domenica 23 febbraio 2020

ARLECCHINO.


Can you wait a moment, I just need to get my hat!


Pubblico con il suo consenso questo racconto di Flamerebel, una autrice che stimo molto.


Maschere.
Maschere ovunque, mi passano di fianco, mi urtano, corrono, gridano, ridono.
Schiamazzi.
Pierrot distorti che si improvvisano giocolieri, giullari di corte con finti menestrelli, nobildonne con abiti sfarzosi e maschere conturbanti. Infine ci sono io.
Gli uomini mi guardano, sento i loro occhi posarsi sul mio corpo, esposto solo per il vestito fin troppo stretto, gambe fasciate da calze velate, décolleté nere. Il mio viso celato a metà da una maschera di pizzo e piume colorate. Sono immersa in questa enorme parata carnevalesca, senza volerlo, mi circondano.

In mezzo a questa baraonda di maschere ce n’è una in disparte. Arlecchino, il re dei giullari. Una maschera suggestiva, colorata, appariscente e sensuale. Non vedo la figura che si cela dietro, solo un paio d'occhi mi fissano, indugiano nello sguardo, enigmatico, forse derisorio a tratti sensuale.

Giochiamo con lo sguardo, i miei occhi puntano i suoi in una sfida muta, mostro il mio lato più insolente e sfacciato, ma devo dire che c'è qualcosa di affascinante nella maschera, forse proprio lo scoprire chi si cela dietro o forse è solo la figura di Arlecchino ad essere sensuale.
Vedo libidine pura.
Un mostro erotico che avanza lentamente, si insinua dentro le mie membra e mi fa immaginare situazioni pericolose ed eccitanti.

La ricordate Miriana vero? Lei che spregiudicata colse l'attimo per potersi perdere nel piacere. In me, lentamente, avanza quest’idea perversa : poter godere di un piacere proibito insieme ad un uomo sconosciuto mascherato da Arlecchino.
Per questo lo seguo a casa sua, totalmente presa da una feroce voglia di godere, si perché lui, mi ha detto, testuali parole:” voglio leccare la tua fica.” Ecco, invece di fuggire a gambe levate io ho pensato di seguirlo. In casa di uno sconosciuto. Non sono pazza lo giuro! Ma capite questo Arlecchino mi ha preso sessualmente.

Mi alza il vestito fino alla vita esponendo alla vista il tanga di pizzo già intriso di umori, sentire le sue dita strofinare sopra l’intimo mi fa sospirare. Mi siedo su di una poltrona, lui tra le mie gambe ad aprirle lentamente. Brividi a guardare il suo viso celato dalla maschera da giullare. Mi scosta il lembo di stoffa trasparente, la maschera fa scorrere verso l'alto quel tanto da lasciare libere le labbra in modo da potermi baciare.

Il suo naso posa sul mio sesso, ispira il mio profumo che arriva perfino a me, tanto sono gli umori che lo riempiono. La lingua percorre il Monte di Venere, ornato da una striscia di peli scuri, si sofferma tra l'incavo del mio inguine, percorre le pieghe del mio bacino fino a perdersi tra le labbra carnose, indugia tra la mia carne sensibile e colante di desiderio.
È un susseguirsi di brividi, un calore incredibile mi prende tutto il corpo, mi scopro a muovere il bacino verso la sua lingua, sensualmente, facendo una leggera pressione sui piedi che poggiano sulla sua schiena. Gemiti intensi di pura goduria escono dalle mie labbra socchiuse, mi abbandono totalmente a lui, alla sua lingua , alle sue dita che sfregano forti le pareti della mia fica sempre più bagnata.
Fremo sotto le sue attenzioni, il mio corpo trema, il mio sesso si contrae ritmicamente intorno le sue dita, il mio clitoride è sempre più gonfio, strofino sul suo viso, sulle sue labbra, la sua lingua ora è come una frusta che sbatte contro la mia fica facendomi godere.
Raggiungo l'apice mentre lui si inebria di me, del mio profumo, del mio sapore. L'aria satura del mio orgasmo, mi gusta fino alla fine. Voleva godere di me, voleva il mio sapore in bocca ma non è soddisfatto.
Vuole farmi sua, glielo leggo negli occhi, ma non subito, vuole giocare, stuzzicare. Sfrega la cappella lungo la fessura, indugia varie volte prima di entrare, io mi apro per lui, allargo le gambe mentre si fa largo dentro di me, affonda per poi uscire completamente e riaffondare di nuovo. Lento. Metodico, lo incito con un movimento ondulatorio del bacino.
È un piacere folle quello che mi accompagna, godere del corpo di una persona sconosciuta, celato dietro il personaggio di Arlecchino, mi ammalia con tutti quei colori sgargianti. Il mio bacino sul bordo della poltrona, le sue mani mi sorreggono, ferme sul culo, le mie gambe piegate penzolano lungo i suoi fianchi. Mi possiede in modo rude ora, mi penetra a fondo, il mio corpo sobbalza ai suoi colpi. Lancio gridolini di piacere e le mie mani si aggrappano a lui, mi stringo al suo corpo, graffio la sua schiena. Guardo lui e guardo il suo palo di carne entrare e uscire colante di umori, vengo travolta da un'altra ondata di calore che mi fa lanciare gridolini osceni, lussuriosi. Sono persa nel piacere sfrenato della carne.

Incrocio i suoi occhi annebbiati dalla voglia animalesca di godere. Mi prende ancora mentre io lentamente mi abbandono esausta, sembra che mi stia consumando. Viene e mi sfinisce. Viene e mi sento appagata.

Non ho più rivisto Arlecchino, se non nelle mie fantasticherie.

Nessun commento: