giovedì 29 novembre 2018

IL SOGNO. LA CARRETERA.

Il sogno. La carretera.



...el viento viene y el viento se va por la carretera...


A quel tempo faceva un sogno.

Sempre lo stesso.
Ogni notte.
E’ su di una corriera, una vecchia scassatissima colorata corriera.
Si sistema all'ultima fila, inizia a guardarsi in giro e si accorge che è l'unico passeggero.
Sbircia fuori e riconosce la strada.
E’ un tratto della carretera panamericana che attraversa la dorsale della cordigliera e passa dal lato atlantico a quello pacifico.
Pericolosa, ma non tanto per la strada comunque bruttissima in sè o per la sua situazione disastrata di manutenzione, ma per chi la percorre.
Gente strafatta di erba o ubriaca di pulque o di chissà quale diavoleria che distillano di straforo nelle loro baracche del cazzo.

Nel sogno poco a poco aumentano gli scossoni, tanto da essere spinto da una parte all'altra del sedile.
Ogni notte nel sogno... si alza e aggrappandosi ai sedili a fatica si avvicina al guidatore.
Fino ad accorgersi che il posto di guida e’ vuoto..
...e le curve aumentano, sono una serie infinita...
una dopo l'altra...
come aumenta la velocità con la quale il mezzo le affronta.

Un attimo dopo che la vecchia corriera in una curva oltrepassa il limite della strada e precipitava nel vuoto...
...cerca disperatamente di svegliarsi.
Lotta per svegliarsi.
Vive la sensazione di panico assoluto della caduta nel vuoto.

Ogni notte... si trova madido di sudore e ansimante, i denti digrignanti, doloranti per essere stati stretti a forza, sfinito come dopo un attacco di malaria.

Per poter dormire senza cadere nell'incubo cerca rimedio con l'alcol e dopo, verificatene l'inutilità.. via a pasticcarsi di brutto ma nulla gli da sollievo, nulla.
Finchè non si decide di andare da Mamacita, un donnone enorme, nera come la pece.

E’ notte quando la incontra e gli occhi di lei rilucono a lampi riflettendo i bagliori del fuoco.
Lui le chiede qualcosa che gli annebbi i sensi. Un rimedio per i sintomi.
Lei.. è famosa per i suoi beveroni a base di foglie di coca e chissà cosa.
Lui le racconta del sogno.
Lei lo fa inginocchiare davanti a se e gli pone le mani sulla testa.
Le sue mani scottano.. bruciano.
Sei malato.. e' il suo responso. Sei malato, uomo.
Lui chiede un rimedio. Vuole dormire. Non vuole più salire su quel bus maledetto.
Lei.. devo saturarle queste ferite.. altrimenti spurgheranno all'infinito.
Apriti uomo.. vedo sesso.. tanto sesso.
Ti vedo nella tua infanzia. Sei infelice. Vedo angoscia.
Lui cerca di chiudere quel varco che lei sta aprendo. Autodifesa. Sono cose che lui ha rimosso. Lei non glielo permette e entra in lui. Lui la sente.. ha l'impressione assurda di vederla, la vede come una lunga lingua sottile di camaleonte. La vede toccare... sollecitare i suoi terminali nervosi. La sente frugare.
E rivive... rivive quei momenti.
Ne rivive la tensione. L'assurda attesa del martirio. L'eccitazione del dolore bramato e temuto. La paura. E poi... l'odio. Il rimorso. Il cadere. Il mai risorgere. E il piacere. Il piacere... il maledetto piacere.
Il sesso.
Sente caldo nella testa. Bruciare. E poi... come il cauterizzarsi di una piaga. Dolore che va a diminuire... come un balsamo lenitivo. Prova leggerezza. Sollievo.
Lei... stanca, sottovoce...
Il sesso distruttivo ti ha ammalato... uomo. Ho rimosso tutto, la causa, il perché, il come...e il ricordo. Ora il sesso... quello vitale, quello gioioso... ti riporterà alla vita. Ho tre figlie e tu andrai da loro... ti fermerai fino a che non ti sentirai di ripartire. Ma non sarai mai felice, avrai altri vortici dai quali tentare di riemergere.
Bevi quello che ti daranno... mangia quello che ti daranno. Fai quello che ti chiederanno.
Le figlie assomigliavano alla madre. 
Solo giovani. Grasse e vitali e benefiche come un raggio di sole. Il sorriso perpetuo. Gli occhi lucenti.
Lui che si sente senza limiti. 
Quello che gli danno da bere gli fa avere un desiderio inestinguibile. Si meraviglia di sè. 
Si sente possente. Un toro. Una erezione continua. 
Un vero e proprio tronco di carne pulsante. Grosso.. pesante. Grosse vene in rilievo che segnano l'asta. Sotto una innervatura dura come ferro. Grossi coglioni. Una cappella a cuneo. Viola. Lucida. La corona che si stacca decisa dall'asta. Prepotente.
Si sente maschio. Il maschio.
Il possedere per ore... per mezze giornate. Grosse tette sudate. Grosse e sode. Grossi capezzoli turgidi. Gonfie fiche bagnate. Grossi culi. Da sole. Assieme. Godere del loro strofinarsi sul suo viso. Godere nel distinguere il loro diverso odore e sapore di fica e culo. Svuotarsi... fino a sborrare sangue. E ricominciare. Essere montato. Loro che a turno lo cavalcano. Che lo guariscono.
Giorni e notti.
Sesso che è gioia. 
Sesso che è vita.
Lui che assorbe parte della loro linfa vitale.
Lui che si nutre di loro. 
Che si sazia.
Che le usa.
La donna come panacea di tutti i mali del mondo.
Eterna e valida soluzione del dolore.
E' rientrare nel grembo accogliente.
Protetto.
Sicuro.

Poi... e' il momento, arriva il momento che si sente pronto.
Guarito.
Le lascia e se ne va, torna ad affrontare la vita.


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