La
vera storia di Caino e Abele.
Eva e Irina Ionesco.
Perché
ogni volta che incontro mio fratello penso a Caino? Anche oggi ho avuto
lo stimolo di sgozzarlo!
T.
Incontrai Caino in un bar aperto tutta la notte.
La fauna umana che lo frequentava era elitaria. Tendeva ad eliminare
chi non aveva le caratteristiche giuste. Ammetteva solo alcolizzati,
vecchie puttane sfasciate e disperati vari. Fu per puro caso che
trovai posto accanto a lui. Il bancone era pieno e l’unico sgabello
libero era quello. Era appoggiato con i gomiti sul bancone e sembrava
ci stesse comodo. Una posizione di attesa che riesci a fartela
piacere dopo ore, giorni e anni d’esercizio.
Si pagava all’istante. Tu ordinavi e mettevi il
denaro sul banco. Chi non si atteneva a questo rituale veniva
ignorato. Necessità del business locale. Niente credito qui. Non
esisteva né la fiducia né il futuro. Solo il maledetto presente e
limitato al momento.
Stavo
bevendo quando sentii la sua voce.
-Io
sono Caino…-
Caino?
Anch’io lo sono o lo sono stato, come avrei sgozzato volentieri
Abele che vedevo sotto le spoglie di quel coglione di mio fratello.
Sempre pulito, casto, prudente, studioso, obbediente e poi…
conformista, spione e ottuso? Un sepolcro imbiancato quello era il
mio Abele. Come tutti gli Abele di questo mondo.
Gli
risposi più per farlo smettere che altro.
-Anch’io
lo sono…-
Riuscii
solo a farlo voltare verso di me, non a desistere, un viso senza età…
barba lunga, occhi cisposi e arrossati e nonostante questo, attenti,
svegli, mi sembrarono gli occhi di un pazzo.
-Sono
in attesa del giudizio, sai? Quando si solleveranno le lastre di
marmo che coprono i sepolcri e suoneranno le trombe mi chiameranno
per primo, sono il primo assassino dell’umanità…-
Aveva
denaro il vecchio, chiamò il barista e mise sul piano del bancone
una bella banconota frusciante. Ordinò per tutti e due e cominciò a
piacermi. Lui o il suo denaro? Perché sottilizzare sempre?
Lui
voleva parlare e io volevo bere, semplice no? Lui aveva soldi e io
no. Quindi la cosa era risolta, fino a che aveva soldi io ascoltavo.
Si
liberò un tavolo e mi precipitai ad occuparlo, volevo togliere il
vecchio dalla calca. Non sia mai che iniziasse a pagare da bere a
tutti.
Ora
lui e la bottiglia fra noi era il mondo. Null’altro esisteva.
-Sai…
dio sembra buono ma è un manipolatore crudele, mi ha fatto esistere
solo per inventarmi come figura, sapeva già quello che è poi
successo, non è Abele l’agnello sacrificale ma io. Io…
l’uccisore… il colpevole. Il reietto da usare come esempio del
male…-
-Salud…-
Alzai
il bicchiere… bevvi e lo riempii di nuovo.
-Abele
era bellissimo… già bambino aveva delle caratteristiche uniche.
Biondo con la pelle luminosa e due occhi splendenti. Sano eh? Sempre
sano. Dritto… e alto.-
Mi
sentii in dovere di dire qualcosa giusto per poter attaccare il
bicchiere pieno.
-E
tu…?-
-Salud…
-
-Io?
Le prime parole che mi disse dio… nostro padre, furono… tu sei
nato per essere il servo di tuo fratello, sei il suo esatto
contrario. E così fu… lui biondo e bello? Io nero, brutto e
deforme. Lui sano? Io sempre pieno di acciacchi. Lui che si dilettava
in sacrifici verso nostro padre e io che lavoravo fino all’arrivo
del buio. Curare e mungere le bestie. Seminare, sarchiare e alla
maturazione mietere il raccolto. Assistere i parti delle fattrici e
portargli subito gli appena nati da sacrificare. E poi… cucinare e
pulire…-
Io
osservavo preoccupato la bottiglia, il livello calava rapidamente,
chissà se il vecchio aveva ancora soldi?
