I
Famèi. (I famigli.) La seconda donna.
Cinquanta
lire! Nel 1910?
Probabile
che la padrona avesse pescato a caso la banconota nel cassetto dei
soldi nella fretta di farmi andar via!
Non
era certo una fortuna, ma per me che di soldi avevo visto solo
monetine di pochi centesimi? Insomma mi si apriva un mondo
assolutamente nuovo e pieno di desideri da poter soddisfare.
Il
primo fra tutti? Il sogno di ogni giovane, andare nel bordello
municipale e scopare! Avevo sentito i racconti mirabolanti dei
compagni più grandi del paese che ci erano stati, uno poi… che
raccontava con tutti i particolari delle scopate con una puttana
napoletana con il culo enorme.
Lui
raccontava e noi… che ascoltavamo le sue imprese, lo seguivamo come
i topolini seguivano il Pifferaio Magico, ma anziché condurci in
riva al mare per annegarci come nella fiaba, ci guidava al campo di
cocomeri e qui… ognuno prendeva la sua anguria, a suo gusto… chi
la voleva grossa come il culo della napoletana del casino, chi snello
come quello magari della sorella che era l'indirizzo della sua
masturbazione quotidiana, con il coltello si praticava un buco e poi
si ficcava il cazzo…
Ecco
a cosa pensavo mentre raggiungevo la città a piedi, sapevo i prezzi
della "veloce", della "doppietta" e di tutta la
serie, ma quello che volevo io? La "mezzora" che costava
tre lire e cinquanta, ma per principianti, militari e studenti…
c'era uno sconto, bisognava solo andarci nei tempi di poco lavoro per
le puttane e si otteneva. Io… in mezz'ora potevo farne due sicuro e
forse tre!
Camminando,
camminando ci arrivai in città e da subito iniziai a mettere in
pratica i miei propositi. Per dormire? "L'Albergo dei poveri",
per mangiare una delle varie mense gratuite o quasi, ma subito? Una
visita al bagno diurno della stazione e il barbiere, spesa? Sessanta
centesimi.
E
infine per quella giornata una visita dal robivecchi, mi ero
irrobustito nel tempo trascorso dal birraio, il lavoro pesante, il
vitto costante… insomma i panni mi erano diventati stretti e
comunque lisi dall'uso e li sostituii con abiti usati.
Lo
specchio del robivecchi mi restituii un'altra immagine di me, i
capelli lucidi e impomatati, i sottili baffetti mi davano un aspetto
civile, non sfiguravo più nei confronti dei cittadini.
Passai
la sera mangiando e poi bevendo un bicchiere di vino in osteria, soli
uomini i presenti e parlavano delle puttane del casino, tutti
concordavano sulle virtù di una certa Marta, calda e dalla fica
strettissima, ti faceva venire in un attimo, dicevano, ti strizzava
dentro il cazzo e non avevi scampo! Mi inserii e chiesi della puttana
napoletana, c'era ancora? Quella dal culo enorme che aveva causato
tutte le mie chiavate sulle inconsapevoli angurie.
Ancora
la ricordavano… la Nora! Gran scopatrice ma si era trasferita a far
la vita in chissà quale città.
Il
casino.
Il
puttanismo è vecchio come il mondo, senza considerare che scopare
nei falsi e puritani paesi cattolici è da sempre considerato un
peccato mortale, poi se non scopiamo per prolificare noi, uomini
comuni, ci sono sempre preti, vescovi, cardinali e papi puttanieri
che possono inseminare tante donne in fregola da popolare loro il
mondo e ancora? Meglio scopare in casino che una moglie che scodella
figli con la frequenza di una coniglia e mette al mondo infelici che
non hanno da mangiare.
Ecco
cosa pensavo mentre attendevo che il casino aprisse le porte, era
ormai il primo pomeriggio ma avevo voglia fin dalla sera prima, mi
incuriosiva la Marta, quella dalla fica stretta, che sapeva
strizzarti il cazzo con la fica.
Come
il portone si aprì mi precipitai dentro!
C'era
una signora grassa dietro il banco, la tenutaria o la maitresse come
voleva essere chiamata, che prese a ridere.
-Che
precipitazione, giovanotto! Si vede che hai il diavolo nei
pantaloni!-
-Signora...
chiedo scusa, è la prima volta che vengo...-
-Un
principiante!-
E
rivolta ridendo alle donne svestite che sedevano in sala.
-Voi...
nessuna vuole fare da nave scuola a questo bel ragazzo?-
-Signora...
vorrei la Marta. Una mezz'ora e ho diritto allo sconto...-
-La
Marta? Deve ancora scendere, stanotte l'hanno tenuta occupata fino
alla chiusura, è la nostra signorina più richiesta, puoi
aspettarla. Se cambi idea... dimmelo.-
Mi
sedetti quindi sul divano che occupava tutta una parete e presi a
guardare le donne presenti.
Le
guardai e le riguardai, erano parzialmente svestite, solo il seno
totalmente scoperto.
Belle
tette... piene e grossi culi. Le guardavo e mi eccitavo, ormai il
cazzo spingeva contro il tessuto dei pantaloni da essere visibile,
avevo adocchiato una bruna come alternativa alla Marta, mi sembrava
la più bella e adatta a me... quando lei, Marta, scese le scale.
Era
la più giovane e indubbiamente la più bella, bel corpo, bei capelli
e bel viso. Mi alzai in piedi per avvicinarla, ma fu la maitresse ad
avvisarla.
