lunedì 9 novembre 2020

LA "SUA" LOLITA.




 Il racconto  non si riferisce a nulla di autobiografico. 

Consta di varie pagine perché non è possibile sviluppare una vicenda simile in poche righe, quindi lo divido in due parti per chi avrà tempo e pazienza. 


La "sua" LOLITA.


L'ha rivista in questi ultimi giorni. Ora lei è una giovane donna. Passano una mezz'ora seduti ad un tavolo di un bar. Lei gli racconta di se, frequenta l'università, ha un ragazzo e gli fa vedere alcune foto.

Bello lui quanto lei. 

Lui chiede come sta Marta, la madre. Bene, risponde lei, vive con un uomo e sembra abbia trovato la stabilità che cercava e... sotto intende... -che con te non ha trovato...-. 

Forse... sotto intende... lui, stabilità che tu hai contribuito a minare pesantemente, lo pensa ma non lo dice, che importa ormai? Acqua passata.

Lei vive l'incoscienza dei giovani. Deve ancora entrare nel labirinto della vita. Arriverà anche per lei il tempo che, ogni volta, si ritroverà al punto di partenza e dovrà ricominciare daccapo.

Ma si, sono tutti contenti. 

Sono felici. 

Poi... la sua ultima domanda prima di lasciarsi. 

Lei chiede, hai mai scritto di noi? Lui risponde -...intendi di me e te? Si, qualcosa ho scritto ma mai la fine- -E' una bella vicenda da raccontare...- ribatte lei.


Bella? 

Dipende dai punti di vista...

-Ci vediamo stasera…-.

Sente la macchina partire e si assopisce nuovamente.

Si apre la porta.

-Servizio in camera… ecco il caffè!-.

Si ricopre velocemente con il lenzuolo, è consapevole che nella stanza c’è ancora l’odore del lungo amplesso della notte, fatto di sudore, sperma e afrore femminile.

Gli porge il vassoio con il caffè.

-Ti ringrazio… ma non ti devi disturbare…-.

-Nessun disturbo…-.

Poi si porta alla finestra. 

-Posso aprire? Ma si… c’è un odore così strano in questa stanza…-. 

Ha fatto l’occhiolino? No, non è possibile.

Lui cerca di riprendere in mano la situazione.

-Scusami Lauretta, aspettami giù, scendo fra dieci minuti e facciamo colazione assieme se vuoi-.

-Va bene, ma Laura e non Lauretta, sono Laura da ora in avanti…-.

Che le succede? 

Da quando frequenta la madre gli ha sempre manifestato il suo odio, la sua avversione, tanto che ogni volta che entra in casa sua si rinchiude in camera.

Ora? Chi la capisce? 

Ha affittato questo casale in collina per sfuggire l’afa della città e lei si è auto-invitata.

Più tardi arriva la vicina. 

S’incarica delle pulizie e del pranzo. 

La mattina passa così, lavora in un gazebo all'ombra della grande quercia. 

Vede Laura gironzolare ma non le da importanza. Non si è preso l’impegno di farle compagnia.

In un attimo arriva ora di pranzo, mangiano, la donna sparecchia, lava i piatti e se ne va. Verrà tutti i giorni per l’intera estate.

E’ nel gazebo e preso dal lavoro nota appena Laura che apre un ombrellone, vi sistema sotto un lettino e si toglie i pantaloncini e la maglietta.

Osserva distratto. 

Indossa un mini bikini, ossia un triangolino di stoffa sull'inguine, un filo fra le natiche e sopra uno straccetto che copre appena i capezzoli.

Nota con stupore, nell'ordine: un culetto eccezionale con due natiche piene e sode, l’aggraziata linea delle anche, la vita perfetta e poi due tettine, belle, sostenute come solo la giovane età può permettere.

Deve aver assunto un’aria di sbalordimento tale che lei scoppia a ridere. Quella che ieri era una ragazzina ora è una donna.

Si riprende e cerca di continuare nel suo lavoro ma gli è impossibile, è cominciato quello che sarà il suo supplizio.

-L.?-.

-Si…-.

