OTTIMO RACCONTO DI
UNA AUTRICE
ANONIMA.
L’amante
di Elena
Elena
aveva un amante, porco e provocatore, di quelli che ti insinuano in
testa tarli tali da non dormirci la notte, di quelli che ti penetrano
nei sogni e ti scopano anche lì.
Elena
aveva anche un uomo, il suo uomo, un uomo buono ma porco anch'egli.
Aveva un gran cazzo e sapeva soddisfarla ma, per quanto la facesse
godere, solo il suo amante conosceva la leve più subdole della sua
mente.
Subdole,
si.
Perché
l’amante le chiedeva di usare il suo uomo, richieste come fossero
imposizioni, ricatti alla sua perversione.
E
Elena, subdolamente eseguiva. Per il suo, per il loro piacere,
subdolamente eseguiva.
La
richiesta che le arrivò quel giorno di novembre dal suo amante le
diede una scossa profonda tra le cosce. Avrebbe dovuto farsi inculare
dal suo uomo, farsi preparare da quest’ultimo affinché lo sfintere
cedesse perché il giorno successivo sarebbe stato il suo amante a
prenderla nello stesso antro sgualcito.
Si
preparò con ogni cura possibile.
Eccitata,
carica di voglia per ciò che si prestava a fare, si distese sul
letto nuda dalla vita in giù. Prese a leccare il manico in legno
della sua spazzola, lo insalivò come fosse un membro, e unse il buco
tra le natiche con un po’ di saliva distribuita sulle dita.
Spinse
il legno attraverso l’ano, scopandosi un po’ e masturbandosi con
l’altra mano. Non contenta si alzò e si accucciò sul letto
puntando il manico della spazzola verso il buco. Vi si calò sopra
scivolando e gemendo, ad occhi chiusi fantasticava immaginando che
fosse l’amante a spingerle la spazzola su per il culo.
Quando
a sera arrivò il suo uomo, in preda alla libido non gli lasciò
neanche il tempo di respirare. Lo trascinò con sé nella camera da
letto e gli offrì le natiche sode. L’uomo non se lo fece ripetere
due volte.
China
coi seni sul letto, del tutto nuda e bagnata, si sentiva leccare e le
dita che invadevano il pertugio.
“Sei
larga… cosa hai fatto?”
“Ho
giocato con la spazzola…”
“Ci
hai giocato perché volevi che ti inculassi in fretta. Tu già ci
pensavi, già da prima che io arrivassi.”
Elena
gli sorrise, innegabile che fosse così.
“Se
vuoi il mio cazzo nel culo te lo darò…” spinse dentro il glande
tra le urla di Elena mal soffocate.
Dopo
il primo spintone uscì e insalivò di nuovo il buco con le dita, poi
vi entrò ancora, stravolta scivoloso e cedevole. Glielo mise tutto
fino in fondo reggendo le natiche con le mani, strette, strizzate,
tirate ancor di più quel tanto che bastava al suo uomo per godersi
la visuale del suo cazzo che la inculava.
“Come
sei larga e come lo prendi bene… brava puttana, dovresti vedere
come lo prendi tutto in culo!”
La
scopò con foga tra sue mille resistenze.
Al
godimento mentale si affiancava la resistenza fisica alla violenza
dei colpi. Eccitato com’era dalla situazione, sfogava tutta la
voglia sull’inerme Elena che al contempo soffriva e godeva. E pian
piano fu solo tutto godimento. Ripensava al suo amante, al suo uomo
che inconsapevolmente partecipava al loro gioco, pensava al giorno
successivo in cui l’amante le avrebbe toccato il buco e lo avrebbe
trovato ancora morbido e arrossato.
Si
fece usare. Più le usava violenza e più ne godeva finché non
arrivarono gli ultimi colpi liberatori e lo sentì svuotarsi dentro
di lei.
“Perché
mi hai dato il culo?”
“Perché
stasera volevo sentirmi porca” ma la vera motivazione era ben
altra.
Quando
il giorno successivo Elena si vestì, prese a toccarsi delicatamente
con le dita. Alla pressione dei polpastrelli la carne, gonfia della
notte precedente, reagiva in lievissimi fremiti. Andato che fu il suo
uomo, Elena uscì per incontrare il suo amante. Quell’uomo subdolo
che le aveva chiesto di non lavarsi il culo, che le aveva detto che
appena entrata nella sua auto le avrebbe messo una mano tra le gambe
per verificare che avesse eseguito.
E
lo fece, eccome se lo fece!
Lungo
la strada verso il motel le mani scivolavano in carezze sempre più
intense, le dita penetravano ovunque a dispetto dei vestiti,
cercavano ogni pertugio possibile, cercavano il godimento di Elena
tra quella carne molle di usura e bagnata di voglia.
E
quando finalmente furono nella stanza le alzò la gonna e la posò
sul primo mobile disponibile. Le dita di una mano raggruppate strette
le scopavano prima la figa e poi il culo. Ne constatò la larghezza,
era largo per davvero. Infilò due dita dentro l’ano mentre con la
lingua le leccava la figa. L’amante godeva di sentirla gemere, a
tratti si sollevava col volto da lei e avvicinava l’orecchio alla
bocca di Elena mentre le dita le entravano sempre più forte nel
culo.
