lunedì 29 ottobre 2018

JULES ET JIM. (2)

Parte seconda.





Alzo gli occhi, lui torreggia vicino a me, dio... se e' alto, bello come un dio e nero per sovrappiù, è nudo e il suo membro mi ondeggia moscio davanti, accidenti se moscio è così, immaginiamoci quando gli tira...!

"Non usare l'acqua della cisterna per bere o per far da mangiare, e' stata inquinata dalle ultime piogge".
"Quello dell'agenzia non mi ha detto niente".
"Ti do io alcuni contenitori con l'acqua potabile, bisogna rifornirsi giù alla fontana del paese o acquistare quelle tanichette da cinque litri...".
"Ti ringrazio, domani provvederò'...".


Mi metto seduta, lui segue interessato il movimento dei miei seni.


"A proposito io sono Giulia...".



Gli allungo la mano, lui si piega e si siede davanti a me... accosciato, il suo affare che calamita il mio sguardo è ancora più' in evidenza.
Ci stringiamo la mano, che bella mano forte, con dita lunghe....
"James, ma chiamami Jim...".


Jim, Jim, Jim... avete capito ora?


Mi vedo catapultata nella storia vissuta dalla protagonista del film, in un attimo vivo la storia, volo con la fantasia e passo dalle braccia di uno a quelle dell'altro, dalla verga bianca dell'uno a quella nera dell'altro, poi la sua voce mi richiama a terra.... 


"Ti fermerai a lungo...?".
"Tutta l'estate, veramente non solo per vacanza, devo finire alcuni lavori...".
"Di che genere?".
"Ma traduzioni di articoli di viaggi, commenti a reportage fotografici..., roba così...".
"Che coincidenza, anch'io sto traducendo alcune cose...".


Mi racconta che e' vissuto gli ultimi due anni nei paesi francofoni dell'Africa occidentale, ha raccolto racconti e leggende popolari e le sta traducendo in francese e se andrà bene, economicamente s'intende, forse un domani anche in italiano.
E' senegalese d'origine, risiede in Italia con un incarico diplomatico, temporaneo purtroppo, lamenta, è solo una soluzione per avere la residenza in Europa.
Parla bene l’italiano, seppur con qualche esitazione.
Lo guardo interessato, lui anche mi scruta.


"Come sei bianca... sei bellissima...".
"Ti ringrazio, mi vedi bella per il contrasto con la tua pelle...".
"No, no, veramente...".


Mi viene caldo, fuori e... dentro, ci sta provando?
Magari...!
Io senz'altro non mi tiro indietro, mi alzo e mi stiro, alzo le braccia e i miei seni seguono il movimento, lui mi guarda.
I suoi occhi si posano sul mio petto e poi scendono e si fermano proprio li'... si... proprio li', li' dove riccioli biondicci e bagnati ricoprono il pube ma non nascondono il mio sesso.
Alza lo sguardo e incontra i miei occhi, i miei sono interrogativi, lo interrogo mentalmente...


Allora ti piace... bell'uomo...?
I suoi mi rispondono...
Si... mi piaci... bella bionda.... 


Sorrido e lui sorride, si alza e torreggia su di me, perché gli occhi mi corrono sempre lì?
Ora non è più tanto moscio, anzi ha degli ondeggiamenti verso l'alto e il suo glande mostra la testa....


Accidenti non ti hanno insegnato da piccola che bisogna guardare negli occhi le persone...!!!


Mi sto eccitando ma non voglio bruciare le tappe, mi ributto in acqua, resto sott'acqua fino a quando mi scoppiano i polmoni, riemergo al largo, lui è rimasto a riva, chissà perché gli guardo subito l'inguine....


"Sto preparando un cous cous con il pesce fresco, vuoi venire da me a cena?".
"Volentieri...".
"Ti aspetto, vieni quando vuoi, però non ho alcolici, se vuoi berne dovrai portartene...".
"Va bene...".


Quando salgo trovo alcune taniche d'acqua, disfo le valigie, Jules mi telefona, che rottura!
Si... l'ho conosciuto, vado a cena da lui, e penso... e forse mi faccio scopare, si... d'accordo poi ti telefono, se mi gira... aggiungo mentalmente.
Faccio una doccia, mi asciugo e pettino i capelli, non so a che ora andare da lui, ma che importa... ci vado adesso.
Per non andare proprio nuda, mi metto uno straccetto.
Esco dal mio cancelletto e entro dal suo.