-Saresti così carino da spalmarmi la crema sulla schiena? Altrimenti mi scotto…-.

-Non ci penso nemmeno… mi ungo le mani…-.

-Ti prego… ti prego…-.

Ora fa la voce da gattina, sospirando si alza, la raggiunge, si inginocchia presso di lei.

-Slacciami il reggiseno…-.

Obbedisce ma le dita gli sembrano diventate insensibili come patate, tira il laccio, poi prende a spalmare la crema sulla sua schiena. La sua pelle è soda e liscia, le mani passano dalle spalle fino all'inizio del fondo schiena. 

E’ magnifica e sensuale, sente scaturire da lei un qualcosa che lo colpisce direttamente al basso ventre, in breve è preda di un’erezione spaventosa.

-L.?-.

-Si…-.

-Questa notte vi ho sentito…-.

Cerca imbarazzato di rimediare.

-Veramente? Mi dispiace d’averti disturbato, tua madre e io stavamo parlando… e forse abbiamo alzato un po’ la voce…-. 

-Così quello che stavate facendo era parlare…?-.

Piccola carogna! Pensa lui.

-Va bene… però la smetti con questi discorsi… mi stai mettendo in imbarazzo…-

Lei si gira… lui è ancora in ginocchio.

Due tettine magnifiche, belle, rivolte all'insù, due aureole scure, i capezzoli inturgiditi come fragoline.

Accidenti… sbotta lui! Gli bruciano le mani come se avesse toccato del metallo incandescente, gli gira la testa… la sua erezione è tanto evidente che è in imbarazzo…-

Si alza di scatto e si rifugia all'interno della casa. Lo sa… è un fuggire il suo ma non ha scelta. 

-Non immaginavo di farti tanto effetto…-.

-Devo fare una cosa e poi faremo un discorsetto…-

Le dice con aria severa.

-Si si… fai… ti ci vorrà un bel po’ a sbrigare quella cosa…-

Lo deride lei.

In effetti ci mette un bel po’ a perdere quell'erezione diventata fastidiosa poi torna deciso a farle un predicozzo, di quelli da ricordare!

La raggiunge, è ancora con il petto scoperto, distoglie a fatica lo sguardo.

-Ascoltami bene… Laura, queste non sono cose…-.

Lo interrompe con aria ironica.

-Blaa… blaa… blaa… quanto parli! Perché non vieni qui vicino e giochiamo un po’…?-.

-Ma cosa dici! Io amo tua madre e poi la differenza l’età, non dobbiamo cadere in queste cose…-.

-Tutte palle, ho visto prima com'eri eccitato…-

-Non posso farlo… non potrei mai farlo. Non sarebbe giusto… verso di te… verso tua madre.-.

Lo interrompe con un gesto di stizza.

-Palle…! Palle…! E chi se ne frega di mia madre! Sei veramente un sepolcro imbiancato…-.

Resta senza parole, si allontana imbarazzato e la evita fino a sera. Ne deve parlare con Marta.

In camera loro le racconta della giornata, non le nasconde niente, neanche della sua eccitazione. Anche lei non sa spiegare questo cambiamento. E’ indispettita, forse gelosa, senz'altro preoccupata.

-E’ così… testarda, è sempre in competizione con me, se si è messa in testa questa cosa non cederà fino ad avere soddisfazione…-.

-Ho pensato anche di andarmene per un po'… così lei rientra in città…-

-Aspetta un paio di giorni… forse smette… ho timore che ricominci a fare le pazzie che ha fatto quando mi sono messa con te, non rientrava per alcune notti, non so con chi sia andata, ho paura di lei, per lei. Di quello che potrebbe fare… aspetta… non darle corda, lo sai come sono volubili i giovani… forse smette…-

-Sinceramente spero di essere io in grado di smettere… o di non cominciare…-.

-E’ una ragazza difficile, non gestibile… non so che reazioni posso provocare parlandole, impedendole di stare qui…-

Lui eccitato prende la donna con violenza, ora non gli importa che la ragazza senta, anzi che senta pure.

