Pochi
giorni dopo, convinto il marito di Elisabetta, sono a colloquio con
l'Abate del monastero, sono seduti, loro e i loro mariti,
davanti al lucido tavolo e prendono accordi per il loro soggiorno,
durerà almeno una settimana e l'Abate si scusa per la mancanza di
comodità che dovranno sopportare.
Le
due donne, Elisabetta in modo particolare, ammirano la maschia figura
del religioso, vero... che ha i capelli e barba incanutita, ma la figura
è possente, è alto almeno venti centimetri più dei due nobili
mariti e massiccio come un orso. Elisabetta si trova a immaginare la
sua verga, si vede a prenderla in mano, menarla... prenderla in
bocca, sentirla entrare nella sua figa fradicia. Torna alla realtà
con fatica. Ma non riesce più a seguire il discorso, la sua mente
fugge di nuovo, è bagnata all'inverosimile. Non vede l'ora che venga
sera.
Poi...
Claudia riesce a fare in modo che si possano intrattenere da sole con
il prestante religioso. Gli fa ammirare la femminilità della sorella
minore e l'uomo mostra, con un sguardo ardente, di apprezzarla.
Claudia dice... che per la sorella, ancora stretta e quasi vergine,
vuole lui, la sua opera santa e paziente, e poi... via via... i più
ardenti stalloni della comunità religiosa.
-Quanti...
in tutto...?
Chiede
il religioso.
-Cinque...
con lei... Vostra Magnificenza...
-No...
sei...!
Si
inserisce la giovane Elisabetta.
-Per
stanotte... sei, allora.
Precisa
Claudia...
-Per
le notti successive... vogliamo più stalloni assieme, compreso lei,
Vostra Magnificenza... anche una decina o più!
-Sarà
un vero onore... Vostra Altezza...
Risponde
l'Abate inchinandosi.
Le
ore passano lentamente, non hanno modo di avere la possibilità di
trovarsi da sole, Claudia le ricorda che dovrà farsi possedere dal
marito. Lo fa anche lei... stimola il marito a prenderla, succede, ma
tutto è così senza piacere. Ma è necessario per quello che
succederà. Anche per Elisabetta è altrettanto deludente, vedere e
sentirsi toccare e infine prendere, per modo di dire, da quell'uomo
insignificante e da quel cazzetto molliccio, non la porta certo a
godere. Ma gode dopo, toccandosi furiosamente e pensando ai cazzi
enormi che la prenderanno senza pietà!
Con
ancora le dita impregnate dal proprio umore va dalla sorella e le
mette le dita sotto il naso, gliele fa baciare, Claudia capisce e
lecca con voluttà...
-Quanto
sei troia... sorellina...
-Mai
come te...
Arriva
finalmente sera, consumano il pasto nella sala privata della abitazione vescovile,
quindi... tutti loro, accompagnati dall'Abate, vanno al padiglione
del Santo, le sorelle entrano. La porta viene chiusa e la chiave
custodita da uno dei mariti che mettono il loro sigillo sulla
striscia di carta che garantirà, l'indomani, che nessuno sia
entrato dopo loro.
Le
due sorelle... fremono.
Sanno
che devono ancora attendere, che il monastero si fermi completamente
per il riposo notturno, ma tutti gli interessati sono svegli.
Le due
donne che si stanno toccando con libidine sul letto, nude. I
religiosi interessati che aspettano di intervenire. I due mariti...
che passano lunghe ore in eterne partite a dama.
Mentre
le sorelle sono intente nel toccarsi e baciarsi percepiscono la
presenza dell'Abate, entrato senza il minimo rumore, ne vedono la
sagoma, vedono che si libera velocemente del saio e che si avvicina.
E' davvero grande e grosso. Grosso tutto... anche il duro cazzo che
mostra diritto, teso verso l'alto.
Claudia
vuole che sia la sorella ad essere presa. La sua figa non ha mai
preso un cosa di simili dimensioni, la fa mettere distesa sul letto,
la tranquillizza e la incoraggia con parole ora dolci e ora volgari. Le
apre le gambe e la offre all'uomo eccitato, il quale si mette fra
le gambe di Elisabetta, punta la sua verga proprio sul solco bagnato
e spinge, entra con un unico potente colpo di reni! E Elisabetta
emette un grido! Di dolore e di libidine. E poi... i colpi continui
di cazzo! Spinti dentro con forza, le mani grosse e nodose che la
tengono per le chiappe e la tirano.
La
bocca crudele che le morde le labbra e le tette. E infine...
l'orgasmo diverso, mai provato! Quello causato da un grosso pene
rigido che penetra senza riguardi, gli orgasmi ora che sono iniziati
sembrano non finire mai! Claudia la sta baciando e li beve dalla sua
bocca, smorza le grida libidinose che Elisabetta emette. Bacia la
bocca e preme forte la mano su un seno, strizza il capezzolo.
