domenica 30 settembre 2018
GIUSY.
Una
sola cosa veramente disturba Giusy.
Ma
come hanno fatto quegli impediti dei suoi genitori a chiamarla
Giuseppina?
Nome
orribile che lei ha subito trasformato in Giusy, ok... diminutivo
accettabile ma che richiama troppo, comunque, l'originale.
Per
il resto si piace, oddio... qualche piccola cosa ci sarebbe anche da
cambiare, ma chi è perfetta?
Il
seno? Bello e ancora sostenuto per i suoi 30 anni, il viso e i
capelli? Interessante e gradevole il primo, belli, lunghi e soffici i
secondi.
I
fianchi?
Uhm...
li hanno definiti voluttuosi, larghi il giusto per una donna
mediterranea. Poi il culo sodo e largo. La vagina, ma si, la sua
figa, sempre bagnata e vogliosa. Le cosce? Uhm... non male, evita di
soffermarsi a qualche traccia del tempo che passa e si dice convinta.
-Giusi?
Ma sai che sei una gran bella figa...?!-
E
poi? Il temperamento?
La
sua fame inusuale e continua di sesso?
Oh...
ecco il problema vero!
Le
sue fissazioni.
Le
sue perversioni.
Così
difficili da gestire e da esaudire.
A
Giusi non soddisfa il sesso così detto normale.
Oh...
si! Lo pratica con uomini e sono anche tanti, anche con donne se
capita. Il fatto che goda più con la mente che con la figa o con il
culo la caratterizza.
I
suoi orgasmi migliori sono quelli mentali!
Quelli
pensati prima di provarli, quelli che necessitano di particolari
condizioni.
Sono
quelli che la mandano in un mondo sconosciuto ai più dove trova
gente che li condivide, che li gode nella sua stessa maniera.
Ora
ci sta pensando.
Vuole
goderne oggi.
Intanto
vuole eccitarsi, vuole sentir montare quella particolare voglia,
sentir fremere il ventre, sentir friggere la mente dal bisogno di
pazzia.
Si
sta fottendo il pomello del letto...
Oh...
quanto l'ha usato!
L'ha
persino consumato o meglio il pomello usato come soggetto sessuale ha
perso la verniciatura, è di legno vivo!
Potrebbe
scoparsi all'infinito, sentire la sua figa diventare così liquida da
diventare un ruscello di umori ma non riuscirebbe a godere, deve,
deve... toccarsi il clito e strofinarsi forte, strofinarsi fino a
farlo diventare infiammato dal troppo uso!
Eccolo...
l'orgasmo!
Ora
smania e grida! Si impala sul grosso pomello fino a riempirla la
propria figa famelica!
Ma
è sazia?
Noooooo!
No... che non lo è, è solo il preludio a quello che vuole fare, che
la sua depravazione la costringe a fare!
Non
si lava la figa.
Si
prepara. Biancheria intima da ragazzina. Mutandine bianche e
reggiseno. Una gonna a tessuto scozzese da collegiale al ginocchio,
una semplice camicetta bianca e calzettoni anche bianchi, scarpe
chiuse.
I
capelli racconti a coda e tenuti da un semplice elastico.
Niente
altro.
Per
arrivare dove vuole arrivare prende un bus. Oh... quanto vorrebbe
trovare un vecchio sporcaccione libidinoso, di quelli che insidiano
le ragazzine! Che prema contro il suo culetto da bambina il suo cazzo
duro! La fanno impazzire quei vecchi sporcaccioni!
Niente
ma intanto il solo pensiero la fa impazzire di libidine, della sua
particolare forma di libidine!
Arriva...
ecco quello che cerca e che la eccita.
Le
strade sono maltenute e sporche di immondizia di giorni. Si inoltra
fra i vicoli, quello che vuole non è molto distante. E' una figura
assolutamente discordante, lei... immagine della innocenza e della
purezza fra tutto quel luridume.
L'entrata
di un locale.
Quello
che vuole.
Entra...
dentro è buio, ci sono uomini che bevono e giocano a carte,
bestemmiano, sono volgari e sono vecchi, sono dei vecchi porci
dissoluti.
Sono
quelli che lei vuole.
Quelli
che le alimentano la sessualità di queste strane e perverse
esigenze.
Uomini
vecchi, grassi, sporchi e laidi.
Uomini
dal fiato puzzolente che la usano e la contaminano con la loro
sporcizia.
Lei...
questo vuole!
Questo
fa partire la sua testa in orgasmi infiniti e continui.
Non
parla, si inoltra nel buio locale.
Ecco...
la vedono, uno esclama...
-Guardate
chi abbiamo! La piccola troia ninfomane è tornata a trovarci, cosa
vuoi... piccola? I nostri cazzi... vero?-
Si
alzano... le si attorniano, la toccano, uno le alza la gonna, altri
toccano il seno sopra la camicetta.
Lei
li vuole tutti!
Il
gruppo si scatena.
Oh...
quanto adora essere maneggiata così! Spogliata, baciata da bocche
lerce, toccata da mani sporche!
Sdraiata
su un pavimento pieno di sporcizia, adora la sensazione di diventare
sporca quanto il pavimento.
Di
avere quella sporcizia in figa, nel culo, sul corpo!
Ora
è in ginocchio costretta a succhiare cazzi!
Uno
dopo l'altro... li tiene per la base e succhia, lecca con la sua
lingua, li scappella per sentire l'odore forte di cazzo non pulito,
che sa di piscio e di vecchia sborra rappresa.
E'
questo odore che la manda fuori di senno!
Diventa
così libidinosa che potrebbe fare ogni cosa. Tutti li vuole, tutti
quelli che ci sono e ancora.
Ora
la scopano con i loro cazzi enormi!
Sono
vecchi questi troioni, ma hanno dei cazzi davvero fuori misura! Delle
vere sbarre di carne pulsante che la riempiono! E la scopano,
bocca... figa e culo, senza smettere e la riempiono e la ricoprono di
sborra e oltre ad averne uno in figa che la pompa, uno in culo che la
sodomizza, uno in bocca da bere, deve anche menarne altri con le
mani! Cazzi in attesa di un suo buco libero, cazzi pieni di fame!
Mille
ne vorrebbe!!
E
poi ancora! Diventare la figa di tutti. La troia ninfomane. La
ragazzina che sfama la libidine del mondo!
Continuano,
non le danno tregua.
Lei?
Vive quei momenti come fosse un'altra. Non la ragazza di trent'anni
che è ma come la ragazzina depravata che impersona!
Ancora
l'orgasmo mentale che la sfianca, la sazia per un attimo per poi
rinnovarle il desiderio, il bisogno di questo eccesso!!
Persino
due cazzi nel culo riescono a metterle!
E
lei ne gode da quella troia che è!
Poi?
Finisce,
i vecchi laidi non ne hanno più!
Ma
sanno che possono usarla come latrina! E' quello che lei vuole!
Devono
pisciarle addosso!
Tutti!
Liberare
la vescica su di lei che aspetta a bocca aperta!
Oh...
se qualcuno si accucciasse su di lei vorrebbe anche che le cagassero
addosso, tanto è la sua voglia di aberrazione!!!
Poi
la lasciano a terra, distesa.
Ridono
di lei.
La
chiamano bella troietta. Affamata di cazzi, ninfomane viziosa.
E
a lei piace.
Allarga
le gambe, allunga una mano e raccoglie una manciata di sporcizia,
vecchie cicche e con quella mano piena si masturba, si ficca tutto in
figa.
Riesce
a sbalordire ancora i vecchi porci!
Che
ne sanno questi di come è davvero lei?
Credono
di essere loro che usano lei? Quanto sbagliano! E' lei che li usa.
Per
la propria libidine.
Infine
si riveste alla meglio.
Un
uomo le dice.
-Torna
presto... troietta. Ti faremo trovare dei cani. Ti monteranno dopo
noi, ti monteranno da quella cagna affamata che sei, cani enormi,
cazzi enormi...-
Lei
esce.
A
casa tornerà ad essere se stessa.
sabato 29 settembre 2018
UNA STORIA DI BIGAMIA.
Un altro dei miei racconti medievali.
Questa
è la storia di Eymerich e di Floryn. Una storia completamente
inventata, di fantasia, ma il contesto storico e i luoghi descritti,
sono reali, coerenti alla situazione di allora.
