Pubblico con il suo consenso questo racconto di Flamerebel, una autrice che stimo molto.
Maschere.
Maschere ovunque, mi passano di fianco,
mi urtano, corrono, gridano, ridono.
Schiamazzi.
Pierrot distorti che si improvvisano
giocolieri, giullari di corte con finti menestrelli, nobildonne con
abiti sfarzosi e maschere conturbanti. Infine ci sono io.
Gli uomini mi guardano, sento i loro
occhi posarsi sul mio corpo, esposto solo per il vestito fin troppo
stretto, gambe fasciate da calze velate, décolleté nere. Il mio
viso celato a metà da una maschera di pizzo e piume colorate. Sono
immersa in questa enorme parata carnevalesca, senza volerlo, mi
circondano.
In mezzo a questa baraonda di maschere
ce n’è una in disparte. Arlecchino, il re dei giullari. Una
maschera suggestiva, colorata, appariscente e sensuale. Non vedo la
figura che si cela dietro, solo un paio d'occhi mi fissano, indugiano
nello sguardo, enigmatico, forse derisorio a tratti sensuale.
Giochiamo con lo sguardo, i miei occhi
puntano i suoi in una sfida muta, mostro il mio lato più insolente e
sfacciato, ma devo dire che c'è qualcosa di affascinante nella
maschera, forse proprio lo scoprire chi si cela dietro o forse è
solo la figura di Arlecchino ad essere sensuale.
Vedo libidine pura.
Un mostro erotico che avanza
lentamente, si insinua dentro le mie membra e mi fa immaginare
situazioni pericolose ed eccitanti.
La ricordate Miriana vero? Lei che
spregiudicata colse l'attimo per potersi perdere nel piacere. In me,
lentamente, avanza quest’idea perversa : poter godere di un piacere
proibito insieme ad un uomo sconosciuto mascherato da Arlecchino.
Per questo lo seguo a casa sua,
totalmente presa da una feroce voglia di godere, si perché lui, mi
ha detto, testuali parole:” voglio leccare la tua fica.” Ecco,
invece di fuggire a gambe levate io ho pensato di seguirlo. In casa
di uno sconosciuto. Non sono pazza lo giuro! Ma capite questo
Arlecchino mi ha preso sessualmente.
Mi alza il vestito fino alla vita
esponendo alla vista il tanga di pizzo già intriso di umori, sentire
le sue dita strofinare sopra l’intimo mi fa sospirare. Mi siedo su
di una poltrona, lui tra le mie gambe ad aprirle lentamente. Brividi
a guardare il suo viso celato dalla maschera da giullare. Mi scosta
il lembo di stoffa trasparente, la maschera fa scorrere verso l'alto
quel tanto da lasciare libere le labbra in modo da potermi baciare.
Il suo naso posa sul mio sesso, ispira
il mio profumo che arriva perfino a me, tanto sono gli umori che lo
riempiono. La lingua percorre il Monte di Venere, ornato da una
striscia di peli scuri, si sofferma tra l'incavo del mio inguine,
percorre le pieghe del mio bacino fino a perdersi tra le labbra
carnose, indugia tra la mia carne sensibile e colante di desiderio.
È un susseguirsi di brividi, un calore
incredibile mi prende tutto il corpo, mi scopro a muovere il bacino
verso la sua lingua, sensualmente, facendo una leggera pressione sui
piedi che poggiano sulla sua schiena. Gemiti intensi di pura goduria
escono dalle mie labbra socchiuse, mi abbandono totalmente a lui,
alla sua lingua , alle sue dita che sfregano forti le pareti della
mia fica sempre più bagnata.
Fremo sotto le sue attenzioni, il mio
corpo trema, il mio sesso si contrae ritmicamente intorno le sue
dita, il mio clitoride è sempre più gonfio, strofino sul suo viso,
sulle sue labbra, la sua lingua ora è come una frusta che sbatte
contro la mia fica facendomi godere.
Raggiungo l'apice mentre lui si inebria
di me, del mio profumo, del mio sapore. L'aria satura del mio
orgasmo, mi gusta fino alla fine. Voleva godere di me, voleva il mio
sapore in bocca ma non è soddisfatto.
Vuole farmi sua, glielo leggo negli
occhi, ma non subito, vuole giocare, stuzzicare. Sfrega la cappella
lungo la fessura, indugia varie volte prima di entrare, io mi apro
per lui, allargo le gambe mentre si fa largo dentro di me, affonda
per poi uscire completamente e riaffondare di nuovo. Lento. Metodico,
lo incito con un movimento ondulatorio del bacino.
È un piacere folle quello che mi
accompagna, godere del corpo di una persona sconosciuta, celato
dietro il personaggio di Arlecchino, mi ammalia con tutti quei colori
sgargianti. Il mio bacino sul bordo della poltrona, le sue mani mi
sorreggono, ferme sul culo, le mie gambe piegate penzolano lungo i
suoi fianchi. Mi possiede in modo rude ora, mi penetra a fondo, il
mio corpo sobbalza ai suoi colpi. Lancio gridolini di piacere e le
mie mani si aggrappano a lui, mi stringo al suo corpo, graffio la sua
schiena. Guardo lui e guardo il suo palo di carne entrare e uscire
colante di umori, vengo travolta da un'altra ondata di calore che mi
fa lanciare gridolini osceni, lussuriosi. Sono persa nel piacere
sfrenato della carne.
Incrocio i suoi occhi annebbiati dalla
voglia animalesca di godere. Mi prende ancora mentre io lentamente mi
abbandono esausta, sembra che mi stia consumando. Viene e mi
sfinisce. Viene e mi sento appagata.
Non ho più rivisto Arlecchino, se non
nelle mie fantasticherie.
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