Elisabetta, che perde la sensazione del tempo e che mai ha immaginato un
godimento così intenso, cerca di allacciare le proprie gambe al
corpo dell'uomo sopra di lei, ma lui è troppo grosso, troppo robusto
e allora le tiene alte... oscillanti ai colpi di cazzo che non
smettono di aprirla. E' bagnata in una maniera oscena. Il suo succo è
denso e profuma. L'uomo gode, le sborra dentro con urla bestiali e continua a pompare nella figa colma di umori fino a
perdere l'erezione, poi... si stacca stendendosi sfinito sulla
schiena a braccia larghe. E... Claudia si precipita su di lui! Vuole
leccare quella sborra che copre il grosso pene,
ancora grosso ma non più duro. Lo tiene in bocca, lo scappella e
passa la lingua sotto la corona. Adora quell'odore forte di uomo,
sente anche la fragranza forte della sorella. Stringe forte il grosso
sacco dello scroto dell'uomo. E gli tocca il buco peloso che l'uomo
ha fra le robuste natiche. Ora Elisabetta la raggiunge, divide con la
sorella il membro, si alternano nel leccare, nel succhiare,
nell'inghiottire. Ora la composizione è più complessa, a triangolo,
Elisabetta lecca l'uomo, Claudia beve la sborra dalla sua figa,
l'asciuga, la pulisce. L'uomo ha la figa di Claudia vicino, la tocca,
la penetra con la grossa mano.
Ora...
sono di nuovo alle prese con la grossa verga che si sta rialzando, che con scatti ridiventa dura, un vero palo di carne. L'uomo si alza, va
al tavolo e mesce tre bicchieri di vino dolcificato con miele, bevono
e riprendono. Ora dispone le due donne in ginocchio sul bordo
letto... vicine, a contatto di corpo e inizia a penetrarle,
Claudia, Elisabetta, ancora... ancora. La stanza, pur grandissima,
è pregna dell'odore del loro coito. Si alterna nello sfondare di
colpi la figa delle due donne! Sbatte forte contro i culi morbidi e
tondi! Claudia... quando tocca a lei essere presa... porta la mano
fra le proprie cosce e tira forte lo scroto dell'uomo, come per
essere penetrata di più. Non solo... ma quando è Elisabetta ad essere penetrata, raggiunge con la sua mano il ventre della sorella e le
strofina forte il clitoride accrescendo a dismisura il suo godimento.
Quando è l'uomo a far capire che sta per godere, per sborrare...
lei, Claudia, gli chiede...
-In
mia sorella... Vostra Magnificenza... sborri dentro di lei!
Ancora
riposo, ancora il gioco fra le donne e l'uomo. Le donne sono avide di
sensazioni, di godimento, non danno tregua al religioso. Ora gli
stanno leccando il culo, è Claudia che mostra alla sorella come
fare. L'uomo è a pecora sul letto, nella stessa posizione che
avevano prima le due donne. L'odore forte e selvatico del culo
dell'uomo agisce come un forte stimolante alla loro libidine non
ancora saziata. Leccano e tengono stretto lo scroto e il cazzo
dell'uomo. Penetrano nel culo dell'uomo con le dita. Assieme, un
dito ognuna. Lo pompano e il cazzo ritorna duro.
L'uomo
è ora disteso e lo cavalcano a turno, sono delle valchirie che
spronano il loro cavallo, che lo spingono ad una corsa estrema! Una a
cavalcioni, penetrata, impalata sulla verga dura, l'altra seduta
sulla faccia che gli strofina forte la figa sulla dura e crespa
barba. Si alternano a cavalcarlo. Lo vogliono sfinire, sfiancarlo in
quella lunga e libidinosa corsa verso il piacere!
E ci arrivano...
dopo una moltitudine di orgasmi, sono sfinite e non sazie. I capelli
sciolti disordinatamente. E Claudia ancora avverte l'uomo...
-Dentro
di Elisabetta... Vostra magnificenza... e dopo finisco io di prendere
la vostra sborra santa...
Come
vede che l'uomo inizia a godere si stacca dalla sua bocca, dal suo
viso, dalla sua barba, aspetta che la sorella goda e poi la fa
staccare e finisce lei, ne prende anche lei quello che l'uomo ancora sborra, montandolo a lungo
fino a quando l'uomo mantiene la rigidità! E anche lei riceve la
sua parte di sborra.
L'uomo
non ne ha più per nessuna.
Si rialza, si veste, si accomiata dalle
nobili donne.
Lo
salutano deferenti e Claudia...
-Domani
notte... vi daremo il nostro culo... Vostra Magnificenza, il mio e
quello di Elisabetta, è vergine... sarete il primo.
Si
stendono sul letto, bevono un sorso di vino, mangiano della frutta
secca, Elisabetta chiede...
-Ce
la faremo? Ne abbiamo ancora cinque...
-Hai
dei dubbi? Io no...
-Neppure
io... anche se ho la figa che brucia...
-Vedrai
domani mattina... cara sorellina... vedrai domani...