Forse
voi… voi che leggete sapete spiegare perché un uomo rimane
innamorato di una donna per tutta la vita? Nonostante che la donna
prima lo tradisca abbondantemente e poi lo lasci?
Succede
più agli uomini sopportare tutto da una donna che viceversa? Secondo
la mia esperienza… si.
Andiamo
alla storia.
Anno
1450 circa e seguenti…
Eymerich
vive a Lubecca, florida città sul baltico sede della Lega Anseatica,
non è ricco ma ha un buon lavoro. Lavora nel cantiere navale come
maestro d’ascia. E’ un ragazzo serio, non beve, non frequenta
luoghi malfamati come taverne o bordelli e si reca in chiesa nei
giorni prestabiliti.
Ha
circa venticinque anni quando incontra Floryn, lei è appena uscita
dall’adolescenza. E’ bruna con due occhi verdi da gatta e un
corpo prorompente da donna fatta.
Il seno florid fasciato
dallo stretto corpetto, seno che lei mostra generosamente. Molto
generosamente. Eymerich non lo sa ma già molte mani maschili lo
hanno accarezzato. No… veramente non solo accarezzato ma strizzato,
palpato, baciato e morso. Per farla breve Floryn è piuttosto facile.
Ha perso la sua fragile verginità molto presto e da allora non si è
mai fermata. Qualche volta si è fatta pagare ma il più delle volte
lo ha fatto per piacere. Le piace fare sesso… questo stimolo la
assedia continuamente, basta poco… un approccio da parte di un uomo
che le piace ed è fatta. Si è fatta scopare un po’ dappertutto.
Nelle varie locande piuttosto equivoche, negli stretti e bui vicoli
dell’angiporto o ancora sulle navi che sono attraccate alle
banchine.
Insomma
è piuttosto libera di costumi, una puttana dite? Va bene, una
puttana allora. Lavora in una tessitura con altre donne e si… anche
il padrone la scopa, a volte quando ha voglia la chiama nel tugurio
dove impera e la prende. La stende con violenza con il busto su un
tavolo, le alza le gonne pesanti e le scopre il culo. La cerca con la
mano e poi la penetra e la monta con forza.
E
lei?
Lei
gode. Non si lamenta, accetta i frizzi e i lazzi delle compagne, non
si vergogna, intanto per questo servizio ha paga doppia, non che sia
comunque una fortuna quello che prende.
Le
piacciono gli uomini di mare. Quei visi abbronzati, i muscoli che
guizzano sotto la pelle del petto e delle braccia. Lei ci va pazza.
Va pazza per gli stranieri, trova che hanno un qualcosa in più, un
qualcosa che la prende.
Eymerich
come la vede rimane folgorato!
Ah…
cosa è l’amore!
Apre
il cuore al sentimento e fa chiudere gli occhi, l’amore nasconde la
realtà, la dissimula, la distorce a proprio piacimento.
Perché
Floryn lo sposa? Forse per togliersi dal quel lavoro comunque
pesante? Eh si… iniziava a lavorare appena dopo l’alba e
terminava al tramonto. Trovava che il lavoro le rovinasse il suo bel
incarnato? Che la invecchiasse anzitempo?
Non
è dato a sapere le cause precise, tanto più che la sua vita non
cambiò, ora anziché farsi possedere in quei bui e sudici vicoli si
scopava i suoi amanti nella casa del marito. Era davvero un via vai
importante, ma al solito… il marito era l’ultimo a sapere cosa
combinasse la moglie. Non è un classico?
E
lui?
Lui
viveva della luce che lei irradiava. L’amava incondizionatamente,
forse sapeva della sua vita libertina? Non lo sappiamo di certo ma
forse no, era cieco… quella speciale cecità dell’amore.
E’
certa invece una cosa, lui si accorse che non era più illibata
quando terminata la cerimonia nuziale volle consumare il matrimonio
con l’atto sessuale. E’ ancora stretta… questo si. La sua bella
figa è elastica, ha preso un bel po’ di cazzi di ogni misura nella
sua fessura ma è ancora stretta. Ma certo non è vergine.
Lui
non sa farla godere, va bè… è suo marito, è qualcosa che può
succedere, no? O succede spesso? Mi sa di si. Ma quando lui le chiede
come mai non è più vergine lei cosa si inventa? E cosa lui crede?
Un maleficio… è stato un maledetto, disgraziato maleficio a farla
nascere sprovvista della verginità. E’ nata già aperta così come
lui l’ha trovata. Un maleficio non meglio specificato.
Lui
le crede e inizia la loro vita in comune. Lui lavora e lei si
sollazza. La casa è disordinata, il mangiare fa schifo ma lui non si
lamenta.
Passa
così circa un anno, un giorno Eymerich esce e va al lavoro e quando
torna trova la casa vuota. Aspetta… non è certo la prima volta che
lei ritarda e che magari torna tutta scarmigliata e sudata, con le
gote arrossate. Si, avete ragione… è appena stata ad un convegno
di sesso, se il marito potesse verificare, se fosse un tantino appena
sospettoso le troverebbe sul corpo le tracce del tradimento. Segni di
morsi sul seno, sul culo, lo sperma dell’occasionale compagno nella
vagina o nell’ano. Ma lui non ha sospetti.
Ma
quella sera lei non torna. Non torna il giorno seguente né i
successivi. Sparisce.
Eymerich
cade in preda alla disperazione, la cerca in ogni angolo della città,
chiede a mille persone ma senza risultato, non vuole neanche sentirle
le malignità sulla reputazione della moglie, su questo fatto è
sordo. Non lo ritiene possibile.
Noi
sappiamo cosa successe a Floryn.
E’
molto semplice, nel suo vagabondare, nella sua ricerca di qualcuno
che potesse darle soddisfazione si imbatte in Kabir, il capitano di
uno sciabecco turco appena giunto in porto con un carico di spezie.
E’ un bell’uomo. Alto e aitante con i lunghi capelli che porta
sciolti sulle spalle, la barba nera e gli occhi che splendono come
braci. Ha fame Kabir, fame di donna e quando trova Floryn pensa di
aver trovato quello che trovava di solito in qualche bordello, ma è
mille volte meglio perché lei gode di lui, non gli nega nulla e non
costa nulla. Floryn ritiene a ragione che nessuno ha saputo farla
godere così. Lui… Kabir ha una verga incredibile. Lunga, grossa e
piegata all’insù, quando la possiede riesce a farle provare degli
orgasmi ineguagliabili. E dura una infinità, la riempie del suo seme
caldo nella figa e nel culo e pochi attimi dopo è ancora duro,
eretto, affamato.
Lei
si sente attratta da lui, così tanto da credere di esserne
innamorata. Quando l’imbarcazione riparte carica di allume per
Marsiglia, lei parte con lui.
Kabir ha moglie e ha donne un po’ dappertutto e si stufa presto. Già durante il viaggio la passa al suo secondo e lui la spartisce con l’equipaggio. Non credo che abbia sofferto la cosa, probabile invece che li abbia svuotati con la sua voglia inesauribile. E a Marsiglia lei sbarca di nascosto, capisce che se rimane con questi uomini finisce in qualche bordello di Istanbul. Senza tanto dispiacere per l’equipaggio, voi conoscete il vecchio pregiudizio marinaro che una donna porta sfortuna a bordo?
Kabir ha moglie e ha donne un po’ dappertutto e si stufa presto. Già durante il viaggio la passa al suo secondo e lui la spartisce con l’equipaggio. Non credo che abbia sofferto la cosa, probabile invece che li abbia svuotati con la sua voglia inesauribile. E a Marsiglia lei sbarca di nascosto, capisce che se rimane con questi uomini finisce in qualche bordello di Istanbul. Senza tanto dispiacere per l’equipaggio, voi conoscete il vecchio pregiudizio marinaro che una donna porta sfortuna a bordo?
Ora
la perdiamo di vista per un pò, torniamo a Eymerich?
Non
ha mai smesso di cercarla e quando un tenue indizio gli fa
presupporre che sia partita per mare non indugia a fare altrettanto,
parte per Anversa. Qui ci lavora per un po’ nel cantiere della
città, poi riprende il mare per Bordeaux. Insomma tratta per tratta
arriva a Genova, ma non salta proprio Marsiglia? Dove magari avrebbe
potuto avere notizia di una tedesca bruna con gli occhi verdi, molto
bella?
A
Genova si ferma, trova lavoro e ormai convinto che non troverà più
Floryn si sposa e nel corso degli anni ha due figli. Passano così 10
o undici anni.
E’
sempre il destino che ha in mano le carte, fa il mazziere e le
distribuisce ai giocatori. A volte è beffardo…
Andiamo
a ricercare Floryn.
Anche
Floryn si è sposata e per ben due volte, e per ben due volte ha
sotterrato i suoi mariti. Ora è in viaggio, è partita dalla
Provenza e si sta recando a Roma.
Tenendo
conto che la popolazione europea in quel tempo era di circa 45
milioni di individui non è un caso davvero singolare che i due si
ritrovino?
Floryn
a Genova si reca presso il fondaco dove si ritrova la larga comunità
tedesca della città e casualmente sente parlare di Eymerich,
incuriosita vuole constatare se è lui e lo va a cercare. Lui,
tenendo conto della età di sopravvivenza di allora, è ancora
vigoroso, mostra solo qualche segno del tempo. Lei è ancora
splendida o almeno è così che la vede lui.
Che
strana creatura Floryn… oppure è solo una esagerazione della
psicologia femminile? Esprime in maniera eclatante le peculiarità
del carattere delle donne?
Io
credo di si, sentite cosa combina.
Non
ama certo il marito, non lo ha mai amato né lo ha mai ricordato. E
se lo faceva lo faceva con fastidio, lo scacciava dai propri pensieri
come usando la mano si scaccia dal viso un insetto molesto.
Ma
ora? Ora che lo ritrova con una altra donna? Se lo vuole riprendere
come a voler dimostrare ancora il suo potere su lui. Vero che è
compatibile con i geni femminili? Si, lo è pienamente.
Eymerich
non ci pensa su due volte, abbandona la moglie italiana e i figli e
riprende Floryn, si perde sul suo corpo, non gli sembra vero poterla
riavere. Sentire il suo odore che mai ha dimenticato. Accarezzare
quel seno ancora florido e godere di lei. Sapesse cosa ha passato la
figa che ora sta baciando appassionatamente!
Io
vi dico… che ha provato tutto!
Tutto
l’immaginabile!
E’
stata presa con suo piacere da una moltitudine di uomini, sia in via
singola che in molti assieme. Ricordate l’equipaggio dello
sciabecco? Una torma di infoiati che la possedevano senza riguardo,
di continuo, ne aveva in figa, in culo e in bocca e altri aspettavano
il loro turno. Si ritrovava ricoperta completamente di sperma che era
poi costretta a leccare, come era costretta a pulire con la lingua i
cazzi che l’avevano usata.
Vi
risulta che si sia mai lamentata di questo?
NO…
noooo!
Le
andava bene così. Poi la cosa si è ripetuta e per più volte. Ha
usato la bellezza per accalappiare due mariti che l’hanno mantenuta
mentre seguitava a scoparsi il mondo.
E
ora si accontenta del marito?
Nooooo…
NO!
Forse
non desiderava che succedesse quello che successe. Forse no, ma ne fu
la causa.
La
moglie italiana, la seconda moglie per intenderci, vista la cosa e
constatata l’impossibilità di riavere il marito e padre dei suoi
figli lo denuncia come bigamo ai Priori della città che gestivano la
giustizia.
La
bigamia era un reato considerato molto grave. Quando interrogarono
Floryn lei confermò di esserne la prima moglie, forse non volle
mentire pur sapendo il pericolo che correva il marito, forse le era
venuto a noia e se ne voleva liberare. Non si sapeva che lei stessa
era stata bigama, non si sapeva dei suoi due mariti defunti,
particolare che comunque non era competenza di Genova.
Eymerich
fu rinchiuso nelle segrete di Porta dei Vacca, ex Porta di San Fede,
che fu anche sede del processo contro di lui. Floryn durante
l’udienza pubblica confermò la testimonianza già concessa.
Eymerich
fu condannato a morte. Sentenza da eseguirsi mediante impiccagione.
Morì
all’alba, tre giorni dopo la sentenza, ma Floryn era già sulla
strada per Roma… lui morì amandola ancora.
P.S.
La storia è completamente inventata, non esistono donne come Floryn…
O
forse si…?
T.
venerdì 28 settembre 2018
DOMINI CANES
Era gennaio dell’anno del signore 1323, appena passate le festività natalizie, quando la missiva del curato di Saint Cristol les Ales giunse al Convento dei Domenicani di Ales. Il paese distava poche ore di cammino dal Convento.
La Casa dei Domenicani di Ales era poco importante rispetto ai grandi Conventi dell'ordine ed era diretta da un semplice Priore, Jean Costant, un uomo vigoroso di 30 anni, fervido uomo di religione.
I Domenicani avevano precipuamente il compito di combattere l'eresia ma si riconoscevano loro anche i compiti della predicazione e lo studio. Infatti, molto avanzata e di ottimo livello era l'attività culturale volta all'insegnamento. Inoltre a loro veniva affidato il compito di "pubblicizzare" le Crociate, di riscuotere i tributi, di compiere delicate missioni diplomatiche e solitamente erano i membri dell'ordine a formare i tribunali dell'Inquisizione.
Il più famoso inquisitore domenicano fu lo spagnolo Torquemada, diventato poi celebre per la sua assoluta determinazione nel colpire eretici e peccatori in genere.
L'atteggiamento assunto da parecchi esponenti dell'ordine valse loro il soprannome di Domini Canes, poco simpaticamente tradotto in Cani di Dio che lascia intendere il loro accanimento.
Jean Costant, pur colto e intelligente, era un Domini Canes, a volte rasentava l'ossessione nella sua ricerca del maligno. Non aveva vissuto la Crociata contro i Catari avvenuta il secolo precedente, ma ne continuava l'opera nella ricerca e nel combattere quell'eresia.
Erano tempo difficili, dopo un periodo di abbondanza continue carestie colpivano l'Europa che vedeva ora anni di piogge continue e stagioni fredde. Era il preludio a quello che sarebbe stata la grande moria della Morte Nera, la pestilenza del 1347 che avrebbe trovato una popolazione fisicamente debilitata.
Ma questo era ancora da succedere quando Padre Jean lesse la missiva. Era una richiesta di aiuto da parte di chi non sapeva come fronteggiare una grave situazione, da un curato di un piccolo paese... uomo semplice e pieno di paura dell'ignoto.
Questi raccontava di come un morto ritornasse a trovare la giovane moglie, tornava sotto forma di fantasma ogni notte dal momento della sua dipartita. Raccontava di come tornasse ed esigesse di fare con la giovane atti non meglio specificati ma vergognosi. La giovane donna rifiutava di parlarne. Il curato diceva che mai lei o il marito, ambedue provenienti da ricche famiglie mercantili, ne avessero accennato in confessione. Non sapeva come fronteggiare la situazione che era diventata di dominio pubblico nel paese e causava un grave disagio.
Padre Jean ordinò che gli venisse preparata la sua mula, voleva andare a vedere di persona se i fatti erano quelli narrati e possibilmente porci rimedio.
Anche se il paese non era molto distante gli ci volle un pomeriggio intero per arrivare dato che la strada era ingombra di neve, così fu al tramonto che si presentò alla canonica.
Durante la cena il curato gli raccontò i fatti e descrisse le persone coinvolte.
Gli disse che il marito era morto improvvisamente, era un uomo anziano ma in salute, e lasciava la giovane moglie... una donna di appena vent'anni, vent'anni e ora già vedova. Mai aveva mostrato prima segni di instabilità mentale. Già dalla prima notte, lei sola nella stanza, ricevette la visita del marito che pretese un rapporto sessuale, cosa che poi si ripeté per tutte le notti seguenti.
Padre Jean dispose che la mattina successiva il curato lo accompagnasse nella visita alla donna e si ritirò per la notte.
La casa che li accolse il giorno successivo era una dimora solida che mostrava tutti i segni dell'opulenza. Arazzi alle pareti. Grandi camini nei quali ardeva molta legna. Stoffe e pellicce per mitigare il freddo.
