mercoledì 22 maggio 2019

LE DISAVVENTURE GIOVANILI DI GENA, (7.)

147..érotique
Continuano le sue disavventure...

Ci mettono due giorni a raggiungere l'Ospizio del Gran San Bernardo, è estate inoltrata e il passo è sgombro da neve, percorrono l'antica strada romana che ha visto il passaggio delle Legioni verso la Gallia.
Forse anche Annibale e la sua armata di sessantamila uomini e elefanti?
Certo... forse si, dato che la questione di dove passò ancora non è chiara, certo è che fu una delle più grandi imprese guerresche della storia.
E poi... le valanghe disordinate delle popolazione barbariche che si riversano verso il paese del sole, e ancora Re, Papi, numerose armate e una immensità di gente comune.
La prima notte si fermano presso l'Ospizio di Saint-Oyen.
L'indomani riprendono, la salita è faticosa, si passa dal 580 mt. di Aosta ai 2480 del passo e a metà del pomeriggio un violento temporale estivo li sorprende completamente allo scoperto.
Del nevischio, della neve frammista a pioggia li tormenta fino al loro arrivo all'Ospizio.
Completamente zuppi e infreddoliti vengono accolti dai religiosi, l'Ospizio fondato da San Bernardo di Mentone è retto dall'Ordine degli Agostiniani.
I due frati vengono ospitati nella parte riservata ai religiosi, Gena e il padre nel grande locale previsto per i pellegrini, un grande fuoco viene alimentato con legna per riscaldare l'ambiente.
Gena non può denudarsi, non può asciugare gli indumenti bagnati, mentre invece gli uomini nudi espongono i propri abiti al calore delle fiamme, Gena distoglie gli occhi... si apparta.
Fra tutti la avvicina un ragazzo, più giovane di lei, iniziano a parlare, si dicono cosa fanno, dove vanno e perché, è il figlio di un calderaio, lui e suo padre girano, vendono e riparano pentole, marmitte e qualsiasi oggetto di metallo, sono da sempre girovaghi, sono zingari.
Ha due occhi neri, dei riccioli che gli ornano il viso, uno sguardo da impunito, Gena si trova piacevolmente attratta dalla sua parlantina,dalla sua allegria coinvolgente.
Per la cena si accomodano vicini, lui la fa ridere, sono giorni che non ride e il farlo la libera dal peso che le opprime il petto, si sente leggera.
Il giorno seguente è ancora brutto tempo, la neve ha coperto il suolo con una leggera coltre, fa freddo e tutti rinunciano a proseguire e inoltre Bernardo, suo padre sta male, trema... ha la febbre, tossisce, ha dolori per tutto il corpo, fra Pietro lo visita, chiama il frate erborista, ottiene di farlo trasportare in una cella più
 calda e accogliente, poi provvede a curarlo, un impiastro caldo di pianta di senape sul petto, infuso di salvia per la febbre, sciroppo di pino mugo per la tosse, poi raccomanda a Gena di tenerlo al caldo.
Fra Pietro è un altro uomo ora, pratico, autorevole e anche caritatevole.
Quando le chiede se vuole visitare il canile dell'Ospizio, lei accetta.
Il canile ospita dei cani che poi diverranno i San Bernardo, sono i loro progenitori, non sono ancora una razza selezionata come sarà nei secoli successivi, sono molossidi, probabile progenie dei cani a seguito di qualche armata e vengono usati dai monaci come animali da traino.
Fra Pietro parla, racconta è un uomo istruito, si fermano davanti ad un recinto dove è richiuso un grosso cane, un maschio.
Il cane è agitato e fra Pietro le dice che probabilmente è eccitato dal periodo di calore delle cagne.
La appoggia allo steccato e inizia a toccarla, le chiede se anche lei è in calore, se vuole un buon maschio che la copra, Gena si ritrova eccitata, corrisponde, gli alza la tonaca, lo cerca e quando lo ha in mano lo strizza, lo mena.
Pietro la fa appoggiare allo steccato con le mani e piegare in avanti, le abbassa i calzonacci, le palpa il bel culo, fa passare la mano fra le cosce, la sente bagnata.
"Si che sei in calore... sei una cagnetta in fregola... guarda... guarda.... hai fatto eccitare anche il cane..."..
Gena guarda e rimane impressionata, il cane mostra una cosa che la imbarazza e la eccita. Non sa distogliere lo sguardo.
Pietro le si accosta, passa la sua verga dura fra le natiche, fra le cosce, la sfrega sullo spacco e poi la penetra, i suoi colpi sono potenti la alza dal terreno da tanto sono violenti.
Sente la sua voce che sussurra...
"Cagnetta... dai immagina la sua lingua... immagina che te la passa sulla fica... e poi il suo cazzo... dentro di te...".
Gena è in preda ad un orgasmo travolgente, parte di testa e si sente urlare, ululare quasi e quando si ritrova è zuppa di sudore, boccheggia, sente dal bagnato che anche l'uomo ha goduto, le è venuto dentro, si stacca... rimette i pantaloni e fugge, si vergogna del pensiero immondo che l'ha fatta eccitare così.
Sente la voce dell'uomo chiamarla... ridere.

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