In breve partecipa anche Marta, lui fa di tutto per farla gemere e gridare dal piacere, ha un’erezione prepotente e che gli dura a lungo. La prende facendola godere più volte e alla fine la costringe in ginocchio, testa sul pavimento. Sente l’orgasmo montare in maniera irresistibile, ritira la verga dura e lucida dagli umori di lei e la rimette con forza, le viene dentro con dei ripetuti e forti schizzi di sperma, un incontrollato grido di piacere gli esce dalle labbra e si unisce ai gemiti di Marta. 

La mattina si alza assieme a Marta e lascia con lei il casale. In città ha da fare alcune cose. 

Poi, quasi senza rendersene conto, si trova ad acquistare alcune confezioni di preservativi, articoli che non usa con Marta…

Pensa… 

-Dio…! Sono veramente un sepolcro imbiancato! Sono già consapevole che cederò? Contro la mia volontà?-

Ritorna giusto per il pranzo, accolto da Laura con indifferenza, poi quando è sotto il gazebo, lo raggiunge.

Porta il lettino fino ad essergli vicino, si spoglia e si sdraia, stavolta è già priva del minuscolo reggiseno.

-Anche stanotte non mi avete fatto dormire…-.

Non risponde.

-Ho sentito mamma gemere e gridare e ho cercato di immaginare cosa le stavi facendo… poi ti ho sentito urlare… ho pensato che stavi godendo…-.

Zitto.

-Naturalmente mi sono eccitata…-.

Si sposta a lato il minuscolo slip e gli mostra il pube, ha l’inguine liscio, depilato, tiene solo un triangolino di vello nero, con le dita apre le grandi labbra, le divide mostrandogli l’interno, si bagna con fare provocante il medio e inizia a toccarsi.

Lui sa che deve avere la faccia congestionata, il viso gli brucia.

-Laura… no…-.

-Invece Laura lo fa… Laura ha voglia e si masturba… non vuoi farmelo tu?-.

Si alza! Per un lungo istante è lì lì per inginocchiarsi fra le sue gambe e sprofondare con il viso nella sua femminilità, ma poi con un grido di rabbia scappa e corre in casa. 

Lo insegue la sua risata argentina. 

-Carognetta! Puttanella!- 

La ingiuria mentre si rifugia in casa.

La notte sfoga tutta la sua eccitazione su Marta, è preda di una frenesia sessuale inusuale, alla fine è esausto.

Le racconta dell’episodio del pomeriggio. Dice chiaro a Marta che non è in grado di resistere. Marta non risponde. Le chiede di riportarsela in città. Marta risponde che la ragazza non le ubbidirà mai. Cosa succederà se lui cede? Marta non parla… meglio questo che la ragazza riprenda la sua vita di esagerazioni?

Ecco perché succede il giorno seguente!

L. conta sulla presenza della domestica e svolge un po’ di lavoro, lei gli gira intorno come un felino che aspetta il momento opportuno per saltare addosso alla preda. 

Dopo mangiato, sul tardi, scoppia un forte temporale estivo. Lui si ritira nella sua stanza vista l’impossibilità di lavorare all'esterno. Si stende sul letto. Cerca di evitarla, spera sinceramente che si stufi e che faccia ritorno in città. Lo attrae ma sente altrettanto forte la innaturalità della situazione e non vuole essere strumentalizzato. 

Il cielo è diventato grigio piombo, è tanto scuro che deve accendere la luce per poter leggere.

Suona il cellulare… è Marta, non potrà raggiungerli causa il maltempo. C’è un grosso temporale in città.

Non può venire? 

Conta su di lei per non cedere e lei manca? Davvero non potrà biasimarlo se succederà!

In quel momento, prima il bagliore accecante di un fulmine. 

Accidenti! Se è caduto vicino! E contemporaneamente un tuono terrificante, resta rintronato dal fragore.

-L.! Aiuto…!-.

Laura entra in camera e lo abbraccia tremante, in questo momento non è più la splendida pantera delle ore prima, ma una gattina spaurita. 

L’abbraccia forte e le accarezza i capelli per rincuorarla.

Vanno assieme a vedere di riattivare la corrente elettrica, niente da fare! Non c’è alimentazione e il generatore non parte.