Venne chiamata la giovane vedova e presentata a Padre Jean, questi licenziò il curato e pregò la giovane di condurlo in camera, nel luogo dove si verificavano questi fatti straordinari. Mentre seguiva la giovane, la esaminò con cura.
Mostrava tutti i segni della tensione provata nella notte, pallore e occhi cerchiati ma nulla poteva diminuire la sua particolare bellezza. Bel viso e bei capelli e un corpo di donna seducente. Il seno che spingeva prepotente contro il tessuto del corsetto e la forma del sedere, ampio e rotondo.
Una volta in camera Padre Jean la pregò di chiudere la porta e prima ancora di dare ordine di non disturbarli per nessuna ragione, ne andava della sua vita l'essere interrotti durante la lotta contro il demonio.
Si sedette e fece inginocchiare la giovane donna su un cuscino presso di se... le prese le mani e iniziò...
-Figliola... io sono Padre Jean, Priore Domenicano di Ales.. sono qui per aiutarvi, per liberarvi da questo tremendo sortilegio... ditemi... quanti anni avete?
-Ventuno..- padre...
-Da quanti anni eravate sposata?
-Da quando ne avevo quattordici... padre... sono ormai sette anni...
-E ditemi figliola cara... non avete figli? Nessuno?
Si accorse dell’attimo di smarrimento della giovane, evidentemente cercava qualcosa che spiegasse la cosa ma senza dover dire la verità.
-No... padre... il cielo non ci ha premiato...
-Ma cercavate la procreazione... figliola? Nei modi e nei tempi previsti dalle regole religiose?
-Si... si... abbiamo cercato... mai abbiamo peccato...
Padre Jean seppe, immaginò subito che mentiva ma al momento lasciò perdere la cosa.
-Figliola cara... raccontatemi delle visite notturne... è tornato anche questa notte?
-Si... padre... si... lui torna... appare all'improvviso... è
nudo come sempre e...
Padre Jean la incitò a parlare, a raccontare, ora il suo tono è paterno, la tratta come una figlia.
-Dimmi tutto figliola cara... ora io sono il tuo confessore, quello che dirai a me lo saprò solo Nostro Signore e nessun altro... lui vuole che io ti aiuti...
-Padre... lui appare ed è nudo... nudo e ritto... ha il suo membro virile ritto...
-Continua figliola..-
-Padre... io non sono consenziente... lui mi strappa i vestiti fino a spogliarmi completamente e poi...
-E poi? Continua figliola cara...
-Padre... mi vergogno a continuare...
-Fallo con fiducia... assieme potremo sconfiggerlo...
-Mi costringe in ginocchio, mi fa posare il capo su questo cassettone e... si appresta a...
-A prenderti... figlia mia? A possederti carnalmente?-
-Si padre... lo sento cercarmi e lo sento entrare... dentro... fino in fondo...
-E tu? Resti insensibile a questa violenza... oppure...?
La donna alzò gli occhi a lui come a pregarlo di capire...
-Mi ribello padre... davvero lo faccio con tutte le mie forze.. ma dopo un po' sento nascere una strana malia dentro me... e mi arrendo... e provo piacere. Non voglio... ma provo piacere...
-Figliola... dimmi ancora... quanto dura questa possessione? E tu? Quante volte provi piacere?
-Più e più volte... padre... lui non smette per buona parte della notte e provoca di conseguenza il mio piacere... quando mi lascia sono esausta...
-Figliola... ora riposa... dormi serena. Io ti aiuterò... tornerò nel pomeriggio...
Mentre ripercorreva la strada verso la canonica ripensò a cosa stava esaminando, un caso davvero particolare.
In chiesa esercitò l’esercizio divino assieme al curato e poi gli chiese carta e penna, doveva scrivere al Vescovo di Nimes e informarlo dell'accaduto. La missiva doveva partire al più presto.
Nel primo pomeriggio ritornò dalla vedova e si ritirarono nella stanza come nella mattina.
La donna era riposata e mostrava tutti gli aspetti della sua straordinaria bellezza.
Come la mattina si inginocchiò presso il frate seduto e iniziarono...
-Cara figliola... sono lieto di trovarti in migliori condizioni... raccontami tutto con fiducia... tutto...
Un lampo di paura passò veloce negli occhi della donna, fu un lampo ma il religioso lo notò.
-Dimmi figliola... questo essere ha le sembianze del tuo defunto marito?
-Si padre... è lui... lui in persona...
-E... parla? E se parla... che dice?
-I suoi versi sono grugniti... padre... solo prima di prendermi parla, mi offende pesantemente, mi tratta... da... donnaccia... dice che sono una prostituta... che l'ho dannato... che l'ho condannato all'inferno...
-Ha una qualche ragione a dire questo? Lo hai tradito durante il vostro matrimonio...?
-No... padre... assolutamente no! Neanche con il pensiero l'ho tradito... lo amavo molto... anche se...
-Anche se? Figliola... continua... apriti...
-Anche se... non condividevo la sua perenne ricerca del piacere. A volte era come un animale... mi prendeva continuamente... da vivo... e ora anche da morto...
-Figliola... ora ho una domanda molto imbarazzante... ma ti prego di considerare chi sono... il tuo confessore... il tuo tramite con il cielo...
-Si padre...
-Ti sembra che questi atti di possessione siano reali? O li vivi solo nella tua mente? Hai una idea? Una certezza magari?
-Non lo so... a me sembrano reali... sento lui che spinge per entrare nelle mie carni... lo sento sforzare e poi farsi largo... lo sento entrare e uscire... non lo so veramente... padre...
-Ma noti altri segni? Il suo seme? Trovi traccia di seme maschile su te... dentro di te?
Notò ancora una volta il suo imbarazzo... ma pensò che era dovuto all'argomento che stavano trattando.
-Non lo so padre... anche prima... da vivo intendo... a volte non arrivava a... sia pur che lo volesse...
-Intendi... che non completava l'atto con l’emissione del suo seme?
-Si padre... è così...
-Dimmi ancora... figliola cara... fai delle abluzioni dopo questi connubi? Ti lavi intimamente?
-Si padre... è un fatto che mi sento insozzata... mi lavo con acqua e erbe profumate...
-Ti chiedo una cosa... è determinante. Tornerò domani mattina..- non procedere a quelle abluzioni delle tue parti intime...
La mattina seguente si presentò molto presto, doveva verificare delle cose molto importanti.
Fu introdotto nella stanza e qui trovo la donna ancora a letto, esausta e fisicamente stravolta.
-E’ venuto anche stanotte... figliola...?
-Si padre... era come impazzito... mi ha posseduto come mai ha fatto... per ore...
-E tu? Hai provato il solito piacere...?
-Di più..- di più... davvero non riuscivo a smettere... era come concatenato... un piacere dietro l'altro...
-Figliola.. ascolta figlia mia.. devo verificare se questi atti avvengono veramente o se li vivi solo nella tua mente, ma prima dimmi se a volte ti concedi il piacere solitario..-
-A volte... si... l'ho confessato anche al nostro curato che mi ha dato molte penitenze e l'assoluzione...-
-Si figliola... ora... dovresti farmi verificare se gli atti avvengono veramente... dobbiamo essere certi o di una cosa o dell'altra... e non voglio far intervenire altre persone non interessate...
-Verificare... padre? E come potrete...?
-Esaminando la tua natura... figliola... ora... adesso... mentre sei stata fresca preda dell'essere...
-Cosa dovrei fare...? Ditemi...
-Denudati..- pensa che io non sia un uomo ma la presenza di dio, denudati e mettiti proprio nella stessa posizione nella quale l'essere ti prende...
La giovane donna si levò la pesante camicia che usava per dormire e si presento nuda... il frate non potè fare a meno di restare impressionato da quel corpo magnifico. Un seno pieno e il resto sinuoso e aggraziato. Fu come un colpo al suo basso ventre. Sentì crescere il suo membro... crescere fino a diventare un duro ramo di carne e ciò nonostante lui non volesse che accadesse...
Sentì la sua voce.. ora roca.. invitarla a mettersi come quando l’essere la prendeva. Lei si inginocchiò.. ma lui non poteva vedere quello che doveva vedere.. la pregò di mettersi in ginocchio a bordo letto.. sulle pellicce e appoggiare la testa.
