Va bene… farò quello che volete, voglio diventare ricco e famoso…
Sento alleggerire la pressione delle loro menti, ma ancora non lasciare del tutto il mio cervello, rimangono vigili.
Esco dalla gabbia e risaliamo nell'atrio.
Devo dare loro quello che vogliono da me. Appese sul portone d’ingresso ci sono delle pannocchie di mais, sono un segno bene augurante in uso nella case di campagne.
-Milo… prendimi quelle pannocchie…-
Sono di un colore giallo-rosso, spogliate delle foglie che le ricoprivano sono grosse come il mio polso.
-Chinatevi puttane… a pecora, qui sul pavimento…!-
Quanto è che non dormo?
Gli occhi mi bruciano e devo avere un aspetto di merda.
E ho voglia di scopare, tanta… tanta, di loro… un desiderio certamente causato dal loro volere ma non per questo meno pressante, meno presente.
Prendo le pannocchie e senza tante attenzioni le metto loro in figa.
A fondo… fino a provocare loro un gemito di sofferenza.
Spingo… spingo fino a che sono sicuro che siano ben in profondità.
Poi passo al culo… voglio metterle nel loro culo. Devono essere violentate queste puttane, devono soffrire.
-Milo… aiutami…-
Lui esegue. Sarebbero da immortalare in un quadro e lo farei se avessi la capacità artistica di Mistral.
Loro chinate e i ciuffi di foglie delle pannocchie che escono dai loro buchi pieni.
Godono di questo le puttane…
I loro buchi sono deformati, hanno l’aspetto di elastici tirati troppo.
Spero di riuscire a farle sanguinare…
-Victor… prendimi in figa… lo sai… devi venirmi dentro…-
E’ Rula che me lo dice.
-Rompimi il culo… fammi sanguinare ma sborrami nella figa… fallo… vedrai che saprò farti godere in una maniera che ancora non conosci…-
Faccio come dice… devo farlo… non mi posso sottrarre.
Tolgo la pannocchia e le entro in figa, la scopo, sento come una mano interna che mi tiene stretto… che mi stringe appena appena sotto la corona della verga.
E qualcosa mi solletica il cervello proprio alla congiunzione con la colonna cervicale.
Uno stimolo a godere fortissimo che mi causa un orgasmo mai provato.
Le sborro dentro tutto me stesso. In figa come voleva. Non posso rifiutarmi.
Sono esausto… ma so che non è finita.
C’è Anais… So che è il loro periodo fertile… lo intuisco da quello che pensano.
Comando a Milo di coprire Sole.
Di coprirla come una vacca alla monta.
Sono ancora eretto, duro da sentire male quando prendo Anais, è lei che mi stimola a venire… solletica con mille artifici la mia libidine. Sento la sua mente accarezzare lubricamente la mia… mi fa scorgere piaceri incredibili e riesce a farmi venire… dentro di lei, nella sua figa.
Devo riposare, restare lucido… raggiungo la mia stanza e mi butto sul letto.
Il mio e' un dormire disturbato.
Un sogno mi perseguita, ogni volta torna eguale. Una parete verticale, io ai piedi di essa e in cima una figura indistinta che mi getta qualcosa. Con raccapriccio mi accorgo che è un bambino, un neonato quello che sta precipitando verso di me. Sporgo le braccia e mi accingo a cercare di prenderlo mentre cade, ma proprio un attimo prima di riceverlo il neonato si trasforma in un rotolo di pergamena. Lo svolgo e vedo che contiene dei geroglifici. Più volte si ripete questo sogno stranissimo. I simboli che contiene mi sono incomprensibili.
Poi qualcosa si svela, qualcosa illumina la mia mente. Ecco...
-Sono Thoht... sono il dio con la testa di Ibis, io sono l'arbitro, il mediatore fra il bene e il male, sono la mente, sono il mago... sono io che butto la piuma sulla bilancia dei cuori…-
Questo è quello che mi rintrona nella mente al mio risveglio. Thoth che sceglie i suoi sacerdoti. Io mandato a correggere gli errori dal custode dei documenti.
Continua.
-Cento volte dieci sono disceso nel mondo oscuro che conduce alla luce, e altrettante volte sono asceso dall'oscurità nella Luce rinnovando la mia forza e il mio potere, ora discendo l'ultima volta tramite te, per colpire coloro hanno falsificato il mio insegnamento…-
Ora la mia mente è estremamente ricettiva...
-Io... Thoht... ti do il mio potere... perché colui che andrà sopra della legge sarà punito…-
Ora so cosa è che impedisce loro l'accesso alla stanza della biblioteca. E' qui che mi rifugio e sono consapevole cosa cercare. Lo troverò nella successiva stanza dopo l'ingresso dalla biblioteca. La stanza è il laboratorio di un alchimista. Contiene alambicchi e strumenti vari.
Ed un libro, un diario aperto.
Il diario del Conte di San Romano vissuto nel 17 secolo, Maestro e primo proprietario di questa dimora.
Ecco la parte che devo leggere, che è scritta per me.
…L'immortalità' in senso assoluto non esiste, anche a patto di ottenerla, questa dovrebbe essere accompagna dalla invulnerabilità. E' impossibile credere che un corpo umano resista al fuoco o esca indenne da una terribile esplosione. Loro... sono in grado di replicarsi e questo e' simile ad una immortalità, ma non sono invulnerabili. Loro possono restare sospese fra vita e morte fisica mantenendo ancora il pieno possesso della propria coscienza. Ma il loro corpo non e' inattaccabile da qualcosa di distruttivo…
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