Kan ma kan...
Bidna rihki
Willa innam...
C'era non c'era,
racconteremo storie
o dormiremo sui nostri giacigli?
Così inizierebbe il mio amico Kan ma kan, appassionato di fiabe arabe, io
godo a rubargli le idee e modificarle fino a farle diventare erotiche o
qualcosa di più, non di peggio, di più.
Quindi....c'era non c'era una volta uno sceicco...
La gente beduina, i baduw, i nomadi che vivono nel deserto non
cambierebbero la loro vita per nessuna ragione. Amano i grandi spazi del
deserto, spostarsi in continuità per cercare nuovi pascoli e pozzi d'acqua
idonei per il loro bestiame. Appartengono a fazioni, a volte amiche e
alleate fra loro, a volte nemiche acerrime. E' loro usanza fare delle
razzie contro i nemici, rubare e uccidere. Questo provoca continue faide,
sono crudeli e senza pietà in combattimento, ma hanno un senso
dell'ospitalità enorme che è insito in loro profondamente. Chi si presenta
al loro accampamento in situazione di bisogno, non deve essere respinto.
Mai, neanche se nemico. L'ospite è sacro e può trattenersi tre giorni.
Allora...
...questo sceicco era ricco, aveva cammelli in quantità, cavalli e altri
armenti e gente fedele che partecipava alla sua vita.
Non era felice, perché non aveva figli. La moglie, l'unica, lo pregava
continuamente di prendersi altre mogli e così provvedere al proseguimento
della sua stirpe, ma lui non voleva, amava troppo la propria donna. Era
usanza che si sposassero fra primi cugini, il figlio o la figlia del
proprio fratello. Lui non avendo figli era inviso ai propri fratelli,
specialmente quando iniziò ad usare la sua ricchezza con generosità. Molti
erano coloro che si univano al suo accampamento e usufruivano della sua
pietà.
La generosità, sopra ogni cosa, era quello che
contraddistingueva il nobile del deserto. Ognuno era valutato non in base a
quello che possedeva ma in base a ciò che donava agli altri. I suoi
fratelli cercarono allora di ucciderlo, accusandolo di privarli
dell'eredità.
Lo sceicco chiese a Dio cosa fare.
Questi lo premiò, in un sogno gli disse di levare le
tende, lasciare il posto dove era e dirigersi verso est fino a trovare un
posto magnifico, destinato solo a lui, ricco d'acqua e di tenero foraggio
per i suoi animali. Non solo... durante il viaggio sua moglie avrebbe
concepito un figlio, un angelo lo avrebbe protetto nella sua infanzia, comandò
inoltre che per i primi (quattordici)
anni, il ragazzo doveva vivere isolato senza essere visto da nessuno.
Così fu.
Ora... apro una parentesi.
Voi vedete che è una favola antica che ho liberamente modificato. Siete
consapevoli che i quattordici anni di vita del ragazzo è il periodo nel quale
lui diventa uomo, guerriero e poi farà razzie, ucciderà nemici e prenderà
moglie? La moglie avrà dodici o tredici anni e a quattordici sarà già madre
a sua volta!
Vero o no?
Ora, io... autore, devo raccontare il falso. Altrimenti mi censurano.
Devo mentire, sostenere che il protagonista e le
varie figure femminili hanno diciotto anni compiuti, (...o venticinque e
perchè non trenta? A trenta... la bellezza delle donne è sfiorita nel
deserto e a trentacinque lui sarà maturo, al limite della vecchiaia).
Stronzate doversi adeguare!
Il corretto pensiero imperante è spazzatura! Uccide
la verità.
...il bambino che nacque aveva già un nome predestinato, Atiyah, Dono di
Dio.
Con il passare degli anni, la bellezza d'Atiyah
cresceva, il suo viso splendeva come la luce della luna, gli occhi erano
come l'anemone scuro e la bocca come un anello doro tempestato di diamanti.
Quando entro' nel suo... quatt... no... diciottesimo anno (?) gli fu
concesso di allontanarsi la notte dall'accampamento, da solo, montando un
meraviglioso cammello da guerra, un mehari. Inseguì, alla luce della luna,
gazzelle e altri animali abbattendone alcuni. Questo per alcune notti di
seguito. Nulla sfuggiva alla gente della tribù e chiesero alla moglie dello
sceicco chi cacciasse quelle magnifiche prede.
Mio figlio, disse lei.
E Atiyah fu mostrato alla tribù.
Le fanciulle che prima dell'alba si recavano al
pozzo per riempire le brocche d'acqua s'imbatterono in Atiyah di ritorno
dalla caccia. Restarono fulminate dalla sua bellezza. Le donne sono eguali
in ogni tempo e in ogni ambiente e presto molte s'infatuarono della
bellezza d'Atiyah, la meglio l'ebbero tre sorelle sposate ad altrettanti
cugini. Decisero che, a turno, la notte avrebbero raggiunto nella sua tenda
Atiyah per insegnargli l'arte d'amare. Erano molto simili nell'aspetto e
nel temperamento.
Avevano il permesso dei mariti di dormire assieme a volte
, loro tre, nella tenda familiare e lo facevano nude naturalmente. A volte,
il marito di qualcuna di loro, reclamava la presenza della moglie e una si
sacrificava, non sempre era la giusta, se questa era impegnata con Atiyah,
subentrava a lei una sorella. Non erano simili, eguali? Calde e disponibili
nella stessa maniera?
La passionalità delle donne del deserto è inimmaginabile a noi, hanno il
fuoco nelle vene e queste tre erano lava bollente. Atiyah ora non usciva
più a caccia la notte e le aspettava. Non sapeva che erano tre donne ad
alternarsi con lui. La prima fu la più esuberante delle sorelle, la più
vecchia. Bella e infuocata dalla passione. Uscì di soppiatto dalla tenda
della sua famiglia e entrò in quella d'Atiyah. Lui dormiva e lei sollevò le
pelli che lo coprivano e gli si dispose a fianco. Lo abbracciò fremendo di
voglia e subito la sua mano corse allo scettro che il giovane uomo teneva
fra le gambe. L'odore del giovane la inebriava, la sua bocca passava
leggera sulla pelle e scendendo trovò la sua verga ancora a riposo, ancora
un tenero volatile. Prese a baciarlo, ad inserirselo in bocca sempre più
profondamente e man mano lo sentiva rinvenire sotto le sue audaci carezze.
Presto il tenero volatile divenne imperioso, era talmente cresciuto che le
era impossibile riceverlo tutto in bocca. Grosso e di una lunghezza
inusuale anche per gli uomini del deserto, generalmente molto forniti.
Atiyah svegliandosi si trovò con la donna che lo stava baciando
intimamente. Il piacere era enorme e quando chiese chi fosse, chi era a
fargli conoscere questa magnifica sensazione, lei rispose che era una Uri
venuta per fargli conoscere le gioie fisiche dell'amore. Atiyah oltre che
beneficiario di una bellezza eccelsa aveva anche una vitalità comparabile
alla beltà. Tutta la notte si prodigò per soddisfare la donna, lei da parte
sua non trascurò di usarlo in ogni modo. Gli concesse ogni sua parte del
corpo godendo tantissimo. Un attimo prima dell'alba lasciò Atiyah
dicendogli che sarebbe tornata la notte successiva. Le sorelle attendevano
impazienti il suo ritorno e subito vollero sapere. La descrizione fu lunga
e minuziosa e mentre le parole fiorivano nella bocca della sorella, il loro
desiderio ingigantiva. Passarono quindi parte della giornata abbracciate,
impegnate in lunghe carezze.
Anche Atiyah restò nella tenda, alla domanda della madre se stava bene,
rispose che era solo stanco. Mangiò con molto appetito e questo tranquillizzò
la donna. Il buio della notte arrivò e lui attese. Questa volta non si fece
trovare addormentato e fu lui a prendere l'iniziativa. Ora non solo penetrò
la donna in mille posizioni ma adorò baciare il suo fiore odoroso di
passione. Anche questa notte passò velocemente presi ambedue dalla passione
più accesa. Stessa preoccupazione della madre l'indomani e stessa risposta.
Quindi toccò alla più giovane delle sorelle andare da lui nascostamente.
Ognuno di loro amava diversamente ma Atiyah preso dalla passione non
distingueva nulla. I suoi orgasmi erano molteplici e il succo dei suoi
lombi era tanto abbondante che loro... le sorelle, quando lo lasciavano ne
erano piene, pieno il fiore fra le cosce e pieno quello fra le natiche.
La madre, con la saggezza propria delle donne, intuì alla fine cosa stava
vivendo il figlio e ne parlò al marito, allo sceicco.
Dovevano impedire che succedesse uno scandalo, gli disse, se la cosa veniva
scoperta non solo le tre sorelle sarebbero state punite esemplarmente,
forse lapidate, ma il buon nome della loro casata sarebbe stato infangato e
la tribù smembrata in fazioni nemiche fra loro.
