Presento un racconto di Borderline, una autrice con la quale ho collaborato tempo fa. Grazie della concessione e un saluto.
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Sono
quasi laureanda, il traguardo è vicino, lo intravedo e allora
inizio a guardarmi in giro... prima o poi dovrò pur cominciare a
lavorare, no? Ho mandato diversi curriculum, fatto qualche colloquio.
Lo ammetto, sono esigente, cerco uno studio grande, importante che mi
permetta di fare una certa pratica per imparare di tutto e di più.
Si,
Bordy è e sarà così, una donna in carriera... mi ci vedo e mi
piace.
L’altra
sera ho avuto un colloquio: ore 19.00.
Lo studio è nel centro
storico, in uno di quei bei palazzi con tanto di decori artistici, un
portone centrale che dà accesso al cortile e a un bel giardino.
Salgo al terzo piano in ascensore... quelli di una volta... doppia
porta, rete in metallo, sembra di essere sospesi.
Sono
impeccabile: gonna e giacchina nera, camicetta rosa, scarpe nere col
tacco, capelli raccolti in uno chignon con dei riccioli che cascano
ai lati del viso e un velo di trucco. Le impiegate sono già tutte
uscite, mi apre uno dei titolari... sui cinquanta al primo impatto, mi
fa accomodare in una stanza, ci sono quadri, quattro poltroncine
stile impero intorno a un tavolino rotondo. Appoggio il cappotto e la
borsa su una di esse e ci accomodiamo. Lui ha in mano il mio
curriculum, lo legge ad alta voce davanti a me. Lo scruto tutto,
dalla testa ai piedi... mi piace guardare, trovare una sorta di
armonia nei colori, nei suoi lineamenti e movimenti. Non è male,
distinto, curato, sa ancora di dopo barba a quest’ora, due occhi
azzurri azzurri. Gli piace quel che legge, oltre a studiare mi son
sempre data da fare, e’ un curriculum di un certo spessore.
Sono
di fronte a lui, mi prendo i complimenti, bello essere lisciata e in
un certo senso adulata.
Mi
dice che gli piaccio, potrei fare pratica da loro, iniziare anche da
questo mese appena cominciato. Poi, un attimo di silenzio, mi guarda
come se volesse fare una domanda... tentenna. Lo guardo tranquilla,
serena... difficile che mi si prenda in contropiede. Si alza e
iniziando a passeggiare per la stanza inizia...
“Grazia,
Lei e’ una bella donna sa e in quegli occhi non so perchè ma ci
vedo qualcosa che conosco, qualcosa in cui mi specchio... sbaglio?”
Eh
si, i miei occhi, dannati occhi... occhi da gatta e da cerbiatta, da
cacciatrice e da preda nulla nascondono a chi li sa leggere.
Sorridendo mi alzo, gli vado incontro e rispondo “Dipende da quel
che vede Lei”.
Il
sorriso ora e’ reciproco, sa di aver fatto bingo, di aver intuito
giusto... scatta quella scintilla di intrigo reciproco... ahhh... uomini,
come si pavoneggiano quando ci intuiscono.
Ora
siamo uno di fianco all'altro davanti a un quadro e continua.
“Sai..
posso darti del TU vero?... Questo e’ un gran bello studio... rinomato, conosciuto, abbiamo clienti in tutto il nord Italia e non
solo… anche oltralpe... qualche americano e orientali... molti sono
facoltosi, tengono alla loro privacy... riservatezza... capisci cosa
intendo vero?” .
Annuisco
ma non commento... voglio vedere fin dove arriva... cosa mi vuol dire
anche se la cosa comincia a farmi un certo effetto... si vero, la mia
curiosità... la sta punzecchiando.
E
continua... “Beh... non ci voglio girare troppo intorno... potrai fare
la pratica, avrai il tuo bel stipendio e rimborso spese per pranzo ed
eventuali trasferte ma certi nostri clienti li trattiamo con i guanti
di velluto. Li intratteniamo quando vengono da noi... e mi piacerebbe
che tu potessi farlo, con chi vorrai certo, per gli altri faremo come
abbiamo sempre fatto. Ci dovrai passare un po’ del tuo tempo,
qualche pranzo o cena, come e quando potrai, vorrai... nessun vincolo.
Ma se mi dirai di SI, se lo vorrai fare sappi che ci dovrai andare
anche a letto, dar loro piacere, come una piccola geisha...” .
Mi fa
cenno di seguirlo, tira fuori dalla tasca interna della giacca una
chiave color rosso e apre una porta. Entro e va bene avere fantasie,
pensieri ma quel che vedo mi sorprende. Una camera da letto, grande,
spaziosa.
C’è un letto matrimoniale, tutto ambientato nel 700-800, stile Impero. Le
pareti sono ricoperte da preziose tappezzerie con cornici dorate, il
pavimento a parquet verniciato a mano. C’è una chaise longue,
diverse specchiere a figura intera, un divanetto. Il lampadario,
bellissimo in vetro di Murano. Di fianco, un’altra porta, la stanza
da bagno mi farà vedere dopo... in marmo rosa, cornici in marmo a
mosaico che contornano il grande specchio, con una vasca
idromassaggio.
Si
siede sul letto... cazzo, penso... mi vuol provare il dottore. Mi
avvicino a lui, tra le sue ginocchia larghe e lo lascio fare. Niente
di più eccitante, lasciare all'uomo il piacere di scoprirmi... si
capiscono tante cose da questi gesti.
“Allora
Grazia? Che mi rispondi? Ti interessa questa mansioncina da
praticante?”