Ora il suo splendido deretano era completamente offerto. Padre Jean.. eccitato.. portò vicino una candela accesa per poter vedere meglio.
La natura della donna, rosea come una pesca, era leggermente aperta.. umida e profumata. Era circondata da un tenero vello scuro. Non presentava tracce evidenti di penetrazioni violente..
Le dita di padre Jean presero a toccare la fessura. Cercava segni evidenti di seme maschile.. toccava e esaminava poi le dita. Prese ad inserirle.. aprì le labbra esterne gonfie e sode e spinse le dita dentro a fondo. Prese a strofinare forte l’interno.. mentre la donna ora mugolava e muoveva il bacino. Le dita da due divennero tre.. e si muovevano veloci. A volte lui le estraeva completamente per poi rimetterle con forza causando come un singulto in lei.
Poi.. l’inizio del tormento. Il desiderio che iniziò a bruciargli tutti i suoi buoni propositi. Si alzò la tonaca, la fissò al cordiglio che aveva alla vita e appressò la sua verga dura.. sembrava che sapesse la strada da come facilmente entrò in lei. E lui prese a possederla.. forte e veloce. La prima volta il suo piacere arrivò presto.. lo inebriò e riempì il ventre della donna del suo seme.
Non perse l’erezione, continuava a possederla, quando il suo sguardo si fissò sul fiore che la donna aveva in mezzo alle polpose natiche.
E vide l’anello slabbrato.. usato.. aperto, capì subito dove l’essere prendeva la donna! Non nella sua natura di femmina, ma in un rapporto contro natura condannato dalla chiesa!
Ma ormai era ebbro di passione. Senza difesa. Combatté contro i suoi stessi principi e perse. Levò la verga dalla conchiglia della donna indirizzandola invece verso l’apertura fra le natiche. Qui entrò senza difficoltà.. spinse a fondo ritrovandosi infine con il ventre contro le natiche della donna. Era tutto dentro di lei.. tutto.
Ora anche il piacere della donna era diverso, più completo. Smaniava mentre il religioso la possedeva con forza.. urlando di libidine. Le loro urla belluine riempivano la stanza mentre rincorrevano il piacere. Piacere che poi sembrò esplodere in fuochi luminosi.
Poi.. l’attimo della disperazione per padre Jean. Si rese conto della enormità del fatto e si penti istantaneamente. Aveva fatto una cosa orribile e ne era consapevole.
Ora le cose erano diverse fra loro e ottenne immediatamente la piena confidenza della donna. Una confessione alla quale non concesse l’assoluzione.
Il marito da vivo amava prenderla contro natura, usando il suo fiore fra le natiche. Non voleva figli. Questo era una gravissima mancanza, parificata allora alla eresia e punita di conseguenza. Era previsto il rogo per chi la praticasse. Sia che fra soli uomini che fra uomo e donna.
Pretese dalla donna che non raccontasse nulla di questo al confessore. Questa situazione aveva causato un grave caso di coscienza che non era finito con la morte del marito. La sua ricomparsa con l’accusa che fosse lei la causa della sua dannazione eterna. Il suo senso di colpa faceva si che rivivesse ogni notte le copule vissute. Che immaginasse e vivesse come vere le continue profanazioni contro natura. Combatteva il piacere che aveva provato e provava ma non riusciva a farne a meno. Godeva nell’essere presa così.
Era un uomo pensieroso e pieno di rimorsi quello che tornò alla canonica. Pensò a quanto diceva il libro Penitenziale di Teodoro, il monaco vissuto tra il VII e l’VIII sec. che prescriveva una pena variabile dai sette ai quindici anni per un rapporto non secondo le vie naturali che portano al concepimento, mentre prevedeva una pena di soli centoventi giorni per un aborto e sette anni per un omicidio premeditato! Poi le pene si inasprirono.. fino a diventare reati puniti con la morte, con il rogo.
D’altra parte.. era quello che si pensava allora, quello che poi il celebre predicatore Bernardino da Siena avrebbe affermato nelle sue prediche:
..è meglio se una donna ha un rapporto in modo naturale col proprio padre, che contro natura col proprio marito.. (La religione cristiana 17,1,1). In questo modo, l’incesto, condannato severamente dalla Bibbia (cfr. Le 18:6ss) diveniva un peccato più accettabile rispetto a un rapporto contro natura. E per Bernardino da Siena i peccati contro natura sono tutti quegli atti di - emissione del seme qualunque sia il luogo e il modo in cui non sia possibile generare-(Prediche serafiche 19,1).
Scrisse nuovamente al Vescovo, una lunga missiva.
Pensò di aver descritto bene l’accaduto. Il defunto e la moglie usavano praticare il coito contro natura.. sia per evitare gravidanze sia per motivo di libidine. Il nascondere ciò al proprio confessore aveva causato un grave movimento interiore di reazione nella donna. Tanto che era convinta che ciò avesse condannato il proprio marito al fuoco eterno dell’inferno. Chiedeva consiglio su come procedere..
Trascurò di dire che lui stesso aveva praticato lo stesso tipo di congiungimento.
A stretto giro di corrispondenza l’alto prelato lo convocò al Vescovado per un colloquio.
Nel frattempo non mancò di andare a trovare la vedova, assiduamente. Mattina, pomeriggio e ora anche la notte.
Il motivo era per combattere insieme, poi.. invece preso da passione continuava a possederla. Sia come prescritto dai canoni religiosi sia per altra via..
La notte si sedeva e aspettava. La donna ad un certo momento entrava in una condizione di parossismo erotico. Si spogliava.. si poneva sul letto e si comportava come se fosse davvero posseduta. Le mucose del suo ano si distendevano e il buco si allargava come se fosse davvero posseduta da un membro maschile.
E godeva.. lunghe serie di orgasmi. Tali da costringerla a urlare, a dimenarsi violentemente, tali e tanti da sfinirla fisicamente.
Era in quel momento che padre Jean interveniva, aveva lasciato montare e crescere la sua libidine per poi lasciarla esplodere. Si liberava dagli indumenti e la prendeva, ora usava tutti i suoi buchi del piacere, la conchiglia fra le cosce, il fiore fra le natiche e le labbra profumate.
La mattina li trovava stanchi ma non sazi. E riprendeva il loro cercarsi. La ricerca del piacere.
Fino al momento che si recò dal vescovo..
-Servo vostro.. Monsignore..-
E mentre in ginocchio baciava l’anello..
-Come sta la vostra famiglia.. Fratello Jean?-
Passarono alcuni minuti nei quali parlarono di cose non riguardanti il caso di Saint Cristol les Ales, ricordarono alcuni parenti delle loro casate.
-Padre Jean riassumetemi i fatti.. con i particolari prego..-
Mentre il Domenicano narrava.. l’alto prelato ascoltava ad occhi chiusi, teneva le mani giunte davanti a sé in un atteggiamento come di abbandono mistico e partecipativo.
Finito il racconto aprì gli occhi e li fissò in quelli del frate.
-Padre Jean.. viviamo tempi perigliosi, Dio non ci ama.. non sappiamo per quale motivo specifico ma non ci ama, sono anni che non abbiamo raccolti abbondanti. E in tempi simili.. voi sapete cosa fanno i nostri fedeli? Le pecorelle che noi abbiamo il compito di proteggere e guidare? Non fanno figli. Le donne non partoriscono più. Non vogliono mettere al mondo figli in questo momento. Ora è impensabile che manchi il desiderio... l’ardore fisico. E’ invece pensabile che non rispettino le regole divine che prevedono il contatto solo se destinato alla procreazione. Usano altri sistemi contro natura. Fellatio, masturbazione e sodomia. Dobbiamo dare l’esempio.. essere crudeli per necessità con qualcuno per ottenere l’ubbidienza di tanti..-
Il frate annuiva.. condivideva pienamente le ragioni del vescovo.
