martedì 18 febbraio 2020

DEBORA.

Un racconto di Fiordiciliegi, una autrice che mi piace molto. 




Avverto chi si accinga a leggermi. E' un testo saffico. Come sempre scrivo ciò che penso e adesso penso a questo.

Un sentito ringraziamento a chi avrà la pazienza di leggermi.
Bisous  




Quando ricevetti la chiamata per lo stage mi ritrovai spiazzata.
In effetti non è che la aspettassi... era una delle solite domande a fondo perduto lasciate qua e la in tutta Italia in attesa di qualcosa di decente.
Così fui costretta a prendere casa tramite internet. Dopo un po' di telefonate mi ritrovai affittuaria di una stanza doppia da condividere con un'altra ragazza. Le mie finanze erano quelle che erano e dovetti accontentarmi così presi le valige e mi trasferii per il breve termine di un mese.
Varcata la soglia della nuova casa e sistematamici mi resi conto che le altre coinquiline erano spesso assenti mentre la mia compagna di stanza no. Era una studentessa universitaria di lettere, una ragazza silenziosa, magrolina, longilinea, dagli occhi scuri e la pelle chiara. 
Il suo nome era Debora.
Debora era sempre gentile con me, capiva il mio disagio in un posto a me estraneo come quella città e a volte mi dava qualche dritta. Usciva dal suo silenzio per darmi un po' di fiducia.
Era spesso chiusa in stanza a studiare o in facoltà. La sua vita sociale era pressoché inesistente, come la mia del resto. Facevo fatica a relazionarmi e ad orientarmi ma vista la possibilità offertami pensai che magari ne avrei ricavato anche un lavoro nel caso avessi fatto una buona impressione. Da queste mie deduzioni decisi di impegnarmi con tutta me stessa dando il massimo che potevo nell'arco di quelle poche settimane.
Ogni sera tornavo a casa distrutta e filavo a letto, salendo con fatica la scaletta che portava al giaciglio superiore del letto a castello. Debora dormiva nel letto basso. Essendo arrivata prima di me, aveva avuto la possibilità di scegliere il letto optando per l'inferiore e lasciando a me quello di sopra.
Appena poggiata la testa sul cuscino avevo l'impressione di aver chiuso gli occhi per un solo istante, il tempo di rilassarmi per poi sentire di nuovo la sveglia suonare. Molte giornate si susseguirono in questo modo: su e giù tra lo stage e la casa per dormire.
Dopo un po' di giorni ero distrutta ma non arresa.
Questo finché non presi la febbre. 
Una mattina mi svegliai intontita e accalorata in viso. Quando varcai la porta della cucina Debora se ne accorse all'istante e mi consigliò di restare a casa. Dopo avermi preparato una camomilla bollente, uscì diretta all'università coi libri in mano mentre io mi accingevo ad avvertire la coordinatrice della mia assenza.
Ritornai a letto e ci restai per non so quanto, del tutto priva di cognizione di tempo.
Quando mi risvegliai era notte fonda.
Nel silenzio della notte mi resi conto di strani rumori e del mio letto che ondeggiava leggermente, in modo quasi impercettibile. Poi un respiro più forte di altri e sospiri ancora... trattenuti, strozzati in gola.
Era Debora che si masturbava nel cuore della notte.
Non me ne ero mai accorta.
Tutte le sere tornavo cosi' stanca da non accorgermi di ciò che succedeva sotto il mio letto.
In assoluto silenzio iniziai ad ascoltarla. Sentivo lo strofinare delle sue mani contro le coperte e l'attrito provocato dai movimenti di lei. I suoi gesti diventavano sempre più veloci cosi' come il suo debole ansimare fino a che in un profondo respiro la sentii scattare: aveva serrato le cosce dopo aver goduto e riprendeva fiato.
Continuo' cosi' tutta la notte... si svegliava e si masturbava finché non raggiungeva l'orgasmo così iniziai a contare le sue voglie notturne tutte le notti da quella in poi.
A volte contavo quattro orgasmi, altre sette, altre sei... rimanevo in tensione ad ascoltare il suo godimento e immaginavo le sue mani intente a darle piacere strofinandosi contro quella fessura odorosa. 
Si... iniziai ad immaginarla... a chiedermi come sarebbe stato infilare le dita in quel caldo pertugio durante le contrazioni dell'orgasmo... avrei voluto rompere il ghiaccio e toccarla, guardarla e non solo sentirla godere di nascosto.
