Fameni Leporini - Artist.
L’indomani torno a Roma e in una atmosfera assurda, con i scuri chiusi per non rivelare la mia presenza, faccio i bagagli per la lunga assenza che mi aspetta. A sera chiamo Giuseppe, che venga a prendermi.
Roma, Talamone e poi la maremma.
Il viaggio è lungo e inizia nell'imbarazzo. Pensiamo ambedue alla notte precedente. A sua moglie, ad Anita. Davvero non sappiamo come affrontare la cosa.
Gli chiedo infine del Maestro…
E lui si lascia andare. Ormai sa che faccio parte della loro vita.
Il Maestro… racconta, era una persona unica, davvero particolare e senza confronti. Ispirato in tutto ciò che faceva, ma in particolare nella pittura e nel sesso… il sesso praticato in tutte le sue espressioni. Erano gli scopi della sua esistenza. Davvero un genio.
Con circospezione mi inoltro nel discorso.
Le orge… chiedo!
E lui si infiamma proprio. Gli mancano quei momenti di assoluta pazzia erotica. Dalla morte del Maestro non se ne fa più e mi guarda speranzoso come se spettasse a me rimetterle in funzione.
Racconta dico…
Si riunivano nell’atelier del maestro. Di volta in volta potevano essere già inizialmente nudi oppure il tema prevalente era diverso. Mascherati da vari personaggi o ancora in tenuta specifica come le serate sado-maso.
Il Maestro prendeva tutti. E voleva che tutti prendessero tutti!
Milo? Chiedo… tanto per iniziare.
Milo? Certo che si, risponde. La madre, le sorelle, Anita e lui… Giuseppe. E il padre.
Il Maestro?
Chiedo stupito, ma non era lui che possedeva tutti? Lui non si negava nulla, è la risposta. Voleva conoscere tutto, anche il piacere di essere preso, inculato.
Anche da te, Giuseppe? Si.
Ormai il ghiaccio è rotto e il discorso ora è fluido, confidenziale, senza remora alcuna. Mi ha detto Anita che hai un cazzo grossissimo, come facevano a prenderlo senza soffrire?
La sofferenza fa parte del piacere, ribatte, era una delle massima del Maestro.
E le serate speciali? Chi interveniva?
C’era di volta in volta di tutto, donne per lo più. Anche celebri, gente famosa.
Godevano ad essere seviziate, torturate fino all'estremo.
E poi… davvero di tutto.
Ragazzi, ragazze. Coppie. Uomini che portavano la propria donna e godevano nel vederla in preda alla libidine. Intuisco che c’è ancora qualcosa ma si ritrae Giuseppe. Non entra nei particolari.
Sono eccitato, fremo tutto a partire dal cervello.
Il cervello funziona a mille, sta andando in corto circuito e intuisco il mio potere e quello che si aspettano da me. Giuseppe sarà la prova. La cartina di tornasole.
Fermati, dico.
Siamo in maremma ora. Lui blocca la macchina.
Se ho ragione ubbidirà alle mie richieste senza fiatare, come faceva con il Maestro.
Mostrami il cazzo, tiralo fuori, Giuseppe.
Obbedisce senza fiatare.
Apre la patta e lo tira fuori. Un grosso tubo di carne, coperto, molto scuro di colore.
-Abbassati i pantaloni-.
-Giuseppe... mi guardavi stanotte? Mentre stavo con tua moglie? E' vero quanto diceva? -
-Si...-
E il suo cazzo lievita, con delle spinte si sta indurendo ed aumenta di volume, cresce... cresce. Lo vedo diventare duro. La cappella si scopre da sola, la pelle del prepuzio la libera e mette in mostra un enorme glande liscio. Inizia a masturbarsi.
-Giuseppe, che hai fatto dopo ad Anita? L'hai scopata dopo di me? Con lei piena ancora della mia sborra? -
Passo la mano su quella grossa verga di carne che ha, lo accarezzo per curiosità, e' spropositato. Mi stacco per liberare anche il mio dai pantaloni. Ora siamo in due a masturbarci.
-Ho fottuto quella troia per ore! Non era sazia! Non e' mai sazia! L'ho presa in fica e nel culo! L'ho fatta urlare anch'io, Maestro! -
Maestro? Maestroooo?
Mi ha chiamato Maestro? Ma che dice?
-Perché mi chiami Maestro...? -.