Sembrava
che mi leggesse il pensiero. Levò una altra banconota e mi disse di
portare una altra bottiglia. Mi intascai il resto.
Ora
mi aveva conquistato e potevo ascoltarlo fino a crollare sotto il
tavolo.
-E
poi…?-
-Poi…?
Stranamente le cose non andavano come aveva previsto. Dio… intendo.
Mi ero adattato e volevo bene ad Abele, in fin dei conti eravamo gli
unici al mondo. Così ritenne di aumentare la dose, promuovere la mia
invidia e il mio rancore. E questo fino a causare il delitto. Gli
diede moglie.-
-Salud…-
-Moglie?…-
-Si…
mi chiamò e me lo disse. Mi disse… ho deciso di dare moglie ad
Abele così lui possa perpetuare la specie. E io? Dissi… Tu…?
Rispose… tu sei inutile… morirai e nessuno si ricorderà di te…
mentiva sapendo di mentire, mi avrebbero invece ricordato in eterno,
proprio come lui voleva.-
-Salud…-
-Continua…-
-Lei
era bellissima. Quanto Abele. Lui biondo come il sole e lei bruna
come la notte. I capelli soffici e lucenti le arrivavano alle reni,
sai? Il suo seno? Quanto di più perfetto possa esistere, due globi
di soda carne che mentre camminava sobbalzavano leggeri. E il
muoversi del suo sedere? Io a volte la seguivo proprio per poterne
ammirare il movimento. Le sue natiche? Se è possibile coniugare
opulenza e eleganza… beh… lei ne era l’esempio. Poi… iniziò
il tormento…-
-Tormento?-
-Si…
sentivo le loro risa, mentre io ero relegato a vivere nella stalla.
Erano felici e io ero disperato. Sentivo anche i rumori delle loro
effusioni amorose, gemiti e sospiri… urla di piacere neanche
trattenute. Una sera tentato… mi avvicinai silenzioso e li guardai
mentre facevano l’amore. Erano bellissimi. Lei stava sopra di lui…
a cavalcioni e si alzava e si abbassava, il suo seno si muoveva
sincrono, la visione era eccitante e iniziai a masturbarmi.
Partecipai nascostamente così al loro piacere. E versai il mio seme
sulla nuda terra mentre Abele fecondava sua moglie. Io mi sarei
accontentato di questo, di questo piacere di riflesso, rubato. Ma fui
subito punito…-
Bevevo
più lentamente ora, il suo racconto mi prendeva, fece una pausa e
ricominciò.
-Appena
rientrai nella stalla lui… dio, mio padre… mi comparve e mi
rimproverò duramente, mi chiamò depravato e mi proibì
assolutamente di fare ancora cose simili, se avessi ancora cercato di
eiaculare il mio seme così avrei provato dolori inimmaginabili. Ed
era contrariato… molto arrabbiato. Evidentemente le cose non
andavano come lui desiderava.-
-E
quindi…?-
-Quindi?
Nulla… sentivo le loro voci e il loro giocare, ero eccitato ma non
osavo masturbarmi. Tutta la tensione mi restava dentro, lavorava nel
cervello e mi trovavo stremato. Sempre stanchissimo… e poi la
situazione cambiò ancora…-
-Come…?-
-A
poco a poco le cose cambiarono fra loro, fra Abele e la moglie dico,
le notti non erano più così concitate. Abele stesso era poco
interessato alla moglie e si dedicava completamente ai sacrifici al
padre. E lei… la moglie… bellissima… seducente, mise lo sguardo
su di me. Dopo… dopo che accade, capii che era una ulteriore mossa
per coinvolgermi, ma… lì… al momento vedere questa donna
interessarsi a me, mi sembrò una cosa bellissima senza paragone
alcuno. Si mostrava sai? Senza farlo apparire come voluto mi
provocava in ogni maniera. Mentre ero alla sua presenza si chinava in
avanti e così facendo mi mostrava parte di se. Il paradiso assoluto
aveva fra le gambe. Io… inizialmente nascondevo la mia eccitazione,
mi giravo e le davo la schiena. Ma presto con i suoi sguardi di
approvazione mi fece capire che gradiva la vista. E così ostentai.
