I
sette uomini le si precipitano addosso...
E
Gena si sente alzare, spogliare violentemente, strattonare, spingere
a terra, fatta rialzare, forzata a chinarsi, nuovamente buttata a
terra e mille mani che frugano in lei.
Sono
come cani famelici gli uomini che la prendono, usi a violentare e
ammazzare senza pietà.
Nulla
può Gena se non subire.
E
subisce ogni cosa, ogni penetrazione, ogni uso che fanno del suo
corpo. Viene presa da tutti, uno dopo l'altro, sente le loro
brucianti e dolorose violenze quando sono in più di uno che tentano
di entrarle fra le cosce o nel suo ano.
Sente
le grida, le urla selvagge e le dispute per possederla per primi e si
estranea mentre viene violentata, non si oppone... sente i molti
cazzi entrare in lei, fotterla e riempirla e quel
maledetto stimolo dentro di lei, quello che ama il dolore,
l'umiliazione, la violenza, prende forza e Gena gode anche del feroce
amplesso di gruppo, il piacere estremo della umiliazione e del dolore fisico.
E
quando, mentre il resto del gruppo si allontana e si riveste e rimane
un ultimo uomo ancora non sazio che la prende nuovamente, Gena
gode incredibilmente di un lungo orgasmo!
Poi...
perde conoscenza e al suo risveglio si ritrova nuda e ricoperta di
sperma, dolorante in ogni sua parte del corpo.
Guarda
il padre che giace incosciente a terra coperto di sangue, gli si
avvicina, cerca di fargli riprendere conoscenza.
Non le riesce, allora si riveste, si rende conto che deve cercare aiuto, qualcuno che possa aiutarla a soccorrere il padre, si porta sulla strada e aspetta.
E' un percorso frequentato e non passa molto tempo che arriva un carro trainato da buoi, il conducente l'aiuta a caricare il padre e li porta a una locanda poco distante.
Non le riesce, allora si riveste, si rende conto che deve cercare aiuto, qualcuno che possa aiutarla a soccorrere il padre, si porta sulla strada e aspetta.
E' un percorso frequentato e non passa molto tempo che arriva un carro trainato da buoi, il conducente l'aiuta a caricare il padre e li porta a una locanda poco distante.
La
padrona, una megera sporca e disordinata la riconosce subito come una
ragazza, si fa raccontare cosa le è successo, guarda Bernardo
ancora esanime e le chiede se ha da pagare l'alloggio e il vitto.
Gena deve ammettere di non aver denaro e la megera le fa la proposta.
In
cambio del vitto e di una stanza calda fino a quando il padre non si
sia rimesso in forze lei, Gena, dovrà prostituirsi nella locanda,
il compenso sarà trattenuto dalla padrona.
Gena razionalmente
decide che non è il caso di fare la santarella, ha la necessità di superare il momento e sopravvivere e negli ultimi tempi che ha
vissuto ha potuto verificare quanto è soggetta al sesso, al peccato, alla depravazione, qualche
uomo in più non farà nessun cambiamento e accetta la proposta.
Ottiene
la stanza, il calore di un fuoco e vitto abbondante per ambedue e una
notte di riposo, ne ha bisogno dopo la violenza subita.
Bernardo
viene spogliato e messo in un letto, le sue ferite lavate con acqua e
aceto, alimentato con una zuppa calda.
Gena
crolla in un lungo sonno ritemprante e la mattina si sveglia rinata.
La padrona le da un vestito con il quale torna ad avere un aspetto femminile.
La padrona le da un vestito con il quale torna ad avere un aspetto femminile.
E' bella Gena e la profonda scollatura evidenzia il candore e il
turgore del seno, sotto il vestito non ha nulla.
Dovrà
servire ai tavoli e concedersi a pagamento, sarà la padrona che contratterà le sue
prestazioni, le fa vedere dove avverranno, è un locale senza
finestre illuminato da alcune candele, a terra un pagliericcio.
Durante
la lunga giornata lei porterà il suo occasionale compagno nella stanza e
si presterà alle sue richieste.
A volte è un pompino, più spesso
deve stendersi sulla paglia e farsi prendere, sente i grugniti e le
spinte dentro di lei degli uomini ed è la padrona che batte
all'uscio che fa terminare la marchetta.
A volte riesce a godere, nonostante tutto il fatto di doversi dare le alimenta il tarlo maligno dentro di lei, anche se a volte sente un ribrezzo violento verso l'uomo che al momento la possiede.
Il
suo primo utilizzatore è il padrone, il marito della megera che approfittando dell'assenza della moglie, costringe Gena a chinarsi e
la prende da dietro, la scopa velocemente, la riempie, la lascia,
le dice di non farne parola o sono guai.
Gena
utilizza l'unguento di Fra Pietro, lo usa generosamente all'interno
della propria vagina, spera che sia un rimedio efficace contro la non
voluta maternità.
Così
passano i giorni, Bernardo si rimette in forze, vede cosa è
costretta a fare Gena per lui, per salvargli la vita e le chiede
perdono, la colpa di tutto questo è solo sua, di Bernardo, l'ha trascinata in questa pazza
avventura, chissà se arriveranno mai a Gand.
Sono
le sere il periodo di maggior impegno per Gena, si sparge la voce nei
dintorni della sua bellezza e molti vengono per lei, danno fondo ai
propri risparmi per averla.
Qualcuno di loro vuole qualcosa di
speciale ed è disposto a pagare un extra di nascosto, il più delle volte si
tratta di avere il suo culo.
Gena non dice di no, accetta e mette via il soldo che riceve.
Gena non dice di no, accetta e mette via il soldo che riceve.
Gena
parla con il padre, decidono che devono fuggire, Ginevra si trova solo a due giorni di
cammino, forse tre, ma lì... dice Gena più pratica del
padre, troveranno credito presso l'agente della banca Fuggen
utilizzando la lettera di credito che hanno con loro e riprenderanno il cammino verso la meta destinataria.
E
così una notte lasciano la locanda, Gena ha con se le poche cose
personali e le monete guadagnate vendendo il proprio corpo e una
fiducia immutata nel destino.
(Illustrazioni di Fameni Leporini - artist.)
Qui
finisce la prima parte delle Disavventure di Gena, ringrazio coloro
che mi hanno seguito in questo lungo viaggio, ritornerò a raccontare
di Gena, una figura positiva e vi assicuro che arriverà a Gand e ci
sarà il lieto fine.
T.
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