porta davanti all’avvocato Climax e tenta di aggredirlo, trattenuta a forza da tre militi della Gendarmeria che approfittano per palparla in ogni sua parte del corpo.

“Noooo…” urla la donna… “ Io lo amo… nessuno me lo toglierà! Nessuno mi fa godere quanto lui!”.

Un forte nitrito le fa l’eco fuori dall’aula…

“SILENZIO…!” 

Grida il Giudice… 

Vanamente… mentre l’aula sembra un suburbio della Casbah di Hammameth. 

Rivolto al Cancellere…

“Sei un incapace… dove è il mio mazzuolo?? Come faccio a riportare l’ordine?”

Mentre la solita voce da in fondo all’aula…

“Giudice… fai venire il cavallo e ricostruisci i fatti… facci godere…”.

“SILENZIO…! O faccio sgombrare l’aula…”.

Il giudice si alza e decide.

“L’attore e il convenuto nel mio studio… subito!”

L’avvocato Climax protesta violentemente, ma viene zittito dalla minaccia di essere messo alla gogna sulla piazza principale della città.

E’ un po’ faticoso riuscire a portare il cavallo nello studio del Giudice ma alla fine ci si riesce e il Giudice chiude la porta.

“Ora cara ragazza fammi capire… fammi vedere esattamente cosa hai fatto…”

“Vede Eccellenza… è iniziato tutto così… ho visto che Furia era eccitato e guardi… ho messo la mano proprio così come le sto facendo vedere… ho iniziato… ma se Vostra Eccellenza fa portare una panchetta in modo che possa sdraiarmi sotto… posso farle vedere tutto… proprio tutto…”

Il Magistrato va alla porta e tuona…

“Cancelliere porta subito qui la panchetta degli avvocati… subito nel mio studio…”.

L’acquisizione dei fatti da parte del Giudice richiede diverse ore.

E’ un uomo sfinito quello che riappare in Aula… e senza voce declama.

“SILENZIO… questa corte dichiara la convenuta Marta Ibanèz NON COLPEVOLE perché quanto imputatele non costituisce reato. Condanna l’attore di questa causa rappresentato dall’avvocato Orgasmo…”

“Climax… Eccellenza… Climax”… corregge il Cancelliere…

“rappresentato dall’Avvocato Climax alle spese e al mantenimento perpetuo di Furia Rossa che viene dato alla custodia amorevole della ammirevole Marta Ibanèz…”

“La Corte si ritira.” 

“Cancelliere faccia sgombrare l’aula… faccia prendere una decina dei più facinorosi dai Gendarmi e li metta dopo a pulire il mio studio.. e controlli che facciano bene…”.

Intanto nello studio del giudice… Marta sdraiata sta fumando una sigaretta… guarda Furia e gli chiede…

“Allora amore… ti è piaciuto…?”.

LEONID AFREMOV.




 

cuori.




 

SI. MIPIACE!


 

SLAVE.




 

lunedì 26 ottobre 2020

NERO. NERO. NERO.

 



Quando esce dall'ufficio lo cerca.

Getta uno sguardo obliquo attraverso gli occhiali scuri.

Lui non c'è, ne è delusa.

Pensa all'incostanza degli uomini. 

Alla loro incapacità di perseguire con costanza uno scopo.

Sono due settimane che lui l'aspetta al termine del lavoro, senza mai fare altro che seguirla fino a casa.

Lei che sale sulla sua vettura e parte, lui che sale a sua volta sulla sua Porsche nera e la segue senza nessun timore di farsi notare.

Poi lei entra nel garage sotto il suo palazzo, lui lampeggia gli abbaglianti e se ne va.

Da due settimane...

Senza mai modificare nulla del suo comportamento. 

L'ha incuriosita. 

Aspetta la sua mossa. Aspetta il suo proporsi. 

Sa già che è interessante, sa già che accetterà di conoscerlo, di incontrarlo e poi anche... chissà? 