Mi misi in mostra. Una grossa e dura verga avevo. Dura e nodosa. A
differenza di quella di Abele, bellissima ma delicata, la mia era
quella di un animale. E sempre dura. Spesso ora lei mi si appoggiava…
poneva il suo seno contro la mia schiena oppure i suoi glutei contro
il mio ventre e poi mi guardava interrogativa. Si… mancava solo
l’occasione ormai. Mi diceva cose strane… che il marito Abele
ormai non la soddisfaceva più, che le serviva un vero uomo, un uomo
capace di piegarla e soddisfarla fino a saziarla completamente. E un
giorno…-
Si
fermò e riempì i nostri bicchieri, mi ero scordato di riempirli io
stesso preso dal suo racconto.
-E
un giorno? Che successe…?-
-Abele
quel giorno andava a compiere un sacrificio su di una montagna,
glielo aveva richiesto espressamente il padre nostro di andarci, tra
l’andare e il ritornare era un giorno intero che gli serviva, la
mattina lo aiutai a preparare il necessario, un agnellino per il
sacrificio, ricotta e semi di sesamo per lui. Lo guardai partire e
dentro me una grande eccitazione mi prese, sapevo cosa sarebbe
successo. Lei apparve sull’entrata, i suoi occhi erano diversi, la
luce che li illuminava era di una passione senza limiti. I suoi
capezzoli erano irti come spilli e il seno saldo come la roccia. La
sua voce mi disse… -vieni Caino… vieni sul suo giaciglio. Vieni…-
Sentii
il bisogno di bere… iniziai a vedere la concertazione di tutto.
-Mi
prese per mano e mi condusse dentro, si inginocchiò sul giaciglio e
mi toccò, la sua mano era ferma e nello stesso tempo delicata. La
sua voce era il canto di mille sirene, impossibile per me resistere e
non era questo che volevo. Volevo lei… la donna meravigliosa di mio
fratello, prenderla, possederla, fecondarla con il mio seme
considerato inutile. Fui presto fra le sue cosce e mi si aperse la
porta della vera felicità. Quando entrai in lei? Che sensazione di
assoluto piacere! La mia verga scorreva lungo le sue pareti interne
roride di miele, miele intenso e profumato. La mia bocca veniva
baciata, leccata e morsa dalla sua. Le mie mani la tenevano
fortemente per le natiche tanto sode da parere marmo. E i suoi
gemiti… mentre mi portava la testa sul seno e mi faceva baciare e
mordere i suoi capezzoli. Poi… il mio piacere. Forte… assurdo.
Tanto forte da farmi perdere la coerenza. Mi sembrava di fondermi e
di riempirla della mia anima. Tutto il giorno durò…-
Un
attimo di pausa, tirò fuori una altra banconota e andai al banco.
Riempimmo i bicchieri e bevemmo.
-Fu
un giorno di assoluta pazzia, lei era senza limiti e la mia
resistenza la sorprese. Fece molti commenti comparativi con Abele, io
un toro… lui un agnello. Per quel giorno fu solo passione, i nostri
congiungimenti erano continui e durarono fino al tardo pomeriggio. Se
ripenso al corpo e alla passione di lei…-
Mi
incuriosiva una cosa ne chiesi conferma…
-E
tuo padre… dio…?-
-Nulla…
temevo la sua collera, avevo preso la donna del suo figliolo
prediletto, no? Nulla, nessun segno di lui, ma era logico che fosse
così. Dopo lo capii benissimo…-
-Continua…-
Ormai
ero preso dalla storia, ne vedevo la fine e ne cercavo conferma.
