QUESTO RACCONTO NON E' MIO. LO SCRIVE UNA AUTRICE CHE A ME PIACE MOLTO.
LUCEDIRIVAOMBROSA
CHE RINGRAZIO PER IL PERMESSO
DI PUBBLICARLO.
La
solita giornata quella di Linda.
Sì, di quelle noiose. Trascorsa tra le incombenze di lavoro, e il resto della vita, incolore.
Con quella fretta, cadenzata, ed irritante.
Di sottofondo la voglia di distendersi ad ogni passo, ad ogni gesto, stendere le fibre, adagiarsi lenta sui suoi pensieri, osceni, in attesa di una scossa per darsi da fare.
Di recente, nel palazzo al lato opposto della via, c’è vita nell’appartamento all’altezza del suo.
Sfitto da anni, il movimento della ristrutturazione aveva attirato da un po’ la sua attenzione.
Operai, mobilieri, un formicolare di gente varia. Tutta da studiare, da immaginare nelle situazioni più svariate. E non per forza lecite, parliamoci chiaro.
Da alcune settimane ci abita un tizio, da solo.
La tipologia degli orari, e certe assenze di giorni, suggeriscono occupi una posizione di management per una multinazionale, o qualcosa di simile.
Sì, di quelle noiose. Trascorsa tra le incombenze di lavoro, e il resto della vita, incolore.
Con quella fretta, cadenzata, ed irritante.
Di sottofondo la voglia di distendersi ad ogni passo, ad ogni gesto, stendere le fibre, adagiarsi lenta sui suoi pensieri, osceni, in attesa di una scossa per darsi da fare.
Di recente, nel palazzo al lato opposto della via, c’è vita nell’appartamento all’altezza del suo.
Sfitto da anni, il movimento della ristrutturazione aveva attirato da un po’ la sua attenzione.
Operai, mobilieri, un formicolare di gente varia. Tutta da studiare, da immaginare nelle situazioni più svariate. E non per forza lecite, parliamoci chiaro.
Da alcune settimane ci abita un tizio, da solo.
La tipologia degli orari, e certe assenze di giorni, suggeriscono occupi una posizione di management per una multinazionale, o qualcosa di simile.
Non da
meno l’abbigliamento. Nelle rare circostanze in cui si sono incrociati, si è
presa il tempo per osservarlo.
Abito per lo più scuro, camicia bianca o celeste, cravatta sempre perfettamente abbinata.
A suo dire un piacente 40enne in carriera, che non vive di solo lavoro. O meglio, che allieta il lavoro con intermezzi di puro piacere.
Tra le stanze che guardano sul suo lato, anche la camera da letto.
Una prospettiva troppo invitante, per lo spirito di osservazione di una donna.
Abito per lo più scuro, camicia bianca o celeste, cravatta sempre perfettamente abbinata.
A suo dire un piacente 40enne in carriera, che non vive di solo lavoro. O meglio, che allieta il lavoro con intermezzi di puro piacere.
Tra le stanze che guardano sul suo lato, anche la camera da letto.
Una prospettiva troppo invitante, per lo spirito di osservazione di una donna.
Ha la mente in fibrillazione, Linda.
Ecco – pensa – questa sarebbe la sera giusta, capitasse l’occasione la coglierei al volo.
Ho voglia di spiarlo, a sua insaputa. L’idea mi eccita da morire.
Ricordate? Parlavo di una scossa, di adrenalina in circolo.
Lui potrebbe darmene, e parecchia.
Aspetto le luci accendersi.
A forza di osservarlo, potrei quasi penetrarlo, coglierne i pensieri più nascosti.
Una sorta di invasione senza violenza, la mia, ma in fondo che male ci sarebbe?
Quest’idea mi da una sensazione dolce ed intensa al tempo stesso.
Lo guardo ed immagino la sua vita, il suo corpo nudo, il suo modo di scopare.
Che tipo di donne ama, come le fa godere?
Forse i miei pensieri si stanno facendo sconci e rumorosi.
Cazzo, mi accorgo di essere stata notata.
Lo vedo venire, a camicia slacciata, verso la finestra e fermarsi, “davanti a me”.
La mia tenda è tirata, ma la sagoma è chiara.
È immobile, fissa la finestra.
Sento il desiderio di farmi vedere.
O sono io che ho le visioni o ammicca qualcosa su quel viso.
Vada, allora, rischiamo.
Slaccio lentamente i bottoni del vestito e apro la tenda.
Sento gli occhi puntati sul seno, mi seguono nel movimento di scivolare in ginocchio e posare la bocca all'altezza del sesso, dall'altra parte della via.
Le labbra contro il vetro, io che disegno spirali con la lingua, negli occhi l’immagine del suo cazzo che spinge contro la patta dei pantaloni per essere libero.
Cazzo – esclamo tra me – è duro, è già duro.
Per un attimo chiudo gli occhi, sono talmente eccitata che ho il respiro corto.
Lo divoro con lo sguardo, senza poterlo distogliere.
Appoggia la punta sulla finestra, lo fa scivolare sul freddo del vetro, e comincia a segarlo.
Devo far qualcosa, fremo.
E voglio una sua reazione forte.
Mi alzo, sfilo il vestito e gli slip e comincio a muovermi lenta, dondolando i fianchi perché
possa saziarsi della mia figura, nuda, intera.
Schiaccio il seno contro il vetro, lo accarezzo.
Gli piace quel che vede, prende il cazzo in mano e riprende a toccarsi.
Occhi negli occhi.
Ha uno sguardo che (mi) fotte a distanza.
La scia di umori lungo le cosce mi è testimone.
La poltrona davanti alla finestra … un lampo nella mente.
Mi siedo a gambe aperte sui braccioli e comincio a masturbarmi, per lui;
le dita entrano ed escono, come coltello nel burro, e succhio gli umori con foga, deve cedere. Mentre godo.
Dio se mi piace, sono ad un passo dal venire.
Ha aumentato il ritmo – gode penso.
Le reni arcuarsi, sollevarsi dalla poltrona, i gemiti gonfiarsi fino ad esplodere in un urlo di liberazione, immaginatemi così, persa di piacere ma consapevole del fatto che lui mi guarda con bramosia.
Ed è al limite, sta per scoppiare.
Ha il volto teso, mentre il getto di sperma riga il vetro. Cola, piano, come il piacere che si placa, a palle vuote.
Mi lancia un’ultima occhiata, poi lascia la stanza.
Maledizione, dove va? – mi spiazza questa “fuga”.
Bastardo, così sa che il pensiero non mi abbandona. Mi pulserà in testa ancora, per ore.
Provo a dormire, godere così mi ha sfinita, ma mi sveglio presto.
Mi sollevo seduta sul letto, il primo impulso è quello di guardare la finestra.
Ho voglia di lui, di godere ancora.
Nell’attimo in cui penso, la luce si accende.
Oh sì, questo sincronismo alimenta il desiderio, mi sento di nuovo bagnata.
Accendo anche io la luce, che veda che ci sono.
La sua sagoma che si muove, e subito un’altra. Di donna.
Cazzo, non è solo.
No, si è portato una per scopare.
Mi disturba l’idea.
Lei è alta, formosa, abbigliata “un po’ da puttana”…
Mi disturba l’idea.
Però, son sincera, potrei goderne ugualmente.
Ne voglio godere ugualmente.
Occhi negli occhi.
La tenda non è tirata.
Intuisco che vuol ricambiare e dar(mi) spettacolo.
La donna si appoggia alla finestra, mentre lui comincia a pomparla da dietro.
Si distinguono i gemiti. La bocca di lei è socchiusa e sbatte ritmicamente sul vetro
Il ritmo dei colpi aumenta, la sua bocca si apre.
Gode, la fortunata.
Inarca la schiena, i capelli le coprono a malapena i senti grossi e sodi.
