martedì 15 maggio 2018

ATIYAH, DONO DI DIO.















Kan ma kan...
Bidna rihki
Willa innam...

C'era non c'era,
racconteremo storie
o dormiremo sui nostri giacigli?

Così inizierebbe il mio amico Kan ma kan, appassionato di fiabe arabe, io godo a rubargli le idee e modificarle fino a farle diventare erotiche o qualcosa di più, non di peggio, di più.

Quindi....c'era non c'era una volta uno sceicco...

La gente beduina, i baduw, i nomadi che vivono nel deserto non cambierebbero la loro vita per nessuna ragione. Amano i grandi spazi del deserto, spostarsi in continuità per cercare nuovi pascoli e pozzi d'acqua idonei per il loro bestiame. Appartengono a fazioni, a volte amiche e alleate fra loro, a volte nemiche acerrime. E' loro usanza fare delle razzie contro i nemici, rubare e uccidere. Questo provoca continue faide, sono crudeli e senza pietà in combattimento, ma hanno un senso dell'ospitalità enorme che è insito in loro profondamente. Chi si presenta al loro accampamento in situazione di bisogno, non deve essere respinto. Mai, neanche se nemico. L'ospite è sacro e può trattenersi tre giorni.

Allora...
...questo sceicco era ricco, aveva cammelli in quantità, cavalli e altri armenti e gente fedele che partecipava alla sua vita.
Non era felice, perché non aveva figli. La moglie, l'unica, lo pregava continuamente di prendersi altre mogli e così provvedere al proseguimento della sua stirpe, ma lui non voleva, amava troppo la propria donna. Era usanza che si sposassero fra primi cugini, il figlio o la figlia del proprio fratello. Lui non avendo figli era inviso ai propri fratelli, specialmente quando iniziò ad usare la sua ricchezza con generosità. Molti erano coloro che si univano al suo accampamento e usufruivano della sua pietà.
La generosità, sopra ogni cosa, era quello che contraddistingueva il nobile del deserto. Ognuno era valutato non in base a quello che possedeva ma in base a ciò che donava agli altri. I suoi fratelli cercarono allora di ucciderlo, accusandolo di privarli dell'eredità.
Lo sceicco chiese a Dio cosa fare.
Questi lo premiò, in un sogno gli disse di levare le tende, lasciare il posto dove era e dirigersi verso est fino a trovare un posto magnifico, destinato solo a lui, ricco d'acqua e di tenero foraggio per i suoi animali. Non solo... durante il viaggio sua moglie avrebbe concepito un figlio, un angelo lo avrebbe protetto nella sua infanzia, comandò  inoltre che per i primi (quattordici) anni, il ragazzo doveva vivere isolato senza essere visto da nessuno.
Così fu.

Ora... apro una parentesi.
Voi vedete che è una favola antica che ho liberamente modificato. Siete consapevoli che i quattordici anni di vita del ragazzo è il periodo nel quale lui diventa uomo, guerriero e poi farà razzie, ucciderà nemici e prenderà moglie? La moglie avrà dodici o tredici anni e a quattordici sarà già madre a sua volta!
Vero o no?
Ora, io... autore, devo raccontare il falso. Altrimenti mi censurano.
Devo mentire, sostenere che il protagonista e le varie figure femminili hanno diciotto anni compiuti, (...o venticinque e perchè non trenta? A trenta... la bellezza delle donne è sfiorita nel deserto e a trentacinque lui sarà maturo, al limite della vecchiaia).
Stronzate doversi adeguare!
Il corretto pensiero imperante è spazzatura! Uccide la verità.

...il bambino che nacque aveva già un nome predestinato, Atiyah, Dono di Dio.
Con il passare degli anni, la bellezza d'Atiyah cresceva, il suo viso splendeva come la luce della luna, gli occhi erano come l'anemone scuro e la bocca come un anello doro tempestato di diamanti. Quando entro' nel suo... quatt... no... diciottesimo anno (?) gli fu concesso di allontanarsi la notte dall'accampamento, da solo, montando un meraviglioso cammello da guerra, un mehari. Inseguì, alla luce della luna, gazzelle e altri animali abbattendone alcuni. Questo per alcune notti di seguito. Nulla sfuggiva alla gente della tribù e chiesero alla moglie dello sceicco chi cacciasse quelle magnifiche prede.
Mio figlio, disse lei.
E Atiyah fu mostrato alla tribù.
Le fanciulle che prima dell'alba si recavano al pozzo per riempire le brocche d'acqua s'imbatterono in Atiyah di ritorno dalla caccia. Restarono fulminate dalla sua bellezza. Le donne sono eguali in ogni tempo e in ogni ambiente e presto molte s'infatuarono della bellezza d'Atiyah, la meglio l'ebbero tre sorelle sposate ad altrettanti cugini. Decisero che, a turno, la notte avrebbero raggiunto nella sua tenda Atiyah per insegnargli l'arte d'amare. Erano molto simili nell'aspetto e nel temperamento. 


