Llianto por el banderillero e torero Ignacio Sànchez Mejias.
Alle cinque della sera.
Eran le cinque in punto della sera.
Un bambino portò il lenzuolo bianco
alle cinque della sera.
Una sporta di calce già pronta
alle cinque della sera.
Il resto era morte e solo morte
alle cinque della sera.
G.Lorca.
Nudo si esamina… guarda il suo corpo. Guarda le numerose cicatrici che gli solcano la pelle come le fenditure per la siccità che si aprono nella terra arsa di Andalusia, suo paese natale. Ci passa le dita… leggermente, ricorda il momento di ognuna. E ricorda di come hanno passato le loro dita tutte le donne che ha avuto. Tutte curiose delle cicatrici, di sapere come e quando le ha subite. Eccitate dalle ferite, dal sangue, dai tori, dal suo dolore provato. Come lei… Ynez… che ha passato le labbra su ogni attimo della sua pelle martoriata. E ad ogni cicatrice aumentava la pressione delle labbra e cresceva il suo desiderio, la sua passione.
Junio è un torero… Junio è il Torero.
Il Matador.
Sacro come un Samurai nell’immaginario collettivo, ma a differenza dei Samurai veri, ascetici e probi, è un gran conquistatore di cuori femminili. Donne attirate dal sangue, dal pericolo e dalla morte.
Eppure il suo Trajes de luce… il suo pittoresco vestito, ora appeso… indossato da un manichino, assomiglia più a un costume femminile che a uno maschile. Ricco di lustrini, orpelli e costosissimi ricami dorati, esprime il barocchismo più sfrenato della Spagna meridionale. Stretto, aderente come un guanto, si adatta al corpo come per impedire al coraggio di andarsene e alla paura di entrare.
Il Trajes de luce, così come la corrida, rientra nella tradizione nera della Spagna del Goya, clamorose contraddizioni e irrazionali raccordi fra religione e violenza.
La cerimonia della vestizione di un torero è importante.
Junio si veste lentamente e con cura mentre si concentra per affrontare il combattimento. Vestito si inginocchia davanti al piccolo altare e prega. Prega per ottenere la vittoria e un buon combattimento.
Nella mattinata ha visitato il corrales, il recinto dove i tori vengono tenuti prima della loro entrata nell’arena. Come da usanza tre toreri si divideranno per la corrida sei tori, due a testa. Junio è un idolo della folla, perché è coraggioso, perché non indebolisce i tori con potenti purghe prima del combattimento, non ammette che li droghino per calmarli o che si metta loro del cotone nelle froge per non farli respirare bene. Junio vuole un combattimento, per quanto che è possibile, alla pari.
Junio rispetta il toro.
Il suo secondo toro, nero come la pece, porta già sul dorso l’arpon de divisa, il nastrino con i colori dell’allevamento taurino Velasquez di Ronda, è piccolo rispetto alla media dei tori de lidia, dei tori da combattimento. Sui 450 chili, magro e scattante. Un toro pericoloso, dalle larghe corna appuntite e in avanti.
Il suo aiutante, il mozo de espada, gli dice che tiene la testa troppo alta e da come si muove è un matahombre, un uccisore d’uomini. Un toro "di mala leche". Vorrebbe mettergli un po’ di trementina negli occhi per non farlo vedere bene… ma Junio rifiuta. Non sono cose per lui.
E’ l’ora…
E’ esperto Junio ma l’attimo dell’entrata nell’arena gli causa la stessa emozione della sua prima volta.
La sfilata dei matadores e delle loro quadriglie entrando dal paseíllo, preceduti dagli Aguacildes, araldi a cavallo che chiedono simbolicamente il permesso di fare entrare i toreri. Dei Banderilleros, dei Picadores e l’omaggio alle personalità davanti al palco presidenzial… al Presidente de corrida e alle autorità.
E il saluto alla folla e il boato di risposta della stessa.
Vede Ynez… a fianco di suo marito, il Presidente.
E mentre il torero di turno lavora il primo toro della giornata di corrida. Lui, da dietro la barricata, come assente, pensa alla notte precedente, alla sua rabbia, alla sua gelosia. Alle sue ripetute richieste, assillanti, di confermargli, di dirgli che non è vero quanto si dice. Che lei… Ynez, si vede anche con il giovane torero Manuelito, che è anche la sua amante.
E la sua rabbia immensa.
Le strappa i vestiti di dosso, e la butta sul letto e la prende. La possiede con violenza, una… due volte.
E la donna gode di questo, gode della forza con la quale lui instancabile la prende e inginocchiata, testa sul letto, in preda all’orgasmo… lo provoca ancora, mentre muove invitante il suo splendido culo.
-… acà… toro… acà… -
e ancora… in preda alla lussuria...
