Gena
e i Lanzichenecchi...
Pesante
l'atmosfera fra i componenti della piccola compagnia in marcia alla
partenza della ulteriore tappa del loro cammino, Gena che ancora deve
metabolizzare il pericolo corso nel monastero femminile, le torture
subite, la morte atroce alla quale ha assistito e ha paura della
strana attrazione che prova per il dolore, per la sua sottomissione
alla violenza.
I
due frati stranamente silenziosi, consci della gravità dell'atto
compiuto, per quanto possa essere stato legittimo un assassinio non è compatibile per due frati, uomini dediti alla pace e carità.
Bernardo
che nulla sa di quanto occorso a Gena, ma le imputa ancora il
vergognoso allontanamento dal Gran San Bernardo, non pensa comunque a
come ha violentato la figlia, commettendo il grave peccato di incesto, anzi anche questo lo imputa alla figlia.
La
prima tappa li vede a Orsieres dove prendono alloggio nell'ospizio.
Si
addormenta sfinita da quanto ha vissuto, ma viene
svegliata da due mani che le stanno palpando il sedere, le stanno
allentando la cinta e cercano di abbassarle i pantaloni, le scoprono
il culo... sente premere una verga dura.
E
Bernardo, il padre, che sta cercando di prenderla da dietro.
E
lei si allontana, lo rifiuta, lui cerca di tirarla a se, insiste,
vuole possederla.
Lei
che sussurra.
“No
no... è peccato...”
Lui
che le dice.
“Sei
una puttana, ti sei fatta possedere anche dai frati...”
Gena
riesce a farlo allontanare e Bernardo desiste, dopo un po' lo sente
addormentare profondamente.
Ripartono
la mattina presto.
Altre
soste...
Martigny.
Le
Bains de Lavey.
Il
cammino è faticoso e pericoloso, attraversano torrenti e forre
boschive e si sa che è un territorio infestato da ogni tipo di malfattori.
Durante
una sosta Fra Pietro le si avvicina, approfitta del fatto che sono
distanti dal resto del gruppo.
“Gena...
figliola... potresti essermi figlia e nonostante ti abbia concupita,
presa e goduta e sapendo che cadrei nuovamente nel peccato della
lussuria con te, ti porto affetto e voglio darti una cosa che ti
sarà molto utile. Con la tua debolezza verso il peccato della carne
non passerà molto tempo che ti ritroverai gravida, ti do questo
unguento che ho composto per te al monastero, l'ho composto seguendo una ricetta
greca, un composto di miele, cera e una infinità di
piante medicinali miracolose. Serve a evitare le maternità non
volute, renderà innocuo il seme maschile che ti riempirà la
vagina, ma attenta... non farne cenno con nessuno, neanche in
confessione perché è peccato da rogo...”
E
continua...
“Ne
prendi un po' sulla punta del dito e lo spalmi internamente e profondamente, devi farlo ogni tre o quattro giorni durante il periodo fertile e ti
proteggerà...”
E
ancora...
“Te
lo metto io la prima volta, tu guardami come faccio, su... scopri
la tua natura...”
Guarda
il frate immergere il dito nell'unguento, e poi... si sente aprire e immergersi profondamente dentro, sente spalmare
l'unguento e involontariamente si contrae e si bagna...
E
Fra Pietro se ne accorge.
“Che
splendida puttana sei! Sempre pronta a godere... su... vieni...
nascondiamoci un attimo...”
La
fa alzare, raggiungono un tratto fuori vista, qui la fa appoggiare
con le mani ad un tronco di albero, la fa piegare, si alza la
tonaca... prende il duro bastone di carne e la penetra forte. I suoi
colpi l'alzano da terra, la tiene forte per i fianchi e la colpisce sonoramente con i propri lombi. Gena spinge ad incontrarlo, sente in sé
crescere la febbre, la voglia di godere... e si lascia andare,
mugola, geme...
“Zitta!
O tuo padre se ne accorge... zitta...!”
Gena
mentre gode a lungo si morde le labbra.
Fra Pietro la riempie del suo
seme.
Poi
a Monthey arriva il momento del distacco. Loro proseguiranno per il
lago, i due frati verso Saint Jean d'Aulps, sede del loro convento.
Gena
li guarda allontanare e si sente smarrita. Guarda Rocco e vede
svanire il suo sogno d'amore. Ma lo ha veramente amato? E per quanto?
Se si, è durato solo poche ore.
Discendono
ora la Dranse, lo faranno fino a quando si immette nel lago.
Mentre
riposano fra alcuni alberi nelle ore più calde della giornata,
alcuni uomini si precipitano su loro.
I
loro colorati costumi, le lunghe picche li fanno riconoscere come
Lanzichenecchi, la terribile fanteria svizzera mercenaria che gira
per l'Europa combattendo ogni tipo di guerra.
Sono
un gruppetto di sette che tornano dalla Fiandra, tornano
nei loro paesi sperduti sulle montagne svizzere.
Selvaggi come pochi,
sono crudeli e sanguinari come lupi affamati.
Con
urla belluine si precipitano su Bernardo, lo colpiscono, vogliono depredarlo di ogni
suo avere, lo spogliano e ben conoscendo i nascondigli nei quali
vengono riposte le monete, aprono con i coltelli le cuciture dei
vestiti, trovano i fiorini d'oro, le monete d'argento. Dalla sacca
levano anche la lettere di credito presso la Banca Fuggen ma essendo
completamente analfabeti e ignoranti la buttano da parte, non ne
conoscono il valore.
Colpiscono ancora duramente Bernardo e uno del gruppo, il più selvaggio, brandisce
il pugnale per colpirlo a morte...
Lei...
Gena, al momento non viene considerata, vedono un ragazzetto e non
gli danno importanza alcuna.
Gena
sta per assistere alla morte del padre, vede il coltellaccio alzarsi... e che sta per colpire.
E
da donna, sapendo come reagirà il gruppo della soldataglia, si alza
e grida...
“No...
guardatemi...”
E
si strappa il camisaccio e la fascia che le nasconde il seno.
Ora
l'attenzione degli uomini è su di lei, vedono il seno che
affannosamente palpita di paura...
E
famelici, ora di sesso, le si precipitano addosso!
Tutti...
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