Intanto è diventato buio con ore di anticipo, piove a dirotto e continuano i fulmini e tuoni.

Con Laura per mano cerca le candele, dove saranno? In cucina…? Si… ci sono!

Accendono una candela per ogni stanza, vicini guardano fuori, tutta quest’acqua.

Laura gli sta sempre accanto, spaurita, la tiene per mano e poi le passa il braccio sulle spalle.

-La mamma resta in città stanotte… la strada è interrotta… mi ha telefonato prima del fulmine… anzi ora la chiamiamo…-.

Non risponde.

-Laura… vado a vedere il ponte…-.

-Non mi lasciare sola… vengo con te…-.

-E solo fino al ponte… mi vedi dalla finestra… è inutile che ci bagniamo in due…-.

Si convince, lui indossa un giaccone impermeabile, l’ombrello è inutile visto il vento, le raffiche lo spingono di qua e di là, finalmente arriva alla curva e al ponte, sotto c’è un torrente mugghiante da far paura ma l’acqua scorre liberamente…

Rientra e tranquillizza Laura, si cambia con lei sempre alle costole.

Più tardi prepara qualcosa da mangiare, fa freddo e versa un po’ di vino anche per Laura per darle un po’ di coraggio, intanto il temporale si allontana, poco dopo smette anche di piovere.

Lui beve ancora qualche bicchiere per riscaldarsi.

Beve anche lei, il suo viso si colora, alla luce delle candele non è più così spettrale.

-Laura è inutile stare alzati, fa freddo, propongo di andare a dormire o a leggere sul letto…-.

-Io non dormo da sola… ho una paura da morire, voglio dormire con te… non ti darò fastidio…-.

Gli sembra giusta la sua richiesta.

-Va bene… però… tregua… d’accordo?-.

-D’accordo…!-.

Gli dà la mano con fare solenne.

Si stendono sul letto, non si toglie né la maglietta né i pantaloncini.

Lei ha indossato un pigiamino con pantaloncini corti, leggono alla luce delle candele, non è molto agevole ma ci si può adattare.

Ricomincia a piovere ma il temporale è passato.

Lascia accesa una candela, lei sembra addormentarsi, lui si rilassa e chiude gli occhi.

E’ solo assopito, sente che gli si accosta, forse ha freddo, ora poggia la testa sul suo petto e lo abbraccia, la sua mano è sul suo torace, si abbassa e risale sotto la maglietta, gli accarezza i pettorali, gli passa le dita sui capezzoli e poi sul petto.

La mano si muove delicatamente, è calda e morbida, si abbassa fino all'ombelico, ma provoca l’immediata reazione della verga di lui. 

A scatti si indurisce…

La testa di Laura si porta sul il suo ventre, la mano entra sotto la cintura elasticizzata dei pantaloncini e incontra il cazzo duro. Lo accarezza, gli scopre la cappella inturgidita e lo masturba, gli accarezza le palle dure come noci, scorre anche il tratto perineo e le natiche.

Può ancora fare finta di dormire dopo che ha verificato che erezione gli ha causato?

-Laura?-.

-Si…?-.

-E la tregua…?-.

-Sono anche bugiarda…-

-Si, sei bugiarda e puttana…-.

-Era ora che te ne accorgessi…-.

Si toglie i pantaloncini, il pene svetta verso l’alto, lei lo cattura con la sua manina e poi prende a baciarlo, prima dei bacetti… leccatine, introduzione nella sua boccuccia di parte del glande, poi insalivamento e introduzione cospicua di buona parte dell’uccello. Ci sa fare! Chissà dove ha imparato…? Forse fanno dei corsi apposta nelle scuole moderne! O durante le notti nelle quali non rientrava?

Lui introduce la mano nei suoi pantaloncini e prende a strizzarle le natiche, dio…! Sono dure come il marmo e sode e lisce, si introduce nel solco e prende a solleticarle, prima il buchetto e poi la vagina. Che bellezza…! Si lecca le dita…! Sanno di… di… non sa trovare un termine, torna a rovistare mentre lei lo sta succhiando superbamente.


(segue)

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