I capezzoli son premuti al vetro, così grandi che riesco a vederli.
Ogni tanto chiude gli occhi, mentre la sbatte con tutti i crismi.
Ora mi guarda, le afferra i seni, le strizza i capezzoli; la immagino urlare, mentre le afferra i capelli e la tira a sè.
Le dice qualcosa, non riesco a decifrarlo leggendo il labiale, è troppa la distanza.
Lei si gira. Glielo prende in bocca, cazzo!
Muove il capo con ritmo la donna, lo prende fino in gola.
Ci sa fare, si vede. Entra ed esce dalla bocca, tutto, fino alle palle, alternando lunghe leccate.
Lui ha entrambe le mani sulla testa, la spinge con forza sul cazzo, evidentemente non gli basta quanto in fondo lei lo stia ingoiando.
O sta per schizzare, probabile.
D’impulso mi avvicino alla finestra, poggio la bocca avida all’altezza del cazzo, fra i palmi aperti delle mani, e simulo anche io di succhiare….succhiare e ancora succhiare.
Sono fradicia tra le cosce. Se non viene alla svelta, avrò il secondo orgasmo …ma lo voglio in contemporanea. So che lui vuole farmi godere e sapermi li in adorazione lo sta facendo impazzire.
Elettrica di piacere. Scossa, dentro e fuori.
Inarca la schiena, spalanca la bocca, ecco sta per godere. Con me.
Sento la figa pulsarmi impazzita, mentre lui si stacca dalla donna e sborra sul vetro.
Lecco la finestra, il suo orgasmo è per me.
Che spettacolo, questo spettacolo.
Ecco – pensa – questa sarebbe la sera giusta, capitasse l’occasione la coglierei al volo.
Ho voglia di spiarlo, a sua insaputa. L’idea mi eccita da morire.
Ricordate? Parlavo di una scossa, di adrenalina in circolo.
Lui potrebbe darmene, e parecchia.
Aspetto le luci accendersi.
A forza di osservarlo, potrei quasi penetrarlo, coglierne i pensieri più nascosti.
Una sorta di invasione senza violenza, la mia, ma in fondo che male ci sarebbe?
Quest’idea mi da una sensazione dolce ed intensa al tempo stesso.
Lo guardo ed immagino la sua vita, il suo corpo nudo, il suo modo di scopare.
Che tipo di donne ama, come le fa godere?
Forse i miei pensieri si stanno facendo sconci e rumorosi.
Cazzo, mi accorgo di essere stata notata.
Lo vedo venire, a camicia slacciata, verso la finestra e fermarsi, “davanti a me”.
La mia tenda è tirata, ma la sagoma è chiara.
È immobile, fissa la finestra.
Sento il desiderio di farmi vedere.
O sono io che ho le visioni o ammicca qualcosa su quel viso.
Vada, allora, rischiamo.
Slaccio lentamente i bottoni del vestito e apro la tenda.
Sento gli occhi puntati sul seno, mi seguono nel movimento di scivolare in ginocchio e posare la bocca all'altezza del sesso, dall'altra parte della via.
Le labbra contro il vetro, io che disegno spirali con la lingua, negli occhi l’immagine del suo cazzo che spinge contro la patta dei pantaloni per essere libero.
Cazzo – esclamo tra me – è duro, è già duro.
Per un attimo chiudo gli occhi, sono talmente eccitata che ho il respiro corto.
Lo divoro con lo sguardo, senza poterlo distogliere.
Appoggia la punta sulla finestra, lo fa scivolare sul freddo del vetro, e comincia a segarlo.
Devo far qualcosa, fremo.
E voglio una sua reazione forte.
Mi alzo, sfilo il vestito e gli slip e comincio a muovermi lenta, dondolando i fianchi perché
possa saziarsi della mia figura, nuda, intera.
Schiaccio il seno contro il vetro, lo accarezzo.
Gli piace quel che vede, prende il cazzo in mano e riprende a toccarsi.
Occhi negli occhi.
