Un'isola e una donna solitaria.
L'isola è situata nell'arcipelago Glénan, a largo delle coste bretoni, lì c'è una casa costruita con pietre a secco che poggia direttamente sul fondo roccioso, ha un piccolo magazzino nel piano terra con una vecchia stalla annessa, il tutto risale a quando il luogo era abitato da qualcuno che curava anche il funzionamento del Faro, unico segnale, all'epoca, che avvisava i pescatori del pericolo di naufragio. Il resto della costruzione è composto da un primo piano abbastanza minuscolo con gabinetto, cucina e soggiorno, poi una scala porta al soppalco con una scarna camera da letto e uno scrittoio. Unica fonte di riscaldamento, una stufa a legna.
L'isola è piatta, sferzata dal vento e circondata da scogli alternati ad oasi sabbiose. Le colonie di uccelli marini, le sterne e una specie più rara, i marangoni dalla doppia cresta, sono gli unici che colonizzano i piccoli lembi di terra emersa. È veramente bella nella sua forma spoglia, a vederla ora, resta davvero difficile immaginarla, ai suoi tempi, quando l'aia era ravvivata da animali da cortile e addirittura da capre che pascolavano libere, rincorse da bambini che giocavano.
Ma lei questo desiderava, la solitudine più completa.
Il posto migliore per isolarsi totalmente dal resto del mondo. Ogni due settimane, tempo permettendo, riceve un rifornimento di viveri freschi, legna, acqua potabile e del carburante per il funzionamento del vecchio generatore.
Lei.
Passeggia persa nei suoi pensieri, percorre il perimetro dell'isola costeggiando il limite del mare, non molti passi in verità, osserva a terra le conchiglie e i sassi modellati dall'acqua, si ferma, qualcuno ne raccoglie. Pur vivendo lontana da chiunque, rimane molto femminile nei modi, anche nelle poche cose che indossa, una gonna che svolazza al vento marino, una blusa di cachemire.
Lui.
Chi sia... non è dato saperlo. Di reale, di vivo, sull'isola c'è solo lei, la donna solitaria. Lui forse è solo un ricordo, o un miraggio, o qualcuno che incontrerà.
Forse.
In ogni caso sembra che comunichino in qualche modo.
Lui.
...L'Eterno Femminino!
Come Goethe… nel Faust. Usava questo termine per indicare le caratteristiche eterne, immutabili del fascino di donna, della femminilità. Lei compone una visione direi... carica di tensione, anche sessuale... Aspetta qualcuno? Magari un rude pescatore? Oppure l'uomo che le porta le provviste?
Lei.
Ogni tanto si affaccia sull'isola un pescatore, mi chiede se voglio del pesce, chissà se in verità vuole offrirmi dell'altro... Io non amo il pesce. Poi c'è solo lui, il bel biologo, che studia il mare, parte alle sei tutte le mattine con una barchetta di legno, fa immersioni, piazza sensori ovunque, spera e sogna di trovare una rara colonia di Limulus artico... poi torna e mi chiede gentilmente un pasto caldo. Vive in una tenda di fortuna vicino alla spiaggia, ma ultimamente qualche volta si ferma a dormire nella mia piccola tenuta.
Nonostante la complicità della notte, resta un muro, una certa freddezza nei rapporti, io sono riservata e severa, lui è timido e schivo. Non mi chiama mai neanche per nome, solo Miss...
Lui.
In fondo lei è una romantica! Infioretta ogni cosa, anche se a volte non se ne rende conto.
E il biologo forse è timido perché violentato da una madre oppressiva, aspetta la liberazione sessuale, chissà se la fredda occupante dell'isola mostrerà un po' di pietà...
Però
è bella l'immagine che trasmette, dovrebbe riportarla così com'è
nella sua opera.
Si mescola perfettamente con i colori del
mare e della brughiera, ce la metterà la brughiera? Un accenno?
Lei.
Anche se fosse oppresso da qualcosa il ragazzo, conoscendomi... di pietà ne ho davvero poca per il sesso maschile, quindi non mi dispiace questa freddezza, per ora mi va così, vivo sull'isola per un motivo, il biologo è solo un visitatore occasionale, quando se ne andrà ne arriverà un altro, magari a studiare i marangoni dalla doppia cresta che nidificano solo durante i solstizi.
E ricomincerà il gioco...
Lui.
Con il prossimo avrà più fortuna? Magari sarà prestante e più sfacciato! È la ruota della vita, gente che va, gente che viene... I ricercatori hanno uno scopo come ce l'ha lei. Quello che non capisco è perché sia dovuta arrivare fin qui per fare ciò che poteva compiere benissimo in città... Avrebbe trovato ispirazione tra i mille volti che la popolano.
Lei.
Per quanto mi riguarda i biologi possono fare i loro studi su una delle altre isole, le tende possono sistemarle dove vogliono. E così io potrei lavorare in pace. Quello che desidero riportare nella mia opera, posso ritrovarla soltanto vivendo da eremita e quando ho visto questo arcipelago, ho capito che era il posto giusto. Il mare mi calma, il vento mi da energia, non ho bisogno d'altro e di nessuno, solo di me.
Lui.
Questa misteriosa indipendenza rende la nostra eroina ancora più affascinante! Però perché... se non le interessano gli sguardi degli uomini, non indossare abiti comodi e più consoni al luogo? Io credo che qualche pensiero in testa l'avrà...
Lei.
Che cosa pensano? Che il rimanere femminile negli abiti e nei modi, significhi cercare il richiamo maschile? Mi sento libera e comoda così come sto, sono qui per essere me stessa, i miei vestiti non hanno nulla a che vedere con loro. Sono io a prescindere, se avessi voluto un uomo, o più d'uno, a scaldarmi il letto, sarei rimasta in città. Mi sembra quasi una forma di gelosia, è così difficile accettare che io possa rinunciare al sesso con un uomo, o ad uno di essi nella mia vita?
Lui.
Gelosia! Chi lo sa...? Ma sapere chi è nella sua mente, cosa immagina, quando la sera si spoglia davanti lo specchio e si accarezza il corpo languidamente... sì... Sarebbe bello sapere a chi dedica quei pensieri che la portano a godere. Se la vedesse il bel biologo mentre lo fa... sono certo che ogni sua timidezza svanirebbe in un solo istante!
Lei.
Non fare sesso con un uomo non significa rinunciare al piacere. L'amore lo faccio con me, conosco ogni parte del mio corpo, so come toccarmi, come godere. La masturbazione non è un sostituto del sesso, è sesso anch'esso, amarsi completamente, senza sterili sceneggiate a fare da contorno. Mi desidero, mi piaccio, non mi nego nulla. Sono cambiata tanto negli anni... Ora è impossibile accontentarmi.
Lui.
E chi è diventata ora? La donna fredda che tiene a distanza il mondo, o la romantica che tinge di rosa le sue aspettative? E poi cambiata perché? Per cosa?
Lei.
Sono cinica e romantica, sono una contraddizione vivente, come quasi ogni donna... Non c'è un'etichetta con cui identificarmi, basta dover ad ogni costo far rientrare una donna in una definizione comoda o rassicurante. Voglio vivere seguendo la mia inclinazione, e ora la mia inclinazione mi dice che non desidero uomini intorno, che non voglio condizionamenti, che non voglio rispondere ad aspettative altrui, e soprattutto... Mi sussurra che devo finire quel libro utilizzando solo le mie parole, quelle che mi rappresentano. Sono qui per questo. Che bella la brughiera... Chissà se i suoi colori mi entreranno dentro tanto da mettercela...
Lui.
Il
suo male non sono gli uomini, ma è la diffidenza, eppure i suoi
occhi sono sinceri e trasparenti, cambiano colore a seconda della
luce, a seconda del mare.
La si potrebbe scorgere da lontano
come le navi vedono il Faro dell'isola, passeggiare tra la grigia
sabbia con i capelli al vento, rigirando tra le mani uno stelo
trovato sulla spiaggia.
Sa però, la nostra eroina, che il Faro è inutile se nessuno lo segue? Come è inutile il suo isolamento? Sarebbe più sola in mezzo alla moltitudine, non sentirebbe la sua voce fra quelle degli altri.
Verdad... verità!
Peccato.
Speravo
che liberasse il biologo, ne ha bisogno, più bisogno psichico che
fisico, sarebbe stata un'opera di bene, come curare un cucciolo, lo
svezzi e poi lo liberi al suo destino. Ma una verità è più
importante ora, cosa cerca? E' dato saperlo?
La diffidenza non guarisce con l'isolamento.
Lei.
Eccolo
che torna il biologo... Con quell'espressione da cucciolo... Cosa
spera? Che me lo porti a letto e lo guarisca? Ma non ho nulla da
insegnare... Lo so già, i cuccioli si affezionano, è difficile
mandarli via, tornano e io non ho bisogno che torni, non voglio.
Cosa
cerco... forse il significato della mia inquietudine, cerco
l'ignoranza, l'inconsapevolezza. Ho cercato nuovi porti, ma qui
sull'isola ho capito che l'acqua è sempre acqua per quanto mi sforzi
di cercare.
Lui.
Il mare è custode di segreti, di sogni e di insidie, solo lei sa qual è la risposta che cerca da esso... O forse vuole solo una conferma di cui teme l'arrivo.
Lei.
Mentre passeggiavo sulla spiaggia qualche sera fa, guardando tra sassi e conchiglie, ho visto una bottiglia. Mi sono avvicinata, l'ho scrutata, non era immondizia, conteneva qualcosa all'interno! Allora l'ho raccolta e aperta, dentro c'era un solo foglio con su scritto:
"Sento l'avvicinarsi di un domani che non è il mio e gli stessi ricordi riaffiorano ad ogni nuova marea..."
Mentre ero concentrata a capire il significato di quelle parole, una folata di vento ha fatto volare via il biglietto, l'ho inseguito, ma è finito in acqua e quando sono riuscita a recuperarlo, la firma era già svanita. Sono rimasta a lungo con le gambe bagnate dalle onde a guardare la carta bianca e ho pensato...
Lui.
... come svaniscono rapide le lettere.
Che
scoperta però la bottiglia! Che farà la nostra eroina adesso?
Studierà la sua origine? Cercherà di risalire a grandi linee alla
sua età presunta?
E' importante saperlo, l'uomo che ha scritto il
biglietto potrebbe essere attuale come potrebbe essere una
espressione di tanto tempo fa, presente allora, e ora passato remoto,
o magari è una finzione o una proiezione del futuro?
Dovrà
dedicargli tutta la sua immaginazione e... potrebbe anche innamorarsi
di quell'uomo, solo leggendo quella breve frase, allo stesso tempo
semplice e complicata. Sembra...
Lei.
... Un rebus!
Non penso ad altro che a quella frase adesso!
Era
una scrittura nervosa, decisa, in stampatello però, chi l'ha scritta
voleva fosse ben leggibile e chiaro il messaggio.
Invece la
bottiglia era tutta incrostata di fango e alghe, sembra una grande
ampolla, sembra riemersa dal fondo dell'oceano, sembra... Oh...
Sembra così tante cose in realtà... L'ho pulita, e portata nella
casa, è sistemata sullo scrittoio, l'ho accanto ogni volta che
scrivo, la sera, ne avverto le vibrazioni, e come se la mano che l'ha
toccata, toccasse anche la mia penna, mi da una sensazione strana,
come se...
Lui.
... Il presente, il passato e il futuro adesso coincidessero.
Il
messaggio sembra attuale, ma scritto quando? Da chi?
Potrebbe
averlo scritto lei stessa e gettato in mare in uno dei suoi viaggi,
ma se lo ricorderebbe. Oppure...
Lei.
...
Oppure potrebbe essere il mio alter ego ad averlo scritto, in
un'isola di chissà quale mondo, anch'essa con un vecchio Faro ormai
inutilizzabile ed inutile... che scrive un messaggio per me, anche se
non so chi sia.
E' così reale, quelle parole mi risuonano nella
mente, mi confondono, mi illuminano...
Un attimo mi sembra di aver
capito... E l'attimo dopo non più.
So soltanto che quelle parole
sono familiari, mi pare di sentire questa sensazione salire
direttamente dal mio intimo... dall'intimo più profondo, mi sento
affine allo scrittore, ma...
Lui.
... Esiste davvero uno scrittore?
Com'è
assorta ed impegnata a decifrare il messaggio! Non si da pace! Perché
le sembra familiare?
Chi può essere lui? Un uomo che ha
immensamente amato in una vita passata? O un uomo che amerà? Crede
la nostra eroina alla trasmigrazione? O è tanto razionale da
negarla?
Ma è consapevole che la bottiglia è stata rilasciata
dagli impedimenti che la trattenevano nelle profondità...
Lei.
... Solo e proprio per poter essere ritrovata da me?
Non
so. Non credo e non concepisco l'anima come entità a sé, capace di
muoversi, però da quando l'idea di scrivere quel libro mi ha invaso
la mente, mi accorgo di strane vibrazioni che mi scorrono nel sangue,
è come se la penna prendesse vita e la mia mano fosse solo uno
strumento... È come se sapessi cosa scrivere solo in quell'attimo.
Vedo posti lontani in cui non sono mai stata ma che mi sono
familiari, mi ritrovo in sfumature, come se mi appartenessero.
E
non me lo spiego.
Come questo messaggio, so che mi sta dicendo
qualcosa, in parte credo che alcune cose non accadano per caso e che
ci sia nel caos un sottile binario. Qualcosa mi ha recapitato la
bottiglia.
Non ricordo nessun viso, ma è come se sentissi
il suo respiro, sento le sue mani che mi accarezzano il corpo, mi
sento avvolta nel calore delle sue parole... Ma perché? Perché mi
viene alla mente un piccolo fuoco in un camino, del legno, del vino
rosso...
Lui.
... che lascia delle ombre sulle pareti di in un ampio calice?
Sente
il calore... e l'odore dei ceppi che bruciano, due mani forti...
abbronzate, non sono certo quelle del giovane e pallido biologo...
lei avverte... la grande sicurezza che le danno quelle braccia... E
il vivo respiro.
Non vede il viso... e sente il respiro?
Un
respiro calmo, regolare, lungo, che le fa sobbalzare il cuore in gola
quando lo sente...
Sta
tornando nella casa, non ha fame,
Ha solo una grande
languidezza... vuole assopirsi, spera che nel periodo di
dormiveglia... di rilassamento mentale...
Lei.
... Qualcosa riemerga dal mio interno... e l'arcano sarà chiarito.
È tutto nella mia mente lo so! Da qualche parte troverò la risposta. Chiudo gli occhi e sento quasi la sua voce, profonda e dolce, che mi scioglie le membra, mi inebria, sento di stare per addormentarmi e spero di...
Lui.
... Sognarlo.
La nostra eroina sta proprio sognando, suda e si agita nel letto.
Apre gli occhi ed è madida, impaurita, si alza a prendere dell'acqua. E' intontita dal sonno, strani pensieri le frullano per la testa.
E' confusa da se stessa, non sa più quello che dice, che vuole, che pensa, beve d'un fiato l'acqua e tornando a letto si ferma un attimo ad osservare la bottiglia sulla scrivania, poi sfiora la penna con cui, a mano, ha deciso di scrivere questa opera. L'ha comprata tempo fa in un negozio di antiquariato, rimase colpita dalla sua unicità e dalla custodia in legno riportante il disegno di un Faro sul davanti... Si mette a letto e chiude gli occhi, nel dormiveglia non si accorge di dire: "Buona cena scrittore", farfuglia non si capisce bene cosa, un... "Buonanotte se non..." e si addormenta...
Lei.
E se non fossi reale? Se fossi solo una scheggia di un nulla letterario scritto da un abile scrittore che segna la mia storia, che mi manda messaggi, che decide il mio cammino, se fossi nella mente di qualcuno? Qualcuno che mi sta creando, che mi fa credere di conoscere l'autore del messaggio ed è lui, un lui che non esiste in questo mio mondo, o non esisto io nel suo? O forse mi è familiare perché sono una parte dell'uomo del messaggio che è parte anch'esso dell'autore? Tutto da un'unica matrice e mi riconosco ovunque perché...
Lui.
... È fatta lei stessa della materia del suolo su cui cammina?
uhm... Come può sentirsi manipolata una donna così che non si concede né ad un uomo, né a idee, se non di propria volontà? Che deve consentirlo pienamente e godere del proprio concedersi? Il messaggio è lievito nella sua mente. Sono mille le sensazioni che vorrebbe vivere, mille le curiosità che vorrebbe soddisfare. In piena notte si alza nuovamente dal suo letto caldo... rabbrividisce ... è sudata... agitata... rilegge il messaggio. Prende la penna e un foglio bianco e prova a riscriverlo. Stranamente ci sono alcune analogie nei caratteri... alcune somiglianze. Coincidenza o...
Lei.
... o è qualcosa di diverso?
Com'è possibile che la mia e la sua calligrafia si somiglino così tanto? Non è solo il tratto, sembra di usare la stessa penna...
Lui esiste! Ma è un uomo del passato, del presente o del futuro? Sto impazzendo... Non mi sta usando però, non sento costrizione, non sento angoscia, percepisco la mia mente aprirsi e...
Lui.
... Guardare nella sua.
La sta guidando... Come un Faro? Ma perché? Tutto questo pensare la stanca, si addormenta nuovamente, ma questa volta sulla sedia, con la testa appoggiata sullo scrittoio ed in mano ben stretta la sua penna. Sogna di nuovo, il corpo si agita e dalla bocca...
Lei.
... escono gemiti e sospiri.
Di nuovo il tepore di un camino acceso, di nuovo il suo respiro sulla mia pelle. Sono nuda e avvolta dalle sue mani... Stiamo facendo l'amore! Ed è bellissimo! Lo sento scivolare dentro di me ma non solo nel corpo, mi sta entrando nella mente, mi parla e mi dice di lasciarmi andare, di fidarmi di lui così entrambi avremo ciò che desideriamo... Non c'è più molto tempo. E io lo faccio! Mi abbandono completamente e godo di un piacere mai provato prima! Ma perché...
Lui.
... non riesce comunque a vedere il suo viso?
Il suo corpo si inarca sulla sedia, le cosce si aprono e la nostra eroina viene scossa da un orgasmo lontano. Ma è davvero solo un sogno oppure una parte di lei ha goduto davvero in qualche luogo e tempo ignoto?
Si sveglia ansimante e confusa, inebriata da un piacere che non voleva far finire. È quasi giorno, vede l'alba affacciarsi all'orizzonte, vede la bassa marea lasciare spazio a porzioni di sabbia più ampi. Si alza e rivolge il suo sguardo fuori dalla finestra sussurrando...
"... e gli stessi ricordi..."
Lei.
"... Riaffiorano ad ogni nuova marea..."
Era solo un sogno! Eppure talmente reale che sento ancora il suo odore sulla mia pelle! Che delusione... Forse ho capito... Lui non esiste! È solo frutto del mio subconscio, della mia paura di scrivere realmente questo libro, della paura di amare e di fidarmi ancora di qualcuno! Ma se sono venuta su quest'isola è per lasciare libero il mio istinto e scrivere ciò che esso mi detta... E se esso ha preso le sue sembianze, lo seguirò comunque... Anche se un sogno è solo un sogno e la realtà è ben diversa... E tu, mio caro scrittore, purtroppo sei...
Lui.
... irreale?
