domenica 6 maggio 2018

RICORDI COME ERAVAMO FOLLI? Racconto di Ambra.




Te lo ricordi cosa eravamo noi?
Ricordi com’eravamo folli?
Te lo ricordi come bruciavamo? Fuoco e miccia.
Io ricordo bene quei pomeriggi assurdi, passati ad inseguire gli orgasmi letto. Quelle volte in cui la follia prendeva il sopravvento. Non eravamo lucidi, eravamo straordinariamente persi.
Chissà che se avessimo avuto più tempo… sarebbe stata una spirale, la forza centripeta della nostra voglia ci avrebbe trascinato sempre più fino in fondo, fino al centro. Fino a distruggerci? Fino ad implodere in un profondo buco nero? Che questa distanza ci stia salvando da noi stessi? Dall’incendio in cui rischiamo di trasformarci ogni volta se avessimo qualche minuto in più? Se lo avessimo avuto?
Sono varie le immagini che si susseguono a rievocare quei momenti di blackout della ragione.
Io a bordo letto, i soldi accartocciati, buttati in un angolo tra le lenzuola sgualcite.
La tua voce che mi dice “sei la mia troia… oggi ti pago, se la mia troia”.
Mi rivedo nitidamente accucciata a letto. Tu che ti alzi e rimuovi la cinta dai pantaloni ben piegati sulla sedia. La tua mania di metterli ben a posto ogni volta che ti spoglio anche se io tento invano di gettare all’aria tutti i tuoi vestiti e ti chiedo di fare altrettanto coi miei.
Mania di perfezionismo la tua? Non sai che la tua donna potrebbe insospettirsi anche se ti vedesse troppo in ordine?
O stupida incoscienza la mia? Forse sopravvaluto la mia capacità di mentire al mio uomo? Di fargli bere la bugia che inventerò per giustificare la mia assenza nel pomeriggio o i segni che troverà sul mio corpo?
Pazzia la nostra? Pazzia lucida?
Vedo nitidamente la cinta. Di pelle nera con fibbia argentata.
La tua voce perentoria mi dice “girati”.
Ti starebbe bene il tono da duro, peccato che io ti conosca abbastanza da non vedertelo calzare affatto.
Fai il cattivo? Vuoi giocare? Bene, facciamolo.
Gattono a letto, dal centro fin verso il bordo. Rivolgo il culo verso te.
So cosa mi aspetta, schiocchi la cinta e sorridi.
Cosa devo dirti? Non esagerare? Non farmi male?
O fammi male purchè io goda?
Chi cazzo se ne frega ora? Ora che la figa pulsa e il cervello brucia? Tutto questo è droga. E noi siamo fatti.
Primo schioppo. Fa male sai? Piagnucolo.
Tu mi dici di smettere e sferri un secondo colpo.
Mi dici che mi farai il culo a strisce, che già vedi stampati i due segni sulla mia pelle bianca. Che dovrò mentire al mio uomo perché non sappia che porcate combino quando non sono con lui.
Stringo i denti, dici che stavolta sarà più forte e lo fai, terzo colpo che risuona schioccando sulla mia pelle dura.
Un sobbalzo e un gridolino… io che istintivamente avanzo verso il centro delle letto.
Basta! Sii buono, suuuu… basta!
Percepisco il tuo sorriso alle mie spalle… so bene che le mie moine ogni tanto producono i loro effetti! Ti impietosisci, lo so!
E mi volto, gattono ancora una volta verso te che impugni stretta la cinta tra le mani.
Hai il cazzo duro, più duro di prima. Punta prepotentemente in avanti e mi diverto a muoverlo verso il basso con una mano per vederlo sobbalzare in su irrigidito.
Scopami! Dai, ora! Prendimi!
Mi volto in fretta, culo a bordo letto e tu ancora in piedi alle mie spalle.
E sento un dardo di fuoco entrarmi dentro. Il mio vuoto riempirsi, il tuo cazzo turgido come non mai scavarmi a colpi alterni e le vampate di calore che mi risalgono dai piedi fino ai capelli… brividi di assoluto piacere che seguono i tuoi movimenti.
Non fermarti! Ti chiedo.
Mi sculacci mentre mi scopi. Porco sadico… se non mi avessi frustata il culo non avresti un cazzo così duro! Un fallo di ferro ti ritrovi!
Sai come si spegne il mio cervello in quei momenti, vero? Sai che non capisco più nulla, sai che i tuoi ceffoni che mentre mi scopi infieriscono sul mio culo già segnato di rosso dalla tua cinta dolgono poco, un attimo, il tempo di lasciar spazio al piacere di sentirsi usata? Sai come i miei orgasmi spengono del tutto la mia mente, facendomi tremare tutta, gridare e miagolare di piacere?
Proprio in quegli istanti, gli occhi colgono le banconote arrotolate sulle lenzuola sgualcite cui io mi aggrappo per resistere ai tuoi poderosi assalti.
Sono la tua puttana oggi… .
Sono la tua puttana… .
Sono la tua… .
Te lo ricordi cos’eravamo noi?
Ricordi come eravamo folli?

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