Don Sandro.
Per la festa del patrono del paese dove trascorrevo l'estate era tradizione partire nel pomeriggio del giorno precedente per la cima del monte Tondo, qui trascorrere la notte attorno ai falò con canti e balli, assistere al sorgere del sole e poi dopo la messa passare la giornata in giochi e altre piacevolezze del genere.
Non ne ho molta di voglia di andarci, ma Giacomo e Gabriella insistono e così accetto e il pomeriggio partiamo, lungo il sentiero e' un serpentone di paesani e turisti. Il percorso e' abbastanza lungo e faticoso, ma aiuta a dimenticare i propri problemi, i due ragazzi amoreggiano anche mentre camminano, e' un piacere vederli così felici.
-Tess, sai chi dirà messa?-.
E' Gabriella che mi fa la domanda, la guardo interrogativa.
-Don Sandro… e' qui in vacanza e vuole celebrarla lui…-.
Don Sandro… Sandrino!
E’ da quando eravamo ragazzi che non ci vediamo, uno dei miei compagni di giochi dell'infanzia, so che si era fatto prete e avevo sentito certe voci.
-Ma è vero che…-.
Gabriella mi anticipa.
-Si, e' tutto vero… sembra che abbia avuto diversi problemi, gli piace un po' troppo mettere le mani sotto le gonne delle sue parrocchiane…-.
Certo che tutto avrei pensato di Sandrino meno che si facesse prete, già da bambino aveva una particolare predisposizione per il gioco del "dottore", mi viene in mente come mi visitava fra le gambe con molta solerzia.
Arriviamo in cima, un cupolone tondo e erboso dove l'organizzazione ha già predisposto per i falò, a notte ci saranno anche i fuochi d'artificio, ci sistemiamo e passiamo in allegria le prime ore della notte.
Poi a mezzanotte i fuochi pirotecnici e tutti ad applaudire, mi raggiunge Gabriella e con lei porta Sandrino, cioè Don Sandro.
-Tess… come sono felice di vederti…-.
-Ciao Sandrino… cioè Don Sandro…-.
Si guarda in giro e riprende.
-Senti… vorrei parlare un po' con te dei vecchi tempi, ora faccio il giro dei falò e saluto tutti, aspettami lì vicino a quel pino mugo, non ci metto molto…-.
Sandrino… anzi Sandrone ora… visto che e' un pezzo di marcantonio alto e grosso… mi lascia per il momento.
Raggiungo il mugo e mi sdraio sopra la giacca a vento, guardo le stelle, e' una notte bellissima buia senza luna.
Lui mi raggiunge e mi siede accanto.
-Tess… non sai quanto mi fa piacere vederti! La mia cara compagna d'infanzia… quanto e' passato? Una quindicina d'anni senz'altro…-.
Poi dove sei… cosa fai e via così… lui sta a *** in un ufficio della diocesi, così non puoi fare scandali… penso maliziosamente, e io? Racconto dove insegno e prendiamo a parlare dei giorni felici, ci vengono in mente degli episodi che pensavo dimenticati per sempre e mi trovo a ridere spensieratamente, mi fa piacere stare con lui.
-Quando ti ho vista questa sera… mi sei sembrata turbata… ora sei raggiante e la tua pelle risplende alla luce dei falò, ma prima eri come spenta…-
E' un prete, un vecchio amico e mi ritrovo a raccontargli tutto, senza nascondere nulla, anzi non lesino i particolari.
Lui ascolta con attenzione.
-Come e' complicato vivere… non è vero? Siamo delle foglie in balia del vento, come genere siamo destinati a dominare il mondo e poi siamo così schiavi delle nostre debolezze! No… Tess, non ti angustiare… siamo tutti peccatori e tutti degni del perdono e poi… chi può permettersi di scagliare la prima pietra…?-.
Mi piace il tono della sua voce, non fa prediche, lo sento partecipe e che soffre per me.
-Mi fa piacere parlare con te, Sandro, questa notte sono serena come non mi capita da quando vivo questa storia…-.
-Anche a me fa piacere, senti… telefonami… cosi' possiamo continuare…-.
Scrive il suo numero su un foglietto e me lo dà.
-Ora devo andare…-.
Quando gli telefono sento che gli fa piacere sentirmi, mi dà appuntamento in un bar vicino alla stazione.
