giovedì 30 maggio 2019

LE DISAVVENTURE GIOVANILI DI GENA. (13.)


Gena e i Lanzichenecchi...

Pesante l'atmosfera fra i componenti della piccola compagnia in marcia alla partenza della ulteriore tappa del loro cammino, Gena che ancora deve metabolizzare il pericolo corso nel monastero femminile, le torture subite, la morte atroce alla quale ha assistito e ha paura della strana attrazione che prova per il dolore, per la sua sottomissione alla violenza.
I due frati stranamente silenziosi, consci della gravità dell'atto compiuto, per quanto possa essere stato legittimo un assassinio non è compatibile per due frati, uomini dediti alla pace e carità.
Bernardo che nulla sa di quanto occorso a Gena, ma le imputa ancora il vergognoso allontanamento dal Gran San Bernardo, non pensa comunque a come ha violentato la figlia, commettendo il grave peccato di incesto, anzi anche questo lo imputa alla figlia.
La prima tappa li vede a Orsieres dove prendono alloggio nell'ospizio.
Si addormenta sfinita da quanto ha vissuto, ma viene svegliata da due mani che le stanno palpando il sedere, le stanno allentando la cinta e cercano di abbassarle i pantaloni, le scoprono il culo... sente premere una verga dura.
E Bernardo, il padre, che sta cercando di prenderla da dietro.
E lei si allontana, lo rifiuta, lui cerca di tirarla a se, insiste, vuole possederla.
Lei che sussurra.
“No no... è peccato...”
Lui che le dice.
“Sei una puttana, ti sei fatta possedere anche dai frati...”
Gena riesce a farlo allontanare e Bernardo desiste, dopo un po' lo sente addormentare profondamente.
Ripartono la mattina presto.

Altre soste...
Martigny.
Le Bains de Lavey.

Il cammino è faticoso e pericoloso, attraversano torrenti e forre boschive e si sa che è un territorio infestato da ogni tipo di malfattori.
Durante una sosta Fra Pietro le si avvicina, approfitta del fatto che sono distanti dal resto del gruppo.
“Gena... figliola... potresti essermi figlia e nonostante ti abbia concupita, presa e goduta e sapendo che cadrei nuovamente nel peccato della lussuria con te, ti porto affetto e voglio darti una cosa che ti sarà molto utile. Con la tua debolezza verso il peccato della carne non passerà molto tempo che ti ritroverai gravida, ti do questo unguento che ho composto per te al monastero, l'ho composto seguendo una ricetta greca, un composto di miele, cera e una infinità di piante medicinali miracolose. Serve a evitare le maternità non volute, renderà innocuo il seme maschile che ti riempirà la vagina, ma attenta... non farne cenno con nessuno, neanche in confessione perché è peccato da rogo...”
E continua...
“Ne prendi un po' sulla punta del dito e lo spalmi internamente e profondamente, devi farlo ogni tre o quattro giorni durante il periodo fertile e ti proteggerà...”
E ancora...
“Te lo metto io la prima volta, tu guardami come faccio, su... scopri la tua natura...”
Guarda il frate immergere il dito nell'unguento, e poi... si sente aprire e immergersi profondamente dentro, sente spalmare l'unguento e involontariamente si contrae e si bagna...
E Fra Pietro se ne accorge.
“Che splendida puttana sei! Sempre pronta a godere... su... vieni... nascondiamoci un attimo...”
La fa alzare, raggiungono un tratto fuori vista, qui la fa appoggiare con le mani ad un tronco di albero, la fa piegare, si alza la tonaca... prende il duro bastone di carne e la penetra forte. I suoi colpi l'alzano da terra, la tiene forte per i fianchi e la colpisce sonoramente con i propri lombi. Gena spinge ad incontrarlo, sente in sé crescere la febbre, la voglia di godere... e si lascia andare, mugola, geme...
“Zitta! O tuo padre se ne accorge... zitta...!”
Gena mentre gode a lungo si morde le labbra. 
Fra Pietro la riempie del suo seme.

Poi a Monthey arriva il momento del distacco. Loro proseguiranno per il lago, i due frati verso Saint Jean d'Aulps, sede del loro convento.
Gena li guarda allontanare e si sente smarrita. Guarda Rocco e vede svanire il suo sogno d'amore. Ma lo ha veramente amato? E per quanto? Se si, è durato solo poche ore.
Discendono ora la Dranse, lo faranno fino a quando si immette nel lago.
Mentre riposano fra alcuni alberi nelle ore più calde della giornata, alcuni uomini si precipitano su loro.
I loro colorati costumi, le lunghe picche li fanno riconoscere come Lanzichenecchi, la terribile fanteria svizzera mercenaria che gira per l'Europa combattendo ogni tipo di guerra.
Sono un gruppetto di sette che tornano dalla Fiandra, tornano nei loro paesi sperduti sulle montagne svizzere. 
Selvaggi come pochi, sono crudeli e sanguinari come lupi affamati.
Con urla belluine si precipitano su Bernardo, lo colpiscono, vogliono depredarlo di ogni suo avere, lo spogliano e ben conoscendo i nascondigli nei quali vengono riposte le monete, aprono con i coltelli le cuciture dei vestiti, trovano i fiorini d'oro, le monete d'argento. Dalla sacca levano anche la lettere di credito presso la Banca Fuggen ma essendo completamente analfabeti e ignoranti la buttano da parte, non ne conoscono il valore.
Colpiscono ancora duramente Bernardo e uno del gruppo, il più selvaggio, brandisce il pugnale per colpirlo a morte...
Lei... Gena, al momento non viene considerata, vedono un ragazzetto e non gli danno importanza alcuna.
Gena sta per assistere alla morte del padre, vede il coltellaccio alzarsi... e che sta per colpire.
E da donna, sapendo come reagirà il gruppo della soldataglia, si alza e grida...
“No... guardatemi...”
E si strappa il camisaccio e la fascia che le nasconde il seno.
Ora l'attenzione degli uomini è su di lei, vedono il seno che affannosamente palpita di paura...
E famelici, ora di sesso, le si precipitano addosso!

Tutti...

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