venerdì 14 giugno 2019

LAZLO.

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E' una giornata piovosa dell'ottobre del 1960 quando, seduto contro il muro, attendo un possibile cliente qui a Vienna, città che ancora risente dell'aspro secondo dopoguerra, i sovietici hanno smobilitato e abbandonato la regione appena cinque anni fa.
La musica proposta dallo squallido locale è quella della cetra dell'The Third Man.
Sono un passatore, uno che sa come farti passare il confine, insomma un contrabbandiere di persone. Solo che la frontiera in questione è particolare e difficile, è la cortina di ferro. E in questa situazione tutto è più pericoloso, tutto è più complicato.
Sono Lazlo, origini sconosciute o più semplicemente volutamente dimenticate, al momento un apolide senza nazionalità protetto relativamente dal passaporto Nansen.
Quarantadue anni e ne mostro di più e anche mostro quanto la mia vita sia sempre stata vissuta dalla parte sbagliata, quella dei perdenti. Alto, robusto, il viso segnato dal tempo.
Come paravento ho un traffico di modesto cabotaggio, uso un vecchio furgone con il quale commercio fra i mercati e le fiere del Burgenland in Austria e di Sopron in Ungheria, in particolare nei piccoli paesi ai margini del lago di Neusiedlersee. Il furgone ha un doppio fondo ben dissimulato nel quale nascondo chi vuole lasciare il mondo comunista per quello occidentale.
Ma nulla è semplice, le guardie ungheresi confinarie non sono stupide né ingenue ma per fortuna mia sono corruttibili o almeno lo sono quelle sulle quali fondo il mio traffico. Le pago prima e dopo tramite intermediari e passo solo quando sono sicuro che siano di servizio.
Semplice? Oh... no! Ci sono sempre complicazioni e intralci e se sbagli rischi vent'anni di carcere duro, vero che in Ungheria si vive un comunismo al gulasch ma è appena meno peggio di quello sovietico o della Germania dell'Est!
Ho un appuntamento con una persona che non conosco, che non so cosa voglia e ho tutte le ragioni di essere diffidente.
Entrano, sono in tre.
Due evidentemente sgherri, agenti di chissà quale organizzazione o paese e uno... l'interessato. Si guardano in giro, mi vedono, mi indicano e le due guardie del corpo si posizionano, uno vicino all'ingresso, l'altro all'altro lato. Professionisti, a occhio direi inglesi, bassa forza, manovalanza dell'Military Intelligence.
-Herr Lazlo?-
Invito con un gesto l'uomo a sedersi, ascoltarlo non costa nulla. E' evidentemente né inglese né austriaco, lo piazzo originario della Cecoslovacchia, il viso paffuto e la corporatura rotonda lo fa classificare nella classe benestante, forse nella bassa gerarchia del partito o meglio ancora fra gli intellettuali o gli scienziati.
-Mi è stato detto che lei... Herr Lazlo, è in grado di far passare il confine ad una persona...-
-Forse è male informato, io sono solo un modesto commerciante di confine... Herr... lei ha un nome?-
-Schmied... mi chiami Schmied...--
-Certo... un nome alla fine cos'è? Conosce Romeo e Giulietta di Shakespeare? “Che cos'è un nome? Quella che chiamiamo "rosa" anche con un altro nome avrebbe il suo profumo...”-
-Ho bisogno di lei, Herr Lazlo, posso pagarla e molto bene.-
-Uhm... Herr Schmied, tanti soldi vuole dire rischiare molto, ma giusto per parlare... vada avanti...-
-Mia moglie, al momento è vicino a Sopron, nascosta... in attesa, voglio averla con me.-
-Perché non ci pensano i suoi accompagnatori, inglesi... vero?-
-Dicono che lei ha maggiori possibilità e io non voglio rischiare.-
-Lei è una persona importante, se non mi dice di più su cosa rischio la nostra conversazione finisce qui.-
-Cosa vuole sapere?-
-Chi è veramente lei, chi è sua moglie...-
-Lavoravamo ambedue nel Centro Ricerca Nucleare di Tamelin, siamo fisici, sono il Professor Lukcek, sono fuggito approfittando di una conferenza qui a Vienna, ma voglio mia moglie con me.-
-Capito... ma come funziona il contatto con sua moglie?-
-Ha lasciato il Centro, aspetta che trovi il modo di portarla in Austria, ogni martedì pomeriggio abbiamo una specie di appuntamento in un luogo che le dirò, se accetta la troverà lì.-
-La cercano?-
-Immagino di si...-
-Se la cercano sono in allarme e se sono in allarme è come infilarsi nella tana di un orso, no... amico. Troppo pericoloso, io non ho il modo di aiutarla...-
-Dica una cifra...-
Ho un difetto che fa compagnia ai molti altri, sono venale e mi piace il denaro e alla fine ci accordiamo. Mi mostra una foto della moglie, una bella donna bionda sulla quarantina e mi da un consistente anticipo in scellini, il resto alla consegna e mi fa il nome del paesino.
