lunedì 10 febbraio 2020

ODE A PRIAPO.


(L'ode a Priapo è una composizione del poeta Alexis Piron(1689-1773), eletto all'Academie Francais, ma osteggiato da Re Luigi XV, il quale, a causa della licenziosità delle sue opere, non gli concesse la ratifica dell'Academie. L'ode qui proposta è la parafrasi che D.A.F. de Sade ne fece per poi inserirla nell'opera"Juliette, ovvero la prosperità del vizio"




Scopano i santi con la Vergine Maria 
Scopano gli angeli col Padre Pio 
Su essi àgito la verga mia 
Quando voglio arraparla a gusto mio... 
Invoco te in mio aiuto 
Tu che nei culi a cazzo acuto 
Lanciasti seme a larghi goccioloni! 
Du Chaufour, sostieni la mia lena 
E per un poco, alla mia vena, 
Presta l'ardor dei tuoi coglioni. 

Ogni cosa si rizzi e che si fotta, 
Accorrete, puttane e miei gittoni: 
Per provocarmi l'orgasmo che sbotta 
Mostratemi quei culi freschi e buoni, 
Offritemi le chiappe ben tornite 
Le cosce salde e meglio fornite 
I gingilli più rigidi e carnosi 
E culi, pieni di avanzi merdosi; 
Ma soprattutto nascondete la potta: 
Voglio che solo in culo qui si fotta. 

Irrigiditevi splendidi aggeggi, 
Moltiplicati sotto gli occhi miei 
Siate soltanto ora i miei solfeggi, 
Le mie decisioni ed i miei Dèi! 
Innalziamo un tempio per Gittone 
Dove andar giorno e notte in adorazione 
Adottando i vostri dolci costumi. 
La merda servirà come offerta, 
Altre schifezze vi faranno coperta, 
E i cazzi staranno tra i profumi. 

L'uomo, la balena, il dromedario, 
Tutto, fino a quell'infame di Cristo, 
In terra, sott'acqua e per il planetario, 
Ci consiglian di fottere in culo, insisto. 
Ragionevole o no, riguarda tutto, 
Ovunque il culo chiama mi ci butto, 
Il culo mette in tiro tutti i cazzi, 
Il culo, strada aperta alla lussuria, 
Nel culo, sede sempre di goduria, 
Fuori del culo, ognor son solo lazzi. 

Devoti, che l'inferno qui v'inghiotta. 
Solo per voi s'è fatta quella legge, 
Ma la loro è una legge di potta 
Non ci riguarda e nessuno la regge. 
Sulle rive del tranquillo Giordano 
Del figlio di Dio la voce, invano, 
Cerca di toccare il cuore: 
Un culo appare, prosegue forse il nostro fottitore? 
no, lo vedo eccitato, è già in calore Dio 
non diventa se non pedicatore. 

Nel seno ove la Chiesa fraternizza, 
Proprio all'altare ove risiede Dio, 
Tutti i giorni il mio cazzo sodomizza 
Un garzone dal culo tondo e pio. 
Miei cari amici quanto vi sbagliate 
Se di tute le cattoliche menate 
Mi ritenete ogn'ora desioso. 
Abati, prelati, alla larga tenete 
Ma se vi inculo e venir mi vedete 
Non sarò del piacer vostro geloso. 

Di inculatori nella storia è famiglia, 
Se ne incontrano di persone tante, 
Borgia, di Lucrezia sua figlia, 
Lima con gusto il culo affascinante. 
Dio Padre incula Maria, 
Il Santo Spirito si fa Zaccaria, 
Fottono tutti soltanto per di là 
E, sopra un trono di natiche 
Escogitando promesse matematiche, 
Dio si fotte l'intera umanità. 

San Saverio pure, gran saggio, 
Di cui si vanta lo spirito divino, 
San Saverio vomita ogni oltraggio 
Contro l'intero sesso femminino. 
Ma come apostolo serio e paziente 
Se ne trasse d'impaccio immantinente. 
A interpretare meglio quanto dica, 
Se alla rabbia la donna lo invita 
E' perchè trova nel cul d'un gesuita, 
Meglio di quanto val qualunque fica. 

Là presso voi scorgete Antonio, il Santo, 
Mentre introduce al suo caro porcello, 
E detta ai monaci il regolamento, 
Il cazzo dentro il culo alquanto bello. 
Non teme e non soffre alcun periglio, 
Il lampo brilla, il tuono fa scompiglio, 
Il cazzo gli sta su, ritto e vermiglio, 
Il birbone, metterebbe, in Dio Padre, 
Credo, l'altera sua verga, 
Poi che ha sfilato del porcello le terga. 

Intanto Gesù in Paradiso, 
Mentre fa al suo papà una pippa, 
Vuole che S. Eustachio, di buon viso, 
Baci il culo voglioso di Agrippa 
E il cazzone, a Maddalena, 
Dà incarico e gradita pena, 
D'occuparsi a leccare i suoi coglioni. 
Amici, recitiamo le stesse mattane: 
Noi non abbiamo sante per puttane, 
Quindi inculiamoci almeno coi gittoni. 

Lucifero! O adorato, 
Tu che fai scintillare il mio pensiero, 
Se da te lo scopare fosse usato 
In cul ti metterei il mio destriero. 
Ma poichè per un destino alterno 
Non si scopa nemmeno più all'inferno, 
Voglio andarci in un culo fottuto 
Con mio grande tormento, sine dubio(sic), 
Starò a vedere d'un demone il connubio, 
Mentre il culo non sarà goduto. 

Coprimi perciò di tutti i mali, 
Dio fottuto che orrore mi fai, 
Non siamo certo comuni mortali 
A cui puoi imporre mille guai: 
Per me, ti grido sempre sulla faccia, 
Purchè in culo sempre me la faccia, 
E rido dei tuoi vani tentativi. 
Così mi attengo per le leggi umane, 
Convinto settator di quelle "deretane" 
Mi fotto degli dèi e dei loro palliativi. 

Nessun commento: