Vite
disordinate - Roma...
dal
Gianicolo a Viale Somalia.
e
poi Piazza Mazzini.
Quando
rientrai quel tardo pomeriggio trovai la mia padrona di casa che mi
aspettava.
"Tu fai la valigia e te ne vai...".
Che
dire?
La facevo disperare con l'affitto di quella stanza alla
salita al Gianicolo, tergiversavo, la evitavo.
Non
avevo mai soldi al momento giusto, sembrava che le banconote nelle
mie mani bruciassero e svanissero immediatamente.
Ormai mi ero
giocato anche le promesse!
Ormai erano diventate vane come le
precedenti fatte ma che comunque provai a sciorinarle come delle
verità assolute ma senza riscontro da parte sua.
Mi guardava
senza animosità, così come un qualcosa da mettere nel passato. Un
piccolo inconveniente.
"Vieni in cucina, ti faccio un caffè poi sgombri senza storie...".
Era estate e faceva caldo.
Il
caldo di allora, della Roma di allora, dei tempi del concerto live di
Venditti al Circo Massimo.
Quello
di... Grazie Roma e dei miei vent'anni.
Spesso mi aveva lavato e stirato quelle due o
tre camicie che possedevo, rammendato e cucito i bottoni dell'unico
vestito estivo blu scuro che avevo e con il quale peregrinavo in
cerca della mia strada.
Non era
una cattiva donna.
Non
so se una affittacamere possa affezionarsi a un affittuario inadempiente e moroso come ero io.
Erano
i tempi che credevo al SMO, Self Man Only... alla mia presunzione
di modificare il corso della vita.
I
tempi della Grande Illusione!
Quante avversità avrei dovuto poi
incontrare e quanta angoscia mi avrebbe riservato il futuro.
Vivevo
e tutto mi sembrava senza importanza, la sera mi rintanavo in un vicolo vicino Via
Margutta dove c'era una serie di trattorie a buon mercato, una
strada... allora... piena di gatti e stranamente il menù di queste
osterie prevedeva sempre spezzatino. C'era di tutto, pittori,
scrittori, comparse, pseudo attricette, con un unico denominatore
comune... essere degli sbandati in cerca di fortuna. Si leggeva delle
poesie, si pensava di essere il centro del mondo, le pareti dei
locali erano piene di dipinti dati in cambio del cibo.
E
ti facevano credito se ti accontentavi di spezzatino di gatto.
Aver
avuto soldi allora?
Ti
scopavi fiche infinite con la sola spesa della cena.
Fiche
di tutto il mondo capitate a Roma per chissà quale motivo.
Ma
bisognava aver soldi, almeno un po'.
Per
sbalordirle o prenderle per fame.
Sarei
andato a stare da Jean-Pierre, il mio amico nero della Costa d'Avorio
che si stava laureando in medicina. Aveva un appartamento in Viale
Somalia con una stanza libera, minuscola ma con due letti.
Il
problema era che questo fottuto-bastardo aveva sempre da scopare.
Romane
porche che gli sbavavano dietro.
La
fila aveva.
E
lui era un cesso.
Che
fiche si scopava. Senza fatica.
Vedere per credere.
-Peccato,
mi piaceva qui...-
-Tu
sei un paraculo...-
Così gira il mondo.
Presi... mi sembra, tre bus o filobus per arrivare
in Viale Somalia, io e la mia valigia mezza vuota.
Lì
elemosinai da Jean-Pierre un posto da dormire.
Per adesso mi
dice lui.
Non
ti voglio come ospite fisso.
Ah...
dimenticavo, sono sulla porta d'ingresso e mentre sto per suonare si
apre la porta ed esce una strafica, alta, bruna, capelli lunghi alle
spalle, occhi di un verde smeraldo!
Bella
quanto e più di una attrice.
Lui è alto un metro e sessanta?
Si... forse! Lei lo passa via di venti centimetri.
Un
perfido nano, storto e brutto come il peccato.
Ed è anche uno
stupido coglione. Ora... sto porco gira per casa nudo con il cetriolo
tutto sborrato che penzola e si vanta.
Lei lo ha visto dalla
finestra di casa sua e ha voluto scoparselo.
Al solito.
Non è
la sola.
Beato lui.
Vedere per credere.
Sbavano.
Lo
vedono e si sciolgono. Diventano liquide.
Vedere
per credere.
Il
nero era trendy, non come ora o si?
Il
perfido nano ha un incarico alla ambasciata ivoriana, in realtà non
fa assolutamente un cazzo, è spesato, studia gratis. Mangia e scopa,
non fa un cazzo di niente.
Fanculo.
La
stanza è piccola, ci sono due materassi sul pavimento e basta. La
valigia devo metterla per terra.
Lui
entra, chiarisce...
-Quando
scopo tu sparisci, resti chiuso nella tua stanza, non voglio che le
mie donne si incontrino con te nel bagno o nell'atrio, come poco fa,
oppure io ti avviso e tu smammi, ok? Rientri quando ho finito.-
Giusto.
