martedì 18 giugno 2019

STORIE DI VAMPIRI - SANGUE CALDO A COLAZIONE.



Io vivo nell'oscurità ma ho il mio amor proprio.
Con questa storia rivendico di essere il vero uomo vampiro. Niente di paragonabile al vampiro da copertina patinata che è quello immaginato da Bram Stoker.
E il conte Dracula?
Facciamo chiarezza... il principe Vlad Dracul Tepes, chiamato l'impalatore perché usava eliminare i propri nemici infilandoli dal culo in un palo acuminato, si è impropriamente impossessato della fama che spetta a me, è un vampiro forse perché una volta aperta la sua tomba non è stato ritrovato il corpo? Le cause di questo fatto possono essere molteplici, non è lui il vampiro, era solo un uomo crudele.


L'unico e incomparabile uomo vampiro sono io.

Orbene... all'inizio della mia storia io non sapevo leggere né scrivere. Ma volevo lasciare ai posteri l'immagine della mia grandezza e segregai un frate agostiniano per poter riportare questa mia vicenda, lui scriveva sotto mia dettatura, si chiamava William di Newburgh.
Immaginatevi che contava di ricondurmi smarrito e piangente fra la gente comune come un suo trofeo, un peccatore redento, una pecorella sperduta e ritrovata. Figurarsi se poteva illudersi di evangelizzarmi!
Ma poi... quanto si pentì della sua presunzione! Quanto ha sperato, povero illuso, di poter tornare fra le mura amiche del suo convento!

Lui e il parroco che ebbe la spudoratezza di chiamarlo, pagarono in seguito molto cara la loro imprudenza.
Morirono ambedue dissanguati dopo giorni di agonia.
Dove siamo?
All'epoca di quanto narro?

Siamo nella contea inglese dello Yorkshire ed esattamente nel castello di Alnwick, non so esattamente l'anno... forse avrei dovuto chiederlo al tremebondo William, diciamo che siamo intorno al 1200...?

Bene... scrivi fratello William e non piangere, non sei più un bambino, pensa alla sublimazione di essere un martire!

Vi dico subito per eliminare ogni fraintendimento che sono un criminale, corrotto e perverso e sono stato e sono uno degli uomini più odiati del circondario. Tutti mi temono, ho compiuto ogni sorta di nefandezze durante la prima parte della mia vita, ruberie... assassini, gli stupri poi erano all'ordine del giorno. Potevo impegnarmi per avere una giovane vergine in un modo talmente ossessivo che non dormivo fino al momento della sua deflorazione sanguinolenta. Incollare poi la bocca alla sua perduta verginità e succhiare il sangue era la mia maggior libidine!
Ormai per la mia sicurezza dovevo vivere relegato al castello, i contadini avevano avuto la sconsiderata idea di pattugliare i dintorni e muovermi mi era diventato difficile, uscivo solo a notte fonda ma dovevo rischiare molto per trovare delle vittime. Entrare nelle case di nascosto non è facile. E le vergini sono un bene molto deperibile, oggi magari lo sono ma domani? Dovevo cercarle sempre più giovani... a volte ancora bambine.

Il mio vero incontro con il sangue fu casuale ma non per questo meno importante. Ricordo ancora la bontà taumaturgica di quel sangue giovanile, lei... era una ragazzina e non voleva saperne di sottostare al mio bisogno sessuale.

