martedì 22 maggio 2018

PRIMO IMPIEGO.




Presento un racconto di Borderline, una autrice con la quale ho collaborato tempo fa. Grazie della concessione e un saluto.

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Sono quasi laureanda, il traguardo è vicino, lo intravedo e allora inizio a guardarmi in giro... prima o poi dovrò pur cominciare a lavorare, no? Ho mandato diversi curriculum, fatto qualche colloquio. Lo ammetto, sono esigente, cerco uno studio grande, importante che mi permetta di fare una certa pratica per imparare di tutto e di più.
Si, Bordy è e sarà così, una donna in carriera... mi ci vedo e mi piace.
L’altra sera ho avuto un colloquio: ore 19.00. 
Lo studio è nel centro storico, in uno di quei bei palazzi con tanto di decori artistici, un portone centrale che dà accesso al cortile e a un bel giardino. Salgo al terzo piano in ascensore... quelli di una volta... doppia porta, rete in metallo, sembra di essere sospesi.
Sono impeccabile: gonna e giacchina nera, camicetta rosa, scarpe nere col tacco, capelli raccolti in uno chignon con dei riccioli che cascano ai lati del viso e un velo di trucco. Le impiegate sono già tutte uscite, mi apre uno dei titolari... sui cinquanta al primo impatto, mi fa accomodare in una stanza, ci sono quadri, quattro poltroncine stile impero intorno a un tavolino rotondo. Appoggio il cappotto e la borsa su una di esse e ci accomodiamo. Lui ha in mano il mio curriculum, lo legge ad alta voce davanti a me. Lo scruto tutto, dalla testa ai piedi... mi piace guardare, trovare una sorta di armonia nei colori, nei suoi lineamenti e movimenti. Non è male, distinto, curato, sa ancora di dopo barba a quest’ora, due occhi azzurri azzurri. Gli piace quel che legge, oltre a studiare mi son sempre data da fare, e’ un curriculum di un certo spessore.
Sono di fronte a lui, mi prendo i complimenti, bello essere lisciata e in un certo senso adulata.
Mi dice che gli piaccio, potrei fare pratica da loro, iniziare anche da questo mese appena cominciato. Poi, un attimo di silenzio, mi guarda come se volesse fare una domanda... tentenna. Lo guardo tranquilla, serena... difficile che mi si prenda in contropiede. Si alza e iniziando a passeggiare per la stanza inizia...
“Grazia, Lei e’ una bella donna sa e in quegli occhi non so perchè ma ci vedo qualcosa che conosco, qualcosa in cui mi specchio... sbaglio?”
Eh si, i miei occhi, dannati occhi... occhi da gatta e da cerbiatta, da cacciatrice e da preda nulla nascondono a chi li sa leggere. 
Sorridendo mi alzo, gli vado incontro e rispondo “Dipende da quel che vede Lei”.
Il sorriso ora e’ reciproco, sa di aver fatto bingo, di aver intuito giusto... scatta quella scintilla di intrigo reciproco... ahhh... uomini, come si pavoneggiano quando ci intuiscono.
Ora siamo uno di fianco all'altro davanti a un quadro e continua.
“Sai.. posso darti del TU vero?... Questo e’ un gran bello studio... rinomato, conosciuto, abbiamo clienti in tutto il nord Italia e non solo… anche oltralpe... qualche americano e orientali...  molti sono facoltosi, tengono alla loro privacy... riservatezza... capisci cosa intendo vero?” .
Annuisco ma non commento... voglio vedere fin dove arriva... cosa mi vuol dire anche se la cosa comincia a farmi un certo effetto... si vero, la mia curiosità... la sta punzecchiando.
E continua... “Beh... non ci voglio girare troppo intorno... potrai fare la pratica, avrai il tuo bel stipendio e rimborso spese per pranzo ed eventuali trasferte ma certi nostri clienti li trattiamo con i guanti di velluto. Li intratteniamo quando vengono da noi... e mi piacerebbe che tu potessi farlo, con chi vorrai certo, per gli altri faremo come abbiamo sempre fatto. Ci dovrai passare un po’ del tuo tempo, qualche pranzo o cena, come e quando potrai, vorrai... nessun vincolo. Ma se mi dirai di SI, se lo vorrai fare sappi che ci dovrai andare anche a letto, dar loro piacere, come una piccola geisha...” . 
Mi fa cenno di seguirlo, tira fuori dalla tasca interna della giacca una chiave color rosso e apre una porta. Entro e va bene avere fantasie, pensieri ma quel che vedo mi sorprende. Una camera da letto, grande, spaziosa.
C’è un letto matrimoniale, tutto ambientato nel 700-800, stile Impero. Le pareti sono ricoperte da preziose tappezzerie con cornici dorate, il pavimento a parquet verniciato a mano. C’è una chaise longue, diverse specchiere a figura intera, un divanetto. Il lampadario, bellissimo in vetro di Murano. Di fianco, un’altra porta, la stanza da bagno mi farà vedere dopo... in marmo rosa, cornici in marmo a mosaico che contornano il grande specchio, con una vasca idromassaggio.
Si siede sul letto... cazzo, penso... mi vuol provare il dottore. Mi avvicino a lui, tra le sue ginocchia larghe e lo lascio fare. Niente di più eccitante, lasciare all'uomo il piacere di scoprirmi... si capiscono tante cose da questi gesti.
“Allora Grazia? Che mi rispondi? Ti interessa questa mansioncina da praticante?”