Ha uno sguardo che (mi) fotte a distanza.
La scia di umori lungo le cosce mi è testimone.
La poltrona davanti alla finestra … un lampo nella mente.
Mi siedo a gambe aperte sui braccioli e comincio a masturbarmi, per lui;
le dita entrano ed escono, come coltello nel burro, e succhio gli umori con foga, deve cedere. Mentre godo.
Dio se mi piace, sono ad un passo dal venire.
Ha aumentato il ritmo – gode penso.
Le reni arcuarsi, sollevarsi dalla poltrona, i gemiti gonfiarsi fino ad esplodere in un urlo di liberazione, immaginatemi così, persa di piacere ma consapevole del fatto che lui mi guarda con bramosia.
Ed è al limite, sta per scoppiare.
Ha il volto teso, mentre il getto di sperma riga il vetro. Cola, piano, come il piacere che si placa, a palle vuote.
Mi lancia un’ultima occhiata, poi lascia la stanza.
Maledizione, dove va? – mi spiazza questa “fuga”.
Bastardo, così sa che il pensiero non mi abbandona. Mi pulserà in testa ancora, per ore.
Provo a dormire, godere così mi ha sfinita, ma mi sveglio presto.
Mi sollevo seduta sul letto, il primo impulso è quello di guardare la finestra.
Ho voglia di lui, di godere ancora.
Nell’attimo in cui penso, la luce si accende.
Oh sì, questo sincronismo alimenta il desiderio, mi sento di nuovo bagnata.
Accendo anche io la luce, che veda che ci sono.
La sua sagoma che si muove, e subito un’altra. Di donna.
Cazzo, non è solo.
No, si è portato una per scopare.
Mi disturba l’idea.
Lei è alta, formosa, abbigliata “un po’ da puttana”…
Mi disturba l’idea.
Però, son sincera, potrei goderne ugualmente.
Ne voglio godere ugualmente.
Occhi negli occhi.
La tenda non è tirata.
Intuisco che vuol ricambiare e dar(mi) spettacolo.
La donna si appoggia alla finestra, mentre lui comincia a pomparla da dietro.
Si distinguono i gemiti. La bocca di lei è socchiusa e sbatte ritmicamente sul vetro
Il ritmo dei colpi aumenta, la sua bocca si apre.
Gode, la fortunata.
Inarca la schiena, i capelli le coprono a malapena i senti grossi e sodi.
I capezzoli son premuti al vetro, così grandi che riesco a vederli.
Ogni tanto chiude gli occhi, mentre la sbatte con tutti i crismi.
Ora mi guarda, le afferra i seni, le strizza i capezzoli; la immagino urlare, mentre le afferra i capelli e la tira a sè.
Le dice qualcosa, non riesco a decifrarlo leggendo il labiale, è troppa la distanza.
Lei si gira. Glielo prende in bocca, cazzo!
Muove il capo con ritmo la donna, lo prende fino in gola.
Ci sa fare, si vede. Entra ed esce dalla bocca, tutto, fino alle palle, alternando lunghe leccate.
Lui ha entrambe le mani sulla testa, la spinge con forza sul cazzo, evidentemente non gli basta quanto in fondo lei lo stia ingoiando.
O sta per schizzare, probabile.
D’impulso mi avvicino alla finestra, poggio la bocca avida all’altezza del cazzo, fra i palmi aperti delle mani, e simulo anche io di succhiare….succhiare e ancora succhiare.
Sono fradicia tra le cosce. Se non viene alla svelta, avrò il secondo orgasmo …ma lo voglio in contemporanea. So che lui vuole farmi godere e sapermi li in adorazione lo sta facendo impazzire.
Elettrica di piacere. Scossa, dentro e fuori.
Inarca la schiena, spalanca la bocca, ecco sta per godere. Con me.
Sento la figa pulsarmi impazzita, mentre lui si stacca dalla donna e sborra sul vetro.
Lecco la finestra, il suo orgasmo è per me.
Che spettacolo, questo spettacolo.
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