Avevano il permesso dei mariti di dormire assieme a volte , loro tre, nella tenda familiare e lo facevano nude naturalmente. A volte, il marito di qualcuna di loro, reclamava la presenza della moglie e una si sacrificava, non sempre era la giusta, se questa era impegnata con Atiyah, subentrava a lei una sorella. Non erano simili, eguali? Calde e disponibili nella stessa maniera? 
La passionalità delle donne del deserto è inimmaginabile a noi, hanno il fuoco nelle vene e queste tre erano lava bollente. Atiyah ora non usciva più a caccia la notte e le aspettava. Non sapeva che erano tre donne ad alternarsi con lui. La prima fu la più esuberante delle sorelle, la più vecchia. Bella e infuocata dalla passione. Uscì di soppiatto dalla tenda della sua famiglia e entrò in quella d'Atiyah. Lui dormiva e lei sollevò le pelli che lo coprivano e gli si dispose a fianco. Lo abbracciò fremendo di voglia e subito la sua mano corse allo scettro che il giovane uomo teneva fra le gambe. L'odore del giovane la inebriava, la sua bocca passava leggera sulla pelle e scendendo trovò la sua verga ancora a riposo, ancora un tenero volatile. Prese a baciarlo, ad inserirselo in bocca sempre più profondamente e man mano lo sentiva rinvenire sotto le sue audaci carezze. Presto il tenero volatile divenne imperioso, era talmente cresciuto che le era impossibile riceverlo tutto in bocca. Grosso e di una lunghezza inusuale anche per gli uomini del deserto, generalmente molto forniti.
Atiyah svegliandosi si trovò con la donna che lo stava baciando intimamente. Il piacere era enorme e quando chiese chi fosse, chi era a fargli conoscere questa magnifica sensazione, lei rispose che era una Uri venuta per fargli conoscere le gioie fisiche dell'amore. Atiyah oltre che beneficiario di una bellezza eccelsa aveva anche una vitalità comparabile alla beltà. Tutta la notte si prodigò per soddisfare la donna, lei da parte sua non trascurò di usarlo in ogni modo. Gli concesse ogni sua parte del corpo godendo tantissimo. Un attimo prima dell'alba lasciò Atiyah dicendogli che sarebbe tornata la notte successiva. Le sorelle attendevano impazienti il suo ritorno e subito vollero sapere. La descrizione fu lunga e minuziosa e mentre le parole fiorivano nella bocca della sorella, il loro desiderio ingigantiva. Passarono quindi parte della giornata abbracciate, impegnate in lunghe carezze.
Anche Atiyah restò nella tenda, alla domanda della madre se stava bene, rispose che era solo stanco. Mangiò con molto appetito e questo tranquillizzò la donna. Il buio della notte arrivò e lui attese. Questa volta non si fece trovare addormentato e fu lui a prendere l'iniziativa. Ora non solo penetrò la donna in mille posizioni ma adorò baciare il suo fiore odoroso di passione. Anche questa notte passò velocemente presi ambedue dalla passione più accesa. Stessa preoccupazione della madre l'indomani e stessa risposta. Quindi toccò alla più giovane delle sorelle andare da lui nascostamente. Ognuno di loro amava diversamente ma Atiyah preso dalla passione non distingueva nulla. I suoi orgasmi erano molteplici e il succo dei suoi lombi era tanto abbondante che loro... le sorelle, quando lo lasciavano ne erano piene, pieno il fiore fra le cosce e pieno quello fra le natiche.
La madre, con la saggezza propria delle donne, intuì alla fine cosa stava vivendo il figlio e ne parlò al marito, allo sceicco.
Dovevano impedire che succedesse uno scandalo, gli disse, se la cosa veniva scoperta non solo le tre sorelle sarebbero state punite esemplarmente, forse lapidate, ma il buon nome della loro casata sarebbe stato infangato e la tribù smembrata in fazioni nemiche fra loro.
Non era colpa d'Atiyah, ma decisero che era lui a doversene andare nell'interesse di tutti.
Così fecero, Atiyah fu equipaggiato adeguatamente per il viaggio e spinto ad abbandonare la sua gente. Il suo viaggio durò molti giorni prima d'imbattersi in un accampamento. Fu accolto come un principe meravigliando tutti con la sua bellezza. Fu ospite dello sceicco e ne conobbe i familiari. Passati i tre giorni lo pregarono ancora di fermarsi presso di loro per il matrimonio della figlia e lui accettò. Conobbe così la figlia dello sceicco, una giovane fanciulla bellissima di... ventanni (?) e il suo promesso sposo, suo primo cugino.
