La perdità della verginità.
Le mani del giovane frate ora la sfiorano, cercano il seno costretto a forza dalla fasciatura, accarezzano il
collo, le cercano la bocca, sente le dita sulle labbra Gena e si
sente infiammare, un caldo anomalo le fa arrossare viso e petto...
vuole ora, vuole, vuole tutto...
Ora i loro movimenti sono scomposti, frenetici, si tolgono in fretta i loro indumenti, scioglie la fasciatura sul seno... lo libera e subito le mani del giovane se ne impossessano, accarezzano le dolci mammelle, passano lievi sui capezzoli, li inturgidiscono, mentre il languore prende Gena, si abbandona alle sue carezze... inarca il corpo, glielo offre e quando le mani raggiungono il suo fiore illibato apre le cosce, lo sente mettersi fra le sue gambe... in ginocchio e sente la cappella liscia, dura, appoggiarsi al suo solco e spingere... spingere, e... infine lo sente dentro, lo sente sforzare, incontrare la sua verginità e con un colpo deciso... frantumarla, eliminarla e il dolore... il dolore, il dolore che le fa emettere un forte gemito, mentre il giovane le mette una mano sulla bocca, poi i movimenti di lui, ripetuti... i suoi affondi, non sente piacere Gena, lo aspetta il piacere ma non arriva, anche se il dolore scema lentamente fino a diventare solo un bruciore, poi... i grugniti del giovane e i fiotti di sperma che la riempiono.
La notte è lunga e il giovane la cerca altre due volte, ora giocano prima e Gena prende confidenza con il corpo giovane, muscoloso, bello, maschio, di lui, inizia a conoscere il piacere del bacio, di perdersi, mentre sente la lingua, penetrarla, muoversi dentro la sua bocca, mentre lei la succhia.
Prende piacere dalle carezze, carezze che riceve su tutto il corpo, sul seno, sul ventre, sulle natiche e... inaspettatamente sente il piacere inondarla, mentre le dita di lui strofinano la sua conchiglia tenera, ne aprono le valve e sente le dita proprio lì dove ogni piccolo contatto la fa saltare, la fa smaniare... e tenendolo stretto... gode, gode a lungo e si ritrova ansante e bagnata di sudore.
Poi l'atto, la penetrazione, lunga ora, prolungata e sente calore, un piccolo dolore di fondo ma tanto calore ora e uno strano piacere, il piacere di darsi, di donarsi, di dare piacere, di soddisfare l'uomo.
Poi ancora una volta alla fine della notte e il piacere è più concreto ma non diventa il fuoco divoratore dell'orgasmo provato con la mano, resta giù sommerso fra le altre sensazioni, quella di sentirsi piena... di sentirsi amata.
I primi albori li trovano svegli, parlano ora, parlano di amore, le parole sono quelle che ogni uomo e donna conoscono, promesse, progetti, speranze.
Si levano, lei si rimette la fasciatura, non può lavarsi, forse durante la giornata sulle rive di qualche ruscello lo potrà fare.
Il viaggio riprende, la loro vita riprende, i loro sguardi sono incatenati e il frate anziano li nota, conosce la vita l'uomo e chiama vicino a se il giovane e parlano a lungo, molto a lungo, il giovane la cerca con lo sguardo, poi lo distoglie... poi la cerca ancora, le sorride e la guarda anche frate Pietro, l'anziano.
Il viaggio prosegue, Aosta è a poche ore di cammino.
Ora i loro movimenti sono scomposti, frenetici, si tolgono in fretta i loro indumenti, scioglie la fasciatura sul seno... lo libera e subito le mani del giovane se ne impossessano, accarezzano le dolci mammelle, passano lievi sui capezzoli, li inturgidiscono, mentre il languore prende Gena, si abbandona alle sue carezze... inarca il corpo, glielo offre e quando le mani raggiungono il suo fiore illibato apre le cosce, lo sente mettersi fra le sue gambe... in ginocchio e sente la cappella liscia, dura, appoggiarsi al suo solco e spingere... spingere, e... infine lo sente dentro, lo sente sforzare, incontrare la sua verginità e con un colpo deciso... frantumarla, eliminarla e il dolore... il dolore, il dolore che le fa emettere un forte gemito, mentre il giovane le mette una mano sulla bocca, poi i movimenti di lui, ripetuti... i suoi affondi, non sente piacere Gena, lo aspetta il piacere ma non arriva, anche se il dolore scema lentamente fino a diventare solo un bruciore, poi... i grugniti del giovane e i fiotti di sperma che la riempiono.
La notte è lunga e il giovane la cerca altre due volte, ora giocano prima e Gena prende confidenza con il corpo giovane, muscoloso, bello, maschio, di lui, inizia a conoscere il piacere del bacio, di perdersi, mentre sente la lingua, penetrarla, muoversi dentro la sua bocca, mentre lei la succhia.
Prende piacere dalle carezze, carezze che riceve su tutto il corpo, sul seno, sul ventre, sulle natiche e... inaspettatamente sente il piacere inondarla, mentre le dita di lui strofinano la sua conchiglia tenera, ne aprono le valve e sente le dita proprio lì dove ogni piccolo contatto la fa saltare, la fa smaniare... e tenendolo stretto... gode, gode a lungo e si ritrova ansante e bagnata di sudore.
Poi l'atto, la penetrazione, lunga ora, prolungata e sente calore, un piccolo dolore di fondo ma tanto calore ora e uno strano piacere, il piacere di darsi, di donarsi, di dare piacere, di soddisfare l'uomo.
Poi ancora una volta alla fine della notte e il piacere è più concreto ma non diventa il fuoco divoratore dell'orgasmo provato con la mano, resta giù sommerso fra le altre sensazioni, quella di sentirsi piena... di sentirsi amata.
I primi albori li trovano svegli, parlano ora, parlano di amore, le parole sono quelle che ogni uomo e donna conoscono, promesse, progetti, speranze.
Si levano, lei si rimette la fasciatura, non può lavarsi, forse durante la giornata sulle rive di qualche ruscello lo potrà fare.
Il viaggio riprende, la loro vita riprende, i loro sguardi sono incatenati e il frate anziano li nota, conosce la vita l'uomo e chiama vicino a se il giovane e parlano a lungo, molto a lungo, il giovane la cerca con lo sguardo, poi lo distoglie... poi la cerca ancora, le sorride e la guarda anche frate Pietro, l'anziano.
Il viaggio prosegue, Aosta è a poche ore di cammino.
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