-Non solo.. Monsignore. E’ una famiglia molto ricca, mi sono informato.. possiede terreni e magazzini contenenti granaglie e altri generi il quale prezzo è in rapida ascesa e molti armenti in stalla, la donna interessata è l’unica proprietaria di tutto. E in virtù delle leggi vigenti.. in questo caso di manifesto congiungimento carnale con il demonio e sodomia.. la pena prevista è il rogo.. e l’intero patrimonio verrà diviso fra il delatore.. il parroco e quindi la chiesa, il secondo terzo al clero… a Voi Monsignore e l’ultimo terzo al potere laico.. il Conte vostro fratello.-
-Frate Jean.. siete investito della massima autorità, mi rappresentate. Debellate il demonio.. prendete alcuni dei miei armigeri, riunite una corte e procedete al giudizio..-
Il frate si buttò in ginocchio e abbracciò le gambe del vescovo..-
-Siate il mio confessore Monsignore.. ho peccato gravemente.. ho infranto l’obbligo della castità, ho copulato con quella donna, più volte e sotto l’influsso del demonio l’ho posseduta contro natura..-
-Siete pentito di ciò… figliolo?-
-Si.. Monsignore sono pentito..-
-Rispetterete l’obbligo di mangiare di magro fino a fine quaresima e moltiplicherete il vostro impegno nelle preghiere. Alzatevi ora..-
E mentre il frate si alzava..
-Ego te absolvo a peccatis tuis in nomine Patris et Filii et Spiritus Sancti.. andate in pace figliolo..-
La mattina seguente un piccolo gruppo di uomini prese la via per Saint Cristol les Ales.. erano Padre Jean, altri due Domenicani e alcune guardie.
Era la giustizia che aveva preso strada e reclamava la pena per il colpevole.
Poche settimane dopo la giovane e bella vedova salì la breve scaletta che la portava al rogo, la piazza di Nimes era strapiena di curiosi, venuti anche da distante per assistere all'autodafé. Nell'attimo nel quale la giovane presumibilmente morì, il Vescovo e Frate Jean che assistevano dal balcone del vescovado si fecero doverosamente il segno della croce..
giovedì 27 settembre 2018
mercoledì 26 settembre 2018
2010 - LA DONNA DI BOGOTÀ - DON CELESTINO.
Il nostro 2010 corrisponde all'anno tibetano 2137 e secondo i dettami dell'astrologia tradizionale dell’estremo Oriente sembra non essere un’annata confortante. Infatti l'anno in questione e' l’anno della Tigre di metallo che ha degli artigli taglienti (elemento metallo) che generalmente influenzano l'andamento instabile.
La Tigre di metallo (lcags-pho stag-lo) e' anche detta tigre bianca.
L'associazione della Tigre con l'elemento metallo viene letta come disarmonica perché l'energia del legno (energia primaria della tigre) alimenta il fuoco aumentandone l'incandescenza fino al punto di fondere il metallo e il metallo, di contro, trasformato in utensili come un'ascia può distruggere il legno, ecco dunque l'incompatibilità, proprio per questa continua lotta delle energie l'una contro l'altra.
Gli anni della Tigre di metallo non sono anni pacifici, l'ultimo è stato il 1950, segnato dall'invasione del Tibet...
Non è un racconto erotico.
Spazio molto nello scrivere i miei racconti.
Molti di loro sono di fantasia o ancorati a ricordi o a momenti e a
donne e uomini conosciuti nel passato.
Colombia, sempre anno della tigre...
Sono gli ultimi giorni di permanenza in Colombia, ho una strana apatia. Mi trasporto pigramente dalla piscina al bancone o ai tavoli dei vari bar del grande albergo vicino a Cartagena. L'incontro con Don Celestino mi ha lasciato anche un’inquietudine difficile da sopire. Inquietudine che poi si rivelerà giustificata.
Che sia maledetto.
L'albergo si riempie di famiglie con bambini e sembra che provengano in maggior parte da Bogotà dove è finito l'anno scolastico. Si fermano per il fine settimana o qualche giorno. Corteggio senza molta convinzione Sandra, una ventenne di Calì che potrebbe essermi figlia, una sera sembra che vada, le butto lì che veniamo a trovarla nella sua camera in due, io e un altro italiano pieno di mohjito che cazzeggia con noi, lei ci pensa, tituba e poi sceglie altro.
Colombia, sempre anno della tigre...
Sono gli ultimi giorni di permanenza in Colombia, ho una strana apatia. Mi trasporto pigramente dalla piscina al bancone o ai tavoli dei vari bar del grande albergo vicino a Cartagena. L'incontro con Don Celestino mi ha lasciato anche un’inquietudine difficile da sopire. Inquietudine che poi si rivelerà giustificata.
Che sia maledetto.
L'albergo si riempie di famiglie con bambini e sembra che provengano in maggior parte da Bogotà dove è finito l'anno scolastico. Si fermano per il fine settimana o qualche giorno. Corteggio senza molta convinzione Sandra, una ventenne di Calì che potrebbe essermi figlia, una sera sembra che vada, le butto lì che veniamo a trovarla nella sua camera in due, io e un altro italiano pieno di mohjito che cazzeggia con noi, lei ci pensa, tituba e poi sceglie altro.
Più tardi, durante una
festa sulla spiaggia la vedo allontanarsi con un ragazzo
dell'albergo. Bello e nero come l'ebano. Le auguro mentalmente di
godere. Di godersi ogni attimo della sua giovane vita, ma di lasciare
da parte la coca.
Poi... poi la vedo.Vedo lei!
Sono al
tavolo e mi passa accanto. Mi manca il fiato.
Quante volte durante i sogni angosciosi nei quali mi sei apparsa, avrei voluto spiegare, cercare di spiegare mentre ti vedevo in quella notte maledetta, mentre rivedevo il tuo sguardo, i tuoi occhi colmi di paura, la tua richiesta di aiuto!
Quante volte avrei voluto chiederti perdono.
Invece mi restava solo un risveglio affannoso, sudato, tremante e pieno di rimorso. Incubi che non mi lasciano da allora, che mi tornano ricorrenti.
Mi resta solo il desiderio di espiare.
Spesso, tanto spesso ho cercato la morte in una vita inutile e piena di rischi.
Ho usato il sesso come droga. Un modo per annullarmi. Per non pensare.
Ma sei tu?
La poca razionalità che ho mi richiama al reale, mi ricorda che sei morta.
In un tempo lontano, in un paese lontano.
Non puoi essere tu.
Sei adulta, allora eri giovanissima.
E' il giorno che precede il mio ritorno in Europa, ho appena confermato il volo.
Mi alzo e ti seguo, guardo il tuo culo, e' il suo culo, indossi una tunica da spiaggia leggerissima, in trasparenza si vede il filo del perizoma e le tue natiche piene. Da questo momento sono la tua ombra. Sei al tavolo con un'altra donna che ti assomiglia, tua sorella? Due anziani, i tuoi genitori? E due bambini, uno dei quali evidentemente tuo figlio.
Tuo figlio.
Mi ricorda un bambino mai nato.
Ora voglio credere che per un miracolo, per una ragione occulta, incredibile, impossibile, tu possa rivivere in lei. Che il destino ti abbia voluto portare qui per poterti finalmente chiedere perdono. Per avere l'oblio.
Sono la tua ombra in quel giorno, in spiaggia, in piscina, a cena, vedo che ti ritiri con il tuo bambino, ti aspetto la mattina seguente, voglio un minuto, un minuto solo per poterti parlare, vedere se il miracolo esiste.
Un minuto da sola.
Ti osservo mentre fai ginnastica sulla spiaggia. Sei sulle ginocchia e ammiro il tuo culo. Ammiro il tuo corpo. Guardo i tuoi capelli e i tuoi occhi neri. Ti ammiro mentre alzi le braccia, le fletti e ti pieghi ancora. Forse mi hai notato, ma probabile che mi consideri solo un qualcuno che cerca di agganciarti.
Faccio velocemente la valigia.
Quante volte durante i sogni angosciosi nei quali mi sei apparsa, avrei voluto spiegare, cercare di spiegare mentre ti vedevo in quella notte maledetta, mentre rivedevo il tuo sguardo, i tuoi occhi colmi di paura, la tua richiesta di aiuto!
Quante volte avrei voluto chiederti perdono.
Invece mi restava solo un risveglio affannoso, sudato, tremante e pieno di rimorso. Incubi che non mi lasciano da allora, che mi tornano ricorrenti.
Mi resta solo il desiderio di espiare.