Arriva, è vestito casual e mai lo prenderebbero per un prete, sembra piuttosto un giocatore di rugby, beviamo qualcosa e poi…
-Senti… andiamo a parlare in un posto tranquillo, qui è troppo rumoroso e c'è troppa gente…-.
Ha la macchina, mi porta verso la periferia, un palazzetto anonimo, saliamo e entriamo in un piccolo appartamento.
Mi fa accomodare e mi offre della aranciata.
-Ho pensato molto a te da quella notte, a quanto ti succede… a quella tua inclinazione, ma ora… voglio che sia tu a ascoltare. Ci sono delle storie che circolano che mi riguardano e purtroppo sono tutte vere, sono schiavo del sesso, ne ho combinate di tutti i colori e forse dovrò lasciare la tonaca. Io mi pento, mi danno il perdono ma poi… quando e' il momento ci ricasco e soffro della mia debolezza, un po' come te…-.
Si torce le mani, mi fa compassione.
-Ma perché hai preso i voti? Da quello che ricordo anche da bambino avevi una predisposizione per il sesso piuttosto marcata, volevi sempre giocare con me al dottore!-.
Mi guarda, cosa c'è ora? Cosa ho detto? Si avvicina, mi siede accanto e mi abbraccia, cosa faccio?
-Aiutami Tess, anche tu sei una peccatrice e conosci il tormento del… dopo, del rimorso, tu mi devi punire…-.
-Punire… io? Ma cosa stai dicendo…-.
-Prometti che lo farai… che mi aiuterai…-.
Mi stringe, ha il viso congestionato, è alterato e trema tutto.
Cerco di assecondarlo.
-Va bene… ti aiuterò, ma non so come…-.
-Mi devi punire, duramente… così non ci ricasco, tu non sai che cloaca di perversione sono, anche adesso… c'e' una ragazzina… io non riesco a resistere, ieri l'ho masturbata e se non mi controllo va a finire che la violento, ti prego… dammi il giusto castigo…-.
Mi preoccupa e mi fa paura, certo che solo io sono capace di cacciarmi in questi casini.
Si alza raggiunge l'armadio e torna con una verga di legno.
-Mi devi frustare forte… fino a farmi andar via questi pensieri peccaminosi che mi riempiono il cervello… fammi dimenticare quella ragazzina… la sua vagina stretta e vergine… il suo odore…-.
Mi dà in mano il listello, si strappa i vestiti di dosso, è incredibilmente peloso, il torace, la schiena, il ventre e le gambe sono coperti da un vello nero, è possente! Massiccio come un orso… ho modo di scorgere il suo membro… accidenti!
Si inginocchia sul tappeto, mette la testa a terra e mi presenta il suo grosso deretano, anche le natiche sono pelose, fra le cosce muscolose s'intravede un grosso scroto e la banana di carne che pende.
Sono inquieta, se potessi prenderei la porta per fuggire lontano ma ho paura di una sua reazione e comunque sono calamitata sul posto.
-Dai picchia forte…!-.
Alzo la verga e l'abbasso con forza sul suo deretano.
più forte… più forte…!.
Di nuovo, ora con tutte le mie forze.
-Si… si! Più forte… puniscimi…-.
Che mi succede? Mi sto eccitando, mi fa piacere colpire questo grosso sedere peloso.
Ebbene… si!
Vuoi essere frustato?
Ne avrai fino ad avere il culo scorticato!
Sto sudando, mi fermo un attimo, mi spoglio velocemente e rimango in reggiseno e slip, poi riprendo a colpirlo.
Fra un colpo e l’altro dimena il sedere, vedo che si è eccitato e il pene gli si è rizzato, io sono bagnata e non solo dal sudore… alzo il braccio e giù con forza, e ancora… e ancora… il suo sedere è rosso sangue sotto il pelo che lo ricopre, ora sono in preda a un raptus di violenza.
Le tette mi ballano per la forza dei colpi e sono per buona parte fuoriuscite dalla costrizione del reggiseno.
Ora voglio anch'io essere punita, anch'io sono una cloaca di perversione!
-Ora tocca a me ! Anch'io devo essere punita!-.
Si rialza… è enorme!