E
nel parlarmi, le sue mani iniziano... come un tango... improvvisano... cariche di passione ma senza strafare... non serve con me. Mi
accarezzano le gambe, scendono fino ai polpacci e risalgono... seguono
le linee, le curve morbide del mio corpo... io godo, godo del suo
piacere, allargo le gambe quel tanto che basta a invitarlo a salire,
a scoprirmi dove il suo corpo vorrebbe già essere. Le sue mani mi
accontentano... sospiro.
“Mi
piace questo compitino, ti accontenterò e soprattutto
accontenterò i vostri clienti, sai... ho una certa predisposizione
per il piacere...”.
Ho
un debole per gli uomini maturi... quelli che sanno leggere le donne,
che sanno con uno sguardo come vogliono essere prese, come vogliono
godere. Le sue dite si appoggiano agli slip, un perizoma... mi abbasso
appena, mi muovo... non voglio fare, non voglio anticipare nulla... lo
ascolto, lo seguo.
Le
sento palparmi il sedere, sfiorare appena il solco. Scende e porta le
mani sulla camicetta... che piacere vedo traboccare dai suoi occhi... che eccitazione sento nella sua voce.. calda, sensuale. La sua bocca
si apre nel godimento di ciò che vede... si passa la lingua sulle
labbra... sono asciutte.
“Lo
sapevo... Vedrai Grazia che ti piacerà, ti farò regali, non
avrai di che preoccuparti”.
Mi
stringe a lui, mi slaccia la gonna che scivola a terra. Appoggia il
suo viso ai miei slip, al mio ventre... mi giro... con le mani indietro
cerco la sua testa, la strofino sulle natiche mentre lui ora è pieno di libidine e mi spoglia frenetico del giacchino, degli slip,
della camicetta. Resto con le scarpe, le autoreggenti e il reggiseno.
Finalmente la sua bocca mi cerca, ansima nel cercare tra le gambe le
mie perle... la mia rugiada bagnata, calda. Passa e ripassa sullo
spacco, senza entrare... mi fa desiderare la sua forza, il suo corpo
che mi percuota e prenda.
Mi
giro e noto gli specchi e nello specchio mi vedo... mi vedo usata, mi
vedo pagata, mi vedo godere di uomini che non conosco, che vogliono
il mio corpo... che eccitazione!
Mi
abbasso in ginocchio, lo spoglio, via i pantaloni, le scarpe... via
tutto.
Lui
prende il mano il suo cazzo già di una certa consistenza, lo mena
piano mentre io prendo a leccarglielo... lo respiro, lo assaporo.
La
mia bocca scende seguendo la sua mano... risale con le sue dita... in
breve è un pezzo di marmo, vigoroso. Non resiste, mi dice... “Dai... dai bella... fammi godere... siediti sul mio cazzo e fammi godere... muoviti, impalati... ti piace? Ti piace vero?”
Prende
il portafoglio dai pantaloni a terra... cerca il preservativo... come
lo odio... come lo odio quel coso e mentre lo scavalco con la gamba
gli dico... “Aspetta, non metterlo subito... fammi sentire prima la
tua carne come ci sta bene qui” e gliela mostro, bagnata, le labbra
gonfie a racchiudere il mio piacere.
Eccolo
eccitarsi ancora una volta... mi prende per i fianchi e mi tira in
basso, mi spinge sul suo cazzo e inizia a sbattermi... sospiriamo e
gemiamo.
E’
difficile ora fermarsi, lo so... La libido rapisce e fa perdere la
ragione e il senso della realtà ma io voglio godere cosi’, al
limite... sentire l’adrenalina pulsare.
Lo
sento che entra ed esce, quello sbattere senza fermarsi, ma con
sempre più vigore mi eccita. E insisto, voglio tormentare i suoi
pensieri.
“Lo
sai... lo sai che mi stai scopando senza preservativo?”
Grugnisce,
non stacca le sue mani dai miei fianchi, anzi... ora stringe quasi a
farmi male, a volermi tenere ferma.
Mi
dice qualcosa... dice di volermi riempire... di volermi riempire
tutta... inizio a muovermi... spingo verso di lui, lo sento fin sù in cima... mi fa godere... sento l’orgasmo avvicinarsi ma non voglio
ancora venire... mi piace troppo la tensione... la sua eccitazione e se
io partissi lui non resisterebbe.
Gli
urlo... “Fammi venire... dai... dai... scopami... sborrami dentro!” e
nel dirglielo inizio a cavalcarlo... lo lascio quasi uscire
completamente per poi risedermici sopra a prenderlo tutto, fino al
pelo. Sta impazzendo... mi solleva e sbatte a lato, sul letto. Cerca
il profilattico, strappa la confezione, lo mette... è visibilmente
fuori di sè e come un animale mi salta addosso. Tira le mie gambe
sulle sue spalle e riparte. Ci sa fare, eccome... ora urlo, quello
sbattere così prepotente, il suo cazzo mi fa quasi male per quanto
lo sbatta dentro e fuori e poi rientrare ancora... mi sposta sul letto
e mi fa godere... vengo e viene anche lui, grugnisce, gode, urla... mi
tira forte a lui... si muove ancora, fino all'ultimo a non poterne
più e si accascia sopra di me, stremati dal piacere.
Qualche
minuto e sento la porta aprirsi, mi tranquillizza ed entra un uomo... il suo socio mi dice e in quella situazione assurda e ancora carica
di sesso e piacere mi presenta come la nuova impiegata.
“Spero
di poter fare presto la tua conoscenza Grazia”.
Lo
guardo e in ginocchio sul letto, mentre mi accarezzo le tette,
girando le dita intorno ai capezzoli rispondo.. “Anche adesso se ne
ha piacere” e le sue mani iniziano a sbottonare i pantaloni...
Grazia.
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