Quando sono a Vienna vado a stare da Magda. E' la puttana più costosa della città ma se cercate particolari depravazioni ve la consiglio, è anche la migliore.
Sto da lei perché adoro il suo culo fantastico! Mi piace metterci il viso fra quelle lisce natiche e leccarle il buco fino a consumarmi la lingua! Oh... e questo apre la lista delle porcate che faccio con lei. Ci siamo incontrati, riconosciuti come sbandati e messi assieme come simili.
Mi bacia sulla porta mentre la lascio e le do una ambasciata da fare.
-Dovresti passare un messaggio per me a chi sai, dire che potrei avere in vendita il Professor Lukcek... se interessa e quanto vale.-
-Va bene Lazlo...-
-Ah... sei una gran donna, Magda! Se non fossi già sposato ti chiederei in moglie! Nessuna ha il tuo culo! Quel tuo sapore, il profumo del tuo buco! E il tuo piscio sapido e salato?-
-Tu? Ahah... bastardo! Chissà quante ne imbrogli!-
E' la mattina di due giorni dopo quando parto, passo da Eisenstadt e carico qualche cianfrusaglia e raggiungo la frontiera, mi fermo come al solito a Siegendorf.
L'Hotel Post di Siegendorf è una specie di mio centro logistico, qui organizzo di solito i miei traffici, è a pochi chilometri dal posto di confine di Klingenbach.
E' di Hilse, procace cinquantenne bionda che non bada al fatto di essere sposata ed è molto disinibita, scherzando dice che è tanto calda che le mutandine le brucia proprio e perciò non le mette!
Metto il furgone nella vecchia stalla ed entro nel ristorante, lei è dietro al bancone.
-Lazlo... bastardo di uno zingaro!-
Mi raggiunge, mi stritola stringendomi e schiacciando quella sua latteria ambulante contro il petto.
E' tanta! Ma tutto sommato messa splendidamente, grosse tette e un altrettanto grosso culo. Un carattere espansivo e tanto disponibile.
Come sempre indossa il dirndl tipico del Brandemburgo, le sue tette esplodono dalla camicetta bianca.
-Sei sempre una splendida fica! Fammi controllare se le hai le mutandine!-
-Bastardo! Dai prova...-
Metto la mano sotto la serie di sottogonne che compongono il vestito e la trovo... calda, liscia e nuda, passo la mano sul grosso culo e poi fra le cosce, le strofino il solco gonfio e apro le labbra, la tocco, la strofino.
-Uhm... Lazlo! Una sveltina? Ho voglia! Dai vieni di là... chiamo lui al banco...-
Mentre mi tira in cucina urla.
-Anton? Vieni al banco a servire tu! Devo parlare con Lazlo.-
Anton è il marito, settantenne. Ormai mansueto.
Mi trascina fino ad appoggiarsi alla parete, mi piace questa donna, solare e mai problematica.
La faccio girare a forza, appoggia le mani al muro e si piega in avanti, le alzo il voluminoso vestito, le libero il culo, grande, paffuto con una immensa valle fra le due natiche, mi inginocchio e le lecco il buco, con le dita le scopo la fica, mi bagna mano e polso.
Mi alzo e glielo punto, spingo e mi riceve dentro e inizio a vangarla forte, sbatto forte contro la carne morbida del culo.
Oh... naturale che mi controllo! Non voglio venir subito! Voglio che goda almeno un paio di volte e poi venire ancora insieme a me. Urliamo, Anton con la porta aperta e a pochi metri forse ci sente ma è comunque ormai rassegnato a tutto.
Poi mangio qualcosa con lei seduta al mio tavolo.
-Ah... Hilse, tesoro! Se non fossimo ambedue già sposati ti chiederei in moglie e lo farei in ginocchio!-
-Ma va là... lo dici a tutte, zingaro!-
-Oh no! Solo a te. Dimmi... come vanno le cose al confine? Che dicono le guardie?-
-Sono giorni che gli Ost... i magiari sono in agitazione, ispezioni continue, doppio personale e gente di fuori... non i soliti, se hai qualcosa in mente... Lazlo, lascia perdere.-
-Uhm... brutto momento?-
Passo il resto della serata a bere, aspetto il cambio turno del personale alla frontiera, di solito qualcuno si ferma. Qualche sigaretta, qualche birra e ottengo informazioni. I magiari hanno potenziato il posto di frontiera, più personale e più controlli, perquisiscono tutti e tutto, impossibile far passare dal loro lato qualcosa o qualcuno.
Devo pensare ad una alternativa.
Salgo nella stanza che Hilse riserva per me, alla chiusura del locale parcheggia Anton in letto e mi raggiunge, la guardo spogliarsi mentre mi meno lentamente.
-Sei proprio un porco... Lazlo! Adoro il tuo cazzo!-
Mi raggiunge sul letto. Ritorno a leccarle il buco del culo, voglio che si sieda proprio sul mio viso e che si strofini forte. Come sempre è di difficile soddisfazione e quando finalmente torna nella sua camera e mi lascia dormire sono sfiatato come una vecchia vaporiera bucata.
Dormo nel bagnato: sborra, i suoi umori, sudore e piscio.

La mattina riparto verso L'Ungheria, lascio qui il furgone consapevole che è inutilizzabile e uso una vecchia bicicletta, vado con un solo zaino a spalla, pochi indumenti, una stecca di sigarette, una bottiglia di slivowitz, alcune calze di seta, del vero caffè e un po' di scellini nascosti sotto i vestiti. I controlli sono minimi verso l'est mentre sono meticolosi nel verso contrario, cerco con gli occhi le guardie che conosco ma non sono in servizio.
Nullo il traffico sulla strada per Sopron, arrivo al ristorante Arcus giusto per pranzare e nel tardo pomeriggio raggiungo Sopron e vado a casa di Petr e Jana.
Beh... se volessimo significare la differenza di vita fra l'est e l'ovest si potrebbe prendere ad esempio la differenza fra le due donne, Hilse... florida e allegra e Jana... magra e cupa. L'unica cosa che le accomuna? Essere ambedue gran troie.
-Jana... Petr? -
-E' di servizio, Lazlo...-
Eh si! Petr è una guardia confinaria, lui e i suoi cugini sono quelli sui quali baso il mio traffico, Jana continua...
-Hanno aumentato le pattuglie e credo che sia nella zona delle paludi sul lago... è un periodo strano.-
-Quando torna?-
-Torna per cena... fermati, mangia con noi.-
-Ho un regalo per te... Jana-
Levo dallo zaino le calze di seta, gliele porgo ricevendo in cambio una esclamazione di gioia.
-Provale Jana... voglio vederle indossate sulle tue splendide gambe... nuda.-
Raggiungiamo la camera, mi siedo sul letto.
Ha davvero due gambe fantastiche, poco seno... appena due cupole da adolescente con due grossi capezzoli, un bel culo e molto pelo, tanto pelo. Si spoglia e si siede iniziando ad indossare le calze, una gamba e poi l'altra, aperta mostra la sua fica appena visibile sotto il pelo. Si alza... e si porta allo specchio, si ammira!
-Sono bella, vero? Che piacere indossare la seta! Prometti che appena potrai mi porterai una culotte di vera seta! Ricorda... nera! Fallo e potrai avere ogni cosa da me.-
-Tienile indossate e ora ti farò una cosa che ti piacerà molto, stenditi sul letto... gambe aperte.-
Riprendo le altre calze, le tolgo dal loro involucro e la lego, polsi e caviglie al letto.
-Ora ti scoperò in ogni modo che vorrò... lo sai, Jana?-
-E se torna Petr?-
-Ha sempre quella grossa pistola Fommer? Ci spara ad ambedue.-
-Ma va là... lo sa che mi scopi! Mi chiede sempre di te.-
-Magari vorrebbe guardarci?-
-Non lo so, quando mi prende dopo di te... forse sapendolo? E' molto eccitato.-
-Ora ti metto la mano nella fica... Jana! Tutta... mi devi premiare con tutti i tuoi orgasmi! Devi gridare, gemere, rantolare, guaire come una cagna! E poi... ti scopo! Nel culo!-
-Lo faccio! Tu sfondami e lo faccio!-

Più tardi siamo a tavola tutti assieme davanti ad un piatto fumante di pörkölt e patate, beviamo tutti la grappa di prugne che ho portato e fumiamo le sigarette che ho dato loro. Mi complimento con lei.
-Sei una cuoca divina, Jana! Se Petr non ti avesse già accalappiato ti chiederei di sposarmi!-
-Grazie Lazlo!-
Jana si alza e bacia il marito sul collo.
-Sai Petr? Lazlo mi ha portato delle magnifiche calze di seta... non vedo l'ora di mostrartele indossate...-
E mi rivolge un lungo sguardo da troia.
Mi rivolgo io ora a lui.
-Che succede alla frontiera, Petr? Cos'è tutto questo casino? Cosa è successo?-
-Non sappiamo molto, c'è la massima allerta, aspettano una persona che dovrebbe passare il confine...-
-Sai chi è?-
-No... oh no, Lazlo! Non sarai qui per questo, vero? No... no! Impossibile! C'è del personale dei servizi di sicurezza, impossibile passare!-
-Peccato... ho molto denaro per te, su beviamo, pazienza! E prendi ancora una sigaretta.-
-Molto denaro?-
-Scellini... molti. Dai dormiamoci su... pensaci intanto, magari si potrebbe passare dalla palude, no? Con il tuo barchino... il tratto da superare è forse di un paio di chilometri...-
-E i sensori? I rilevatori? I reticolati? Pattugliano di continuo... motobarche con i fari...-
-Petr... non prendiamoci in giro, un bracconiere come te conosce la palude come conosci la fica di Jana... ops... scusa Jana, una battuta! Mi puoi portare in Austria con il barchino e torni, ci sono tanti soldi in ballo.-
-Ci devono essere tante coincidenze, tempo brutto, meglio un temporale sul lago ma allora il vento diventa diventa pericoloso lo sai, ma di quanto denaro parli, Lazlo?-
-Diecimila. Consegna al momento del passaggio. Per adesso te ne posso dare mille per stipulare l'accordo e finiamo lo slivowitz...-
Jana... sempre alle sue spalle mentre gli mordicchia l'orecchio e mi guarda, strizza l'occhio.
-Sono tanti soldi... amore. Ci servono, accetta, brindiamo, finiamo la bottiglia e poi andiamo a letto... e metto le calze per te...-
Ahah... che puttana!
Petr rimane più cosciente, pratico.
-Non possiamo programmarlo il momento, dovrai attendere e restare sempre pronto a partire senza preavviso.-
-Aspetteremo il momento giusto, seguiamo le previsioni del tempo, staremo nel tuo capanno, si tratterrà comunque di qualche giorno...-
-Va bene... prosit... Lazlo!-
-Prosit... Petr, prosit Jana! Portaci viveri, acqua, qualche coperta al capanno, fai provvista di legna. Ti do il denaro, posso dormire qui stanotte? Sul divano?
-Certo... buona notte.-
-Buona notte.-
Mentre lui va in gabinetto Jana mi bacia velocemente.
-Come vorrei che tu venissi a letto con noi, ci penso e mi sciolgo...-
Mi corico sul divano, meglio lì che per terra. Li sento. Sento i grugniti di Petr e il lamentarsi di Jana, i suoi gemiti, le sue urla neanche tanto soffocate e ancora quando attraversano la cucina per raggiungere il gabinetto. Prima lui e più tardi lei.
Nuda mi raggiunge, sento il russare di Petr.
-L'ho sfinito. Ma io ho voglia di te... l'ho convinto, visto? Ricordati di portarmi la culotte che mi hai promesso.-
Mi si siede sul cazzo, lo prende dentro. Scopiamo, le mie mani a tormentarle i capezzoli.

La mattina lascio la loro casa prima che si sveglino. Torno a Siegendorf. Lunga attesa alla frontiera ma nessun vero problema, sono pulito.
E' appena venerdì, dovrò attendere martedì per incontrare la donna che vuole passare, vado a Vienna.

Magda.
-Uhh... Lazlo! Il tuo professor Lukcek? Non lo vogliono... dicono che non vale un soldo bucato, non è lui il genio della famiglia ma la moglie, la Dottoressa Ljuba... per lei poi dettare tu condizioni e compenso e sparare alto, è lei che vogliono. La figlia del grande Professor Humkic. Lui è un campione senza valore, lo sai come fanno... ti lasciano andare all'estero ma tengono in ostaggio la tua famiglia, solo che loro due hanno concordato tutto, lui diserta e lei sparisce nello stesso momento...-
-Bisogna vedere se lei collabora una volta in occidente.-
-Certo, ma conosciamo i loro metodi, ora che aspetti a scoparmi?
Dai... Lazlo! Mostrami quanto sai essere animale, bestia vera ti voglio! Feroce!-

Magda, splendida donna! Anche tu segnata nel tuo destino, violentata dai russi poco più che ragazzina e ora puttana per necessità e depravata per indole!
Ti scopo! Ti violento! Come vuoi tu, così da farti rivivere quella brutalità che ti segna la mente.
E dopo tu e io torniamo ad essere innocenti... noi vittime.

Riparto la mattina per Siegendorf dopo aver comperato una culotte di seta pura “Paris gemacht” per Jana e per sovrappiù un reggicalze in sintonia, preso i soldi da dare a Petr, sigarette e liquore, caffè.
E il giorno dopo mi ritrovo a pedalare e raggiungere Sopron, i soldi in banconote da cento messi in una fascia stretta legata alla vita sotto le mutande, il resto assieme ad altri indumenti nello zaino. A sera raggiungo la casa di Jana e Petr.
Ceno con loro, luccioperca del lago, frutto del bottino di pesca di frodo di Petr, beviamo abbondantemente, Jana forse troppo. Ha il viso acceso e ad un certo punto:
-Petr... amore, ho chiesto a Lazlo di portarmi una cosa dall'Austria...-
Anche Petr ha ormai i freni inibitori allentati dall'alcol ingurgitato, annuisce.
-Lazlo... mi hai portato la culotte? Come mi hai promesso?-
-Certo che si... Jana, nera, di seta...-
-Dammela! Ti prego...-
La levo dallo zaino e gliela porgo, lei la prende con mani tremanti e ci immerge il viso con una espressione estatica.
-Ma cosa è...?
Chiede Petr piuttosto sfatto.
-Guarda amore... una culotte, mutandine da donna... di seta, parigine, non sono fantastiche?-
Ottiene di risposta uno sguardo attonito.
Intervengo...
-Non solo quella, Jena, guarda...-
-Dio! Anche il reggicalze!-
Ha ora una espressione sognante, di puro desiderio!
-Amore... Petr, posso provarle? Adesso? Qui?-
Lui annuisce distratto, lei si precipita in camera, per ritornare da noi poco dopo, indossando solo la culotte, calze e reggicalze.
Ora Petr ha uno sguardo fra il lubrico e una leggera disapprovazione, non sa come reagire alla mia presenza.
Io aspetto, li guardo, mi adeguo.
Lei si muove sinuosa, si accarezza i seni, si gira, gioca a vedi-non vedi abbassando l'indumento. So cosa vuole, è un pezzo che ci pensa, vuole essere guardata dal marito mentre scopiamo io e lei, ha questa fissa e la cosa la manda fuori di testa. Vuole che il marito mi accetti come amante, ma... come reagirà Petr?
Gli si porta vicino, ancheggia, muove il bacino, gli prende le mani e se le porta ai fianchi, abbassa la culotte, gli si siede sulle ginocchia e lo tocca.
-Sei duro... sei eccitato, quanto ti piaccio? Tanto da scoparmi in presenza di Lazlo?-
Io penso a quella sua grossa pistola e se a questo sballa il cervello e ci spara? Cazzo!
Questa puttana di Jana rischia di rovinare tutto.
Petr mi è necessario per il mio programma, ma so anche che il sesso potrebbe essere un ulteriore legame fra noi.
Mi alzo e esco, rinchiudo la porta e aspetto fumando. Lascio sfogare la loro voglia, la libidine che ha causato quell'indumento nella mente di Jana.
Sono alla terza sigaretta e rimpiango di non aver portato con me la bottiglia di liquore quando esce Petr ancora con i calzoni sbottonati, evidente che ha appena goduto.
-Jana... mi ha chiesto di farti entrare.-
-E tu... cosa ne pensi, Petr?-
-Lo so che la scopi e sai? La cosa mi fa uno strano effetto, mi ingelosisce un po' ma mi eccita di più...-
-Vuoi guardare? Mentre scopo tua moglie?-
-Si...-
-Va bene... entriamo.-
-In camera da letto... Lazlo.-
Lei è distesa, gambe larghe, indossa ancora culotte, reggicalze e calze, mi invita.
-Vieni Lazlo... scopami, prendimi... forte!
E sposta il fondo della culotte.

La mattina davanti a un caffè riprendiamo il discorso del passaggio del confine, è martedì, devo incontrare la donna e con lei raggiungere il capanno nascosto nel canneto nella palude e lì aspettarlo, sperando, mi dico, che non mi faccia scherzi, ma forse l'accaduto nella notte ha cementato qualcosa, nulla lega come il sesso.
Per finire mi chiede se ho i soldi, si... certo, li avrà a compimento.

Parto in bicicletta, il paese da raggiungere è a pochi chilometri, Fertőrákos, prende il nome dal lago, Fertő in magiaro, la locanda dell'appuntamento è l'unica esistente, Mazsola Büfé, vecchia costruzione a palafitta con il tetto a scandole.
Vado a conoscere Ljuba, la Dottoressa Ljuba Humkic, sposata Lukcek.
C'è una figura femminile sul pontile, se è lei... inizio ad apprezzarla già da adesso per come si è vestita, gonna, calze grosse, scarponcini, un giaccone di lana grezza e sulla testa un fazzoletto e un solo zaino.
Mi avvicino.
-Ljuba?-
Ottengo solo uno sguardo prudente.
-Sono Lazlo, ti faccio passare il confine, mi manda tuo marito da Vienna.-
-Come sta?-
-Quando l'ho visto stava benissimo. Seguimi... parliamo dopo.-
Raggiungiamo la bicicletta, la faccio sedere a canna e appoggiamo lo zaino sul manubrio.
Non devo percorrere molta strada, poco oltre nascondo la bicicletta fra i canneti e proseguiamo a piedi.
