lunedì 23 aprile 2018

QUELLO CHE A ME MANCA. Di Ambra.

Quello che a me manca


E così, tutto nudo disteso a fianco a me e io nuda a mia volta, ti chiedo di lasciarti osservare.
Mi accontenti senza storie e mentre parli io do poca retta ai tuoi discorsi.
Mi spiace, lo so, sono così. Spesso distratta. Non che non ti ascolti ma a volte non posso fare a meno di rifuggire i tuoi pensieri e soffermarmi sui particolari che attirano il mio sguardo.
E mentre tu perseveri ad espormi i tuoi ragionamenti la mia mano scorre sulla tua schiena liscia fino a sfiorare il tuo sedere.
Ci passo più volte le mani sopra strizzandolo di poco, tastandolo, palpandolo, massaggiandolo alternativamente.
Mi sollevo da semidistesa com’ero e ti scavalco sedendomi proprio su di te, in corrispondenza delle tue natiche e continuo a toccarle, sollevandole con entrambe le mani in brevi movimenti circolari.
Hai smesso di parlare, conscio dell’assenza della mia attenzione, e ti sei concentrato su di me e su ciò che io faccio.
Mi calo di poco e col naso sfioro la tua pelle.
Ti lecco con la lingua, ti bagno ben bene, ti addento.
Inizio a mordere e a suggere la tua pelle così soda… godo del tuo culo che mi fa impazzire.
Succhio più volte, rilascio e risucchio, stringo coi denti fino a lasciarci i segni.
Sollevo il volto e li contemplo. Studio le sfumature del rosso stampate sulla tua pelle pallida e i miei denti leggermente impressi nella tua carne.
Se potessi… se potessi ti scoperei.
E il pensiero spontaneo che mi sorge mi spinge istintivamente a muovermi su di te.
Simulo una penetrazione nei movimenti.
Ondeggio su di te più volte carezzandoti la schiena.
Inizio a scoparti come fai tu con me. Inizio a fantasticare sul farlo.
Il mio ondeggiare si trasforma in spinte più forti e le mie mani non ti avvolgono più in sensuali carezze ma si trasformano in schiaffi e sculacciate.
Mi spingo più forte smuovendo te e il letto su cui siamo.
Lo sai cosa sei ora? Lo sai?
Sei la mia puttana.
E’ questo che sei.
Sorridi, quasi ridi di me.
Cosa c’è? Vorrei avere il cazzo ora… vorrei averne uno mio tra le gambe, sentire lo strisciare della mia carne che ti penetra e provare i brividi del godimento. Non un piacere mentale ma fisico. Godere come gode un uomo.
E sai cosa farei ora bella puttana?
Ti inculerei.
Infilerei la punta del mio cazzo dentro te e ti sentirei sussultare dallo sforzo di contenermi mentre tento di fotterti.
Così dicendo mi sfioro il clitoride turgido di eccitazione e con nervosismo e foga riprendo a fingere di scoparti, a dirti che sei troia perché mi dai il culo, a incitarti a gridare come tu fai con me.
Grida puttana, grida!
Sorridi ancora ma rimani inerme sul letto, disteso sotto il mio corpo nudo.
Cazzo, grida puttana! Grida mentre ti scopo!
Con un colpo più forte delle anche ti scuoto mentre le mie dita sono ormai impresse su di te in più colpi che schioccano. Prima uno, poi due, poi tre botte e il rumore degli schiaffi rimbomba sordo nella stanza.
Ti volti scrollandomi di dosso e d’improvviso ti ritrovo su di me ad afferrarmi con forza schiacciandomi sul materasso.
Ora basta… Ambra, ora basta.
E piazzato tra le mie cosce ti sento penetrarmi mentre mi reggi stretta dalle braccia.
Socchiudo gli occhi, poco mi inarco e mi sfuggono alcuni gemiti.
Così mi vuoi… potermi piegare, se puoi, se ci riesci. Con il sesso e con la forza.
Ti adoro quando fai così.

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