Un uomo bruno, alto e robusto, sembra anche bello, no... più che bello... un tipo, un tipo particolare, un viso che lei intravede da lontano, mancano dei dettagli e lei li elabora, costruisce nella sua fantasia un volto, vede occhi freddi, una espressione crudele, la bocca dalle labbra tumide, vede le mani, mani robuste, le dita lunghe.

Lui veste immancabilmente di nero, jeans neri, maglietta a V. pure nera che mostra un ciuffo nero di pelo toracico e un bluson nero.

Nero. Nero. Nero.

Una macchina nera, un uomo sempre vestito di nero. 

Nero d'anima? 

Nero di propositi?

Ci pensa e i suoi pensieri rotolano mentre percorre le strade cittadine, è diretta a casa. Si cambierà e uscirà con amici.

Guarda dietro di sé, cerca il frontale aggressivo della Porsche.

Inutilmente.

Entra nel grande parcheggio sotto casa e mette la vettura nel suo posto.

Esce... chiude la portiera.

Un corpo robusto la investe, una mano violenta la prende per i capelli e la schiaccia con la testa sul cofano caldo della vettura, l'altra mano le chiude brutalmente la bocca.

Boccheggia, è senza fiato, è immobile... sa chi è lui. 

E' l'uomo in nero.

Una voce roca, arrogante, ansante, le dice di stare immobile, di non gridare se vuole continuare a vivere.

Lei vuole vivere e non griderà.

La mano che la tiene per i capelli le tira la testa verso il suo viso, sente il suo alito caldo all'orecchio, la voce dirle che ora le libererà la bocca, di non gridare, lei fa un cenno affermativo.

Lui le lascia la bocca e la spinge nuovamente con la faccia e il petto contro la vettura. 

Lo sente armeggiare, sente la sua mano tirare su verso la vita il suo tubino nero, la sua gamba che entra fra le sue e le costringe ad allargarsi. Delle dita frugano brutali fra le sue cosce, strappano, spostano e la raggiungono.

La trovano.

La trovano vergognosamente bagnata. 

Contro la sua volontà è eccitata dalla violenza. 

Contro la sua volontà il corpo è disposto a godere.

Si sente pregare di non farle del male.

Lui le sposta le gambe. 

E lei lo sente.

Sente una grossa cosa calda strofinare contro il suo sfintere, passare il tratto perineo e spingere contro la sua vulva. 

Strofina e lo punta. 

Lo sente entrare.

A fatica.

Lo sente grosso, duro.

Sente entrare quello che presume sia la grossa cappella, poi la penetrazione decisa fino a raggiungere il suo utero. 

E i colpi!

Forti, violenti, spinti a fondo per poi quasi levarlo e rimetterlo nuovamente. 

Si muove a fatica dentro lei.

Mai ha avuto la sensazione di essere riempita così!.

Ha un primo orgasmo, mentre il grosso cazzo continua a sbatterla senza sosta, colpi che la sollevano da terra per la violenza con la quale vengono portati.

Lei... gode nuovamente e poi ancora.

Senza volerlo.

Si sente gemere e non dal dolore, ma dal piacere insano che sta provando.

Poi... lui che si svuota dentro lei, mentre emette delle urla gutturali poi i suoi ultimi colpi, lenti, portati a fondo.

La sua voce... l'insulta.

La chiama puttana, le dice che si è accorto che ha goduto, che è una cagna in calore, che ogni cazzo le andrebbe bene pur di godere.

La lascia e lei si rialza ritta, è intorpidita.

Si gira e lo guarda, è lui.

L'uomo della Porsche nera.

Nero. Nero. Nero.

Gli dice...

-Sali da me... su vieni...-.

Riesce a sbalordirlo, lui si aspettava una reazione diversa. 

Paura? Rabbia?

Lei raccoglie la borsa e si avvia, lui la segue.

Nell'ascensore lo guarda.

Il viso sembra tagliato con l'accetta, è tutto spigoli. La bocca è davvero crudele e gli occhi freddi. 

Grigi. 

I capelli neri tagliati corti. 

La barba di due giorni che gli scurisce il viso.