Godeva
di quelle urla, di farla sentire puttana come a lei piaceva.
Si
spogliarono del tutto, le mani dell’uomo le accarezzavano il corpo.
La portò davanti allo specchio della stanza e dopo averle fatto
appoggiate le mani sopra le disse che si sarebbe scopata da sola.
“Baciati
allo specchio, dai…”.
Elena
lo fece, prese a baciare la sua immagine riflessa, quella bocca
arrossata dalla voglia e dalla lussuria mentre la sua eccitazione
cresceva. A tratti guardava il suo amante, lo vide leccarsi le dita e
metterle a cuneo, posizionare la mano tra le sue cosce.
“Baciati
con la lingua adesso… fallo puttana”.
Lo
fece, si baciò con tutta la passione che poteva, baciò la sua
figura proiettata nello specchio mentre sentiva lo sforzo di quelle
dita che le penetravano con sforzo e violenza la figa. Sentiva cedere
le gambe sempre più tanto era il piacere che riceveva e venne in un
forte orgasmo che la indebolì fino a farla accasciare a terra.
Fu
allora che l’amante le prese il culo. La portò sul letto e, messa
a pecora, inizio a spingere il suo cazzo dentro. La inculò più
forte del suo uomo, con colpi che andavano sempre più in fondo. E
nel farlo si le si aggrappava alla vita tenendola serrata a sé, la
sua asta di carne piazzata in tutta la sua lunghezza fino in fondo
alle viscere.
Si
compiaceva di vedersi risucchiato dentro al buco completamente, si
compiaceva del culo sodo di Elena che palpava, un culo liscio e tondo
che afferrava a piene mani. La sodomizzò fino allo sfinimento di
entrambi, col cazzo la lavorava e con le dita delle mani la penetrava
nell’altro pertugio libero. Le massaggiava il clitoride dandole
scosse di piacere e le diceva che le avrebbe rotto il culo, glielo
avrebbe sfasciato del tutto.
Arrivò
l’orgasmo anale di Elena, qualcosa di strano ma piacevole ed
intenso, un piacere mai provato prima. Un godimento lungo che si
diffuse fino alla figa e al clitoride sentendosi vibrare dentro
tutta, fino in profondità. Ma l’amante non venne e non si fermò
lì. La prese ancora in figa, toccò ogni angolo del suo corpo e le
succhiò le tette, le morse fino ad inturgidirle i capezzoli ormai
tesi come spilli.
Quel
porco del suo amante si fece montare più e più volte fino a
sborrarle l’anima in viso. Alla fine lui era su di lei, lei distesa
sotto il suo cazzo che lo guardava, osservava quegli schizzi di seme
salato che le inondavano il volto colpendole soprattutto la bocca.
Fece
promettere il porco, fece promettere che la sera stessa si sarebbe
fatta inculare di nuovo dal suo uomo anche se aveva male. Soprattutto
se aveva male.
Una
promessa strappata mentre con le mani le tirava la testa a sé dai
capelli.
Una
promessa ed un bacio, no, un morso sulla sua bocca.
La
sera stessa, gonfia ancora di più di libidine e con la figa pulsante
e il culo tumido chiamò il suo uomo. Si sciacquò con acqua fredda
pur di frenare il bruciore e, arrivato il suo uomo, fu felice di
mettersi all’opera per la sua perversione.
Gli
leccò il cazzo fino a farlo indurire e si impalò sopra lentamente,
di culo, come il suo amante aveva chiesto. Lo sentiva graffiare per
quanto il suo amante l’aveva usata e il dolore si faceva così
forte da non poter non gemere.
Gemeva
e gridava mentre prendeva per la terza volta un cazzo nel culo nelle
ultime 24 ore. In preda ad una nuova eccitazione il suo uomo la fece
distendere pancia in su e puntò il glande ancora contro il buco
ormai rosso e largo. La prese così, guardandola in volto, paonazzo
di eccitazione e inconsapevole di quanto fosse troia Elena e di fin
dove la sua perversione poteva arrivare. La prese con forza anche lui
mentre la donna resisteva ai colpi. Il corpo soffriva ormai il troppo
godere, la mente invece era in pieno delirio.
Si
sentiva usata dai due uomini ma soprattutto usata da se stessa per
accrescere la sua puttanaggine.
Quando
ormai credeva di non farcela più l’orgasmo del suo uomo giunse, fu
così forte da percepirlo lei stessa come un’intensa vibrazione che
si diffondeva nel suo intestino.
Per
farle piacere, il suo uomo prese a leccarle il buco arrossato e
sofferente e, notata l’usura e i graffi chiese spiegazioni.
“Sei
stato tu ieri sera… e oggi non sei stato poi così tanto docile. Se
continui così mi romperai il culo!”
E
lui? Lui ci credette, eh si… .
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