Per convincerla definitivamente le tenevo la punta di un pugnale alla gola mentre cercavo di penetrarla. Per un suo gesto inconsulto si ferì profondamente e d'istinto incollai la mia bocca alla sua ferita e succhiai. Che piacere sentire scorrere il sangue dalle sue vene alla mia bocca! E il godimento? Mentre la defloravo violentemente? Inenarrabile! Le rubai la vita cosi... quando staccai la bocca la sua pelle era diventata diafana e trasparente.
E... io mi sentivo ringiovanito, forte, coraggioso e superiore a tutti, senza eguali al mondo. Non percepii allora nulla di quello che mi riservava il destino, sapevo solo che il sangue mi era diventato necessario. Ma fino alla mia morte ero solo un essere umano senza particolari poteri, solo dissoluto e crudele.
Mi venne sempre più difficile trovare nuove prede e allora pensai ad un valido espediente, avere qualcuno che potesse aiutarmi. Avevo conosciuto una donna che aveva saputo tenermi testa, Audenarde, bellissima e altrettanto spregiudicata, donna che poteva essere benissimo considerata allora come una strega. Amava ogni forma di piacere e di violenza. Le chiesi di sposarmi e lei accetto' ma solo dopo aver saputo cosa doveva fare per me. Debbo anche precisare che per mancanza di giovani vergini mi dovevo accontentare sempre più spesso di ragazzi, giovani uomini che mentre uccidevo possedevo contro natura, la loro era comunque una forma di verginità, no?
Audenarde non mostrava certo il suo vero essere.. così bionda e aggraziata, solo i lampi cupi dei suoi occhi cerulei facevano presagire la sua crudeltà.
E lo era crudele... crudele all'eccesso.
Era permanentemente in caccia, sapeva che doveva dare la precedenza a giovani donne vergini ma in loro mancanza doveva portarmi al castello qualsiasi altra preda, io ora dovevo cibarmi di sangue.
Lei godeva di tutto... donne e uomini.

Gli uomini erano effettivamente prede più facili, lei li irretiva... faceva loro intravedere cosa potevano avere e li aveva completamente in suo potere.
Li portava al castello e li accoglieva nel nostro letto.
A me piaceva osservarli prima della mia entrata in scena.

La nostra stanza aveva un struttura lignea sul soffitto, io mi appollaiavo su quelle travi e guardavo lei che scopava l'uomo di turno. Lo spogliava... aveva l'accortezza di mettersi sempre in modo che potessi vedere bene. Aveva davvero un corpo magnifico... sontuoso. Due grosse mammelle sode e un largo deretano. Era un animale da sesso. Faceva distendere l'uomo, si chinava sul suo ventre mentre mostrava le sue natiche opulente e la sua bocca lo suggeva fino a svuotarlo. La notte era lunga per lei e sapeva che doveva sfinirlo. Si faceva penetrare ripetutamente nella vagina e poi anche nell'ano. E urlava... urlava il suo piacere! Infine... con l'uomo addormentato dallo sfinimento io scendevo ed era mio. Lei godeva ancora mentre mi vedeva penetrarlo... godeva delle sue urla, urla diverse ora... urla di terrore e godeva mentre mi vedeva bere il suo sangue. Mentre mi vedeva aprirgli l'arteria iugulare con i miei denti e bere il sangue zampillante.
Lei a volte voleva bere il suo ultimo istante di vita, condividere l'attimo nel quale alla vita subentrava il nulla... la morte.
Con le ragazze che abbastanza raramente circuiva, la cosa era diversa, loro erano mie.

Lei poteva baciarle, suçchiare e mordere loro il seno, incollare la bocca alla loro vagina ma non di più.. In quelle occasioni non ero io a guardare ma lei. Non le legavo, godevo della loro resistenza mentre le violentavo. Mi piaceva essere segnato dai loro morsi e graffi. Audenarde assisteva masturbandosi, movimenti lenti... ma continui. Le sue dita accarezzavano la sua larga conchiglia e godeva... godeva di continuo, godeva di tutto. Spesso la cosa durava tutta la notte e il nuovo giorno che nasceva vedeva ancora una nuova morte... e io avevo sangue fresco a colazione.
I corpi venivano sepolti nel giardino interno del castello, nel giardino delle rose nere, in fosse senza segni indicativi.

Ecco qui finisce l'opera del fratello William il mio amanuense, l'uomo di dio, pavido e irrisoluto.

Fu dopo queste pagine che sono un sunto di quanto gli dettai, che lo inchiodai alla parete come il suo idolo, cristo, e lo lasciai morire.
Non lo bevvi il suo sangue, sapeva di stantio, come i suoi vuoti proclami di fede.

Ora passo io a narrare, a scrivere, devo raccontarvi della mia ultima notte da essere umano. Audenarde era tornata dal suo peregrinare di caccia con un giovane uomo. Non era riuscita a trovarmi altro. Era bello davvero. Biondo e aggraziato nei modi e nel fisico. Come al solito io ero sulle travi del soffitto ed assistevo. Vidi subito che il trasporto con il quale Audenarde faceva sesso con il giovane era diverso. Più appassionata, quasi dolce. Incollava la bocca alla sua in lunghi baci. E gli amplessi? C'era tutto l'ardore di una donna innamorata, capii che lei non era più mia e che l'avrei avuta come avversaria nel gestire questa vittima. Mi montò allora una tale rabbia, un odio, una furia cieca, pensavo a cosa avrei fatto appena possibile, a come li avrei uccisi e avuti tutti e due.