I tre giovani stavano spesso assieme, cavalcavano assieme, passavano persino parte della notte assieme, persi in racconti e giochi. Durante la notte prima del matrimonio Atiyah ricevette una visita. Ormai tutto l'accampamento dormiva profondamente quando una figura ricoperta da un leggerissimo velo e con il viso nascosto entrò. Si avvicinò fino a toccarlo. Atiyah pensò subito che fosse la figlia dello sceicco e si scostò, mai avrebbe potuto fargli quest'offesa e le disse di tornare nella sua tenda. Lei lo tranquillizzò, non era quella che lui pensava. Si levò il velo che le nascondeva il viso e Atiyah fu rassicurato. Le fattezze del viso gli erano familiari ma non riuscì a dar loro un'identità. Poco dopo erano avvinti in un lungo bacio. La bocca della visitatrice era vorace e presto si dedicò pienamente al piacere d'Atiyah, mai lui, Atiyah, nella sua breve esperienza d'amante, aveva provato tanto piacere! La bocca era quanto di meglio esistesse! Riceveva la sua potente verga fino in fondo, la lingua gli dava brividi di piacere. E... quando il succo dei suoi lombi sgorgò con forza, neppure una goccia andò persa.
Atiyah chiese di contraccambiare il piacere, adorava mettere la sua bocca a contatto con il fiore fra le cosce e lì perdersi in lunghi baci, ma gli fu detto che quel particolare fiore era destinato ad altri. Gli era precluso per ora. C'era un altro fiore che poteva cogliere, che poteva essere suo. Era il fiore scuro fra le natiche. Lo voleva? Atiyah, pieno di desiderio com'era, si approssimò, pronto a coglierlo, ma ancora fu fermato. Lui doveva solo sdraiarsi, sarebbe stata lei a sedersi su di lui come su una sella da cammello. Così fu, lei, tenendo ritta la durissima verga con le mani, si abbassò fino ad essere completamente impalata per poi cavalcarlo in una lunghissima sgroppata. Non gli permise di toccarla. I loro gemiti erano trattenuti dalla paura di essere scoperti. Ancora un attimo e lei sparì. Atiyah fece solo tempo a chiederle se sarebbe tornata nelle notti successive. Non ottenne risposta.
Il giorno successivo fu celebrato il matrimonio dei due giovani. I festeggiamenti durarono diversi giorni, molte cammelle da latte, agnelli, altri animali furono macellati per l'occasione. Atiyah regalò allo sposo il suo cammello da battaglia, con la ricca bardatura impreziosita da monete d’argento, alla sposa tutto il suo denaro e i gioielli. Ora non possedeva nulla, solo la sua vita e la spada. Essere generoso era la sua caratteristica principale. Per tutte le notti dei festeggiamenti attese la donna che gli si era concessa in quell'unica volta, ma non ricomparve.
Terminati i festeggiamenti, gli ospiti lasciarono il campo e si accinse a farlo anche Atiyah.
I due giovani lo supplicarono di restare. Volevano che si fermasse da loro, con loro, che fosse per sempre il loro fratello prediletto e tanto lo pregarono che lui accettò, d'altra parte non aveva un posto dove andare. I suoi doni gli furono restituiti moltiplicati. Ricche vesti, cammelli e cavalli, gioielli. La sua tenda fu portata quasi a contatto con quella degli sposi e addobbata sontuosamente da ricchi tappeti.
Ripresero le loro cavalcate nel deserto, Atiyah aspettava sempre la ricomparsa della donna che gli aveva fatto visita, ma senza esito. Un giorno i due sposi lo invitarono nella loro tenda, doveva recarvisi dopo il calar della notte, avrebbero festeggiato Atiyah per aver accettato di fermarsi, di diventare loro fratello.
Atiyah vi si recò vestito dei suoi abiti migliori, portando fiori del deserto da lui colti. Hanno breve vita questi fiori ma sono di una bellezza straordinaria. I due giovani non erano visibili, da dietro una spessa tenda che li nascondeva, lo pregarono di accomodarsi. Sarebbero venuti subito.
Atiyah si sedette e aspettò, era stato preparato un vero banchetto, con molti piatti prelibati. Da dietro la pesante tenda uscirono due donne coperte da veli, una era la donna che lo aveva visitato in quella notte e l'altra? L'altra era la figlia dello sceicco che lo ospitava. Atiyah non riusciva a comprendere cosa stava succedendo. Dove era il marito? Come doveva comportarsi senza perdere il proprio onore?
Le donne nella loro danza fascinosa gli si avvicinarono, le loro mani sfiorarono il viso e il suo corpo in languide carezze invitanti. Ora la donna che lui conosceva tolse i veli all'altra, lasciandola nuda, coperta solo dai suoi gioielli. La sposa era bellissima! Il corpo sinuoso e scattante come quello di un ghepardo del deserto! I folti capelli neri le scendevano fino ai lombi, il bel seno, impreziosito dalle areole scure intorno ai capezzoli ritti, come scuri erano i petali del suo fiore che s'intravvedeva fra le cosce, fiore nascosto da un ricco vello nero.
Atiyah era eccitato ma era frenato dal suo senso dell'onore. Voleva certo abbracciare quel magnifico corpo e farlo suo, ma non capiva, titubava.
Poi la voce dell'altra donna, che lui ora riconobbe come la voce dello sposo, del suo amico fraterno. Non era una donna, era lui vestito da donna!
La voce diceva, prendici fratello, godi i nostri corpi in un abbraccio che ci veda tutti intrecciati nella passione, nel nostro amore. Ora, noi sposi, abbiamo rispettato la regola del nostro popolo, ci siamo scambiati la nostra verginità e tu puoi goderci pienamente, senza nessun limite... 


Si tolse anche lui i veli che lo coprivano e Atiyah vide il suo membro scattare verso l'alto. Si abbracciarono tutti, scivolando uniti sul tappeto. Atiyah prese la sposa più e più volte e ogni volta il suo godimento era maggiore. Lei... volle donare a lui una sua verginità e gli donò il fiore scuro fra le natiche. Atiyah si trovò anche abbracciato al ragazzo mentre si accarezzavano a vicenda i membri rigidi dall'eccitazione. Presero la sposa assieme, confondendo dentro di lei il loro seme. Finalmente poté dissetarsi incollando la bocca alla conchiglia rorida d'umori della fanciulla facendola sedere sul suo viso, mentre lo sposo s'impalava sul suo palo di carne. Tutta la notte durò il loro piacere e solo alla luce dell'alba caddero tutti e tre in un sonno profondo. Ripeterono per diverse notti i loro incontri, tanto erano presi da amore uno per gli altri. 
Tempo dopo, i due sposi, chiesero ai loro parenti di poter lasciare il campo per generare un nuovo gruppo. Lo sceicco dispose quindi per l'occorrente. Li munì di cammelli e altro bestiame, tende e viveri e una trentina di guerrieri con le rispettive famiglie per accompagnarli. La sposa, che si chiamava Halima, diceva ridendo che viaggiava con i suoi due mariti. Atiyah rispondeva allegro che era lui che viaggiava con le sue due mogli. Lo sposo, il suo nome Hasan, diceva felice che lui viaggiava con la moglie e il suo fratello prediletto.
Ognuno di loro diceva il vero.
Dall'unione nacquero numerosi figli e vissero felici e contenti.

Kanmakan mi suggerisce come finire questo racconto, ma al solito mi dà diverse opportunità...

...E là li lasciammo a vivere in allegria.
Possa Iddio benedire la sorte vostra e la mia...

...Dio molti figli, maschi e femmine, gli mandò
e vissero in grande gioia e felicità
finche Colui che tutto distrugge li separò...

...Il mio racconto vi ho narrato.
Nel vostro petto ora sia serbato...


Nota. A parte la vicenda della nascita di Atiyah, Dono di dio, il resto è fantasia dell'autore.

Tibet.
(con tanti auguri)


(immagine... Erotic Art )