-Ti cercano... ho dovuto cambiare programma, inizialmente volevo nasconderti nel sottofondo del furgone, ma non è sicuro, dovremmo passare via lago, di notte su una barca, ma... dobbiamo attendere la notte propizia, piovosa o meglio ancora temporalesca e intanto aspettare in un capanno...-
Mi segue senza parlare.
-Dovrai adattarti, potremo accendere il fuoco solo a notte fonda per via del fumo, mangiare quello che ho con me e nessuna possibilità di riservatezza.-
-Mai pensato che potesse essere una passeggiata.-
Il capanno di Petr è dissimulato fra il canneto sotto un salice bianco di palude, minuscolo, forse un due per due e offre davvero poco riparo, ma questo è.
Ci sediamo a terra, accendiamo una sigaretta, sarà presto notte. Una notte serena e fredda.
-Ljuba, dovremo trovare il modo di passare il tempo.-
-Immagino Lazlo... e pensi che potremo discutere di fissione dell'atomo o hai qualcosa d'altro da proporre? Giochiamo a carte?-
-Penso a roba pratica che ci permetta di sopravvivere, potremo scopare, Ljuba...-
Sbotta in una risata quasi isterica.
-Ecco! Mi mancava solo incontrare un uomo come te! Un esponente della teoria del ritorno veloce alla preistoria, l'uomo di Neanderthal redivivo, magari se non ci sto.... mi violenti?-
-Sarebbe una idea... ma preferirei collaborazione.-
-Sognatela! A proposito... abbiamo un luogo di decenza? Mi scappa.-
-No... ci si deve arrangiare, ci si allontana un attimo e la si fa, ma se hai paura di perderti ti accompagno!-
-Ah... bravo! Non ti smentire mai... eh?-
Più tardi accendo il fuoco e l'atmosfera si sgela dopo che tiro fuori la bottiglia di slivowitz. Mangiamo carne riscaldata. Fumiamo, con la notte l'aria diventa velocemente fredda e umida.
-Ljuba... farà freddo e per riscaldarci dovremo star vicini, stesi assieme su quel pagliericcio.-
-Piuttosto dormo qui all'aperto!-
Ma poco dopo entra e si adagia accanto a me, abbiamo una coperta che ci copre, la tira a se, si gira dandomi la schiena.
Mi addormento, mi sveglia un rombo di motore, è la motobarca di pattuglia, esco e vedo lo sciabolare della luce del faro montato a bordo, lo sento andare e venire, me la trovo a fianco.
Sussurra...
-Cos'è?-
-Una delle motobarche delle guardie, non smettono un attimo, ecco... vedi perché dobbiamo aspettare una notte di pioggia? Dai rientriamo.-
Ora si accoccola vicino senza storie, è davvero freddo e io le passo il braccio sul corpo stringendola a me, lo accetta. Sento la motobarca tornare più volte. Ora si è appoggiata, il suo sedere contro il mio ventre e ho una erezione. La tiro a me.
-Che fai?-
-Nulla...-
-Non mi pare...-
Inizia così un gioco fra noi, io che spingo e lei che si ritrae per poi tornare ad appoggiarsi, mai si nega completamente.
Passo all'opera. Le alzo nonostante le sue resistenze la gonna alla vita, le abbasso le ghette di lana e le mutandine, si divincola ma non si nega del tutto al contatto. Mi abbasso i pantaloni e lo spingo contro di lei. Poco dopo mi ha dentro di se e la penetro con forza, l'ho trovata bagnata e sono entrato senza problemi.
Continuo a possederla e lei mi agevola, si è chinata in avanti per farsi penetrare di più. La tengo forte e la scopo veloce. Ho voglia, quella voglia che si prova durante i momenti difficili. Ricordo le scopate nei rifugi durante i bombardamenti in tempo di guerra. Il sesso come un rimedio anestetico sempre valido.
Poi una sigaretta in due. Vicini e ancora nudi parzialmente, il respiro che riprende il ritmo normale.