E nel parlarmi, le sue mani iniziano... come un tango... improvvisano... cariche di passione ma senza strafare... non serve con me. Mi accarezzano le gambe, scendono fino ai polpacci e risalgono... seguono le linee, le curve morbide del mio corpo... io godo, godo del suo piacere, allargo le gambe quel tanto che basta a invitarlo a salire, a scoprirmi dove il suo corpo vorrebbe già essere. Le sue mani mi accontentano... sospiro.
“Mi piace questo compitino, ti accontenterò e soprattutto accontenterò i vostri clienti, sai... ho una certa predisposizione per il piacere...”.
Ho un debole per gli uomini maturi... quelli che sanno leggere le donne, che sanno con uno sguardo come vogliono essere prese, come vogliono godere. Le sue dite si appoggiano agli slip, un perizoma... mi abbasso appena, mi muovo... non voglio fare, non voglio anticipare nulla... lo ascolto, lo seguo.
Le sento palparmi il sedere, sfiorare appena il solco. Scende e porta le mani sulla camicetta... che piacere vedo traboccare dai suoi occhi... che eccitazione sento nella sua voce.. calda, sensuale. La sua bocca si apre nel godimento di ciò che vede... si passa la lingua sulle labbra... sono asciutte.
“Lo sapevo... Vedrai Grazia che ti piacerà, ti farò regali, non avrai di che preoccuparti”.
Mi stringe a lui, mi slaccia la gonna che scivola a terra. Appoggia il suo viso ai miei slip, al mio ventre... mi giro... con le mani indietro cerco la sua testa, la strofino sulle natiche mentre lui ora è pieno di libidine e mi spoglia frenetico del giacchino, degli slip, della camicetta. Resto con le scarpe, le autoreggenti e il reggiseno. Finalmente la sua bocca mi cerca, ansima nel cercare tra le gambe le mie perle... la mia rugiada bagnata, calda. Passa e ripassa sullo spacco, senza entrare... mi fa desiderare la sua forza, il suo corpo che mi percuota e prenda.
Mi giro e noto gli specchi e nello specchio mi vedo... mi vedo usata, mi vedo pagata, mi vedo godere di uomini che non conosco, che vogliono il mio corpo... che eccitazione!
Mi abbasso in ginocchio, lo spoglio, via i pantaloni, le scarpe... via tutto.
Lui prende il mano il suo cazzo già di una certa consistenza, lo mena piano mentre io prendo a leccarglielo... lo respiro, lo assaporo.
La mia bocca scende seguendo la sua mano... risale con le sue dita... in breve è un pezzo di marmo, vigoroso. Non resiste, mi dice... “Dai... dai bella... fammi godere... siediti sul mio cazzo e fammi godere... muoviti, impalati... ti piace? Ti piace vero?”
Prende il portafoglio dai pantaloni a terra... cerca il preservativo... come lo odio... come lo odio quel coso e mentre lo scavalco con la gamba gli dico... “Aspetta, non metterlo subito... fammi sentire prima la tua carne come ci sta bene qui” e gliela mostro, bagnata, le labbra gonfie a racchiudere il mio piacere.
Eccolo eccitarsi ancora una volta... mi prende per i fianchi e mi tira in basso, mi spinge sul suo cazzo e inizia a sbattermi... sospiriamo e gemiamo.
E’ difficile ora fermarsi, lo so... La libido rapisce e fa perdere la ragione e il senso della realtà ma io voglio godere cosi’, al limite... sentire l’adrenalina pulsare.
Lo sento che entra ed esce, quello sbattere senza fermarsi, ma con sempre più vigore mi eccita. E insisto, voglio tormentare i suoi pensieri.
“Lo sai... lo sai che mi stai scopando senza preservativo?”
Grugnisce, non stacca le sue mani dai miei fianchi, anzi... ora stringe quasi a farmi male, a volermi tenere ferma.
Mi dice qualcosa... dice di volermi riempire... di volermi riempire tutta... inizio a muovermi... spingo verso di lui, lo sento fin sù in cima... mi fa godere... sento l’orgasmo avvicinarsi ma non voglio ancora venire... mi piace troppo la tensione... la sua eccitazione e se io partissi lui non resisterebbe.
Gli urlo... “Fammi venire... dai... dai... scopami... sborrami dentro!” e nel dirglielo inizio a cavalcarlo... lo lascio quasi uscire completamente per poi risedermici sopra a prenderlo tutto, fino al pelo. Sta impazzendo... mi solleva e sbatte a lato, sul letto. Cerca il profilattico, strappa la confezione, lo mette... è visibilmente fuori di sè e come un animale mi salta addosso. Tira le mie gambe sulle sue spalle e riparte. Ci sa fare, eccome... ora urlo, quello sbattere così prepotente, il suo cazzo mi fa quasi male per quanto lo sbatta dentro e fuori e poi rientrare ancora... mi sposta sul letto e mi fa godere... vengo e viene anche lui, grugnisce, gode, urla... mi tira forte a lui... si muove ancora, fino all'ultimo a non poterne più e si accascia sopra di me, stremati dal piacere.
Qualche minuto e sento la porta aprirsi, mi tranquillizza ed entra un uomo... il suo socio mi dice e in quella situazione assurda e ancora carica di sesso e piacere mi presenta come la nuova impiegata.
“Spero di poter fare presto la tua conoscenza Grazia”.

Lo guardo e in ginocchio sul letto, mentre mi accarezzo le tette, girando le dita intorno ai capezzoli rispondo.. “Anche adesso se ne ha piacere” e le sue mani iniziano a sbottonare i pantaloni...

Grazia.  

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