-Vuoi
fumare...?.
Siamo
stesi ognuno su un materasso, fumiamo roba sua. Forte, gli arriva
direttamente da Abidjian.
Ha
voglia di raccontare...
-Hai
visto che fica, prima? Sai cosa vogliono queste puttane? Vogliono il
cazzo del negro. Il big bambù. Vogliono sentirsi riempire da un cazzo
come il mio...-
E
mentre parla inizia a menarselo... stronzo coglione.
-Sai...
che trovo i biglietti nella buca delle lettere? Non mi costa nessuna
fatica scoparle... sono loro che mi cercano, mi vogliono provare...-
Non
voglio entrare nella mente femminile, ma io... fossi donna... un
cazzo storto e bitorzoluto come il tuo non lo vorrei neanche se
fossimo naufragati assieme in un isola deserta!
Donne!
Affamate!
Pazze!
Libidinose!
Troie!
Il
nano ora si mena.
Scapocchia
la verga, è lunga e non è proprio durissima, sembra il cazzo di un
cavallo.
Sarà
che è fumato, sarà che prende anche qualcosa di chimico?
Anfetamine? Lsd...? Non lo dice.
E'
fuori.
-Voglio
vedere il tuo cazzo...-
Perché no?
Lo
libero, è duro.
Dritto
quanto il suo è storto, duro a differenza del suo, bello... almeno
secondo i miei canoni di bellezza cazzesca, ma anche questo è
relativo.
-Menati...-
Non
so come ci arriviamo, siamo fumati, siamo fatti.
-Il
mio cazzo è il doppio del tuo... ahah... noi africani vi scopiamo
tutte le donne...-
-Quella
che è uscita... chi è? Fammela scopare...-
-No...
è mia... è sposata... -
Dio!
Ma
questo è un mondo illogico! Lungi da me il voler pontificare, ma lei
ha il viso d'angelo e invece tradisce il marito con questo?
Troia.
Non puoi scopare me?
L'effetto
sfuma...
Dopo
due giorni non ne posso più.
Il
coglione mi tiene sveglio con le sue scopate. E' un via vai continuo,
sento i gemiti delle troie, sento i suoi grugniti.
Cazzo!
Anche di notte? Ma dove sono i mariti? Torno, sono stanco e mi entra
in camera.
E'
sempre nudo, eh?
E
si vanta... mi dice della scopata. L'ultima.
Entra
nei particolari. Dice che questa l'ha preso tutto dentro! Tutti i
suoi trentaquattro centimetri. E che smaniava!
Dice
che le troie hanno dietro il metro da sarta e gli misurano il cazzo!
Ed
è geloso da mania. Qualcuna che intravvedo è anche figa, altre sono
cessi come lui.
Quelle
fighe me le farei anch'io.
Lui non divide.
-C'è
un affare...-
-Un
affare...?-
-Si...
serve uno come te, ti presenti bene, a me... non darebbero mai
retta...-
Vanteria
la sua o verità?
Non
avrò mai modo di saperlo.
Lui...
dice che può far arrivare da Abidjian delle casse esenti controlli
di dogana, come valigia diplomatica, contenenti pelli di leopardo. Io
devo cercare di trovare un compratore.
Una
pellicceria, un grossista, un altro intermediario.
Probabile
che mi ero fumato il cervello perché due giorni dopo ero in via Veneto.
Tirato.
Vestito
blu e camicia bianca.
Cravatta.
Sbarbato.
Occhiali
a goccia.
Scarpe
lucide.
Figo.
Pellicceria
di lusso, specchi, tappeti.
Commesse
gran fiche.
Chiedo
del direttore, del proprietario, di chi manda avanti la baracca.
Ora
sinceramente...
Non
rifarei una figura del genere neanche dopo morto, ma allora?
Mi
sembrava una cosa normale, fattibile, non assurda come era in realtà!
Gli
propongo l'affare...
Lui
mi guarda con un atteggiamento di pura sopportazione, probabile che
mi ritenesse uno squilibrato.
E
mi fredda...
-Ma
non sa... che è proibito dalla legge il commercio e la vendita delle
pelli di leopardo, ghepardo, ocelot...? C'è da andare in galera...
meglio che se ne vada...-
Maledetto
Jean-Pierre!
E
io coglione a starti a seguire nelle tue stronzate!
Come
fai a stare nella stessa casa con un coglione così?
Appena
recupero un po' di soldi mi trasferisco in Piazza Mazzini.
Ma
lui, coglione e nano... dio! Se ne scopava di romane troie!
La
fila aveva quel bastardo.
Vedere
per credere.
Non
lo rividi più.
Si
sarà poi laureato?
Fa
il medico? In Africa?
Non
credo, in Africa sono seri, secondo me fa il medico in Italia. Qui
tutto è possibile.
Non
so, ma non voglio pensare ai suoi pazienti.
T.
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