Ma cosa fa adesso? Solleva la camicia da notte sul ventre nudo, raccoglie con le dita un rivolo di liquido vischioso che le sta scendendo lentamente dall'interno coscia, lo esamina e si stupisce! Non sono i suoi umori no... Quello è sperma! Lo sperma dell'uomo con cui ha fatto l'amore stanotte, quello...
Lei.
... È l'orgasmo dello scrittore!
Non è possibile, sto ancora sognando forse? Meglio prepararmi un caffè, la mia mente scricchiola come queste scale di legno, devo assolutamente...
Lui.
... Venirne a capo?
Ma crede davvero di trovare la risposta nella tazza bollente? L'aroma riempie l'intera casa.
Va a sedersi sulla poltrona, si mette come sempre, con le gambe su un poggiolo, la schiena appoggiata all'altro e la guancia premuta contro lo schienale. E' rannicchiata in quell'abbraccio di stoffa che le scalda il cuore. Pensa e ripensa a quelle braccia abbronzate...
Lei.
...
che mi stringono, quelle mani che si chiudono intorno alle mie
spalle, che accarezzano i capelli dolcemente.
E quel viso così
vicino da poterlo toccare ma... Che non vedo... solo la voce, dei
sussurri... "Entrambi avremo ciò che desideriamo, non c'è più
tanto tempo" ... Non ricordo altro, ma che significa? Forse
chiudendo gli occhi e sforzandomi, mi tornerà alla mente, invece
sento solo...
Lui.
... Una mano che le accarezza la guancia vellutata, poi la bocca, che le alza il mento per baciarla, si protende verso l'aria, aspetta.
Aspetta, ma non sente nulla, apre gli occhi e non c'è nessuno, serra le labbra, sospira, colpisce lo schienale della poltrona con la mano violentemente, una, due, tre volte e...
Lei.
...
Ho sparso il caffè ovunque! "Dannazione!"
Avverto una sensazione stranissima... della sofferenza... Ma non è mia, la percepisco ma non mi appartiene totalmente. È la sua! Sento il dolore dello scrittore... non è il mio ma... entra dentro fino a sfinirmi... Devo e voglio...
Lui
...Lenire quel dolore.
Mi corre alla mente 1984... di Orwell, la famigerata stanza 101 della tortura, è forse quel tipo di dolore?
E poi perché avverte il desiderio di consolarlo, la nostra eroina è forse innamorata dello scrittore?
Non
di una qualsiasi persona, ma dell'unica realmente amata in tutta una
vita? Sente il desiderio di appoggiare le mani sul suo cuore e
risucchiare tutto il dolore e farsene carico.
Ma esiste questa
persona? Si ama davvero quando lo si dice o è solo passione che poi
diventa affetto?
Lei sa di non aver amato solo il suo corpo
stanotte, ma l'intero essere, il suo cuore e la sua mente... Si è
sentita complementare ed affine come raramente accade in una intera
vita! Magari ama anche la speranza che lui esista e che un giorno
possa incontrarlo e che il senso di amara completezza che ora prova
stando su quest'isola, possa essere sostituito dalle sue braccia,
sarà lui il suo Faro e lei...
Lei.
.... Io sarò la sua isola.
E' come il vaso di Pandora dove nel fondo vive la speranza.
Sì, mi sono esiliata... Ma perché mi basto da sempre, l'ho fatto per fuggire dalla consuetudine che non mi appartiene, da quella modernità che mi impedisce di pensare, che mi angoscia, mi stressa... Ma adesso credo che posso condividere il mio mondo con lui... Ma devo capire perché mi sento...
Lui.
... Così affine a lui?
Perché questa donna è unica... e lui lo sa. E benché quest'isola sia il suo esilio volontario, rimane pur sempre un esilio.
Esce nell'umidità del mattino, sale su ciò che rimane del vecchio Faro... dove di notte sembra ancora vedere la lanterna accesa che avverte i marinai del pericolo, ormai forse inutile come inutile sono diventate molte cose affascinanti... arriva fino in cima e poi scruta l'orizzonte.
Rimane
lì a bere il suo caffè, con le maniche del bianco maglione a
coprirle le mani, con una stola di lana attorno alle spalle.
Sa di
essere inutile in quella posizione, ma sa anche che nel cuore di un
marinaio, di quel marinaio che sta sul ponte, non di quello di
cabina, ma di colui che ogni notte resta al gelo, vedere quella luce
pulsare in lontananza vuol dire essere un po' più vicino a casa,
significa che lì c'è una persona come lui e si sente per un attimo
rincuorato. Lei capisce che è arrivato il momento...
Lei.
... Di svuotare i pensieri. Sento che lui potrebbe essere un marinaio.
Ma cosa ci accomuna? Cosa ci rende complici e complementari da essermi innamorata di un uomo senza volto? Ha richiamato la mia attenzione come un Faro richiama da lontano l'attenzione del marinaio sulla nave...
Il Faro, il biglietto... Oh... Ma sì! Il Faro raffigurato sulla custodia... Era un richiamo per me, è stato dopo l'acquisto della penna che ho sentito una gran voglia di evadere, di libertà. È lui quindi! Il mio scrittore è il mio Faro... Deve essere così, deve! E mi sta cercando... Mi cerca tra le onde...