Ma la rabbia mi fece imprudente e con un movimento avventato caddi di schianto. Battei forte il capo sul pavimento e la vita terrena mi abbandono'.
E venne il momento del cambiamento, il passaggio a uomo-vampiro, avvenne tutto naturalmente senza una particolare sensazione di disagio. Avvenne e basta. La mia vera trasformazione l'ho avuta solo dopo la mia morte.


Ma che ne sapete voi?
Conoscete il passaggio da uomo in animale? Non confondetemi con il lupo mannaro o licantropo, c'è una grossa differenza di fondo, quella trasformazione riguarda la nascita di un individuo, il vampirismo invece la sua morte. Sono necessari alcuni presupposti, essere senza battesimo, essere colpiti da "malamorte" e la necessità che tutto sia scritto nel libro del destino, essere quindi predestinati.
Vissi consapevole tutto il periodo successivo alla mia morte. Vidi le mie esequie e la curiosità della gente che voleva osservare da morto il mostro che li aveva terrorizzati. Sentivo le loro maledizioni e le risate di scherno. Audenarde si prese come compagno l'ultimo arrivato, ma non mi interessai più di loro.
Fui tumulato, la bara posta nel sotterraneo e venne la notte.

Quello che segue quel momento è una successione di attimi, infiniti nel loro numero come infinito è il mio tempo. Un attimo ero nuovamente uomo e rivivevo bevendo sangue fresco, un altro attimo ero trasformato in un grosso pipistrello e volavo in cerca di prede. In un altro ancora ero un topo. Il topo della pestilenza, quello che con il proprio sangue faceva vivere i parassiti che trasmettevano la malattia. Fra l'attimo di uno e dell'altro... un periodo di oscurità senza dimensione. Poi... molto più tardi... accadde una cosa determinante. Il castello venne invaso da un gruppo di persone vocianti, scesero nel sotterraneo e forzarono la bara. Furono sorpresi nel vedermi cosi' florido nell'aspetto... quasi vivo, senza nessun segno del progredire della decomposizione dopo tanto tempo dalla morte e un uomo... uno di loro, il più coraggioso... alzo' la vanga che portava e la calo' violentemente sulla mia gola e fu il mio sangue a zampillare stavolta e il getto purpureo lo colpii, lo coprì del mio sangue.
Portarono bara e quello che ero nel cortile e diedero fuoco al tutto. E abbandonai il corpo che mi aveva ospitato fino a quel momento.
Mi vidi bruciare...
Osservavo le fiamme e sentivo il puzzo di carne bruciata... sentivo... vivevo il tutto dal mio nuovo corpo, il corpo dell'uomo con la vanga, ora ero lui.
Fu quello il mio primo ospitante di una lunghissima serie che continua anche ora.

Mi trasformo ancora in vampiro? In topo?
Si. Non così spesso ma ancora si.
Vivo ancora di sangue?
Non lo dispregio... ma ora preferisco entrare nel vostro cervello e insediarmici.
Vi bevo la vita. Mi alimento di voi.

Ora capite il mio risentimento verso chi ha usato la mia figura per trasformarla in un personaggio da fumetto?
Io sono l'unico uomo vampiro.
Datemi quanto mi aspetta... la fama eterna, il rispetto, la vostra paura.

Adesso?
Potrei essere chiunque,

il vostro amante, marito... compagno, il vostro collega di lavoro, chi vi siede vicino nel bus.
Preferisco su tutte una figura, si... essere l'amante.



Avete un amante?
Diffidate di lui... potrei essere io.

(altro viaggio di Tibet nell'immaginario, lo so che dubitate della mia sanità mentale ma non ditelo apertamente... tanto che importanza ha?)

1 commento:

Anonimo ha detto...

Mhhh mi guardero' attentamente alle spalle allora...
Bellissimo racconto che mi fa ricordare i sexy vampiri di Twilight ma non solo...
I vampiri del cinema hanno sempre un certo non so che di fascinoso...
Non so...sarà quel modo di mordere le donne...

G.