Il
Capitano.
Quando
Giovanni Bembo, il Capitano, viene introdotto nello studio di Michiel
Grimani, questi si alza prontamente dalla sedia e lo raggiunge a metà
sala, lo abbraccia...
-Giovanni...
il mio Capitano! Sono felice di rivederti...-
-Signore...
ho perso la nave, la nostra nave, sono desolato... mio Signore, la
più bella nave che solcava le acque del Mediterraneo...-
-Ho
letto, non hai nessuna colpa, nessuna, quell'uragano ha fatto danni
anche qui in laguna. A volte il destino è avverso, non va sempre
bene, caro Giovanni, tu come stai?-
-Grazie
di avermi riscattato... mio Signore.-
-Mille
ducati? Ah... gli albanesi potevano chiedere dieci o addirittura
venti volte tanto! Nessuno a Venezia avrebbe rifiutato di
contribuire... tu sei un mito della Serenissima... Giovanni Bembo, il
Capitano!
E'
che... amico mio, non abbiamo nessuna nave da offrirti, non subito
almeno, ma tu... nella Casa dei Grimani avrai sempre un posto di
prestigio, quanti anni hai... Giovanni?-
-Quarantadue...
mio Signore...-
-Il
mio Capitano! Ricordi quando non lo eri ancora e potevo chiamarti
Nane?-
-Era
un onore e un privilegio...-
-Siediti...
la nave per te al momento non c'è, ma tu puoi essere utile ai
Grimani. Bevi con me... e ascolta una storia.-
Chiama
la servitù che prontamente porta una bottiglia, dei bicchieri,
qualche dolcetto.
-Sei
il più abile guerriero che mai ho conosciuto, supremo nell'arte
della spada e conosci la vita in ogni sua particolarità, buona e
meno buona...-
Lo
serve, bevono.
-Tu
non eri a Venezia allora, è una storia di tredici anni fa, noi...
Grimani possediamo due teatri qui a Venezia e in quel periodo mi
innamorai di una donna, una attrice... la Buranella e lei mi
ricambiò, mi diede un figlio... che non mi fu possibile riconoscere
ma che ho sempre seguito e protetto. Ora il ragazzo ha dodici anni e
studia a Padova, d'accordo con la madre abbiamo stabilito che studi
da prete. Il ragazzo morde il freno... mal sopporta disciplina e
regole. Ha bisogno di un vero Maestro, di quello che solo il Capitano
può insegnargli. Non potrò imbarcarlo su un tua nave, ma ti chiedo
di seguirlo, istruirlo, farlo diventare velocemente uomo...-
Il
Capitano ascolta.
-Vorrei...
Giovanni, che tu gli insegnassi a far di scherma, nessun maestro
potrebbe essere altrettanto valido quanto te, a usare le armi da
fuoco, che gli mostrassi quanto la vita è pericolosa, il gioco...
deve sapere riconoscere e contrastare i bari, non deve lasciarsi
beffare dalle donne di malaffare e meno che mai innamorarsene,
insomma Giovanni... un Maestro di Vita. Lo farai?-
-E'
un Grimani. Si... mio Signore. Lo farò!-
-Giovanni!
Ti siamo grati. La famiglia ti fa un omaggio per la tua fedeltà, per
il prestigio che hai donato alla Serenissima e a noi, ti facciamo
dono di una casa alla Corte del Fondago di Santa Margherita... nel
Sestiere di Dorsoduro, ne puoi disporre a tuo piacimento, senza
condizioni.-
-Il
ragazzo, mio Signore?-
-Sempre
di poche parole, il mio Capitano!