Si masturba con forza e spiega che hanno deciso che prenderò il posto del Maestro Mistral.
Hanno deciso?
E la mia volontà l’hanno dimenticata?
Ecco perché mi hanno cercato!
-E Sole... la vedova... come è?-
-Il suo nome completo è Solange... è bellissima, una vera signora. Molto puttana, è più puttana lei delle figlie e Anita messe assieme. E come sa scopare...! Molto sadica, è lei che dirige i festini sado-maso.
-Racconta ancora... dimmi di Anais... di Rula...-
-E' la più giovane e la più perversa. Sempre pronta per cose strane, adora essere penetrata da...-
Da...?
Non risponde, la sua attenzione è concentrata sul grosso cazzo che sta menando. Con gli occhi chiusi racconta che a notte fonda, spesso Anais viene con Milo nel loro letto, è davvero molto porca la ragazza. Milo scopa con Anita e Anais adora impalarsi sul suo cazzo, sentirsi rompere, le piacciono i cazzi grossi, spropositati...
Rula? Gode enormemente di essere presa nel culo, ha degli orgasmi davvero squassanti mentre viene montata come una cagna.
Puttana... puttana tantissimo!
-Sai nulla della stanza segreta? Giuseppe... devo poter entrare per prendere il posto del Maestro, dove è la chiave? Lo sai? -
Non lo sa, nessuno lo sa, neanche Sole la vedova. Sicuro è che non la tenesse addosso.
Non riesce neanche a stringere il suo cazzo da tanto è grosso! E' durissimo e con delle grosse vene in rilevo! Scuro...
Io mi meno ma non riesco a darmi il piacere che voglio! Non riesco a godere, invece lui ora si inarca tutto, si irrigidisce e gode, spruzza sborra dappertutto, si riempie la mano, si pulisce leccandola
So che devo entrare in quella stanza. Devo.
Chiedo come venivano organizzate le orge, come avvenivano contattati gli ospiti, non lo sa. Forse Sole o Rula lo sanno?
-Scendi... scendi dalla macchina...-
Scende con i pantaloni ai piedi, lo guido e lo faccio appoggiare con i gomiti sul cofano, gli cerco il culo con un dito e poi appoggio il cazzo. Non è neanche libidine, è la volontà di possedere una persona. Usare la penetrazione come segno di comando.
Io sono il maschio Alfa.
Io sono il nuovo Maestro.
Lo scopo forte, sbatto contro le sue natiche pelose, lo sbatto fino a godere di lui e lo riempio del mio sperma.
Risaliamo.
All'arrivo sistemo velocemente le mie cose e raggiungo la biblioteca.
Penso a ogni posto che potrebbe servire da nascondiglio per la chiave. Sposto ancora libri. Nulla.
Forse devo usare altri sistemi.
Raggiungo la sala da pranzo e mi unisco a loro nella cena. Prima che finisca esigo la loro attenzione. Ci sono tutti meno Giuseppe che e' andato all'aeroporto a ricevere Sole. Ma lui non mi serve.
-Voglio la chiave... voglio entrare in quella stanza. Voi dovete sapere qualcosa!-
Li guardo in faccia mentre negano, mentre ripetono che non ne sanno nulla, spiegano che mai sono entrati, mai il Maestro Mistral lo ha permesso.
-Tu Anita...?-
-Nooo... no, Victor... non lo so...-
So che mente.
-Forse dovremo aiutare la tua memoria...-
Se e' come credo dobbiamo darle una scusa per farle dire quello che sa. Una scusa davvero buona.
Libero un tavolino, faccio a strisce dei canovacci e la tiro sopra. Le lego caviglie e braccia.
E' chinata, appoggiata sul busto.
Le denudo il grosso culo e levo la cinghia dai pantaloni.
Devo coinvolgere tutti... tutti.
Impugno bene la cinghia e inizio. Forti colpi che segnano la carne bianca delle natiche di Anita.
Strisce rosse profonde.
Lei grida, urla che non sa nulla, che le fa male. Mi maledice.
-Rula... fallo tu ora. Colpisci. -
Rula è ancora più determinata. Prende con calma la misura e poi porta dei colpi fortissimi. E ad ogni colpo si sente l'urlo di dolore di Anita.
La fermo e mi accosto al viso ricoperto di lacrime.
-Dimmelo... dimmi quanto sai...-
-Non posso... non posso... ho promesso...-
Promesso? Questa è una conferma. Riprendiamo.
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