sabato 8 febbraio 2020

MADDALENA.


I ricordi sono pericolosi. 
Io tendo a chiudere a chiave la mia memoria ma a volte qualcosa si fa prepotentemente spazio, tracima fuori e invade la mente.

Si... qualcosa mi ha fatto ricordare Maddalena.

Maddalena.

Non sto lì a contare che anno è, siamo giovani. 20 anni io e tu 19 e sei la ragazza del mio più caro amico di allora G., 21 anni. Tu sei brava a scuola, noi no. Tu passi a pieni voti e a noi due la regalano proprio la maturità, si è così... tanto abbiamo rotto il cazzo con la politica, gli scioperi e le occupazioni che basta che ci leviamo finalmente dai coglioni. 
E' estate, l'estate da vivere pienamente, l'ultima felice.
E' tempo di piscina, di gite in montagna, nuotate al lago. Feste. Ah si... tu aiuti la tua famiglia al bar che possiede in centro e non sei sempre disponibile. A volte rubi un pomeriggio e allora andiamo in un bosco vicino alla città, tu con G. e io con una compagna occasionale. Cerchiamo una radura fra gli alberi, stendiamo delle coperte, ogni coppia da una parte e si fa sesso.
A volte la mia compagna del momento non è disponibile al rapporto completo. 
Così ragiona questa... quella con la quale sto oggi. 
Non mi lascia neanche raggiungere la sua fica, mi ferma la mano e se la porta sul seno, intendendo con questo che quello è il limite, che fino a lì posso arrivare. Baciarla si... baciarla e palparle il seno. 
Provo sotto la polo, cazzo! Almeno questo! Ha due belle tettine... sode e con due capezzoli puntuti. Glieli strizzo. Le prendo la mano e me la porto sulla patta. Fa un po' di resistenza a lasciarcela, non le do il tempo di pensare e lo tiro fuori. Una sega doveva averla fatta la verginella almeno da come muove la mano, da come sputa sul suo palmo per poter far scivolare meglio la pelle del prepuzio.
Intanto Maddalena ha la gonna alla vita, le gambe aperte e flesse e ha G. che la monta... la scopa. Forte. Ha il seno libero e lui la bacia e la morde.
Lei distesa, le braccia aggrappate alle spalle di lui, abbandonata al piacere e guarda dalla mia parte. Io disteso con una mano fra le cosce di questa, sopra le mutandine... eh? Rigorosamente sopra le mutandine!. Con la sua mano che mi masturba e guardo lei... Maddalena. Davvero è così, i nostri occhi sono calamitati e non credo che sia mai successo prima. Si... una promiscuità c'è sempre stata, io e G. abbiamo scopato assieme e spesso lo facevamo a poca distanza uno dall'altro, ma mai che lei mi guardasse e io che guardassi lei. 
Ora è come se scopassimo noi due, che sia lei a darmi piacere, che sia io sopra lei.
Questo accelera la mia corsa verso l'orgasmo, vi precipito dentro come in un baratro, godo tantissimo e do l'illusione alla mia compagna che sia lei l'artefice di tanto piacere e gode lei... Maddalena... nello stesso attimo mio. La vedo appena socchiudere gli occhi e mordersi le labbra mentre io vengo nel fazzoletto che prudentemente la mia masturbatrice ha tirato fuori.

Devo dire che allora ero meglio di adesso. Se non altro più etico.
Ora che non ho nessuno scrupolo a tradire. Nessuno. Ho solo paura di essere implicato in cose che non so gestire.
Ma allora? Avevo anche rispetto per l'amicizia, un senso dell'onore che forse ho perso nel corso della vita.

Ci fu un seguito? Si... 
Una unica volta e poi la rinuncia. 
Siamo ad una festa in casa di amici, ci sono coppie che limonano, coppie che si appartano, coppie che si rifugiano nelle camere da letto e scopano, ragazzi che bevono e altri che fumano. Non so dove sia G. ma c'è lei... Maddalena, siamo vicini e parliamo.
E lei...

-Tu come baci...?-

Ci sono i baci... si! 
Ci sono le mani che cercano e frugano, l'amplesso selvaggio e infuocato nel vano del giro scale. 
Lei contro la parete e io che la penetravo impazzito e la tenevo alta con le mie braccia sotto le sue cosce. I colpi secchi portati a fondo fino a godere assieme.

Poi... poi... il nostro ansimare, il suo sesso e il mio bagnati... e noi che ci guardiamo.

Da subito capimmo che non avremmo dovuto farlo, che non era giusto! Non avremmo dovuto cedere. Non era giusto!
Lei è la ragazza del mio amico. 
Di colui per il quale avrei dato la vita se necessario!
Ebbene? Sono cose che succedono, allora ero uno che riusciva a rinunciare al piacere per rispetto di certe regole!
E Maddalena mi piaceva... dio... se mi piaceva! Forse era anche amore... forse...
Dopo quella volta? Ci ritrovavamo a guardarci... era solo un attimo ma ambedue sapevamo che pensavamo a quel momento.
Lei non mi fece mancare un surrogato di amore travestito da amicizia stretta, ma la sorte la colpì duramente. Sparì dalla circolazione per qualche tempo. Una malattia, della quale non sapemmo mai di più. Questo fu la fine della loro relazione, fra lei e G.
E lei, al suo ritorno, era un'altra. Aveva perso tutta la sua allegria.
Io?
Prima dell'inverno mi trasferii a Roma e lì pensavo solo a sopravvivere. Lei mi scrisse qualche volta ma era triste e mi faceva male leggerla. Dopo smise e non la sentii più.
G. divenne in seguito un grande scalatore, lui aveva quel qualcosa in più, qualcosa di unico, qualcosa di straordinario. Passò parte della sua vita in Himalaya in continue spedizioni, in una di esse fu colpito da un grosso sasso proprio sul capo e nonostante fosse protetto rimase paralizzato e completamente assente dal mondo reale.
Io lo rividi solo al mio ritorno e mi prese l'angoscia, non riuscivo a guardarlo, avrei voluto che fosse possibile farlo ritornare come era prima e adesso egoisticamente lo evitavo. Anche se le volte che andavo a trovarlo speravo sempre di vedere Maddalena. 
C'era invece la sua compagna che non conoscevo bene, parlavamo di lui. 
Dopo un po' G. si spense.

Chissà dove è Maddalena, perché ho il timore che non sia più viva neanche lei?

A volte spero vanamente di rincontrarla o di rivederla sotto le spoglie di una altra donna, inutilmente e so che non funzionerebbe comunque, non l'amavo poi così tanto.

Ma è tutta fantasia questa storia.

Tibet

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