Si
chiama Giacomo Casanova. Mio fratello, il Cardinale Alvise, lo ha
messo in collegio dall'Abate Antonio Gozzi. Studia con profitto, ha
una curiosità e una capacità di apprendimento prodigiosa, sa a
memoria l'Ariosto, Orazio, conosce greco, latino e francese, ma
noi... i Grimani, pensiamo che debba sapere anche d'altro e qui...
intervieni tu. Dimorerai presso l'abitazione dei Gozzi, naturalmente
avrai la più ampia libertà di movimento e d'azione. Seguilo e
proteggilo, avrai a disposizione ogni risorsa. Qui hai duecento
ducati. Quando ne hai bisogno ancora, chiedi. Sono lieto di riaverti
a Venezia... Capitano, lo stesso Doge Serenissimo e il Gran Consiglio
vogliono farti omaggio, penso che avrai una rendita mensile...-
Ah...
pensa Giovanni mentre lascia il palazzo sul Canal Grande, sempre
brillante il Michiel! Impenitente donnaiolo e ora un padre in
angoscia? No no... meglio passare la vita su una nave, solo che ora
di navi Venezia ne ha poche, sempre meno, nessuno più investe nel
traffico marittimo e il tempo è diventato spietato con i perdenti.
Pensa
al suo ultimo anno, lo ha trascorso prigioniero dei pirati delle
coste di Durazzo, gente dura i discendenti di Scanderbeg, dura come
gli scogli che affiorano dal mare, ma gente d'onore tutto sommato,
anche se storici e acerrimi nemici dei Veneziani.
Ha
perso venticinque chili in un anno e si sente tanto rottame quanto la
Galeassa da trentasei cannoni che comandava e che è affondata.
Ricorda
la notte del naufragio, una tempesta improvvisa di vento di libeccio
che con uno stroppo d'uragano lacera le vele, abbatte gli alberi e la
spinge senza scampo sulla costa rocciosa.
Poi?
A marosi placati? L'assalto dei pirati albanesi e montenegrini,
numerosissimi, migliaia, richiamati da tutta la costa dalla
possibilità di vendetta e di preda, la sua difesa strenua... e alla
fine lui che da fuoco alla nave che salta in aria carica com'è di
polvere da sparo, è contro ogni regola lasciare l'imbarcazione e il
suo prezioso carico ai pirati e lui è un uomo che vive per l'onore!.
I
pirati vendicheranno i loro morti e la mancata preda uccidendo tutti
i componenti dell'equipaggio, quelli dei duecento marinai e rematori
e dei cento soldati di marina che erano sopravvissuti al naufragio e
alla lunga battaglia, i pochi rimasti vivi vengono venduti come
schiavi.
Lui?
Risparmiato, è conosciuto sulle coste, se ne parla ancora della
vittoria di Capo Matapan del 1717 contro i turchi e ne chiedono un
riscatto. Ma sarà torturato ogni giorno e il suo mangiare lo dovrà
contendere ai cani. Le donne... le vedove dei caduti? Delle crudeli
aguzzine dedite a colpirlo di continuo con dei fasci di rovi e
bastoni.
Deve
dimenticare e presto.
Pensa
al nuovo incarico, viene al momento giusto, deve riprendersi.
Fa
visita alla casa ricevuta in dono, generosi i Grimani, signori
sempre. Lui è riconoscente loro, la distinzione in classi sociali è
applicata in modo ferreo a Venezia. Uno non appartenente alle
famiglie patrizie non può ambire a diventare Capitano, lui... ne ha
avuto la possibilità solo perché i Bembo, pur di piccola nobiltà,
appartengono marginalmente alla grande famiglia Grimani che l'hanno
appoggiato. Ma è anche consapevole che mai potrà ambire a diventare
Il Capitano Generale del Mare, non appartiene alla vera nobiltà.
La
casa gli piace. Grande e asciutta, signorile, ma cosa può farsene
ora? Che comunque dovrà soggiornare a Padova per un po'? Intende
darla in gestione al suo banchiere ebreo e riceverne profitto. Dal
banchiere ha anche in deposito tutto il guadagno della sua vita di
marinaio e delle partecipazioni al commercio svolto. E' la prassi.
Lascia anche la maggior parte dei ducati ricevuti. In caso di bisogno
potrà sempre rivolgersi al corrispondente del banchiere a Padova.
Basta
ripensamenti. Il Doge lo vuole a bordo del Bucintoro per lo
Sposalizio di Venezia con il Mare. E' un immenso onore. Ma mancano
alcuni mesi, si accinge quindi a partire per Padova, è curioso di
conoscere il ragazzo di dodici... o tredici anni, Giacomo.
La
casa dell'Abate Gozzi a Padova è una residenza patrizia nel centro
della città e ha fama di essere una eccellente scuola di
preparazione alla carriera ecclesiastica.
Il
Capitano ascolta con interesse le parole dell'Abate.
-Il
ragazzo è dotato, moltissimo... ma che sia anche portato per fare il
prete, l'Abate, eventualmente il religioso di alto rango? Ne
dubito... purtroppo. Per sua indole l'avrei visto più medico...
avvocato... ha una mente che è in grado di fare improvvisazioni
assolute, un vero affabulatore! Ben venga quindi anche una
istruzione più pratica e consona alla vita di gentiluomo che
probabilmente farà. Come intende procedere?-
-Lo
vorrei a mia disposizione per alcune mattine alla settimana, due o
tre, ma senza che questo interferisca con il suo corso di studi...-
-Nessun
problema. Posso assicurarle che arriverà con successo alla laurea...
e sarà nominato Abate, poi? Tutto nelle mani del nostro Signore. Ora
faccio chiamare il ragazzo, è tutto suo.-
Il
Capitano è un uomo alto oltre i sei piedi, magro e emaciato ora, ma
pur mostrando tutte le sofferenze patite nell'ultimo anno è comunque
un uomo altissimo e ancora dritto ed è sorpreso alla vista di
Giacomo! Tredici anni ed è più alto di lui? Magrissimo quanto e
forse di più del Capitano. Il suo modo di fare è subito
collaborativo, si dimostra per quello che è e sarà, un simpatico,
intelligente, cinico, pratico, disinvolto, scapestrato lestofante.
Poi,
poco dopo, mentre il ragazzo lascia lo studio dell'Abate, entra in
contemporanea Bettina, la sorella del religioso, è lei che cura
l'andamento del collegio. Una bella donna di ventotto anni, florida e
sensuale.
Segue
la donna e ammira il deambulare del suo posteriore, indubbiamente ha
un gran bel sedere e lo sa muovere bene.
Gli
mostra l'alloggio che usufruirà, una bella stanza chiara e gli
spiega l'andamento della casa.
Lui...
seduto sul letto, la prega di fermarsi.
Bettina
è una donna del tutto particolare, si crede investita di un grande e
importante compito dalla vita, anzi, una vera missione. Usare il
sesso, il suo sesso nel particolare, per dare felicità e pur
rischiando di passare per una donna libertina, per una puttana, ci
riesce in pieno.
Ora
Bettina?
Guarda
quest'uomo sofferente, il Capitano, sa qualcosa del suo trascorso, un
eroe di Venezia, prigioniero per lungo tempo di gente barbara. E il
suo cuore inizia a sanguinare per lui e la sua sorgente del piacere
fra le cosce a bagnarsi.
Vuole
essere lei, Bettina a curare le ferite di quest'uomo.
Lei
a caricarsi ogni sua pena.
Lei
lo guarda con occhi adoranti.
Verrò
da te la notte, tu hai bisogno di me.
Io
bacerò le tue ferite.
Io
allevierò le tue pene...
Sei
stato così tanto tempo senza una donna.
Ti
farò recuperare tutto.
Può
rinunciare il Capitano? A questa donna che gli si sta offrendo?
Gli
muove dentro quello che sembrava cosa morta. La sua sessualità che
era sparita e ora, per miracolo, Bettina con le sue arti, con il suo
offrirsi, ha risvegliato.
Lei
che alza le pesanti sottane e mostra le candide cosce, abbellite
dalle calzette nere.
Ah...
lui sarà anche un eroe della Serenissima, un mito, ma è un uomo e
non c'è nulla di meglio di una donna per un guerriero ferito.
Le
si mette fra le cosce, vuole toccare la sua femminilità, vuole
immergere le dita in quel luogo di paradiso, vuole tornare a sentire
il profumo di femmina, il profumo di figa bagnata e pulsante. Poi...
il suo desiderio gli fa fretta, le si accosta e la possiede. E' come
possedere di nuovo la sua prima donna! Lei lo riceve calda e
fremente, risponde passionale alle sue spinte e lui arriva presto al
piacere. Si abbatte ansimando sul suo corpo.
La
donna?
Da
sempre è il... “Il riposo del guerriero”!
La
panacea di ogni dolore.
Lo
accarezza, le mani sulle spalle dell'uomo.
-Ce
la farai, Giovanni? Tutte le notti?-
Lui
ridendo della sua spudoratezza.
-Ghe
provemo... Bettina... ahah... ghe provemo!-
^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^
Versione
non censurata:
Poi,
poco dopo, mentre il ragazzo lascia lo studio dell'Abate, entra in
contemporanea Bettina, la sorella del religioso, è lei che cura
l'andamento del collegio. Una bella donna di ventotto anni, florida e
sensuale.
Ah...
lui nota lo sguardo fra i due, fra lei e il ragazzo!
Ma
questi due... si convince il Capitano, scopano!
Non
può sbagliarsi. Beh... non sa a che età è giusto iniziare a farlo,
ma intende disciplinare la cosa, non vuole il ragazzo debosciato ed
esaurito dalle scopate alle lezioni d'armi!
Segue
la donna e ammira il deambulare del suo posteriore, indubbiamente ha
un gran bel sedere e lo sa muovere bene.
Gli
mostra l'alloggio che usufruirà, una bella stanza chiara e gli
spiega l'andamento della casa.
Lui...
seduto sul letto, la prega di fermarsi. Vuole chiarire subito una
cosa.
Bettina
è una donna del tutto particolare, si crede investita di un grande e
importante compito dalla vita, una vera missione, anzi. Usare il
sesso, il suo sesso nel particolare, per dare felicità e pur
rischiando di passare per una donna libertina, per una puttana, ci
riesce in pieno.
E'
vero... ammette!
Fa
sesso con il ragazzo, ma a ragione!
Lui...
Giacomo è abbisognevole di questo, lo ha sorpreso mentre a letto nel
dormitorio comune, possedeva un compagno di studi. No... si è decisa
Bettina in quel momento che deve provvedere e dalla sera successiva è
lei ad essere la compagna di letto del ragazzo, ma nella sua camera.
Giacomo
attende il momento e la raggiunge. Lei lo aspetta e gli insegna ogni
schermaglia del piacere. Ogni gioco, ogni procedura, la più
depravata che sia. Non trascura e dimentica nulla. Alla fine è una
esperta, oh... se lo è!
Sarà
la sua maestra per quanto riguarda il sesso.
Come
lo convince? Oh... senza fatica, Giacomo è più che disposto ma lei,
Bettina, gli dice comunque per incoraggiarlo ...
-Giacomo...
più te me ciavi, più te crescerà el cazo...!-
E
lui... parte in quarta.
Ora
Bettina?
Guarda
quest'uomo sofferente, il Capitano, sa qualcosa del suo trascorso, un
eroe di Venezia, prigioniero per lungo tempo di gente barbara. E il
suo cuore inizia a sanguinare per lui e la sua sorgente del piacere
fra le cosce a bagnarsi.
Vuole
essere lei, Bettina a curare le ferite di quest'uomo.
Lei
a caricarsi ogni sua pena.
Lui,
senza nessun riguardo particolare, le dice che nelle notti precedenti
le lezioni, il ragazzo dovrà esser lasciato riposare. Lo vuole
carico della giusta attenzione e di spirito combattivo.
Va
ben… Bettina?
D'accordo,
ma le altre notti?
Tutto
tuo.
Quante
notti, chiede lei.
Tre
notti alla settimana.
Lei
lo guarda con occhi adoranti.
Verrò
da te in quelle notti, tu hai bisogno di me.
Io
bacerò le tue ferite.
Io
allevierò le tue pene...
Sei
stato così tanto tempo senza una donna.
Ti
farò recuperare tutto.
Può
rinunciare il Capitano?
A
questa donna che lo sta seducendo?
Gli
muove dentro quello che sembrava cosa morta. La sua sessualità, che
era sparita e ora, per miracolo, Bettina con le sue arti, con il suo
offrirsi, ha risvegliato.
Lei
che alza le pesanti sottane e mostra le candide cosce, abbellite
dalle calzette nere, ah... lui sarà anche un eroe della Serenissima,
un mito, ma è un uomo e non c'è nulla di meglio di una donna per un
guerriero ferito.
Le
si mette fra le cosce e la possiede.
La
donna?
Da
sempre è il... “Il riposo del guerriero”!
La
panacea di ogni dolore.
In
quel lungo periodo Bettina si dedica ai suoi due uomini, mette
nell'impegno ogni suo sforzo, tre notti al Capitano, tre o quattro al
ragazzo.
^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^
Il
tempo del tirocinio alle armi, al gioco e alle puttane passa veloce.
Il
giovane Casanova ha mille pregi e mille difetti, sa conquistare e non
solo le donne, non è un vero nobile e questo sarà per lui un grave
motivo di inferiorità.
Il
Capitano lo porta nelle sale da gioco, gli indica come operano i
bari, spesso di concerto. Lo istruisce nel usare a suo interesse
l'insicurezza altrui. Deve essere lui stesso se non un baro, almeno
un “correttore della cattiva fortuna”.
Giacomo
diventa amico dei giovani Memmo, la famiglia più importante, ricca e
nobile di Padova, senatori della Repubblica.
Con
Andrea Memmo riesce a vincere ben cinquemila zecchini a Faraone a dei
forestieri. Una fortuna immensa... ma che riperdono completamente
nelle sere successive, meritandosi ogni rimprovero da parte del
Capitano.
Poteva
il Capitano frenarlo?
Non
ne vedeva il motivo, era diventato un ottimo schermidore, un valente
tiratore, attento giocatore e all'occorrenza baro.
Le
donne? Sapeva come trattarle, come usarle.
Il
suo compito l'aveva portato a termine.
Le
pazzie amorose del Casanova?
Ormai...
conscio del suo potere seduttivo, non ha limiti né ostacoli. Le
donne bruciano per lui.
Lui
è il fuoco della candela e loro... le falene che si bruciano.
Ma
per tutta la sua vita, il suo comportamento sarà sempre
cavalleresco, naturale, umano, tanto che nessuna delle sue donne avrà
mai a lamentarsi di lui. A differenza del Don Giovanni immaginato da
Mozart sempre distaccato e cinico.
Vive
a Venezia ora, ha la protezione del nobile Alvise Malipiero? La perde
e questi gli diventa nemico quando seduce platealmente la sua giovane
amante, la bellissima Teresa Imer. Passa disinvoltamente da una donna
all'altra, scandalosa è la relazione tenuta con le due contessine e
sorelle Nanette e Marton Sarvignan. Un trio sessuale esibito senza
pudore .
Agli
Inquisitori iniziano ad arrivare dei rapporti negativi sul suo conto,
donnaiolo, baro, accusato di pratiche occulte, blasfemo ed è solo
l'appoggio e la protezione di alcune delle grandi Famiglie Patrizie
“Apostoliche”, che gli evitano interventi punitivi.
Poi
altre mille avventure, tanto che la madre, Zanetta Farusi, la
Buranella, da Dresda dove si sta esibendo, prega il Grimani di
intervenire e il giovane, ancora Abate, è messo al servizio del
vescovo Bernardino Bernardi, e destinato alla diocesi di Martirano,
in Calabria.
Il
luogo dell'incontro con il vescovo? Napoli.
Il
giovane chiede al Capitano se vuole accompagnarlo e lui accetta.
Il
Capitano vuole avere nuovi orizzonti, trova Venezia asfittica, senza
iniziative, destinata verso la china discendente che percorre con
sempre maggior velocità.
Poi
il clima che gode Napoli?
Il
sole? Basta con le brume invernali che vive Venezia e che fa
risvegliare dolorosamente le vecchie ferite.
Vuole
accertarsi se può improntare un commercio nella capitale del Regno
di Napoli, che è una fiorente economia.
Il
valente uomo ha ricevuto nel frattempo una proposta di comando
all'altezza della sua fama di eroe?
No.
La
riconoscenza del Doge?
Vero...
ha avuto l'onore di essere presente sul Bucintoro e a ogni cerimonia
pubblica, ma la rendita promessa?
Lui...
non chiede, non elemosina, lui è il Capitano, l'eroe di Durazzo e di
Capo Matapan.
Al
solito.
Tutto
è effimero, come le promesse dei potenti.
Lui
vuole vedere Napoli e chissà.
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