Cerca la chiave davanti alla porta dell'appartamento ed entrano.

Butta borsa e chiavi, si toglie il vestito e rimane con i soli brandelli del collant, slip e scarpe. Ha il seme di lui che tracima dalla vulva e scivola lentamente sulle cosce.

Lo raggiunge, lo spinge contro la parete e gli tira la testa a se. 

Gli mangia la bocca mentre con le mani gli apre la patta e lo cerca, sente la grossa verga a riposo, ancora bagnata, l'accarezza scappellandola, scuotendo il grosso bigolo di carne.

Gli fa togliere il bluson e gli alza la maglietta nera. Accarezza il petto, le spalle, gli strizza i capezzoli facendolo vibrare.

Si abbassa e lo bacia sotto.

Lo prende in bocca lecca il suo seme e i suoi umori.

Sente i primi aneliti del suo rinvigorire.

Lo sente crescere, ridiventare un bastone di carne.

Il monumento vivente della virilità.

Lo succhia sapientemente con una voluttà infinità, sta prendendo piacere di lui.

Con gli occhi non lascia il suo viso. 

Si rialza e lo prende per mano e lo porta al suo letto.

Lo spoglia.

Poi...

Ore dura la sua passione, lui che gode e lei che lo fa resuscitare più volte fino a sfinirlo, fino a fargli perdere lucidità e senso del presente.

Ora i suoi orgasmi sono diversi.

Sono orgasmi d'attesa, d'aspettativa. Nervosi. Rapidi, ripetuti.

Finge anche.

Urla... simula un piacere fisico che nell'ultima parte dell'incontro non prova.

Ora il suo godimento è solo mentale.

Del dopo. Di quello che accadrà poi.

Bevono qualcosa dopo l'ultimo coito. 

Lui l'ha presa nel culo. 

Ha spinto con forza il grosso nerbo duro dentro a fondo. Godendo del dolore che le causava. 

Lei che sopporta tutto.

Va in cucina e porta da bere.

Lui beve e lei attende.

Attende che il farmaco faccia effetto.

Vede gli occhi di lui annebbiarsi, vede la sua testa farsi pesante.

Lo vede crollare.

Lo guarda.

Le piace.

E' un bel esemplare di maschio.

Le darà molta soddisfazione.

Perché lo farà durare a lungo.

Porta accanto al letto un tappeto e a fatica vi fa scivolare sopra il corpo dell'uomo incosciente.

Poi tira il tappeto fino alla camera insonorizzata.

Ora è suo.

E' diventato un oggetto.

Gli mette al collo il collare collegato alla catena.

Gli incatena altresì polsi e caviglie.

Tutte le catene sono munite di paranchi per poterlo alzare e immobilizzare.

Gli rende impossibile gridare ficcandogli in bocca una palla di gomma.

Si prepara.

Bustino di latex nero.

Stivali neri con tacco altissimo.

Sul tavolo dispone tutto il suo armamentario, i suoi strumenti di tortura.

Aspetta il suo risveglio per fargli conoscere cosa è davvero il dolore. 

A quanto può arrivare la violenza umana.

Gode del suo risveglio... lui che prende lentamente coscienza della situazione, lui che le rivolge uno sguardo smarrito, lui che prega con gli occhi!

Lui che ha PAURA!

La PAURA di lui alimenta il piacere di lei!

Gentilmente gli dice... 

-Ora conoscerai il dolore, il vero dolore, quello che ti può infliggere un'esperta, nulla a che vedere con quello, edulcorato, che mi hai proposto tu, tu sei solo un dilettante...-


Distrattamente continua... 

-Ah... si! Non uscirai vivo da questa stanza, quando avrò finito con te e ti farò durare a lungo, ti taglierò a pezzi e ti darò in pasto ai cani randagi...-

Poi lo rimprovera dolcemente...

-Come? Un uomo grande e grosso come te che sta per svenire dalla paura? Non vorrai rovinarmi il piacere...! Su... rimani sveglio... ti voglio sempre cosciente...-

Nero. Nero. Nero.