giovedì 23 maggio 2019

LE DISAVVENTURE GIOVANILI DI GENA. (8.)


Il giovane zingaro...

Bernardo, il padre, sta ancora male, lei passa la giornata con lui.
Alla sera dopo compieta, la preghiera serale, i due frati vengono a trovarli, fra Pietro visita Bernardo, gli consiglia di stare ancora qualche giorno a riposo e di partire solo dopo che avrà recuperato pienamente le forze, loro due, i due frati, partiranno l'indomani ma si fermeranno qualche tempo al monastero di Bourg Saint Pierre dai loro confratelli dell'ordine.
Se Dio vorrà si ritroveranno concludono.
Viene notte... Gena rinnova l'impacco caldo di senape sul petto del padre e per stare caldi si accoccola presso di lui, lo sente tremare dal freddo, pensa che deve riscaldarlo, si spoglia completamente e stringe il suo corpo al suo, gli circonda il petto con un braccio. si appoggia alla sua schiena, sente il suo seno premere e senza volerlo si ritrova accaldata, sente nascere un turbamento che vuole combattere ma che esiste.
Il padre si gira verso di lei. 

Gena sente che è eccitato, sente la sua verga dura premere contro il ventre. Sente le sue mani cercarle il seno. 
Gena non vuole... non vuole cedere e resiste alla tentazione di darsi. 
E' caldo dalla febbre Bernardo e non completamente cosciente, è debole, vuole una donna e ora ha il corpo della figlia fra le braccia, la brancica per tutto il corpo, la palpa, tenta di raggiungere la sua fica.
Gena tiene chiuse le cosce ed evita così che la penetri ma lo sente premere sul ventre, non lo respinge violentemente ma non vuole essere presa, non è disposta a questo, la sente una cosa innaturale e... forse per paura non vuole che il padre constati che non è più vergine.
Bernardo desiste quasi subito  stremato e si stende sul giaciglio, si assopisce preso da una subitanea stanchezza, Gena gli si appoggia contro di nuovo, il seno contro la spalla, il padre le fa pena, ha compassione per lui, pensa che forse, caritatevolmente, avrebbe dovuto alleviare la sua pena, sa che il padre dopo la perdita della moglie non ha più cercato e avuto una donna e mentre con una mano si tocca fra le cosce con l'altra raggiunge la verga dell'uomo steso accanto a lei, la strizza, l'accarezza, è ancora dura... ma perde rapidamente vigore, muove la mano sull'asta accarezzandola mentre con l'altra mano continua a toccarsi, gode Gena... ritira la mano, si addormenta.
La mattina, prima che il padre si risvegli, si riveste e esce, non vuole dar seguito a quanto successo nella notte.
Passano ancora tre giorni nell'Ospizio prima che Bernardo ritrovi pienamente le forze e Gena li passa in compagnia del giovane zingaro, mentre il padre di questi e' occupato a riparare le marmitte della cucina dell'Ospizio.
Il giovane zingaro si chiama
 Sidan ed è vergine.
Il suo colorito scuro, gli occhi neri e lucenti come scisto, i denti bianchissimi e l'alito profumato sono cose che attirano Gena, lui le insegna a masticare delle foglioline di menta piperita selvatica per i denti e per profumare la bocca, è coinvolgente con la sua voglia di vivere, con la sua allegria e ritenendo Gena un suo coetaneo instaura subito una vera e propria corsa alle confidenze, le dice che si sposerà alla fine dell'estate, è giovane, un ragazzo ma questa è l'usanza della sua gente, le fa notare orgoglioso l'ombra di baffi sul labbro superiore.
La sua gente?
I zingari?
Gena non sa che è una etnia che proviene dall'India, che sta peregrinando da secoli in un nomadismo senza traguardo e che probabilmente discende dalla casta degli "intoccabili", i Sinti da una zona dell'odierno Pakistan allora parte della grande India, lo Sindh, regione attraversata dal fiume Indo, i Rom piu' tardi... da una regione non precisata.

Gena... gli chiede se e' mai stato con una donna.
E mentre glielo chiede appoggia con noncuranza la sua mano sulla coscia di Sidan, sono sdraiati, vicini, fianco a fianco su di un prato, dei fiori di montagna fanno loro da giaciglio.
No... dice Sidan... non conosce la donna.
Gena... ora sente la sua voce diventare roca, si sente ansimare come se le mancasse il respiro, sente l'eccitazione impadronirsi di lei.
Gli chiede ancora... se ha il desiderio di conoscerla la donna...
Sidan dice si... si, ne è perennemente eccitato.
Cosa fa, chiede ancora Gena, quando è così.
Sidan le dice che si procura il piacere da solo.
Ora la mano di Gena è più audace, si sta muovendo all'interno della coscia del ragazzo.
Gli dice, dai... fammi vedere come fai...
Sidan... tituba un attimo, la guarda... si abbassa velocemente i calzoni e le mostra la sua verga dura.
Le fa vedere come si da piacere.
La mano di lui sull'asta che copre e scopre il glande. la mano di lei... sulla coscia.
Le piace il cazzo del ragazzo, scuro, curvo e con il glande coperto, gli chiede ansimando, eccitata, che se vuole può darglielo lei il sollievo.
Sidan... si distende.
Ora è la sua mano sulla verga dura, Gena sente sotto le dita quanto è rigida, tira lentamente la pelle sull'asta, scopre la cappella liscia, la tira a fondo, inizia a menarlo, piano dapprima, vuole goderlo, non è più l'oggetto delle voglie altrui ma soggetto, lei che dispone e la cosa la riempie di libidine, una libidine che le rapisce velocemente il cervello.
Si inginocchia a fianco e abbassa la testa, la lingua la passa sulla cappella coperta, con le labbra la scopre, lo bagna di saliva, inizia a fargli un pompino, passa le labbra sulla nervatura mentre lo tiene ritto con la mano, raggiunge lo scroto, si mette in bocca i coglioni duri come noci, lo riprende in bocca completamente e lo succhia, lo vuole, lo vuole con tutto il suo essere, lo anela, vuole sentirlo dentro di se, vuole godere con quel bel cazzo giovane, vergine e vuole che sia una cosa bella, pulita una cosa che lui ricorderà per la sua vita.
Gena gli chiede con una voce che non sembra la sua se ha mai visto la natura di una donna e se vuole vederla...

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