Esistono amori di un
giorno e amori di una vita.
Amori maledetti.
Amori carichi di
tenerezza e amori crudeli.
Amori sinceri e amori
falsi.
Amori caldi e amori
tiepidi.
Amori razionali e amori
pazzi.
Amori giusti e amori
sbagliati.
Mille amori.
Amori, amori, amori..!
Amori maledetti... senza
speranza, senza futuro.
La sorella è appena
tornata a casa dopo il parto, lei, colei che è la protagonista di
questa storia è la sorella più giovane, per il momento vive
temporaneamente in casa della sorella per assisterla in quelle prime
giornate complicate.
La vede allattare, il
seno gonfio e i capezzoli turgidi. La goccia di latte che lentamente
esce, il piccolo che, ingordo, porta la boccuccia trova il capezzolo
e succhia voracemente.
Perché deve sentire un
vuoto al ventre mentre assiste? Perché deve tormentarla quella
voglia d’avere quella boccuccia che succhia il suo seno di vergine?
Il suo seno arido, asciutto, senza latte?
Sa anche che ciò
causerebbe la reazione rabbiosa del neonato. Lui vuole succhiare,
alimentarsi, il latte è la sua vita.
La sorella esce per
delle piccole incombenze, appena sente la porta di casa rinchiudersi
prende il piccolo dalla culla, si scopre il seno e glielo offre. Il
piccolo cerca il capezzolo turgido, succhia e morde forte con le sue
gengive senza denti, poi arrabbiato rifiuta e frigna il suo
disappunto.
Lo rimette al capezzolo
e mentre il piccolo riprende a succhiare, lei si sente invadere da
una sensazione di piacere mai conosciuta prima. E’ come un
lentissimo orgasmo, tutto cerebrale.
Poi si copre, copre il
bel seno verginale, pieno, sodo e soffice. Rimette il piccolo a
dormire nella culla.
Lo guarda adorante.
-Ti adoro… piccolo!-
Da allora, quando le è
possibile, in ogni occasione, porge il suo seno al bimbo. Sempre di
nascosto dalla madre dato che è un segreto fra lei e il bambino. I
giovani sposi le chiedono di sorvegliare il bimbo una sera a
settimana, vogliono passare una serata rilassante e lei accetta in
cambio di una piccola somma che utilizza per andare in discoteca.
Lei è una ragazza
normale, mangia, beve, dorme. Ha amici e simpatie. Si diverte. Non ha
grandi aspettative ma ha comunque delle idee chiare sul suo futuro, è
razionale, positiva ma ha un piccolo segreto.
Appena i genitori del
bimbo lasciano casa, lei prende in braccio il bimbo, esaudisce le sue
necessità, lo pulisce, gli cambia il pannolino. Poi… si distende
sul letto degli sposi, apre la camicetta e libera il seno, per
invogliarlo a succhiare prova di volta in volta a metterci qualcosa
che possa allettarlo, dello zucchero, del miele, quindi si posa il
bimbo sul petto nudo e gli da il capezzolo. Il piccolo prende gusto e
succhia, spinge con il volto contro la mammella, lei si tocca piano,
lentamente fra le cosce. Non cerca il godimento, le basta quella
carezza prolungata. Non vuole raggiungere il climax ma solo quella
sensazione del tutto particolare che prova.
Tutto questo si ripete
fino a quando è possibile. Rinuncia senza troppi problemi appena si
rende conto che la cosa potrebbe diventare evidente e pericolosa.
Smette e diventa solo
una zia affettuosa.
-Ti adoro… piccolo!-
Passano gli anni. Lei ha
la sua vita. Ha incrociato vari uomini, ha convissuto con uno di loro
e sperato di costruire assieme a questi un progetto di vita, ma non
ha funzionato. Lavora ed è mediamente soddisfatta. Rivede spesso il
nipote che intanto ha passato la fanciullezza, quindi l’adolescenza
e ora è un giovane uomo attraente.
Spesso la famiglia si
riunisce in ricorrenze conviviali, come i compleanni o le solite
feste come Natale e Pasqua. In una di queste riunioni si trovano soli
sul terrazzo della casa in campagna.