Non era colpa d'Atiyah, ma decisero che era lui a doversene andare
nell'interesse di tutti.
Così fecero, Atiyah fu equipaggiato adeguatamente per il viaggio e spinto
ad abbandonare la sua gente. Il suo viaggio durò molti giorni prima
d'imbattersi in un accampamento. Fu accolto come un principe meravigliando
tutti con la sua bellezza. Fu ospite dello sceicco e ne conobbe i
familiari. Passati i tre giorni lo pregarono ancora di fermarsi presso di
loro per il matrimonio della figlia e lui accettò. Conobbe così la figlia
dello sceicco, una giovane fanciulla bellissima di... ventanni (?) e il suo
promesso sposo, suo primo cugino.
I tre giovani stavano spesso assieme, cavalcavano assieme, passavano
persino parte della notte assieme, persi in racconti e giochi. Durante la
notte prima del matrimonio Atiyah ricevette una visita. Ormai tutto
l'accampamento dormiva profondamente quando una figura ricoperta da un
leggerissimo velo e con il viso nascosto entrò. Si avvicinò fino a
toccarlo. Atiyah pensò subito che fosse la figlia dello sceicco e si scostò,
mai avrebbe potuto fargli quest'offesa e le disse di tornare nella sua
tenda. Lei lo tranquillizzò, non era quella che lui pensava. Si levò il
velo che le nascondeva il viso e Atiyah fu rassicurato. Le fattezze del
viso gli erano familiari ma non riuscì a dar loro un'identità. Poco dopo
erano avvinti in un lungo bacio. La bocca della visitatrice era vorace e
presto si dedicò pienamente al piacere d'Atiyah, mai lui, Atiyah, nella sua
breve esperienza d'amante, aveva provato tanto piacere! La bocca era quanto
di meglio esistesse! Riceveva la sua potente verga fino in fondo, la lingua
gli dava brividi di piacere. E... quando il succo dei suoi lombi sgorgò con
forza, neppure una goccia andò persa.
Atiyah chiese di contraccambiare il piacere, adorava mettere la sua bocca a
contatto con il fiore fra le cosce e lì perdersi in lunghi baci, ma gli fu
detto che quel particolare fiore era destinato ad altri. Gli era precluso
per ora. C'era un altro fiore che poteva cogliere, che poteva essere suo.
Era il fiore scuro fra le natiche. Lo voleva? Atiyah, pieno di desiderio
com'era, si approssimò, pronto a coglierlo, ma ancora fu fermato. Lui
doveva solo sdraiarsi, sarebbe stata lei a sedersi su di lui come su una
sella da cammello. Così fu, lei, tenendo ritta la durissima verga con le
mani, si abbassò fino ad essere completamente impalata per poi cavalcarlo
in una lunghissima sgroppata. Non gli permise di toccarla. I loro gemiti
erano trattenuti dalla paura di essere scoperti. Ancora un attimo e lei
sparì. Atiyah fece solo tempo a chiederle se sarebbe tornata nelle notti
successive. Non ottenne risposta.
Il giorno successivo fu celebrato il matrimonio dei due giovani. I
festeggiamenti durarono diversi giorni, molte cammelle da latte, agnelli,
altri animali furono macellati per l'occasione. Atiyah regalò allo sposo il
suo cammello da battaglia, con la ricca bardatura impreziosita da monete d’argento,
alla sposa tutto il suo denaro e i gioielli. Ora non possedeva nulla, solo
la sua vita e la spada. Essere generoso era la sua caratteristica
principale. Per tutte le notti dei festeggiamenti attese la donna che gli
si era concessa in quell'unica volta, ma non ricomparve.
Terminati i festeggiamenti, gli ospiti lasciarono il campo e si accinse a
farlo anche Atiyah.
I due giovani lo supplicarono di restare. Volevano che si fermasse da loro,
con loro, che fosse per sempre il loro fratello prediletto e tanto lo
pregarono che lui accettò, d'altra parte non aveva un posto dove andare. I
suoi doni gli furono restituiti moltiplicati. Ricche vesti, cammelli e
cavalli, gioielli. La sua tenda fu portata quasi a contatto con quella
degli sposi e addobbata sontuosamente da ricchi tappeti.
Ripresero le loro cavalcate nel deserto, Atiyah aspettava sempre la
ricomparsa della donna che gli aveva fatto visita, ma senza esito. Un
giorno i due sposi lo invitarono nella loro tenda, doveva recarvisi dopo il
calar della notte, avrebbero festeggiato Atiyah per aver accettato di
fermarsi, di diventare loro fratello.