Gli
uomini si susseguono, i loro cazzi sempre diversi, il godimento
assurdo, Elisabetta che delira dalla libidine, che entra in uno stato
di raptus assoluto. Cazzi dritti e storti, coperti e scappellati,
fini e larghi, corti e tozzi. Cazzi di ogni misura e genere.
L'ultima
parte della notte riposano un attimo, sono sazie?
Si dicono...
-Oh... se ce ne fossero altri... li prenderemmo, vero sorella?
-Si...
li prenderemmo senza meno... amore mio.
I
mariti aprono la porta, le trovano stanche ma raggianti.
-Hanno
avuto la visita del Santo Protettore?
Chiede
uno dei due...
-Si...
marito mio, ci ha dato buone speranze che le nostre preghiere
abbiano l'effetto che speriamo.
Risponde
Elisabetta.
Durante
il giorno dormono, ognuna nella propria camera, mangiano e dopo non
dimenticano di pretendere dal proprio relativo marito il dovere
coniugale. Questi... distolti dalla eterna partita a dama che li
appassiona, si applicano malvolentieri e non si accorgono della
condizione disastrata della figa della moglie. Sborrano velocemente
sul solco e tornano al gioco.
La
notte successiva?
Elisabetta
viene iniziata alla penetrazione anale. Claudia l'avvisa...
-Vedrai
amore... ti ci appassionerai così tanto che preferirai questo tipo
di contatto a quello canonico, a quello nella tua dolcissima figa, da
un piacere diverso, più trasgressivo... più animale, più porco...
più sporco...
E'
l'Abate il primo a possedere il culo di Elisabetta. E' una lunga
battaglia riuscire a scardinare quel prezioso buco, un gioco stancante ma di
gran soddisfazione per entrambi. C'è il dolore, ammette
Elisabetta, ma quella sensazione mentale di sottomissione all'uomo?
Quel sentirsi sfondare? Quel grosso cazzo dentro l'intestino?
-Oh...
se mi piace... essere inculata! Forte... a lungo, ripetutamente!
Confessa
estasiata alla sorella.
Si accomiata l'Abate e ora i monaci vengono a coppia. Si alternano sulle sorelle. Se le
scambiano, le godono, le riempiono di sborra.
Quanti
sono nella notte?
-Sono
venuti dodici frati...
dice
Elisabetta alla fine della notte.
-No...
tesoro mio... ben quattordici... ti sei fatta sborrare da quattordici
frati...
Il
giorno dormono, riprendono vigore per la notte successiva. Si fanno
coprire ai mariti. Il solito, inefficiente coito con il loro cazzetto
inutile.
Poi
la notte...
I
religiosi vengono in gruppo.
Tre...
e quattro a volta. Ora il connubio è più complesso. Le sorelle
vengono prese contemporaneamente in figa e nel culo, più volte.
Claudia...
nella pausa fra un gruppo e l'altro...
-Sorellina...
dio! Se godo. I prossimi... voglio che mi scopano assieme nella
figa, capisci? Due cazzi assieme nella figa... voglio essere rotta,
sfasciata, spaccata...!
E
lo fa. Presa da quella libidine ormai senza nessun limite si fa
penetrare da due cazzi enormi nella figa. Gode da impazzire.
Vuole
provare anche Elisabetta presa dalla stessa febbre di godimento assurda.
Vuole provare tutto, avere tutto.
I
giorni passano, le notti anche.
Dopo
una settimana di “esercizi spirituali” al monastero dei miracoli
tornano nella residenza di Claudia, al suo palazzo. Attendono
speranzose e avviene il miracolo!
Sono
incinte! Sono ingravidate!
Sono state miracolate da Sant'Antonio, protettore della
procreazione! La notizia presto si dirama non solo nel paese vicino
ma in tutta la ragione. E fa scalpore! La gente le ritiene quasi santificate dal miracolo avvenuto!
Le
due principesse sono state rese pregne dal Santo!
Appena
ne hanno certezza, ottengono dai propri mariti, di poter tornare al
monastero e ringraziare devotamente il santo.
In alcune notti di
preghiera.
Il
monastero viene generosamente remunerato con dei doni principeschi, per la gioia dell'Abate e dei monaci!
Elisabetta
ottiene dal proprio marito di potere trascorrere la gravidanza dalla
sorella, a garanzia del buon fine della stessa.
Le
due sorelle, pur incinte, passeranno ogni mese una settimana in
esercizi spirituali nel monastero. Lo faranno fin quasi al parto.
-Sai...
sorella che avevi ragione? Più mi cresce il pancione e più godo
e apprezzo il cazzo nel culo...
Partorirono
il medesimo giorno.
Un maschietto per ognuna, erano così simili, eguali. i due pargoli, che per tutti coloro che li vedevano, pensavano al Miracolo, All'intervento divino del Santo.
Ebbero
altri figli.
Fino in età avanzata, per il piacere dei loro mariti,
lieti di avere tanti discendenti.
Non
smisero mai di giocare a dama i due nobili.
Cosa
c'era per posta?
Nulla...
giocavano per combattere la noia.
T.
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