Lui.
... Per salvarsi e scrivere insieme gli stessi ricordi.
In
questo pensiero che le riempie la mente, svanisce anche lei come il
fascio di luce del Faro tra le onde, in quel pezzo di mondo dove
l'orizzonte, non è né cielo, né mare...
Accanto alla sua tazza
fumante c'è il biglietto che ha scritto la scorsa notte, quella
scrittura così simile... Lei in simbiosi con chi ha scritto il
biglietto. Stessi desideri. Accarezza la penna che tiene in mano,
immagina che la stessa penna ora sia, nello stesso istante, anche
nella mano dello sconosciuto. Sente lo strepitio della sua anima
che...
Lei.
... Mi assorda, come la mia.
A cosa serve scappare, allontanarmi dal mondo, viaggiare e cercare fino allo sfinimento la solitudine, fuggire, quando è impossibile non ascoltare i pensieri?
Di notte, prima di addormentarmi, sento il peso della coscienza che si fa grave, mi toglie il respiro, ora non ne avverto più la pesantezza e sento...
Lui.
... l'avvicinarsi di un domani che non è più solo il suo.
Ha bisogno dei suoi rimorsi, ha bisogno di promettersi di non commettere più gli stessi errori per evitare di farne altri sempre di più gravi. Ha bisogno di lasciarsi andare, ha bisogno di amare, ha bisogno di salvare quello che resta della sua anima legandola ad un'altra simile alla sua. Secondo me... la donna dell'isola sa che la spiegazione del biglietto è dentro di sé... Tra le sue debolezze... perché...
Lei.
... Tutti hanno delle debolezze.
I
miei impegni, i miei obiettivi, mi riempiono la giornata,
allontanandomi dalla realtà.
I visitatori dell'isola non mi
interessano perché non li sento capaci di emozionarmi. Non mi sento
né stupita né spiazzata, incapaci di smuovermi...
Lui.
... dalla dolce solitudine di cui si circonda? E del sesso?
La
nostra eroina è gelosa della sua intimità? Forse la vuole riservare
per l'uomo del destino. Ora sta camminando sulla spiaggia, avvolta
nel suo maglione bianco, scruta il mare.
Un raggio di sole
sbuca improvvisamente fra le nuvole nere, forma quasi un'immagine...
Un uomo avventuroso, senza pace... Odisseo...? No... assomiglia più
a Corto Maltese... Lei lo guarda e comprende... Sa che è lui, sa che
quest'uomo sarà in grado di svegliare la sua natura passionale,
saprà stimolare i suoi terminali... la renderà vogliosa ed
impudica.
Ha la certezza che arriverà... Sono troppi i segni del
destino. L'immagine sparisce, si sta avvicinando una tempesta e lei
si ritira nella sua casa colma di libri e di ricordi, ora ha il
desiderio di stendersi sul suo letto completamente nuda e di
accarezzarsi... trasformando le sue mani...
Lei.
... In quelle di lui.
Sono
gelosissima della mia intimità, non voglio aprire il mio piacere a
nessun uomo, forse perché credo che nessun uomo è degno del mio
piacere? No, nessuno lo è, nessuno può guardarmi così da vicino,
tranne quell'uomo... Lui.
Lui saprà risvegliare il mio corpo,
prenderà tra le braccia il fardello che porto, se lo caricherà in
spalla e mi prenderà per mano.
Io lo seguirò ovunque andrà, con
la serenità tra le labbra...
Lui.
...
Invece che l'amarezza.
Ora con la speranza, o meglio, con la certezza di vederlo arrivare, si siede sul letto e si toglie il maglione. Appoggia il viso su di una spalla, si strofina immaginando sia quella di lui, apre e chiude le labbra, si bacia la candida pelle liscia.
Si
accarezza il collo. Si tocca come farebbe lui, dolce e deciso...
Si
siede a gambe incrociate sopra la coperta, slaccia il reggiseno,
fa cadere con malizia le spalline lungo le braccia, infila la mano
tra il tessuto e il seno, si tocca, si massaggia, come se lui
ora la stesse guardando. Vuole provocarlo... Sfila del tutto il
reggiseno e lo lancia sull'angolo del letto, lì...
Lei.
... Dove immagino sia steso.
Mi
sembra che l'uomo del destino, della mia vita, si stia lentamente
materializzando, lo vedo formarsi... prendere vita!
Finalmente
posso guardare il suo viso! È bruno... occhi verde ghiaccio, una
bocca sottile, con delle profonde pieghe ai lati a delineare le
guance, il viso sembra cotto dal sole e ha l'aria vissuta, mi sta
sorridendo... È bellissimo... è sdraiato davvero sul mio letto, il
letto che...
Lui.
...
Condividerà con lei in notti e giorni di passione senza fine. Lunghe
ore nelle quale lei si donerà completamente.
La sta
ammirando...
