Il
Capitano e Napoli.
Una
città che seduce, riflette il Capitano, mentre Venezia sembra una
vecchia puttana in disarmo? Napoli è viva e in fermento. Perché non
trasferirsi? O provare?
La
prima città d'Italia, grande sei volte Milano e quattro Roma, la
seconda in Europa dopo Parigi, la quinta del mondo!
Una
città che, in taluni rioni, ha già il servizio fognario casa per
casa, strada per strada, l'acquedotto più moderno del mondo, l'acqua
corrente, sta costruendo il più grande cantiere navale e il più
moderno, industrie che innovative proseguono nell'immaginare il
vapore come mezzo di locomozione delle navi, città che più tardi
avrà la prima ferrovia italiana e che in
breve produrrà le locomotive che saranno competitive con quelle
inglesi.
E'
napoletano il primo piroscafo del mediterraneo e il primo che
raggiungerà l'America.
Il
Capitano ha quarantasei anni, ha ripreso l'antico aspetto prestante,
un uomo imponente con lo sguardo fiero, ha una lettera di credito del
suo banchiere che gli da fiducia nel futuro e cerca ancora di
reinventarsi la vita.
Vuole
tornare a navigare?
O
farà l'armatore?
Ha
trovato alloggio presso una famiglia napoletana proprio a Chiaia, da
Gennarino, ha un appartamento con le finestre che guardano il golfo.
Da
lì guarda il traffico marittimo, le navi, fa progetti.
E
poi un giorno... vede la cosa più bella che mai ha visto!
Sta
entrando nel golfo.
E'
una splendida nave, la più bella mai vista e immaginata, un
brigantino–goletta! Ammira il lungo albero di bompresso con
innestati i larghi velacci di fiocco, l'albero di trinchetto con le
vele quadrate e infine l'albero di maestra con le grandi vele latine
della randa e contro randa e ancora le
vele di strallo fra gli alberi, vele tutte candide come le ali di un
possente uccello marino in volo.
Il
veliero orza e cambia perfettamente il bordo al vento, ammaina le
vele, butta le ancore, tutto in una manovra perfetta.
Il
Capitano è emozionato.
Si
è innamorato... e di una nave!
Chiama!
-Gennarì...!
Trovami una barca, subito, che mi porti sotto bordo alla nave appena
arrivata.-
Poi
a bordo della barca che si avvicina alla bellissima nave.
-Come
si chiama? Vorrei salirci a bordo...-
E
il barcaiolo.
-Vuie
pazziate, Eccellenza... è l'Aurora, la nave della Principessa
Caracciolo, la più grande armatrice e la più ricca donna di
Napoli... no, la più ricca du monno!-
-Portami
sotto bordo e dai voce...-
-Hei...
dell'Aurora...-
Poco
dopo un ufficiale si sporge dalla murata...
-Che
volete...?.
Il
Capitano si alza in piedi sulla barca.
-Siete
il Capitano, signore? Chiedo il permesso di salire a bordo...-
-Non
è possibile, ho l'armatore a bordo... chi siete, Signore?
-Giovanni
Bembo di Venezia...-
L'ufficiale
sparisce per tornare poco dopo.
-Quel
Giovanni Bembo, Signore? Il Capitano?-
-Si...
sono io.-
-Attenda
solo un attimo, Signore... faccio buttare la biscaglina...-
Poco
dopo la scala di corda viene buttata fuori bordo e Il Capitano sale
agilmente.
Come
mette piede sul ponte riceve l'omaggio di un piccolo plotone di
marinai e il trillo del fischietto del nostromo che suona il...
“Benvenuto
a bordo, Signore!”.
Marinai
perfettamente addestrati.
-Benvenuto
a bordo, Capitano, vi scorto dall'Armatrice, seguitemi.-
Pochi
passi e il suo sguardo competente gli fa capire di aver sbagliato.
No...
non è la “sua” nave.
Bellissima
si, costruita con la miglior tecnica e i materiali possibili, ma è
una “nave” femminile, ideata, concepita, costruita da una donna
ricchissima per il suo piacere.
Non
sono previsti cannoni, né altre armi, invece c'è un immenso
appartamento per la grande dama e tutto quello che può servire per
trascorrere piacevolmente il tempo.
L'ufficiale
bussa, apre la porta...
-Altezze...
il Capitano Giovanni Bembo... -
Nella
grande sala due dame, assomigliano ad una composizione di porcellana
di Capodimonte. La dama più anziana... magra, una parrucca
incipriata, il viso imbellettato, con un abito celeste. Vicino a lei?
Una
donna più giovane che richiama l'attenzione del Capitano, bella...
seducente, il florido seno spavaldamente messo in mostra dal
corsetto.
Non
le stacca gli occhi di dosso.
-Fatevi
avanti... Capitano, avvicinatevi, vogliamo vedervi bene, ma...
attento a... capa! State a sbattere! Ahah... siete molto alto, voi!
Sono Emma, Principessa Caracciolo e questa bellezza che ammirate... è
mia figlia, la Principessa Giovanna, venite... sedetevi accanto a
noi... siamo ambedue libere, vedove, potete farci la corte,
Veneziano.-
-Ho
solo l'imbarazzo della scelta, siete ambedue bellissime...
Altezze...-
-Ecco
un bastardo pericoloso, attenta Giovanna. Ditemi... Capitano, siete a
Napoli con un incarico ufficiale? O magari in segreto?-
-No...
Altezza, dopo la mia prigionia non ho più avuto né un comando, né
incarichi da parte del Consiglio, sono a Napoli come privato
cittadino e confesso che mi sto inventando un futuro...-
-Ah
si, siete stato prigioniero di quei selvaggi... per quanto,
Capitano?-
-Oltre
un anno... Altezza, ma la Serenissima mi ha riscattato.-
-Ditemi...
conoscete il turco?-
-Lo
capisco ma non lo parlo... -
-Perché?-
-A
volte è meglio non far sapere che li si capisce...-
-Ahah...
io adoro quest'uomo! Veneziano... se avessi vent'anni di meno vi
sposerei!-
-Ma
io sono disponibile, Altezza!-
-Ah
si... e perché mentre lo dite guardate Giovanna? Ahah...-
-Mammà!
Vi prego...-
-Cosa
pensate dei turchi? Capitano... ditemelo...-
-Li
ho sempre combattuti ed è ovvio che li odio tutt'ora, penso tutto il
male possibile, Altezza...-
-E
mai vi fidereste?-
-Mai...
ma per un semplice motivo, Altezza. Per la loro religione non è un
peccato mancare alla parola data agli infedeli, capite? Possono,
promettere, giurare, firmare ogni trattato ma non se ne sentono
obbligati.-
-Il
nostro Re... Carlo il Borbone è un monarca indubbiamente illuminato,
l'anno scorso ha ricevuto una grande Ambasceria dei Turchi, qui a
Napoli, sono stati firmati accordi commerciali di grande valore... ma
io sono diffidente a impegnare le mie navi e ora che vi ascolto lo
sono ancora di più... Giovanna, mia cara, accompagnami nella mia
stanza, voglio riposarmi un attimo, Capitano? A presto... siete nei
miei programmi...-
Giovanna
mentre sostiene e accompagna la vecchia dama.
-Aspettatemi,
Capitano...-
Torna,
si siede e si risiede il Capitano.
-Di
certo Mammà ha un programma che vi riguarda...-
-Se
non sarà contrario all'interesse di Venezia l'ascolterò con
interesse, ma... mi piacerebbe essere anche nei vostri programmi...
Altezza.-
-E
chi vi dice che non lo siate? Vi scrivo un indirizzo, è un palazzo
della vecchia Napoli. Bussate alle quattro di dopodomani.-
-Mi
fate... sognare.-
-Vedremo...
pensatemi. Ora vi chiamo il Capitano, forse vorrete visitare la
nave...-
Esplora
la nave, si complimenta per la splendida manovra di poco prima,
parlano della sua velocità, del vento che preferisce... più tardi
il Capitano torna a riva utilizzando il barcaiolo che aveva fatto
attendere.
E'
diverso l'atteggiamento di una persona verso il potere se è una
donna? In Venezia le grandi dame sono in posizione defilata, chi
comanda almeno nominalmente è l'uomo.
Ma
a Napoli? Le due grandi dame, madre e figlia non sono certo così
semplici come vogliono raffigurarsi, come hanno fatto a gestire il
potere per decenni?
Perché
il vecchio detto... “'o commannà è megl de fotter” non dovrebbe
aver valore per loro?
Ha
l'impressione di essere stato scelto dalla Principessa Giovanna come
un maschio di una ape regina, una volta e poi via e questo non
rientra fra quanto lui è disposto a concedere, ma che la voglia
scopare è certo, vuole goderla pienamente, vuole sentirla ansimare e
gemere sotto di lui e questo farà ma lo farà a modo suo, che
piaccia o no a lei.
E'
una puttana? E lui la tratterrà da puttana e non certo da
Principessa.
Ha
intuito tutto bene.
Ambedue
le Principesse hanno usato gli uomini nella stessa maniera che gli
uomini di potere usano le donne.
La
vecchia fino a pochi anni prima, sceglieva un baldo ufficialetto e se
lo portava a letto, lo spremeva, a volte se era stato soddisfacente
lo premiava, altrettanto faceva e fa la figlia, ma in maniera più
spregiudicata dato che i suoi gusti sessuali variano.
Il
Capitano e la Principessa Giovanna.
Gli
viene subito evidente che il palazzo è il luogo che lei usa per gli
incontri amorosi, un vero “buen refugio”, viene accolto da un
servitore che lo accompagna fino ad una porta. Bussa... apre e lo fa
entrare.
La
Principessa è abbigliata per una sessione di sesso, una leggera
vestaglia trasparente che mostra il suo grosso seno, le cosce, il
ventre, il suo largo sedere.
Nessun
fraintendimento, l'ha fatto venire per scopare.
E
lui le mostra subito che l'apprezza, però, se lei crede che lo possa
aggiungere alla sua lunga lista di amanti, sbaglia.
Non
è violento, ma mostra subito che vuole gestire il gioco, nessun
rispetto, nessuna particolare attenzione. La scopa lungamente e la
sente diventare ricettiva, morbida, gemente.
Ora
la sta prendendo da dietro e i suoi colpi l'infilzano completamente,
tocca contro la sua cervice, la stimola.
Sta
ansimando ma non è ancora pronto per godere, passa le mani sul suo
sedere liscio come raso.
Ha
un bel culo, la Principessa!
Grosso
e uno spacco marcato, una leggerissima peluria sul buco, l'accarezza.
Bagna il dito nella sua fica e la penetra, entra fino al palmo.
Lei
s'inarca.
-Che
splendido culo avete... una vera opera d'arte!-
Ritira
il cazzo lucido e bagnato, grondante dalla sua fica lo strofina fra
le natiche ma poi glielo rimette in fica.
La
sbatte, i lombi che rumorosamente colpiscono le soffici chiappe, il
sacco dello scroto che sbatte.
-Siete
una puttana, Giovanna... il vostro culo lo prendo dopo...-
-Ditemelo
ancora... cosa sono...-
-Siete
'na zoccol...-
La
martella per così tanto tempo che la fa sciogliere, il flusso
continuo degli umori le scivola lungo le cosce. Ora le pesa
addosso... la tiene per le grosse tette, gliele strizza feroce. Tira
i grossi capezzoli.
Le
demolisce la fica.
-Vi
voglio venire in fica! Riempirvi... nel culo vi sborrerò dopo!-
Non
le da pace, appena sborrato, la costringe a riprenderlo in bocca e
lei gode di doverlo pulire, tracce di sperma, tracce della sua fica.
-Vediamo
Giovanna se siete davvero brava come puttana! Fatemelo tirare di
nuovo e vi premierò, vi scoperò quel vostro bel culo!-
La
riprende, le sbatte il culo.
Lei
lo apprezza, le piace sottomettersi così, una dama d'alto rango che
si fa inculare come una popolana del mercato!
Lei
troia!
Si
umilia e ne gode, ma è lui l'artefice, lui che l'ha condotta in
questa particolare situazione, lei... ora è solo una donna puttana,
la Principessa è rimasta chissà dove.
Più
tardi lui si riveste.
La
guarda, nuda, abbandonata, scosciata, aperta, lo sperma che scivola
fuori dai suoi buchi.
Lei.
-Domani,
Giovanni? -
-No.-
-Quando
allora...?-
-Forse
dopodomani. Voglio trovarvi qui, stessa ora...-
-Siete
un bastardo, Veneziano!-
-Non
sapete quanto...-
Dieci
giorni dopo, nella tarda mattinata, una carrozza chiusa si ferma
davanti alla casa di Gennarino, il conducente ha un biglietto per il
Capitano.
“Salga,
sarà condotto a un colloquio”.
Poco
dopo entrano nel cortile di un palazzo, lo conducono ad una stanza,
ci sono le due Dame.
-Ah..
buon giorno, Capitano, prenda posto qui al tavolo, la prego, volevo
farle vedere alcune carte...-
-Buon
giorno a voi... Altezze...-
La
dama più vecchia ride...
-Ho
sentito che state domando una giovane ribelle... ahah...-
-Mammà...
Vi prego!-
Il
Capitano si alza... si avvicina alla vecchia dama, le prende la mano
e mostra di baciarla...-
-Con
tutto il rispetto, Principessa... avrei avuto piacere di provare a
domare voi... Altezza...-
-Ahah...
spudorato di un Veneziano! Di donne come me non ne fanno più, non
c'è lo stampo... comunque si, avrei voluto farvi provare...-
Il
Capitano si risiede.
-Ricordate
che vi dissi che non mi fido dei Turchi? Non vi dissi tutto. Ho un
contratto con un Vizir della corte Ottomana di una fornitura di merce
molto preziosa, ebbene? Due delle tre navi sono state catturate in
questa zona di mare... guardate...-
Mostra
una grande carta nautica, indica un punto a occidente della costa
anatolica.
-Il
Vizir era a conoscenza della data di partenza e della rotta, che ne
pensate?-
-Evidente
che sia organizzato, si, Altezza, confermo i vostri sospetti...-
-Conoscete
Bin Salim Pascià?-
-Il
Pirata? Si... lo conosco. Al momento so che ha delle lettere di corsa
da parte della Corte Ottomana, ma a tutti gli effetti è un pirata e
anche valido.-
-Voglio
la sia testa, Capitano... voglio racchiuderla in una cassa e nel
prossimo viaggio... farne omaggio al Vizir Al Kadir, voglio che
capisca. Non ho modo di rivalermi su di lui... ma se potessi? Gli
ucciderei la discendenza...-
-Non
è una cosa facile... Altezza. La sua nave... lo sciabecco El Nadir è
forse la nave più veloce del Mediterraneo, è sempre stato una spina
nel fianco per noi Veneziani, un tempo... avevamo fatto un piano per
renderlo meno pericoloso, dovevamo distruggere la sua base sulla
costa, ma considerammo poi un progetto non fattibile... non è cosa
facile da ottenere la sua testa...-
-Vorrei
che ci pensasse... Capitano.-
-Uhm...
Altezza, un piano alternativo? Molto... molto difficile, che risorse
avrei?-
-Voi
chiedete...-
-Le
navi catturate? Cosa erano...?-
-Brigantini...
da carico...-
-Vorrei
pensarci per una decina di giorni e vi farò sapere, Altezza...-
-Sempre
che... qualcuna che conosco non vi svuoti completamente!-
-Mammà!
Vi prego...-
La
Principessa Giovanna lo accompagna alla porta.
-Oggi?
Vi prego... faccio qualsiasi cosa possiate chiedermi. Ogni... la
più...-
-Vedrò...
-
-Vi
aspetto...-
Il
Capitano. L'esca avvelenata.
Come
uccidere un pericoloso predatore?
Usare
un'esca avvelenata e il Capitano questo vuol fare.
E
l'esca sarà lui.
Non
può chiedere ad altri di farlo.
Alcuni
mesi dopo...
Il
brigantino Stella del Sud si muove verso oriente con il vento al
traverso di dritta, batte bandiera del Regno di Napoli.
Appare
quello che in effetti non è, un placido, tranquillo, lento,
inoffensivo battello commerciale, non mostra portelli dei cannoni
sulle murate, appare carico... ma in realtà?
Non
lo è, naviga zavorrato, nella stiva ha solo cisterne d'acqua e... i
cento Tercios marineros, i soldati di marina spagnoli.
I
lavori di adattamento pensati e diretti dal Capitano sono stati
consistenti, prima cosa, ribassare e rinforzare il ponte e rendere
possibile l'alloggiamento delle quattro formidabili carronate da
trentadue libbre, cannoni pesanti ma lunghi meno della metà dei
cannoni ordinari di pari potenza.
Non
serviranno per sparare a distanza, devono sparare da dieci metri e
colpire e demolire gli alberi dello sciabecco pirata, frantumarli,
le corronate sono cariche a palle incatenate, devono azzoppare il
predatore, Nel caso peggiore?
Dovessero
fallire? Ne subiranno le conseguenze.
Dovesse
funzionare?
Comunque
sia a distanza visiva di un buon cannocchiale c'è uno sciabecco da
guerra del Regno di Napoli che dovrà dare, nel caso, il colpo di
grazia alla nave pirata senza alberatura.
Lo
sciabecco dovrà essere ingannato, altrimenti i suoi venti cannoni da
diciotto libre li distruggeranno, il Capitano conta molto sulla
avidità di preda dei pirati, dovranno essere invogliati dal
conquistare una facile e innocua preda.
Il
Capitano comanda la piccola forza navale.
Ora
invita il comandante della Stella del Sud e quello dei Tercios a
chiamare tutti gli uomini sul ponte.
Le
corronate sono celate da casse vuote, saranno scoperte pochi attimi
prima di essere usate. I cannonieri si dovranno nascondere dietro le
murate che sono provvisorie, smontabili facilmente.
Dopo
un po'... tutti gli uomini sono sul ponte e ascoltano.
-Uomini...
siamo in attesa e tutti speriamo che venga presto il nostro momento,
ricordo a tutti il nostro intendimento, ingannare i pirati.
Spareranno un colpo di avvertimento a prua, quasi di certo che li
avremmo a dritta visto il vento, verranno con il vento a fil di
ruota, noi ammaineremo le vele, i cannonieri si celeranno dietro le
murate pronti a intervenire.
Alzeremo
la bandiera bianca... e appena saranno a quindici metri pronti
all'arrembaggio spareremo e colpiremo i loro alberi. Non credo sia
possibile ripetere più di una volta la bordata.
I
Tercios saliranno quindi sul ponte e lanceranno i grappini
d'arrembaggio e passeranno sul ponte della nave pirata, poi...
...Uomini?
...Che
Dio sia con noi!
Nessun
prigioniero... salvo i rematori.
Bin
Salim... il capo?
Portatemi
la sua testa.
Ricordo...
in caso di vittoria il premio in denaro del Re di Napoli che vi
aspetta al rientro e la divisione dell'eventuale preda, meno la nave
che è preda prerogativa del comando.
Tocca
a voi... Uomini!-
Ora
l'attesa, tutto è stato programmato, i tempi, il fare in modo che il
giorno programmato della partenza e la rotta arrivassero
artificiosamente a conoscenza di Istambul, di più e meglio il
Capitano non poteva fare.
Ma
ricorda il detto valido in marina, “vale di più un bicchiere di
fortuna che un barile di ottimi piani e intenzioni...”.
Poi...
l'atteso urlo da parte del marinaio in coffa!
-Ponte!
Vela a dritta, ore dieci... vele latine, è lo sciabecco!
Ora
la frenesia di preparare la battaglia.
Non
ha paura, anche se l'adrenalina ora scorre veloce assieme al suo
sangue, da vero animale di battaglia non vede l'ora d'impegnarsi.
Bin
Salim?
Forse
non è l'astuto predatore che ritiene di essere, si accosta virando
di poppa lo sciabecco, lasciando andare la nave nel movimento di
deriva sicuro di portarla ad accostare contro il fianco del
brigantino.
In
quel momento, i cannonieri abbattono le false murate, mirano con le
corronate gli alberi dello sciabecco e fanno fuoco. Un inferno di
ferro si abbatte sulla tolda della nave. Il tempo di ritirare i
cannoni, ricaricarli e ora una nuova tempesta investe uomini e nave.
Gli alberi cadono imbrigliati nelle cime che li reggono, la
confusione è totale, in quel momento cento diavoli urlanti sciamano
sulla nave nemica dopo averla arpionata e avvicinata.
Se
non fosse uno spettacolo tragico il combattimento ha qualcosa della
mattanza dei tonni.
Il
Capitano urla...
-Risparmiate
i rematori, il resto... uccideteli tutti! Portatemi la testa di Bin
Salim.-
Poco
dopo la testa mozza del Pirata è appesa all'albero maestro.
Il
Capitano ne farà omaggio alla Principessa e lei la manderà a monito
al Vizir.
Vengono
raggiunti dallo sciabecco di appoggio, ricostituito un equipaggio di
fortuna, sistemato uno degli alberi e con l'ausilio dei rematori
prendono rotta per Bari.
Lo
sciabecco è il premio concordato per il Capitano, sarà rimesso a
nuovo in cantiere, calafatato, pitturato, nuove vele e alberi, nuovo
equipaggio, nuovi cannoni.
Prenderà
il nome di... NADIRA, a ricordo della beffa fatta al pirata.
Epilogo.
La
fine in un racconto è come l'inverno, necessariamente ci si arriva.
Ma...
io penso che c'è sempre una primavera dopo l'inverno e... nel mio
caso... un nuovo racconto.
Il
Nadira è attraccato a Bari, ora il Capitano ha da scegliere, non può
prendere servizio sotto altra bandiera che non sia il Leone di San
Marco.
Ma
deve pensare a se stesso, alla sua nave e al suo equipaggio. E'
tentato dalla guerra di corsa per conto dei Cavalieri di Malta, i
discendenti dei Monaci-Guerrieri Ospitalieri di Gerusalemme, può
ottenere da loro l'incarico che glielo permette e per conto loro far
preda di ogni nave e dividerne il ricavato, basta che la preda non
sia spagnola, veneziana o francese.
E
questo sarebbe gradito all'equipaggio, tante prede, tanti guadagni.
Dar
la caccia ai pirati berberi, ai battelli albanesi, alle navi turche.
La
Nadira è la nave più veloce che navighi.
Il
Capitano tituba? Forse spera di tornare a Venezia, mentre l'eco delle
sue gesta fa il giro del Mediterraneo e lui prende contatti con i
Cavalieri e ne ottiene l'incarico di Corsaro.
Venezia?
Lo
ammirano, ne parlano, ne magnificano le gesta specialmente fra il
popolo che lo vorrebbe di ritorno, ma nessuno è “profeta in
patria” o quanto meno non dove esistono le invidie e tanti
preferiscono averlo distante, è un uomo scomodo per le ambizioni di
molti.