Spesso, tanto spesso ho cercato la morte in una vita inutile e piena di rischi.
Ho usato il sesso come droga. Un modo per annullarmi. Per non pensare.
Ma sei tu?
La poca razionalità che ho mi richiama al reale, mi ricorda che sei morta.
In un tempo lontano, in un paese lontano.
Non puoi essere tu.
Sei adulta, allora eri giovanissima.
E' il giorno che precede il mio ritorno in Europa, ho appena confermato il volo.
Mi alzo e ti seguo, guardo il tuo culo, e' il suo culo, indossi una tunica da spiaggia leggerissima, in trasparenza si vede il filo del perizoma e le tue natiche piene. Da questo momento sono la tua ombra. Sei al tavolo con un'altra donna che ti assomiglia, tua sorella? Due anziani, i tuoi genitori? E due bambini, uno dei quali evidentemente tuo figlio.
Tuo figlio.
Mi ricorda un bambino mai nato.
Ora voglio credere che per un miracolo, per una ragione occulta, incredibile, impossibile, tu possa rivivere in lei. Che il destino ti abbia voluto portare qui per poterti finalmente chiedere perdono. Per avere l'oblio.
Sono la tua ombra in quel giorno, in spiaggia, in piscina, a cena, vedo che ti ritiri con il tuo bambino, ti aspetto la mattina seguente, voglio un minuto, un minuto solo per poterti parlare, vedere se il miracolo esiste.
Un minuto da sola.
Ti osservo mentre fai ginnastica sulla spiaggia. Sei sulle ginocchia e ammiro il tuo culo. Ammiro il tuo corpo. Guardo i tuoi capelli e i tuoi occhi neri. Ti ammiro mentre alzi le braccia, le fletti e ti pieghi ancora. Forse mi hai notato, ma probabile che mi consideri solo un qualcuno che cerca di agganciarti.
Faccio velocemente la valigia.
Ancora una volta sono
stupido, faccio cose che poi rimpiango amaramente d’averle fatte.
Non riesco a trovarti sola. Faccio portare la valigia all'ingresso e saldo il conto. Faccio chiamare un taxi.
Non riesco a trovarti sola. Faccio portare la valigia all'ingresso e saldo il conto. Faccio chiamare un taxi.
So che sbaglio, so che
dovrei restare, ma perché mi comporto così?
Quale e' il motivo per
il quale sbaglio sempre? E' una vita che sbaglio.
Ti cerco ancora, sono le due del pomeriggio e ti vedo.
Ti cerco ancora, sono le due del pomeriggio e ti vedo.
Stai attraversando la
terrazza delle piscine. Evidentemente vai verso la tua camera.
Mi precipito e ti chiamo.
-Signora... mi scusi...-
Lei si volta, mi guarda, gentile, disponibile.
-Mi perdoni... una sola parola... con il massimo rispetto...-
Lei mi guarda interrogativa.
-Lei... mi ricorda una donna che ho immensamente amato... Una donna tanto bella come lei... eguale, dio... se la ho amata...-
La sua risata, bellissima.
Come descrivere la sua risata?
Sembrava di piacere, di partecipazione come se mi avesse capito.
Le prendo la mano, gliela bacio e la lascio.
Perché?
Mi precipito e ti chiamo.
-Signora... mi scusi...-
Lei si volta, mi guarda, gentile, disponibile.
-Mi perdoni... una sola parola... con il massimo rispetto...-
Lei mi guarda interrogativa.
-Lei... mi ricorda una donna che ho immensamente amato... Una donna tanto bella come lei... eguale, dio... se la ho amata...-
La sua risata, bellissima.
Come descrivere la sua risata?
Sembrava di piacere, di partecipazione come se mi avesse capito.
Le prendo la mano, gliela bacio e la lascio.
Perché?
Perché…!?
Potevo restare, avere conferma.
Poi il taxi, l'aeroporto e la perquisizione alla quale mi sottopongono mi fanno per il momento scordare quel momento. E' con sollievo che salgo sull'aeromobile. Sollievo di essermela cavata. Maledico ancora Don Celestino, vecchio infame.
Ma poi, a distanza di una mezz'ora, il ripensarci.
Potevo restare, avere conferma.
Poi il taxi, l'aeroporto e la perquisizione alla quale mi sottopongono mi fanno per il momento scordare quel momento. E' con sollievo che salgo sull'aeromobile. Sollievo di essermela cavata. Maledico ancora Don Celestino, vecchio infame.
Ma poi, a distanza di una mezz'ora, il ripensarci.
Il dolore immenso.
Il chiedermi perché non
mi sono fermato e non le ho parlato ancora.
Ora il dubbio non e'
chiarito, rimane.
Mi dicevo che dovevo
restare, essere certo che non potesse essere lei, si... perché
ancora credo, spero, che era lei e con quella risata mi diceva che mi
perdonava, che era felice, la' dove e' ora,
che...
Bogotà e' una megalopoli, ha 14 milioni di abitanti.
Ma se e' destino non e' questo a negarmi la possibilità di rivederla, tutto e' possibile... tutto può accadere...
E' solo che siamo in questo maledetto anno della tigre di metallo, ne sento l'influenza negativa.
Si... troppe cose non stanno andando bene. Ho le spine nel cuore e penso troppo spesso alla donna di Bogotà.
che...
Bogotà e' una megalopoli, ha 14 milioni di abitanti.
Ma se e' destino non e' questo a negarmi la possibilità di rivederla, tutto e' possibile... tutto può accadere...
E' solo che siamo in questo maledetto anno della tigre di metallo, ne sento l'influenza negativa.
Si... troppe cose non stanno andando bene. Ho le spine nel cuore e penso troppo spesso alla donna di Bogotà.
Don celestino.
"Cio' che
conta nella vita non e' quello che ti succede ma cio' che ricordi. E
come lo ricordi per raccontarlo. (Gabriel Garcia Màrquez.)"
Colombia-gennaio 2010, (anno della tigre di metallo)
-Le donne sono tutte
puttane...-.
Lo dice con l'aria d’essere dio e di star dettando a Mosè le tavole della legge, mentre accarezza la ragazza come fosse un gatto.
Io cerco di interromperlo.
-Non solo loro, la verità e' che puttane lo siamo tutti...-.
Ora che lo conosco mi chiedo che ci faccio qui.
Lo dice con l'aria d’essere dio e di star dettando a Mosè le tavole della legge, mentre accarezza la ragazza come fosse un gatto.
Io cerco di interromperlo.
-Non solo loro, la verità e' che puttane lo siamo tutti...-.
Ora che lo conosco mi chiedo che ci faccio qui.
Sto cercando di vendere
l'anima? A lui? Venderla non per qualcosa di davvero importante ma
per denaro? Non mi si addice sacrificarmi idealmente come Giuda, ma
sarei qui se non fossi una puttana anch'io? E una puttana senza
scusanti, dato non ho la fame atavica di questa ragazza.
Lui non mi ascolta, è perso in se stesso e ora mi sta spiegando come si devono trattare le putas.
Naturalmente il suo credo è il bastone, senza la carota.
Mai portarle in Europa queste puttanelle mi dice, alzano le pretese. Sono belle, sono ammirate, sono desiderate e credono d’essere importanti, uomini affamati di fica stanno loro addosso come cani litigiosi attorno ad un osso e te le portano via, qui invece sono merce inflazionata, c'è tanta di quella fica in giro che non vale nulla.
Lui è Don Celestino.
Lui non mi ascolta, è perso in se stesso e ora mi sta spiegando come si devono trattare le putas.
Naturalmente il suo credo è il bastone, senza la carota.
Mai portarle in Europa queste puttanelle mi dice, alzano le pretese. Sono belle, sono ammirate, sono desiderate e credono d’essere importanti, uomini affamati di fica stanno loro addosso come cani litigiosi attorno ad un osso e te le portano via, qui invece sono merce inflazionata, c'è tanta di quella fica in giro che non vale nulla.
Lui è Don Celestino.
Non è un prete, il Don
è un appellativo di rispetto.
E' un uomo di potere in
questo paese graziato dalla natura e dimenticato da dio.
Abita in una villa in riva al Mar Caraibico nel tratto fra Barravieja e Tesajeras, appena fuori dalla statale 90. Una villa enorme, 25 stanze, il parco e la spiaggia privata. E' protetto da un piccolo esercito di miliziani. E' sfuggito per miracolo a due attentati delle FARC, i guerriglieri di sinistra che combattono il potere con i sequestri di persona e gli omicidi.
E' un vecchio Don Celestino, per quello che ne so supera gli 80 e la ragazza che ha sulle ginocchia è giovanissima. Poco più di una bambina. Lui le cambia in continuazione, le compra dai genitori come del pollame. E ogni volta più giovani.
La sua mano scosta i lembi della leggera lunga camicia maschile e le scopre il seno, un seno perfetto, due piccole e tonde cupole di carne soda, strizza con forza un capezzolo, grosso e inturgidito causandole un gemito. La mano passa ripetutamente da una cupola all'altra in lunghe carezze violente. Poi scende lungo l'addome, lungo il ventre leggermente arrotondato e arriva fra le cosce, la costringe ad allargarle mettendo in mostra una meraviglia di vagina. Un grosso monte di Venere nudo da pelo e uno spacco deciso. Ora le dita passano lungo le labbra esterne, gonfie, in lunghi passaggi ripetuti, forzando, facendo intravedere l'interno di un color corallo carico. Ora è aperta, mostra le piccole labbra a forma di ali di farfalla, così come un clitoride consistente, una canocchia di carne rosata.
-Te gusta...?-
Mi chiede mentre la mano la masturba e stringe il clito con le dita crudeli. Gli occhi sono alterati, lucidi e capisco che è fatto. Il vecchio fa uso pesantemente di coca.
-Me gusta... ma sono qui per parlare di affari Don Celestino…-
-Tu scopala questa puta... voglio che le fai male. Picchiala... frustala. Voglio vederla soffrire mentre tu la prendi e poi parleremo di affari...-.
La lascia e beve direttamente a collo da una bottiglia di Moet Chandon. Il mio sguardo ritorna al corpo della ragazza, abbandonato, scosciato.
E' bella, come può essere bella una giovanissima donna. Il corpo aggraziato dalla pelle ambrata, pelle che sembra seta. Ma gli occhi? Gli occhi sono nascosti dalle lunghe ciglia e sono colmi della sua paura.
E ancora mi chiedo perché sono qui. Perché mi sono fatto coinvolgere in questa cosa. E mi rispondo anche, evidentemente perché sono bacato, marcio dentro.
Abita in una villa in riva al Mar Caraibico nel tratto fra Barravieja e Tesajeras, appena fuori dalla statale 90. Una villa enorme, 25 stanze, il parco e la spiaggia privata. E' protetto da un piccolo esercito di miliziani. E' sfuggito per miracolo a due attentati delle FARC, i guerriglieri di sinistra che combattono il potere con i sequestri di persona e gli omicidi.
E' un vecchio Don Celestino, per quello che ne so supera gli 80 e la ragazza che ha sulle ginocchia è giovanissima. Poco più di una bambina. Lui le cambia in continuazione, le compra dai genitori come del pollame. E ogni volta più giovani.
La sua mano scosta i lembi della leggera lunga camicia maschile e le scopre il seno, un seno perfetto, due piccole e tonde cupole di carne soda, strizza con forza un capezzolo, grosso e inturgidito causandole un gemito. La mano passa ripetutamente da una cupola all'altra in lunghe carezze violente. Poi scende lungo l'addome, lungo il ventre leggermente arrotondato e arriva fra le cosce, la costringe ad allargarle mettendo in mostra una meraviglia di vagina. Un grosso monte di Venere nudo da pelo e uno spacco deciso. Ora le dita passano lungo le labbra esterne, gonfie, in lunghi passaggi ripetuti, forzando, facendo intravedere l'interno di un color corallo carico. Ora è aperta, mostra le piccole labbra a forma di ali di farfalla, così come un clitoride consistente, una canocchia di carne rosata.
-Te gusta...?-
Mi chiede mentre la mano la masturba e stringe il clito con le dita crudeli. Gli occhi sono alterati, lucidi e capisco che è fatto. Il vecchio fa uso pesantemente di coca.
-Me gusta... ma sono qui per parlare di affari Don Celestino…-
-Tu scopala questa puta... voglio che le fai male. Picchiala... frustala. Voglio vederla soffrire mentre tu la prendi e poi parleremo di affari...-.
La lascia e beve direttamente a collo da una bottiglia di Moet Chandon. Il mio sguardo ritorna al corpo della ragazza, abbandonato, scosciato.
E' bella, come può essere bella una giovanissima donna. Il corpo aggraziato dalla pelle ambrata, pelle che sembra seta. Ma gli occhi? Gli occhi sono nascosti dalle lunghe ciglia e sono colmi della sua paura.
E ancora mi chiedo perché sono qui. Perché mi sono fatto coinvolgere in questa cosa. E mi rispondo anche, evidentemente perché sono bacato, marcio dentro.
E' presto detto, il
vecchio possiede una proprietà in Italia, al suo paese d'origine,
fra il Veneto e il Trentino. Una proprietà a fine locazione agricola
ventennale. Una proprietà che con un intrallazzo italico fra qualche
tempo passerà ad edificabile rendendo possibile una speculazione
enorme. Quello che gli sto proponendo è la sua firma a una procura a
vendere in cambio di 130.000 euro a ettaro per 13 ettari e qualcosa.
A me spetta il 10 per cento se va in porto la cosa ma per lui è una
fregatura e anche grossa.
Alla fine che mi costa?
Di fare delle cose che ho già fatto? Picchiarla un pò, lasciarle un pò di segni. Violentarla, far godere cerebralmente questo vecchio degenerato. Venduto mi sono già venduto, non c’è nulla di nuovo. Sarebbe solo una volta in più. Di lei sinceramente non ho compassione, anche per me è poco più di un oggetto.
Lui...?
Cazzo... io mi vedo in lui!
Mi vedo quando avrò la sua età e mi vedo fare le stesse medesime cose!
E ho pietà di me stesso.
Più tardi nell'accomiatarmi da lui capisco che comunque avrebbe usato anche me, che non avrebbe aderito alla transazione. La sua famiglia non ha mai venduto un metro di terra e il suo legame con essa è l'unica cosa che lo collega alle sue radici in patria. E sa anche del cambio di destinazione urbana.
Gioca con me come un gatto con il topo e questo mi fa sentire un cretino e ho paura. Una paura viscerale.
Mi lascia un attimo e al suo ritorno mi dona una scatola di legno pregiato di sigari. Dei Bolivar Royal Corona extra, Reserva Especial. In suo ricordo mi dice.
Sento un brivido lungo
la spina dorsale nell'accettare e non per la commozione.
Ore più tardi lancio la scatola nel Rio Magdalena dal traghetto che mi porta verso Barranquilla e la guardo galleggiare lungo la corrente, destinazione il mare.
Ore più tardi lancio la scatola nel Rio Magdalena dal traghetto che mi porta verso Barranquilla e la guardo galleggiare lungo la corrente, destinazione il mare.
Galleggio anch'io ma non so verso dove.
Chissà perché ma in uscita dal paese, in aeroporto, vengo minuziosamente esaminato, bagaglio e tutto, persino sottoposto a ispezione corporale, passato letteralmente al setaccio e noto l’aria di disappunto dei militari antidroga quando non trovano nulla.
Ringrazio la mia intuizione.
Quella di aver buttato la scatola dei sigari.
E maledico Don Celestino. Lo maledico con tutte le mie forze, uomo crudele e vendicativo. Penso agli anni che mi avrebbe fatto passare in carcere.
"Che tu possa morire fra mille tormenti... maledetto vecchio!".
Chissà perché ma in uscita dal paese, in aeroporto, vengo minuziosamente esaminato, bagaglio e tutto, persino sottoposto a ispezione corporale, passato letteralmente al setaccio e noto l’aria di disappunto dei militari antidroga quando non trovano nulla.
Ringrazio la mia intuizione.
Quella di aver buttato la scatola dei sigari.
E maledico Don Celestino. Lo maledico con tutte le mie forze, uomo crudele e vendicativo. Penso agli anni che mi avrebbe fatto passare in carcere.
"Che tu possa morire fra mille tormenti... maledetto vecchio!".
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