Ammira il suo seno che piano piano lei scopre, la
pelle eburnea... la forma, la compattezza della pelle, il leggero
contrasto delle areole e dei capezzoli già turgidi. Lei con la mano
si accarezza... sente che a lui questo piace.
Un leggero
rimprovero le sfugge...
"Dove sei stato...? E' una vita che
ti attendo..."
Un sorriso amaro il suo...
"Il mio
destino... solo il mio destino..."
Lei allunga un braccio per toccarlo, ma lui si ritrae.
"Non ora..."
Vuole guardarla ancora un po', vuole sentire il suo cuore di ghiaccio sciogliersi lentamente davanti ai suoi occhi.
Ora sono insieme.
Lo sguardo severo di lei diventa scintillante, lentamente si trasforma in languido.
Si,
lei lo guarda, si morde il labbro, respira lenta e profonda, rilassa
i muscoli della fronte e sente gli occhi inumidirsi.
Vorrebbe
piangere, piangere di gioia, di rabbia, ma lei è così, non piange
mai, si tiene sempre tutto dentro.
Si alza in piedi, gli dà le
spalle, inizia piano piano a far scivolare la gonna e a sfilarla.
La
fa scivolare lentamente, si abbassa solo con la schiena per levarla,
tenendo tese le gambe.
Si vedono bene appena sopra la semplice
mutandine nere le fossette di Venere.
Con una mano si raccoglie i
capelli, con l'altra si copre il seno, si gira, sorride.
Si
inginocchia sul letto, si avvicina a lui sinuosa guardandolo negli
occhi...
Le
fossette sono una cosa che l’uomo adora di lei... nel suo
peregrinare ha spesso immaginato come avrebbe appoggiato le sue
labbra a quella meraviglia e alla sua reazione... i lunghi baci... la
lingua ad accarezzarla mentre le mani scorrevano leggere sui
glutei... sulle gambe... fra le cosce...
Vuole ritrovarsi in
lei.
Incolla gli occhi a quelli di lei, desidera che sia lei a
gestire il suo piacere, che sia lei l’artefice dei suoi orgasmi e
solo dopo... lui si perderà in lei.
La ferma... "fatti
vedere... quanto ho atteso questo momento... sei bellissima..."
Lei... sorride... è seduta accanto a lui e appoggia la sua fronte alla sua, chiude gli occhi, cerca di non sprecare nemmeno un attimo di questo momento.
Ha le labbra che fremono, vuole baciarlo, trema, le tremano le mani.
Lui... Porta le braccia sopra la testa, allaccia le mani.
Lei... Dapprima leggera, poi più decisa, gli accarezza il torace, lo tocca, ne segue i tratti, passa le dita fra i peli e cerca i suoi capezzoli che con un leggero strofinio fa risorgere.
Toccarlo le lascia captare tutta la sua stanchezza... l’amarezza che l'uomo si porta dentro.
Ora
in lei convivono passione, amore e coinvolgimento.
Cerca la sua
bocca e gli sussurra...
“Sarò il tuo riposo, Guerriero, sanerò
le tue ferite...”
Lo dice con malinconia, già prevedendo il
futuro… quel futuro in cui lui partirà seguendo la luce.
La
sua mano scorre raggiungendo la cintola, non indugia più e apre la
grossa fibbia d’argento della cintura.
Apre i bottoni,
vuole vederlo, vuole annusarlo, vuole saziarsi di lui.
Mentre
lo fa gli bacia il ventre, lui si lascia spogliare.
Lei
chiude gli occhi e sente quell'odore un po' acre raggiungerla, è
l'odore del suo uomo, lo riconosce.
Strofina la guancia su e
giù lungo l'asta del pene, è rigido, ma morbido. Con le labbra
stampa dei piccoli baci dalla base fino in cima.
Con una mano
l'afferra, con la lingua dolcemente lo assaggia. Assaggia le piccole
gocce che escono, infila la punta della lingua sul piccolo foro, lo
massaggia, poi di taglio scende.
Tiene la lingua rigida, la
strofina con decisione sul frenulo, dal basso verso l'alto passando
ancora all'interno del taglio. Poi lo bacia con passione, lo bacia
con lingua e labbra fino a prenderlo in bocca.
Scende fino a dove
riesce, poi risale facendo una leggera pressione con le labbra e
aspirando lievemente, si aiuta con la mano che segue complementare i
movimenti della bocca. Lo succhia, lo agita nella bocca calda,
bollente. Aggrotta le sopracciglia, fa un po' fatica, ma le piace, lo
fa per vederlo godere di lei.
Vuole sentire il suo sapore
pervaderle i sensi, vuole sentire le contrazioni del suo corpo.
Lui...
frena la sua voglia perché ha un desiderio immenso di questa donna,
deve rendere reale quel contatto fisico che tanto spesso ha sognato,
vuole rovesciarla sul letto, possederla, sfogare tutta la sua
passione ma si trattiene perché ora sta godendo doppiamente, gode
nel sentire la sua bocca succhiarlo e gode nel vederla mentre lo
fa.