Il
capitano lo è scomodo, inflessibile.
Comunque
presto la sua fama cresce, il suo nome è legato a molte imprese
straordinarie, dove lui mostra sagacia, coraggio, spirito innovativo,
furbizia.
Ma
il tempo passa, è inevitabile. Il suo ritiro lo vede prendere dimora
a Malta.
E'
ricco.
Casanova?
Non incontrerà più il Capitano.
Non
ha appreso nulla delle buone qualità che questi ha cercato di
inculcargli. Corre di continuo come un moscone impazzito intorno alle
donne, è un eccitato perenne.
Torna
a Napoli?
Si...
altre due volte.
A
distanza di dodici anni dalla seconda volta, frequenta il Conte
Carafa e la sua casa, qui incontra la sua amante, una bellissima
ragazza. Leonilda. Le fa una corte serrata e la seduce, le piace
tanto che si innamora e le chiede di sposarlo. Lei accetta, ora
vivono assieme nella casa di Carlo Carafa, il quale peraltro... gira
voce che sia impotente e voyeur. Troncano dopo un colloquio con la
madre di lei, lui regala a Leonilda tutto il denaro che ha.
La
rivedrà tre anni dopo, Leonilda vive nel palazzo del Marchese C. a
Portici. Il Casanova le fa visita, la donna ha un rapporto
particolare con il Marchese, un vecchio vizioso.
Lascerà
Napoli per non tornarci mai più.
^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^
Versione
non censurata:
Casanova?
Non incontrerà più il Capitano.
Non
ha appreso nulla delle buone qualità che questi ha cercato di
inculcargli. Corre di continuo come un moscone impazzito intorno alle
donne, è un eccitato perenne.
Torna
a Napoli?
Si...
altre due volte.
A
distanza di dodici anni dalla seconda volta, frequenta il Conte
Carafa e la sua casa, qui incontra la sua amante, una bellissima
ragazza. Leonilda. Le fa una corte serrata e la seduce, le piace
tanto che si innamora e le chiede di sposarlo. Lei accetta, ora
vivono assieme nella casa di Carlo Carafa, il quale peraltro... gira
voce che sia impotente e voyeur. La ragazza vuole far conoscere
Casanova alla madre.
L'incontro?
Un segno del destino avverso, la madre di Leonilda è Lucrezia, la
moglie dell'avvocato napoletano che gli diede un passaggio dodici
anni prima.
Gli
dice che Leonilda è sua figlia!
Non
si sa il vero motivo perché sospendono l'intreccio incestuoso, il
Casanova non ne sente di certo la dissolutezza, ma troncano e lui
regala alla ragazza tutto il denaro che ha.
La
rivedrà tre anni dopo... Leonilda e Lucrezia vivono nel palazzo del
Marchese C. a Portici. Il Casanova fa loro visita, le due donne hanno
un rapporto particolare con il Marchese, un vecchio vizioso.
Visitano
assieme una grotta sulla costa che d'estate è freschissima e qui...
il Casanova torna a far sesso con Leonilda e con la madre di lei.
Lucrezia.
Lascerà
Napoli per non tornarci mai più.
^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^
Mia
considerazione.
Un
po' il personaggio di Casanova mi ha deluso. Volevo capire quale era
lo spirito che lo portava alla conquista continua di nuove donne,
perché mai non si ferma e si gode pienamente e giustamente una...
donna? Tutta nel suo insieme? Corpo, mente e carattere?
In
tutto questo mio cercare non ho trovato il perché, uomo
intelligentissimo ma alla deriva.
Il
confronto con Il Capitano? Non voluto ma lo vede assolutamente
perdente e alla fine... banale.
La
Principessa Giovanna e il Capitano?
Ambedue
stelle singole nel cosmo della vita, nessuno dei due con la
caratteristica della stella gregaria binaria.
Peccato.
Nessun commento:
Posta un commento