La notte successiva la sentii muoversi nel letto a voltarsi per meglio posizionarsi e fu cosi' che, per smuovere le acque, iniziai a farlo anche io. Si immobilizzo' un istante in attesa di accertarsi che io stessi dormendo ma non saprei dire quale fu la sensazione che suscitai in lei iniziando a toccarmi. Piegai le gambe sotto le coperte e iniziai a massaggiarmi il clitoride con energia, in modo da essere certa di essere sentita, e continuai infilando uno dietro l'altro numerosi sospiri e deboli gemiti. Nella foga del piacere, il mio bacino iniziò ad ondeggiare simulando una penetrazione e, ad occhi chiusi, la immaginai tra le mie gambe a leccarmi la figa e a scoparmi con le sue dita lisce e morbide. Quando accelerai il ritmo l'orgasmo mi colse in una rapida impennata di calore e, ottenuto il piacere, mi fermai cercando di recuperare fiato. Con l'orecchio all'erta avvertii il suo sospiro fondersi col mio... si era eccitata... ero riuscita ad eccitarla nello stesso modo in cui lei era riuscita a fare con me nelle ultime notti. 
Dopo quell'episodio tornammo a dormire entrambe. Non sentii nessun suo rumore nella notte e, pur avendola eccitata, iniziai a pentirmi del mio gesto. Magari Debora si sarebbe sentita "scoperta" o peggio ancora invasa nella privacy o semplicemente dal mio gesto non sarebbe conseguito nulla.
Passai la giornata con questi pensieri che si agitavano nella mia mente ma soprattutto la mia maggior preoccupazione era che mi sarebbe mancato sentire il suo godimento notturno... quel mio agire così d'impulso avrebbe potuto farla desistere, avrebbe pensato di non masturbarsi più credendo a ragione di essere ascoltata durante la notte.
Quando tornai a casa Debora non c'era.
Tutte le cose erano nella sua stanza ma stranamente mancava lei. Cosa insolita poiché lei c'era sempre. Lei e i suoi libri, sparsi tra la stanza e la cucina.
Andai a dormire con la solita stanchezza addosso accompagnata da un velo di malinconia.
Probabile che fosse andata a dormire da un'amica... iniziai a chiedermi se si sarebbe masturbata nella notte lì con lei.
Poche ore dopo... dovevano essere le 23 circa... percepii distintamente lo scatto della chiave nella ... della porta d'ingresso e pochi passi. Fingendo di dormire stetti a sentire cosa accadeva nel corridoio attiguo alla stanza. Il cigolio della mia porta mi fece capire che Debora era tornata. Poso' a terra un sacchetto e sfilo' la giacca. Prese il pigiama dall'armadio e tolse uno per uno i suoi indumenti.
Dopo un po' entrò nel letto portando con sè sotto le coperte il contenuto del sacchetto. Passarono solo pochi secondi che la sua mano già cercava tra le coperte il sesso e poi... poi quello strofinio più forte e quel gemito malamente sommesso... i rumori erano diversi dal solito, più intensi, e lo strofinio maggiore... la sentivo agitarsi sotto le coperte in movimenti più ampi e l'odore della sua figa si faceva forte nella stanza.
Ero scossa da ciò che succedeva, non capivo... non riuscivo a dare un nome a ciò che accadeva sotto il mio letto e allora iniziai a sporgermi di poco tentando di vedere e tra i suoi sibili la sentii chiamarmi... "scendi... vieni da me, dai... scendi".
Ipnotizzata da quella voce rotta, scesi in punta di piedi la scaletta e appena le fui vicina infilai una mano sotto le coperte mentre nel buio cercavo i suoi occhi. Tra le sue mani teneva un grosso cazzo in lattice completamente bagnato del suo miele. Se lo spingeva dentro meglio che poteva e ad ogni penetrazione si inarcava leggermente. Mi chiese di scoparla... sapeva lo avrei fatto. Dalla sera prima non aveva fatto altro che pensare a me tutto il giorno e a desiderarmi... voleva essere fottuta da me e voleva farmi godere a sua volta.
Le tolsi la mano dal grosso cazzo e iniziai a usarlo su di lei. Lo strofinai sullo spacco sfiorandone il clitoride, scendendo ad affondare lievemente nella figa per poi proseguire verso il buchino del culo.
Lo spostai più volte col suo bacino che, ondeggiando, cercava l'incontro col membro finto che impugnavo. Poi l'affondo. Lo vidi scivolare dentro, in quella figa morbida come fosse burro. Iniziai a scoparla così, con una mano sul cazzo e una sul suo clitoride. Ci poggiai sopra tutte le dita e ci battei piccoli colpi. Poi massaggiai mentre con l'altra mano spingevo il giocattolo più dentro che potessi con gesti lenti e cadenzati. 
