sabato 1 giugno 2019

LE DISAVVENTURE GIOVANILI DI GENA. (14.)

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I sette uomini le si precipitano addosso...
E Gena si sente alzare, spogliare violentemente, strattonare, spingere a terra, fatta rialzare, forzata a chinarsi, nuovamente buttata a terra e mille mani che frugano in lei.
Sono come cani famelici gli uomini che la prendono, usi a violentare e ammazzare senza pietà.
Nulla può Gena se non subire.
E subisce ogni cosa, ogni penetrazione, ogni uso che fanno del suo corpo. Viene presa da tutti, uno dopo l'altro, sente le loro brucianti e dolorose violenze quando sono in più di uno che tentano di entrarle fra le cosce o nel suo ano.
Sente le grida, le urla selvagge e le dispute per possederla per primi e si estranea mentre viene violentata, non si oppone... sente i molti cazzi entrare in lei, fotterla e riempirla e quel maledetto stimolo dentro di lei, quello che ama il dolore, l'umiliazione, la violenza, prende forza e Gena gode anche del feroce amplesso di gruppo, il piacere estremo della umiliazione e del dolore fisico.
E quando, mentre il resto del gruppo si allontana e si riveste e rimane un ultimo uomo ancora non sazio che la prende nuovamente, Gena gode incredibilmente di un lungo orgasmo!


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Poi... perde conoscenza e al suo risveglio si ritrova nuda e ricoperta di sperma, dolorante in ogni sua parte del corpo.
Guarda il padre che giace incosciente a terra coperto di sangue, gli si avvicina, cerca di fargli riprendere conoscenza. 
Non le riesce, allora si riveste, si rende conto che deve cercare aiuto, qualcuno che possa aiutarla a soccorrere il padre, si porta sulla strada e aspetta. 
E' un percorso frequentato e non passa molto tempo che arriva un carro trainato da buoi, il conducente l'aiuta a caricare il padre e li porta a una locanda poco distante.
La padrona, una megera sporca e disordinata la riconosce subito come una ragazza, si fa raccontare cosa le è successo, guarda Bernardo ancora esanime e le chiede se ha da pagare l'alloggio e il vitto. Gena deve ammettere di non aver denaro e la megera le fa la proposta.
In cambio del vitto e di una stanza calda fino a quando il padre non si sia rimesso in forze lei, Gena, dovrà prostituirsi nella locanda, il compenso sarà trattenuto dalla padrona.
Gena razionalmente decide che non è il caso di fare la santarella, ha la necessità di superare il momento e sopravvivere e negli ultimi tempi che ha vissuto ha potuto verificare quanto è soggetta al sesso, al peccato, alla depravazione, qualche uomo in più non farà nessun cambiamento e accetta la proposta.
Ottiene la stanza, il calore di un fuoco e vitto abbondante per ambedue e una notte di riposo, ne ha bisogno dopo la violenza subita.
Bernardo viene spogliato e messo in un letto, le sue ferite lavate con acqua e aceto, alimentato con una zuppa calda.
Gena crolla in un lungo sonno ritemprante e la mattina si sveglia rinata. 
La padrona le da un vestito con il quale torna ad avere un aspetto femminile. 
E' bella Gena e la profonda scollatura evidenzia il candore e il turgore del seno, sotto il vestito non ha nulla.
Dovrà servire ai tavoli e concedersi a pagamento, sarà la padrona che contratterà le sue prestazioni, le fa vedere dove avverranno, è un locale senza finestre illuminato da alcune candele, a terra un pagliericcio.
Durante la lunga giornata lei porterà il suo occasionale compagno nella stanza e si presterà alle sue richieste. 
A volte è un pompino, più spesso deve stendersi sulla paglia e farsi prendere, sente i grugniti e le spinte dentro di lei degli uomini ed è la padrona che batte all'uscio che fa terminare la marchetta.
A volte riesce a godere, nonostante tutto il fatto di doversi dare le alimenta il tarlo maligno dentro di lei, anche se a volte sente un ribrezzo violento verso l'uomo che al momento la possiede.
Il suo primo utilizzatore è il padrone, il marito della megera che approfittando dell'assenza della moglie, costringe Gena a chinarsi e la prende da dietro, la scopa velocemente, la riempie, la lascia, le dice di non farne parola o sono guai.
Gena utilizza l'unguento di Fra Pietro, lo usa generosamente all'interno della propria vagina, spera che sia un rimedio efficace contro la non voluta maternità.
Così passano i giorni, Bernardo si rimette in forze, vede cosa è costretta a fare Gena per lui, per salvargli la vita e le chiede perdono, la colpa di tutto questo è solo sua, di Bernardo, l'ha trascinata in questa pazza avventura, chissà se arriveranno mai a Gand.
Sono le sere il periodo di maggior impegno per Gena, si sparge la voce nei dintorni della sua bellezza e molti vengono per lei, danno fondo ai propri risparmi per averla.
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Qualcuno di loro vuole qualcosa di speciale ed è disposto a pagare un extra di nascosto, il più delle volte si tratta di avere il suo culo. 
Gena non dice di no, accetta e mette via il soldo che riceve.
Gena parla con il padre, decidono che devono fuggire, Ginevra si trova solo a due giorni di cammino, forse tre, ma lì... dice Gena più pratica del padre, troveranno credito presso l'agente della banca Fuggen utilizzando la lettera di credito che hanno con loro e riprenderanno il cammino verso la meta destinataria.
E così una notte lasciano la locanda, Gena ha con se le poche cose personali e le monete guadagnate vendendo il proprio corpo e una fiducia immutata nel destino.
(Illustrazioni di Fameni Leporini - artist.)

Qui finisce la prima parte delle Disavventure di Gena, ringrazio coloro che mi hanno seguito in questo lungo viaggio, ritornerò a raccontare di Gena, una figura positiva e vi assicuro che arriverà a Gand e ci sarà il lieto fine.

T.




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