Voglio essere legata, gli dico, mi devi legare gambe e braccia ad un tavolo a pancia in giù. Mi porta in cucina… il tavolo c'è, cerca qualcosa per legarmi, alla fine fa a strisce dei strofinacci da cucina, mi spoglio completamente, mi sistemo e mi lega alle gambe del tavolo.
Poi i colpi sul sedere con la mano, forti… dolorosi e insieme di immensa libidine, quanti…? Forse una ventina, poi smette.
Guardando sopra la spalla lo vedo chinarsi su di me, si inginocchia e prende a leccarmi.
-Che culone hai… Tess! Bianco, burroso… mi fai perdere la testa…-.
Mi apre le natiche e sento la sua lingua sul buco, passa e ripassa, prova con un dito, è un ditone! Mi penetra e inizia… fuori e dentro. Poi prova con due… riesce ad entrare, ancora fuori e dentro.
Passa la mano anche fra le gambe e sente tutto il mio bagnato, anche qui mette dentro il suo ditone.
Si rialza, lo osservo sempre da sopra la spalla, si mena il grosso pene, accidenti se è largo! Sfrega la grossa cappella contro il clitoride e infine me lo infila in vagina, mi tiene per i fianchi e comincia a martellarmi, il suo ventre sbatte contro le mie natiche con rumore di schiaffi, si, mi piace… mi fai anche venire, una… due… molte volte! Ma non è questo che voglio da te, sono nata per soffrire, mi devi aprire il culo con quel bastone di carne che hai!
L'ha capito? Lo toglie, ora è bagnato fradicio degli umori della mia vulva, lo mette fra le natiche, si… così…! Dai… adesso… dacci dentro! Mi brucia l'ano, mi brucia il buco violentato da questo mostruoso pene, lo spinge fino in fondo e il dolore che provo mi porta al settimo cielo, prima mi fa volare e poi precipitare in un orgasmo senza fine, lui continua e continua, è instancabile, poi viene e scarica nel mio intestino getti di sperma, urla e si inarca.
Prima si appoggia sulla mia schiena, poi si toglie.
Si riprende e si dispera.
-Ancora…! Ancora…! E' successo ancora! Il peccato è il mio padrone, sono indegno di ogni perdono!-
Si lamenta così a voce alta che i vicini, se ne ha, non possono non sentire.
Si disinteressa di me e mi lascia legata al tavolo, lo chiamo… niente, comincio ad avere paura, e se questo mi lascia qui?
Torna in cucina.
-Sandro… slegami…-.
Niente…
-Voi donne… mi avete ridotto a un vostro zimbello, mi mostrate le vostre tette e il vostro culo e io sono in vostra balia…-.
Questo è pazzo! Se riesco ad uscirne sana metto la testa a posto, promesso!
Mi scappa da orinare, glielo dico, lo prego di liberarmi, lui continua a girare per l'appartamento lamentandosi, mi passa anche davanti con il grosso batacchio di carne che gli penzola, lo prego ancora inutilmente di liberarmi, non c'è la faccio a tenerla e la lascio andare, il getto esce e scende a rivoli per le cosce.
Lui mi vede e smette di lamentarsi, che fa? Si inginocchia e lecca la pioggia calda che mi scende lungo le gambe.
Mi presenta davanti il suo bastone mi fa aprire la bocca, appoggia la cappella alle mie labbra.
E mi urla…
-Dai puttana… troia… succhia… succhia…!-
Accidenti a me! E io mi eccito, parto nuovamente per la tangente.
Il suo cazzo si sta indurendo con dei sussulti, è nuovamente largo e lungo come prima, me lo spinge in bocca e mi scopa così, lo spinge talmente in fondo da causarmi dei conati di vomito, mi fanno male le mascelle da tanto è grosso.
Va avanti per un bel po', mi gira intorno e nuovamente prima mi scopa davanti a lungo e poi nel culo, profondamente e con forza, così come piace a me! Mi sento aprire, mi sento piena… e sfasciata!
E ancora quel orgasmo speciale.
Poi la fine, lui è dispiaciuto, sembra un grosso cucciolo in angustie, mi libera, mi chiede perdono ripetutamente. Di cosa? Non hai visto come ho goduto?
Mi sistemo e lo lascio, no… non voglio essere accompagnata, prendo l'autobus.
Ma ci rivedremo? Mi chiede lui…
Si… accidenti a me!
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