Vedevo quelle labbra rosee aprirsi mentre estraevo il membro per poi richiudersi e affondare insieme al giocattolo ad ogni spinta inferta. Il suo miele era sempre più denso e colava in gran quantità, più di quanto avrei creduto. I suoi occhi vogliosi chiedevano maggior piacere cosi' iniziai a penetrarla con più forza curando di scuotere sempre più velocemente il suo clitoride ormai duro come un sassolino. Le mie mani impregnate del suo odore si muovevano da sole, istintivamente, come se lo avessero giù fatto milioni di volte, come se avessero già masturbato una figa che non fosse la mia.
Accelerai il ritmo fino a non sentire più i polsi e d'improvviso si inarcò tutta. Un profondo rantolio mi avvertiva del suo orgasmo e i miei polpastrelli percepivano il clitoride contrarsi in piccole scosse. Continuai finché potei, finché lei non si accasciò distrutta con le gambe che vibravano. Mi disse di aver avuto un orgasmo multiplo molto intenso. Che il suo piacere era arrivato come un'onda che saliva e discendeva senza mai finire.
Si eccitava nel descriverlo, nel semplice parlarne. Nel buio della notte i suoi occhi luccicavano intensi come piccole fessure di cielo. 
Si sollevò dal letto e pose una mano tra le mie gambe dicendomi di essere tutta bagnata. Quando il tocco delle sue dita si fece più forte me ne accorsi. Ero stupita... stranamente non me ne ero accorta, tanta e tale era la mia eccitazione da non sentire più il mio corpo. La mia mente era volta solo a sentire il suo ma quando inizio' a toccarmi ogni suo gesto mi faceva fremere tutta.
Mi invitò sul suo letto e, distesa di fronte a me, mise una mano tra le mie cosce e iniziò a strofinare. Si impregnò le dita di me e le portò al naso. Le annusò a lungo in intense inspirazioni, poi si mise tra le mie gambe e mi sfilò del tutto il pantalone e le mutandine.
Con l'intento di ricambiare il piacere che le avevo dato, passò il dito medio tra le piccole labbra, lo affondò nel mio ventre bollente, poi lo estrasse e cominciò a masturbarmi. Inclinai la testa e restai in sua balia, in attesa di provare un godimento che non conoscevo. Ebbi un sussulto quando le sue dita furono sostituite dalla sua lingua.
Con la punta picchiettava leggermente, quasi solleticandomi e i brividi che provavo divennero sempre più forti come più decise erano le sue leccate.
Il suo dito indice affondò nella mia figa ormai del tutto bagnata... mi sentivo sciogliere dal piacere... un piacere debole ma costante, che man mano cresceva e prendere fiato diventava sempre più difficile.
Muoveva il dito dentro me curandosi di accarezzarmi col polpastrello le pareti interne, soprattutto le superiori. Le sfiorava più volte facendomi rabbrividire. Poi il suo dito medio iniziò a toccarmi il buco più stretto e, approfittando della lubrificazione del mio miele che scorreva lungo lo spacco fino a bagnare le lenzuola sul letto, cominciò ad addentrarsi lento nel mio culo fino ad esser dentro tutto. 
Alzò la bocca da me e con volto compiaciuto iniziò a scoparmi con le dita. Con l'altra mano cercava le mie tette sotto il pigiama e le strizzava senza darmi tregua. In tutto quel piacere era difficile non gridare il mio godimento ma tentavo di trattenermi mordendomi le labbra. Le sue dita presero un ritmo per me insostenibile e dopo pochi secondi venni in un orgasmo potentissimo. Mi sentivo scuotere tutta, le gambe non mi reggevano più, il cuore batteva a mille e non avevo la forza di scansare i capelli che mi coprivano il volto nel mio delirio di godimento. Ero in piena apnea.
Quando faticosamente ripresi del tutto fiato, Debora era seduta vicino a me a fissarmi; con una mano mi accarezzava una coscia, dall'interno fino a passare all'esterno. Mi diede un bacio a stampo sulla bocca e andò di filato in bagno a lavarsi. Poi lo feci anche io e, senza dire una parola, tornammo a dormire.
Il giorno dopo tutto riprese normalmente, quasi come nulla fosse accaduto.
La colazione, i soliti saluti, lei che scappava in facoltà e io che correvo allo stage.
Però ogni notte mi chiamava.
Mi cercava e mi scopava.
E io scopavo lei.
Continuammo così per una settimana circa finché, finito lo stage, non dovetti andare via.
Non fui presa e fui costretta a tornare nel mio polveroso paesino di provincia.
Debora non la vidi più.

Fiore.

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