"Jim...?".
"Si... vieni... entra... sono in cucina".


Lui e' ancora nudo, accidenti a me... perché mi sono vestita?
L'arredamento e' informale, tappeti e cuscini per terra, niente tavolo, qualche cassettone nella sala, l'angolo cucina attrezzato dove lui sta lavorando.


"Ti sei portata da bere?".


No, l'ho dimenticato... dove ho la testa?.
So che Jules ha portato alcune bottiglie di vino, io non bevo spesso, ma stasera...!
Approfitto per togliermi lo straccetto che indosso e ritorno, ci guardiamo e scoppiamo a ridere, lui si e' bardato con un sarong intorno ai fianchi e io invece... lo toglie prontamente e ritorniamo Adamo e Eva.
Sto con lui mentre prepara le pietanze, ho aperto il vino e ne prendo un bicchiere, parliamo di noi, delle nostre speranze, dell'insensibilità e tirchieria degli editori, gli racconto di come mi sono messa assieme al mio.
Mi guarda....


"Un po' siamo delle puttane, ci vendiamo, vendiamo il nostro cervello o almeno lo affittiamo a ore...".
"Si... e non solo il cervello...".
"Su, non ti rattristare, in casa mia e' vietato, prendi un altro sorso del tuo vino...".


Lui vive con un piccolo fondo spese che gli passa l'ambasciata, poi qualche lavoretto di traduzione e poco altro, la sua famiglia d'origine vive in Francia e lo aiuta.
E' molto più giovane di quanto mi aspettassi, ventisei anni, è laureato in letteratura francese e in etnologia.
Io mi tolgo per l'occasione cinque anni quanto gli dico la mia età.
Porta sul tappeto un bacile di rame, lucentissimo, dove ha preparato il cous cous, ci accomodiamo sui cuscini e prendiamo a mangiare, lui beve te' verde e mangia con la mano destra, alla musulmana, mi chiede se voglio un cucchiaio, si... grazie, mi trovo male a mangiare con la mano, il cibo mi sfugge dappertutto. Bevo il vino di Jules, e sento che mi sta dando alla testa.
Sono seduta accovacciata a gambe larghe sul cuscino, noto che gli sto mostrando la parte più nascosta di me e anche la più interessante a notare dai suoi sguardi ripetuti verso il mio basso ventre, ma si... guarda pure bell'uomo, sento le tue occhiate penetrarmi.
A proposito... il suo e' ritto... il glande di colore rosato guarda verso il soffitto e gli arriva all'ombelico... accidenti!
Ogni dubbio sulle sue dimensioni svanisce quando si alza per accendere lo stereo, dio... che articolo...! Lungo non grossissimo... leggermente piegato verso il basso, io mi sto letteralmente liquefacendo... sto bagnando il cuscino con i miei umori vaginali.
Leva i vassoi e il resto e mi si siede vicino.


"Ci facciamo una canna?".


Come no!
Visto che ci siamo... trasgrediamo del tutto... alcool... droga... sesso... e avanti così a tutta forza.
Prende un cartoccione arrotolato dal cassettone e lo accende, poi lo passa, accidenti che forte e come mi prende subito, lo spinello gira e gira ancora,
si alza, comincia a ballare, le sue movenze sono sinuose e conturbanti, gira e si alza, si abbassa e con lui si muove quel capolavoro ritto che gli spunta fra le gambe.
Mi alzo anch'io e prendo a muovermi al ritmo della musica, certo non come lui che ha le movenze e la grazia di un gattopardo, lo raggiungo e gli volto la schiena, strofino le natiche sulle sue gambe, sento la sua verga all'altezza della mia schiena... e' alto... altissimo.
Le sue mani mi attirano a se, mi strizzano le mammelle, mi tormentano i capezzoli inturgiditi, porto le mani dietro la schiena e lo cerco, e' bollente e come e' liscio il suo glande... e che grosse vene in rilievo gli solcano l'asta.... 

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