Atiyah vi si recò vestito dei suoi abiti migliori, portando fiori del
deserto da lui colti. Hanno breve vita questi fiori ma sono di una bellezza
straordinaria. I due giovani non erano visibili, da dietro una spessa tenda
che li nascondeva, lo pregarono di accomodarsi. Sarebbero venuti subito.
Atiyah si sedette e aspettò, era stato preparato un vero banchetto, con
molti piatti prelibati. Da dietro la pesante tenda uscirono due donne
coperte da veli, una era la donna che lo aveva visitato in quella notte e
l'altra? L'altra era la figlia dello sceicco che lo ospitava. Atiyah non
riusciva a comprendere cosa stava succedendo. Dove era il marito? Come
doveva comportarsi senza perdere il proprio onore?
Le donne nella loro danza fascinosa gli si avvicinarono, le loro mani sfiorarono
il viso e il suo corpo in languide carezze invitanti. Ora la donna che lui
conosceva tolse i veli all'altra, lasciandola nuda, coperta solo dai suoi
gioielli. La sposa era bellissima! Il corpo sinuoso e scattante come quello
di un ghepardo del deserto! I folti capelli neri le scendevano fino ai
lombi, il bel seno, impreziosito dalle areole scure intorno ai capezzoli
ritti, come scuri erano i petali del suo fiore che s'intravvedeva fra le
cosce, fiore nascosto da un ricco vello nero.
Atiyah era eccitato ma era frenato dal suo senso dell'onore. Voleva certo
abbracciare quel magnifico corpo e farlo suo, ma non capiva, titubava.
Poi la voce dell'altra donna, che lui ora riconobbe come la voce dello
sposo, del suo amico fraterno. Non era una donna, era lui vestito da donna!
La voce diceva, prendici fratello, godi i nostri corpi in un abbraccio che
ci veda tutti intrecciati nella passione, nel nostro amore. Ora, noi sposi,
abbiamo rispettato la regola del nostro popolo, ci siamo scambiati la
nostra verginità e tu puoi goderci pienamente, senza nessun limite...
Si tolse anche lui i veli che lo coprivano e Atiyah vide il suo membro
scattare verso l'alto. Si abbracciarono tutti, scivolando uniti sul
tappeto. Atiyah prese la sposa più e più volte e ogni volta il suo
godimento era maggiore. Lei... volle donare a lui una sua verginità e gli donò
il fiore scuro fra le natiche. Atiyah si trovò anche abbracciato al ragazzo
mentre si accarezzavano a vicenda i membri rigidi dall'eccitazione. Presero
la sposa assieme, confondendo dentro di lei il loro seme. Finalmente poté
dissetarsi incollando la bocca alla conchiglia rorida d'umori della
fanciulla facendola sedere sul suo viso, mentre lo sposo s'impalava sul suo
palo di carne. Tutta la notte durò il loro piacere e solo alla luce
dell'alba caddero tutti e tre in un sonno profondo. Ripeterono per diverse
notti i loro incontri, tanto erano presi da amore uno per gli altri.
Tempo dopo, i due sposi, chiesero ai loro parenti di poter lasciare il
campo per generare un nuovo gruppo. Lo sceicco dispose quindi per
l'occorrente. Li munì di cammelli e altro bestiame, tende e viveri e una
trentina di guerrieri con le rispettive famiglie per accompagnarli. La
sposa, che si chiamava Halima, diceva ridendo che viaggiava con i suoi due
mariti. Atiyah rispondeva allegro che era lui che viaggiava con le sue due
mogli. Lo sposo, il suo nome Hasan, diceva felice che lui viaggiava con la
moglie e il suo fratello prediletto.
Ognuno di loro diceva il vero.
Dall'unione nacquero numerosi figli e vissero felici e contenti.
Kanmakan mi suggerisce come finire questo racconto, ma al solito mi dà
diverse opportunità...
...E là li lasciammo a vivere in allegria.
Possa Iddio benedire la sorte vostra e la mia...
...Dio molti figli, maschi e femmine, gli mandò
e vissero in grande gioia e felicità
finche Colui che tutto distrugge li separò...
...Il mio racconto vi ho narrato.
Nel vostro petto ora sia serbato...
Nota. A parte la vicenda della nascita di Atiyah, Dono di dio, il resto è
fantasia dell'autore.
Tibet.
(con tanti auguri)
(immagine... Erotic Art )
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