-Oggi è san Giovanni…
è proprio vero che è il tempo che passa a determinare la morale del
momento presente. Lo sapevi che era la notte dedicata ai divertimenti
di ogni genere? La notte di San Giovanni. E questo anche nei paesi
bacchettoni come poteva essere la Spagna del 1500? A Madrid tutte le
carrozze erano impegnate. Le donne, da sole, andavano sulle rive del
Manzanarre a caccia…-
-A caccia…?-
-Di avventure amorose…
di uomini…-
-E gli uomini…?-
-Gli uomini diventavano
selvaggina… prima degli scambi di approcci verbali scherzosi, poi
se si raggiungeva il necessario amalgama, gli uomini salivano sulle
carrozze…-
-Certe usanze non
avrebbero mai dovuto passare di moda…-
-Ho un ricordo che mi
torna a volte. E’ nebuloso, strano… a volte più nitido a volte
meno. Non so se faccio bene a parlarne, se sbaglio bloccami subito e
smetto.-
-Certo… dimmi…-
-Sogno che da bambino mi
allattavi tu, che ero attaccato al tuo seno. E questa cosa mi piaceva
immensamente. Non ti nascondo che mi procura una eccitazione pazzesca
e spesso mi causa delle polluzioni notturne… c’è qualcosa di
vero in questo sogno?-
-E se fosse…?-
-Mi piacerebbe che fosse
vero, spero sempre che tu mi venga in sogno.-
-Mi piaceva attaccarti
al mio seno. Non avevo latte naturalmente e tu dopo un po’ mi
rifiutavi. Ma quell’attimo che succhiavi? Che mi mordevi rabbioso
il capezzolo? Mi davi un piacere infinito.-
-Davvero?-
-Non so esattamente se
hai una ragazza ora, adesso…-
-No… non ne ho, ma in
ogni caso vanno e vengono, sono figure che passano come ombre in una
specie di chiaroscuro. Torniamo, ti prego, al fatto del mio
succhiare, di cosa godevi? Era simile al mio godimento?-
-Non conosco il tuo…
il mio era molto cerebrale. Rimaneva confinato nel mio cervello…-
-Il mio credo fosse
sessuale anche se prematuro. Anche ora a pensarci mi eccito…-
-Eccitato lo eri, il tuo
piccolo attributo… sai di cosa parlo, diventava rigido ma forse era
perché appena dopo facevi pipì e inondavi il pannolino…-
-Io ero nudo? E tu?-
-Non completamente, né
io né tu. Io denudavo solo il petto.-
-Quando finì la
cosa?-
-Quando diventò
pericoloso, per te e per me. Non volevo che ti restasse ricordo
cosciente di questo, ma evidentemente sbagliavo, dato che rammenti e
anche bene.-
-Ti mancò quando
smettesti?-
-Si…-
-E se lo rifacessimo?
Ora…? Siamo adulti…-
-Rifarlo?-
-Si… voglio attaccarmi
al tuo seno e succhiare. Voglio vivere il mio sogno.-
-E poi…?-
-E poi…? Tutto e
nulla…-
-Vieni…-
Lo prende per mano e lo
conduce nella sua camera.
-Stai fermo… ora mi
spoglio e poi spoglio te. Tu non mi toccare, fai esattamente quanto
ti dico, non rompere l’incantesimo, il mio desiderio è
delicatissimo, basta un fiato, una parola e svanisce...-
Si spoglia lentamente,
si denuda. Il seno è ancora giovanile, le forme del corpo sono piene
ma aggraziate. Si avvicina al giovane, gli apre la camicia, la
toglie. Slaccia la cinta e apre la zip, lascia che i pantaloni cadano
a terra. Glieli leva, come fa con le scarpe e i calzini.
Sono ambedue nudi.
Lei si stende sul letto.
Lo invita a stendersi accanto a lei.