E' splendida con i capelli che le cadono sul viso, con gli
occhi carichi di eccitazione che si ancorano ai suoi.
Lui... si inarca, vuole offrirgliela tutta la sua eccitazione. Lei è brava, passionale e quando passa la lingua sul frenulo gli regala un fremito di piacere. Lui spinge dentro quella bocca simulando una penetrazione.
Lei... è spinta dalla passione, arde dal desiderio per quest'uomo. Si impegna, ansimando e muovendosi su quella carne, ci mette l’anima, lui intreccia le dita tra i suoi capelli, la ferma, delicatamente le alza la testa, non vuole godere ora, non così per il momento.
Lei lentamente si ritrae, lo guarda negli occhi e sorride ancora, da quando c’è lui sorride in continuazione, sale verso la sua bocca e lo bacia.
Lui...
la prende per i fianchi, la solleva e la pone con la pancia
appoggiata al letto.
Le è sopra con il peso del suo corpo, le
tiene stretti i polsi. Lei cerca con la coda dell’occhio il suo
viso, è un viso duro, ma vi traspare tutta la sua devozione.
Lui
inizia a muoversi con il bacino, facendole sentire tra le gambe la
sua virilità e le respira nell'orecchio. Lei si sente in suo potere,
è totalmente bloccata, eppure ora ha la sensazione di non essere mai
stata così libera.
Lui...
Si solleva, ammira la linea slanciata dei fianchi che si stringono
nella vita sottile.
Passa le mani sui glutei splendidi fermandosi
a lungo per godere della plasticità di quelle forme, poi lentamente
risale sulla schiena, sul collo.
Le distende le braccia appena
piegate oltre la testa, la tiene saldamente per i polsi.
Vuole che
senta la sua forza... vuole che si senta sua! Infine si sdraia ancora
su di lei, con la sua virilità prepotente stretta contro le sode
carni delle natiche, strofina su di esse il suo grosso pene turgido.
Lei...
si scioglie fra le cosce, è una fontana ora. Sente ingrossarsi le
labbra esterne e il suo clitoride ergersi. Apre le gambe... lo
vuole... vuole essere presa, forte! Vuole appagamento, provare la
dolce pazzia del piacere dato dalla penetrazione di quella spada di
carne.
Sente il suo fiato sul collo e i denti che le mordono
l’orecchio e poi la sua voce... resa roca dal desiderio che le
sussurra...
“Quanto ho atteso questo momento... una vita... è
una vita che ti cerco...”
Lui... Le lascia i polsi e le solleva il bacino con quelle mani forti, maschie. La cerca con le dita, la apre e lei avverte il grosso pene approssimarsi. Lo sente strofinare, bagnarsi di lei e poi con un gemito di piacere lo riceve dentro.
Le
mani le tengono forte i fianchi, la tirano a lui e lei si sente
riempire.
Iniziano le profonde penetrazioni ora lente e
ritmate, ora frenetiche. Poi le pause nelle quali l'uomo si spinge
ancora più profondamente dentro la sua femminilità e ruota il
bacino.
Lui...
vuole che lei goda, ora! La sua voce come un ordine a godere di lui,
gridando forte il suo piacere.
Lei... morde il cuscino
sprofondandoci sopra con il viso, ansima, inizia a gemere, piano, non
è abituata a queste sensazioni.
Sente quella carne che la
penetra, che fradicia esce e rientra con violenza, una dolce violenza
però, ne sente l'eco nell'addome, sente come spinge contro le pareti
fino in fondo.
E' un misto di lieve bruciore e sordo piacere il
suo.
E' aggrappata al cuscino, vorrebbe strappare quelle pieghe di
tessuto increspate tra le dita, geme sul cotone che le soffoca la
voce, dalla sua bocca escono urla ovattate.
Lui...
appoggiando la fronte alla tempia di lei le dice nuovamente "
Urla, urla amore mio, urla quello che non sono stato fino ad
ora..."
Lui si siede sul letto, la tira forte a sé,
Ora
le può toccare anche il seno, stringerlo tra le sue forti dita,
toccare quel morbido e sodo seno candido, passarle una mano sul
collo, con l'indice spingerle all'indietro il mento, portando il viso
contro il suo. Le graffia la guancia con la barba ispida, ma le
piace, le piace essere aggrappata ad ogni angolo del suo corpo, le
piace come la sua delicata figura venga rigata dalla sua rudezza. Con
l'altra mano la cinge all'altezza del seno e inizia a darle il
ritmo.
Lento e profondo, lei si spinge verso l'alto per ricadere
pesantemente sul quel membro rigido, le dice... "ora dammi di
più...", lei allora inizia a muovere il bacino anche avanti e
indietro sbattendo forte le natiche contro il bacino di lui. Si muove
come se lo stesse cavalcando, come se fosse al galoppo sul suo corpo.
Lui gode, la riempie perdendosi nel suo corpo, annullando loro stessi
e il suo dolore...
"Finalmente posso volare!"
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