-...matame…. mata tu vaca… matame… mata tu puta… matame hombre… -
E lui… che si perde su quel culo, largo… pieno… liscio… sodo, e affonda il suo cazzo duro come una spada fra le sue cosce e la penetra, la penetra con tutta la sua rabbia, entra nel suo bagnato, esce e lo rimette ancora, con lei che gode, che gode dei suoi molteplici orgasmi…
Lei che alimenta la sua pazzia, che strumentalizza la sua gelosia, tutto… tutto per il suo piacere.
Lo usa… li usa…
Usa l’emozione che prova nel vedere uomini rischiare la vita, il loro coraggio, il sangue e la morte, usa loro, i matadores, per sentirsi viva. Per dimenticare gli anni che scorrono veloci, la gioventù che sfuma e la sua infelicità.
Li usa come oppio….
Ora è sopra di lui, lo cavalca, sente la grossa verga riempirla. Gode ancora.
E vuole di più…
Vuole essere aperta, vuole godere del momento doloroso di lui che entrerà nel suo culo. Pensa a Manuelito, mentre Junio la possiede e penetra violento nel suo fiore fra le natiche e che entra in lei fino a sbattere contro le sue natiche piene. Lei gode e pensa a Manuelito, che andrà a trovare dopo la corrida, pensa a come accarezzerà quel corpo sottile di gitano, di come sarà sudato e saprà dell’odore forte di toro, di sangue e di morte. A come prenderà in bocca quel cazzo d’adolescente, a come berrà il suo sperma. Pensa che è stata la sua prima donna, lui ancora vergine e questo la fa impazzire. Pensa che darà anche a lui, al giovane Manuelito, il fiore scuro del suo culo. Lo vuole.
Junio ricorda le sue assicurazioni d’amore eterno e di come le ha sentite false e si accorge che il destino gli propone un doloroso momento, lui che ha avuto mille donne, è ora innamorato di una donna senza sentimento, che non lo ama ed è amorale come e quanto lo era lui in precedenza.
Manuelito è il secondo torero della giornata, i suoi tori sono i più facili. Una precauzione dell’impresario. E’ più di una speranza, il ragazzo. Vedono in lui il nuovo idolo delle folle. Quello che prenderà forse il posto del grande Junio.
Un attimo di titubanza e Manuelito viene colpito dal toro. Non dalle corna per fortuna sua e Junio entra nell’arena e distrae il toro, evita che l’animale infierisca sul suo corpo… straziandolo.
Poi… lo incoraggia, lo sprona a rientrare e finire il toro.
Non sa lo sblocco di adrenalina e di lussuria che l’incidente ha provocato in Ynez, ora la donna si farebbe possedere, senza limiti, da tutti… persino dal toro!
Poi arriva il momento del sesto toro. Il suo secondo.
Tercios de varas…
Già all’uscita dal torril mostra di che pasta è fatto. E’ maligno, scattante. il toro compie un giro completo dell'arena dirigendosi non alla sua destra… alla vana ricerca di una via d'uscita, ma compie il giro verso sinistra, si dice che il toro ha salido contrario. Il che provoca un mormorio nel pubblico. Capisce che il toro è pericoloso… molto, non inquadrabile.
Junio ne studia le mosse, per determinarne le capacità fisiche, la rapidità dei riflessi, la direzione preferita nell'attacco e via dicendo. Per provocare le cariche del toro, egli utilizza il capote, un grande drappo di tela irrigidita e appesantita da bagni in gomma liquida. Tale drappo ha un colore rosa acceso sulla faccia esterna e giallo su quella interna. Questo toro non si lascia molto attrarre dai movimenti del capote… cerca il suo corpo. E’ rapido. E Junio rischia… non vuole sottrarsi alla lotta. L’accetta. Si impegna a fondo, usa tutti i suoi passi di danza, le sue veronicas, le sue naturales, si scatena in una serie di passi spettacolari, gaoneras, navarras e tafalleras. Esegue la mariposa meglio di Marcial Lalanda, che l’ha inventata. Torea in ginocchio o sentado al estribo, inventa suertes e adornos alla maniera sivigliana.
La gente lo ama, Junio riempie le arene di tutta la Spagna, vuole vedere l’esibizione di un coraggio arrogante, esuberante, dominatore. E’ la sua miglior corrida. Mai ha toreato così, con questa passione e con un toro simile. Gli spettatori sono in delirio.
Ora è una lotta alla pari, Junio si muove nello spazio di un fazzoletto, si inginocchia mentre le corna sfiorano il suo corpo e scivolano via.
Il pubblico è in piedi…
Junio… di questo toro sa che è imprevedibile, che non reagisce come i suoi simili. Lo ammira e ne ha rispetto. Questo toro è unico.
È il turno quindi dei suoi picadores.
Nel colpire il toro, il picador utilizza la vara de picar, una lancia che colpisce l’animale alla base del muscolo del collo… del morillo, affinché questi tenga la testa bassa, Junio non vuole mai che gli siano inferte più di due ferite, poi, assieme al suo mozo de espada e ai peones, entra nell’arena a distrarre il toro affinché i picadores possano uscire. Uno dei cavalli è stato gravemente colpito dalle corna dell’animale e uscendo lascia una scia di sangue e di interiora, una ulteriore emozione per la folla.
Il tercio de banderillas…
Con questo toro lui stesso conficca le banderillas sul dorso del toro, provoca le sue cariche esclusivamente con i movimenti del proprio corpo, lo spinge alla carica e un attimo prima dell’incornata si toglie dall’impatto mortale, conficcando contemporaneamente e profondamente le banderillas, per tre volte.
Vuole dimostrare la sua grandezza, vuole l’applauso, vuole l’amore del suo pubblico, vuole Ynez.
Le banderillas rendono il toro ancora più furioso.
Il tercio de muleta…
Ora il toro ha sul dorso le banderillas e comincia a dare segni di cedimento, e Junio dà inizio alla fase della lidia. Depone l'ampio e pesante capote e lo sostituisce con la muleta, un drappo più piccolo di flanella scarlatta, avvolto intorno a una gruccia lignea che lo mantiene disteso in modo da poterlo impugnare con una sola mano. Nell'altra, nascosta dietro la schiena, impugna già la spada di cui si servirà per il colpo mortale. Danza con il toro. Lo provoca e si toglie dalla linea di attacco con estrema eleganza. Propone tutto il suo repertorio e la folla lo premia ad ogni suo movimento con il suo…
Olè….!! -
Le cariche del toro, sempre più stanco, si fanno sempre più brevi e meno decise, tiene la testa abbassata, perché i puyazos gli hanno danneggiato i muscoli del collo. Questo Junio lo sa bene e sa anche che non avrebbe speranze contro un toro in grado di muovere la testa correttamente. Il compito del picador è infatti proprio questo, mettere il toro in condizioni di inferiorità, costringendolo a tenere la testa abbassata perché il torero possa conficcargli la spada tra le scapole, raggiungendone il
E Junio si appresta a farlo dopo averlo confuso con i movimenti della muleta e del suo stesso corpo, il toro combatte ancora, ha ancora delle forze residue e non vuole cedere, lo carica con la forza della disperazione provocando un mormorio di ammirazione fra il pubblico in piedi. Junio si toglie la montera, il caratteristico copricapo nero dei toreri e la posa sulla sabbia, il che vuol dire… questo toro è dedicato a voi. Guarda Ynez.
E’ un combattente il toro, degno di essere un riproduttore, un semental, di poter trasmettere, con il suo seme, il suo DNA a una miriade di discendenti.
Junio getta a terra la spada e con grande coraggio si rivolge al toro, vola sopra le corna dell’animale e simula il colpo di spada a mani nude.
Gli fa l’omaggio di riconoscere la sua forza e il coraggio e voltandosi verso il palco… urla:
-Indulto… indulto… -
E la folla gli fa eco…
-Indulto… indulto… -
Junio chiede la grazia per il toro, che sia riportato al corral, che venga medicato, curato e che ritorni libero ai pascoli dell’Andalusia, che viva.
E mentre il Presidente della corrida espone il fazzoletto arancione in segno di indulto e il pubblico sventola migliaia di fazzoletti bianchi, il toro richiama le ultime forze, carica e incorna Junio!
Prima all’altezza dei reni e poi mentre è a terra all’inguine. Recidendogli l’arteria femorale.
E Junio mentre si sente svanire… ha la forza di ripetere…
- Indulto… Indulto… -
E vede il viso di Ynez…
E’ l’ultima cosa che ha negli occhi prima di perdere i sensi e poi morire.
La sua ultima corrida.
Alle cinque della sera.
Erano le cinque in punto della sera.
P.S.
Dalla parte del toro…
IO STO CON I TORI, CONTRO LE CORRIDE. Ma sono un autore di racconti e come tale scrivo di quello che sento. Le mie idee non coincidono con i sostenitori delle corride, di coloro i quali… in Spagna… hanno chiesto che siano inserite fra il Patrimonio comune dell’Umanità, con coloro che dicono che i tori de ledia sono dei fortunati, che a differenza degli animali loro simili che vengono macellati, vivono per cinque o sei anni come privilegiati, allo stato brado e curati… questo prima di combattere. Io sono contro… sempre, contro chi è contro gli animali.
E’ un racconto.
Non un’apologia della corrida.
Ricordo quanto ha scritto Alessandro Baricco:
"la corrida è un orrore grottesco che alcuni toreri tramutano in spettacolo sublime".
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