-Ora succhiami…
toccami solo il seno. Succhia, bacia, mordi. Strizzami forte i
capezzoli, non farti riguardi, non importa se mi farai male, ma non
mi toccare altro. Se ci limitiamo a questo ci salviamo dall’inferno,
dal rimorso che ho paura di conoscere.-
Lui si attacca con la
bocca e con l’altra mano palpa e strizza, sono dure le coppe e i
capezzoli turgidi. Passa da uno all’altro ripetutamente, alza un
attimo il viso…
-Non so se riesco a
trattenermi… non mi basta…-
-Masturbati… mentre mi
mordi i capezzoli, se vuoi puoi godere, puoi sborrarmi dove vuoi…
sul ventre o sul seno. Ma non avrai altro. Non voglio praticare
l’incesto con te. Sporcherebbe tutto… tutta l’idea che mi sono
fatta in quegli anni…-
-E tu…?-
-Quello che posso darti
è questo…-
-Non puoi toccarti?
Condividere almeno il mio orgasmo? Venire assieme a me?-
-Lo vuoi…?-
-Si… si… ti prego…!-
-Non mi toccherò lì…
mi limiterò ad accarezzarmi, ma ti assicuro che godrò mentalmente
quanto e forse di più che se mi toccassi… più che in un rapporto
completo…-
Lui prende a masturbarsi
con forza, veloce, la sua mano copre e scopre il glande reso paonazzo
dalla congestione sanguigna.
Stacca la bocca dal
seno…
-Verrai con me?
Assieme…?-
-Mordimi forte il
capezzolo… forte… forte… a me manca poco… sta riempiendo il
mio cervello e tra poco scoppia in un fuoco d’artificio.-
La mano di lui si muove
frenetica. Vuole raggiungere l’orgasmo.
-Oraaaaa…!-
Grida lui.
Lui non stacca la bocca
ma ha modo di appoggiare la proprio verga sul ventre di lei ed è lì
che viene con dei lunghi getti di sperma calda che coprono quella
parte del corpo di lei.
Il loro piacere si
confonde. Ora sono stesi uno accanto all’altra e riprendono fiato.
-Ti amo…-
Dice lei.
-Ti amo…-
Risponde lui.
Passa ancora del tempo.
Questi episodi si ripetono, ma senza una scadenza fissa, accadono
quando trovano il modo e l’occasione, ma non li programmano.
Avvengono e basta.
Ora, a distanza di
tempo, sono nuovamente avvinti nel loro particolare abbraccio.
Godono, poi parlano.
I loro corpi mostrano il
passare del tempo. Il seno di lei non è più così rigoglioso,
prepotente e con i capezzoli rivolti al cielo, i due globi appoggiano
invece pesanti sullo sterno. Gli anni sono passati anche per lui.
Rughe e capelli lo dimostrano. Ma l’attrazione reciproca non è mai
sfumata, è sempre presente.
-Abbiamo fatto bene a
rinunciare all’atto completo? A quanto potevamo avere e non abbiamo
avuto? Dopo tutti questi anni mi vengono tanti di quei rimpianti…-
-Io non ho mai avuto
dubbi. Non volevo l’atto completo, non con te. Da te volevo solo la
tua bocca al mio seno. Il fatto di masturbarti mentre succhiavi è
stata una necessità, non potevamo lasciar montare il tuo desiderio
senza soddisfarlo. Non rimpiango di non aver mai toccato il tuo pene,
né di non aver mai baciato la tua bocca o che tu non mi abbia mai
penetrata, non lo rimpiango. Ho mantenuto la cosa nei limiti che mi
ero imposta. Non è un vero incesto. E poi? Tu hai moglie e figli.
Una vita anche oltre i nostri incontri. Tu ami anche lei.-
-Si… ma ciò non
toglie che mi manca tutto. E che quanto dici è quantomeno
leggermente illogico. Ma così è stato stabilito, ho accettato e
così proseguirà.-
-E’ scritto che non
poteva essere diversamente, perché pensarci ora? Io sono nel
crepuscolo della vita, viviamo il momento.-
- E’ come dici tu,
fino alla fine. Ti amo.-
-Ti amo… anch’io. Da
sempre e per sempre.-
-Si… per sempre…-
Amori, amori… amori,
quanti amori.
Amori diversi. Amori
strani.
Amori che non finiscono
mai.
T.
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