-Dal
giorno dopo lei iniziò il lavoro di convincimento. Mi cercava, mi si
appoggiava, mi toccava e si faceva toccare e mi diceva a voce bassa…
con voce calda e roca… mi diceva quanto sarebbe stato bello essere
soli. Senza Abele ci si sarebbe potuto congiungere, farlo fino alla
soddisfazione totale dei sensi. Cercava ogni attimo di trovarmi da
solo. La presi varie volte in amplessi animaleschi, di pochi attimi…
amplessi nei quali godevamo in maniera assurda. Per poi… subito
dopo essere di nuovo in preda alla passione. E la notte? Quelle poche
volte che Abele la cercava, lei.. con delle proteste nei suoi
confronti, mi faceva capire che non lo gradiva, che ormai voleva solo
me. Era un gioco sottile il suo… mi minava la volontà…-
Ora
sapevo e attesi la sua conclusione…
-E
quando lei me lo chiese… io ero pronto.-
-Lo
facesti come?-
-Lei
mi chiese di ucciderlo. Che poi saremmo stati noi due, io e lei e
successivamente noi con i nostri figli. E io mi convinsi… lo
uccisi. Lo sorpresi mentre dormiva e lo sgozzai come uno degli
agnelli che preparavo per lui… morì in un lago di sangue. Presi
paura e lo portai lontano, lo buttai da un dirupo. Ora ero
consapevole di quello che avevo fatto. Tornai nel terrore… e trovai
lui ad aspettarmi. Lui… dio, nostro padre. Lei era sparita… non
la rividi mai più, alla fine era solo una pedina del suo gioco. Lui
con lo sguardo di fuoco mi chiese… - dove è Abele? Dove è tuo
fratello?- e io pur terrorizzato gli risposi..- Come posso saperlo?
Sono forse il guardiano di mio fratello?-
-Perché
non ti punì? E ti lasciò vivo?-
Ma
sapevo la risposta…
-Gli
servivo vivo… tutto era stato concertato, ma non capisci? Il bene e
il male. Io Caino… la figura carica di livore, di invidia, il
brutto, il diverso. E lui Abele la luce, la bontà, l’intelligenza,
la bellezza. L’eterna contrapposizione fra bene e male. Fra il
giusto e il perduto. Per promuovere il rimorso eterno. Io… Caino
sono necessario, è
come se fosse che il bene e il male dovessero tendere uno verso
l’altro, cercarsi e infine trovare un equilibrio senza sopraffarsi,
io… Caino sono il male. E sto subendo il castigo eterno, ma sono
innocente, mi ci ha portato lui a fare quello che ho fatto, devono
saperlo.-
Si…
è così, pensai. Un equilibrio, giusta la sua considerazione, la
consapevolezza che il bene per esistere ha bisogno del suo opposto…
il male.
Gi
dissi che andavo a pisciare, di aspettarmi. Ma quando tornai lui era
sparito. Sotto la bottiglia quasi vuota un piccolo fascio di
banconote e un biglietto con poche parole.
“Racconta
di me, scrittore”.
T.
Jinx:
“C’è
sempre qualcuno che viene a parlarmi di miracoli. Mia madre mi
leggeva la bibbia da piccola, ha avuto l’effetto di guarirmi dalla
religione. L’antico testamento è pieno zeppo di vecchiacci
bastardi che uccidevano intere tribù di gente e andavano con mogli
di altri uomini e persino con i propri figli, e che vengono
considerati eroi. I miracoli? Se ogni tanto succedessero davvero,
potrei pensare di credere a tutte quelle baggianate.”
(J.R.Lansdale
– Acqua buia)
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