-Marta...
sei attesa. Questo giovanotto ti ha prenotato.-
E
mi indicò.
Come
girò il viso verso di me... la riconobbi. Era la Francesca, la
figlia più grande dei B., altra famiglia poverissima del mio paese,
era stata in classe con me nella ripetizione della quinta elementare
fino ai dodici anni, maggiore di me di due anni ed era stata anche
lei una famèi.
Non
mostrai di riconoscerla, mi avvicinai al banco.
-Un'ora...
Signora. Con la Marta...-
-Prezzo
speciale per te... sei lire. Consegna la marchetta alla Marta.-
La
seguii per le scale, ammirando le movenze del suo culo, un movimento
altalenante delle belle chiappe e a volte la rapida visione del suo
pelo nero.
Entrammo
nella sua stanza, prese dalle mie mani la marchetta e la ripose, si
girò verso di me…
-Hai
saputo di me… in paese? Ne parlano?-
-No…
manco da paese da mesi, un puro caso… mi fa piacere vederti…-
-Vieni…
parliamo dopo, sei venuto per scopare, no? Non perdiamo tempo,
spogliati.-
Intanto
aveva versato dell'acqua da una brocca in un catino, mi avvicinai e
prese a lavarmi il cazzo, era il modo delle puttane per controllare
se il cliente non avesse scolo o creste di gallo.
-Hai
un bel cazzo... e mi sa che fra un attimo mi sborri in mano. Sei
carico... ahah! Che ne dici se ti faccio venite in bocca? Con la fame
che hai neanche ti si smolla il cazzo!-
Mi
si inginocchiò davanti e prese e sbocchinarmi! Cavolo... se era
brava! Leccava e lo prendeva tutto in gola e aveva ragione sul
giudicarmi poco prima. Un minuto e venni copiosamente nella sua
bocca. Sputò il tutto in una bacinella e tornò a lavarmi. E... il
cazzo era sempre duro come aveva previsto.
-Come
vuoi farlo? Preferenze?-
Volevo
tutto, provare tutto con lei, da sopra... premendo con il petto sulle
sue belle tette, da dietro... sbattendo forte sul suo culo, ma fu lei
a decidere.
-La
prima? Ti scopo io... ti cavalco. Ti faccio godere piano... vedrai,
te lo strizzo il tuo bel cazzo e ti svuoto completamente, ti spremo!-
E
lo fece e lo fece durare, oh... raccontare il modo sublime con il
quale sapeva lavorare con la fica? Premeva e rilasciava le pareti e
portava davvero il cazzo in paradiso. Intanto la palpavo, palpavo le
belle tette, la stringevo ai fianchi, le palpavo il bel culo.
E
mi portò all'orgasmo! E quanto urlai liberando tutta l'aria che
avevo trattenuto nei polmoni.
La
terza da dietro! Ho sempre amato questa posizione, la visione della
sinuosità del culo, l'ampia curva che si apre dalla vita sottile
nelle anche e infine nelle natiche?
Quattro
volte sborrai in quell'ora abbondante con una pausa fra la terza e la
quarta, pausa nella quale parlammo un po', parlò quasi sempre lei,
si raccontò, come in uno sfogo rabbioso verso il mondo.
Era
una storia abbastanza comune per le famèi, cioè succedeva, non era
il mondo cattivo con noi, noi subivamo le persone.
Fu
presa a servizio da una famiglia agiata come domestica a costo zero,
una serva a titolo gratuito da sfruttare. Solo che questa volta
subentrò il sesso, fu violentata dal padrone e il sesso con lui
continuò per tutto il tempo, si illuse o meglio lui l'illuse, una
illusione dimostratasi vana e crudele ma per tutto il tempo sperò di
poter avere di più, sbagliando. E si accorse che le piaceva il sesso
con lui, anche la sottomissione, anche la violenza e che lo amava ma
tutto precipitò quando si accorse di essere incinta, come ne parlò
fu cacciata dalla casa sui due piedi.
Un
figlio che voleva tenere la portò presto a far la puttana nel
casino, guadagnava abbastanza da farlo tenere a balia da una donna di
un paese vicino, si... ogni suo guadagno serviva per il bambino. Non
si rifiutava mai, per quanto stanca, non le interessava il numero di
uomini che la possedevano, non ne vedeva il viso, non pensava... le
interessava il denaro per il piccolo.
La
sua storia mi fece capire che per una famèi essere femmina era
ancora più pesante e devastante.
Avevo
il freddo nel cuore per il dispiacere che provavo e lei nel
lasciarmi.
-La
prossima volta... prendi la notte intera e ti farò ogni cosa, mi
potrai avere in ogni posizione e modo, mi serve ogni centesimo che
guadagno e se mi darai altre cinque lire... ti farò un regalo
speciale.-
E
girandosi mi fece capire cosa intendesse, il pagare per la notte e le
ulteriori cinque lire mi avrebbe dato l'opportunità di avere il suo
culo, che strizzava il cazzo quanto e come la sua fica.
Ma
il rapporto con lei era devastante e finì con quella notte speciale,
troppo dolore per il suo percorso, per la dedizione assoluta con la
quale si sacrificava per il bambino.
E...
comunque troppo costosa, al di fuori delle mie possibilità, da lì a
poco avrei dovuto combattere per la mia sopravvivenza.
Tornai...
al casino? Quando ci tornai non c'era più e non la cercai.
Lei
fu la mia seconda donna.
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