Parliamo. Sentiamo il rombo continuo del motore della motobarca, che si avvicina e si allontana.
Lei.
-Sai Lazlo? E' la prima volta che faccio sesso... cioè che ne godo, dovevo proprio conoscere te per provare piacere?-
-Ma tuo marito?-
-Ho avuto solo lui... e ora te. Con lui non c'è sesso, comunanza su tutto si e sul lavoro...-
-Racconta...-
-L'ho conosciuto all'università. Stessa facoltà, stesso ambiente sociale, poi il matrimonio quasi logico e obbligato e la vita in comune quasi tutta passata nei centri di ricerca... ambienti chiusi, l'unica mia soddisfazione? La mia mente e l'ambizione di essere la migliore.-
-Perché avete deciso di espatriare?-
-Lui... indubbiamente è un brav'uomo, corretto ma cerca soddisfazioni professionali che non riesce ad avere, è stato contattato ed ha ceduto ma solo se siamo assieme. E penso che sia una buona cosa. Per il mio crescere professionale...-
-Uhm... Ljuba... ho voglia di te.-
-Ancora? E di cosa... dimmi...-
-Di baciartela... voglio leccarti e farti godere sulla mia bocca...-
-Ma... sei un animale! Sono piena di te... sporca, puzzo...-
-Che importa? Non può essere diversamente e io ho voglia di fartelo!-
Mi metto veloce fra le sue gambe aperte, gliele faccio divaricare ancora di più e immergo il viso fra le sue cosce, vero... il suo odore mi stordisce ma come una droga. Prendo a passare la bocca sul suo pelo bagnato, cerco e trovo il suo solco... lo apro e inizio a leccarla, la succhio, la mordo, strofino labbra, lingua e viso su quella fica aperta, trovo il clitoride e lo lecco mentre con le dita la penetro, oh... non sento più il freddo e neanche lei lo sente più! Si denuda il busto e libera il seno. Un bel seno pieno!
Continuo, lingua sul clitoride e due dita dentro a strofinarla forte e la porto veloce all'orgasmo! La sento inarcarsi, gemere e infine smaniare!
Gode... gode a lungo e non le do tregua. Mi stendo su di lei e la prendo nuovamente, le gambe tenute larghe con le mie braccia e io che affondo dentro di lei, in lei bagnata e aperta. Le mordo la bocca, ci perdiamo in baci infiniti con le lingue che giocano, le mordo il seno, le spalle e infine arriva per ambedue il piacere! Lungo, potente!
Infine il sonno abbracciati e nudi. E il risveglio e nuovamente la fame di averci.
Ancora la giornata insieme, mangiare quello che abbiamo, bere e fumare. E ancora il sesso.
Ljuba ora è curiosa. Sembra che abbia scoperto un nuovo modo di vivere la vita.
Ora... io con la schiena appoggiata al tronco del salice e lei appoggiata a me. La sigaretta condivisa.
-Lazlo... dimmi di te...-
-Di me? Non c'è molto da dire... sono uno gitano, uno zingaro, senza famiglia, ho sempre dovuto arrangiarmi, sfuggire i rastrellamenti per evitare i campi di sterminio prima e durante la guerra, rubare e imbrogliare per mangiare, mai andato a scuola, so cinque, sei lingue ma so solo quello. Ljuba... sono senza passato e senza futuro, vivo il momento, sono quello che vedi adesso.-
-Oh no... sei molto di più, lo sento.-
Finisce che facciamo ancora sesso, non voglio più parlare di me, la prendo e la rovescio, la bacio.
Lei sente la mia desolazione, reagisce nell'unico modo possibile.
-Lazlo... fammelo vedere, dai.-
Mi scopro, glielo mostro, non è ancora duro, lei lo prende in mano.
-Prendilo in bocca, Ljuba.-
-Non lo so fare... Lazlo.-
-Prendilo in bocca e succhialo... cerca di farlo senza farmi sentire i denti...-
-Così?-
-Si... sei brava, lo senti crescere?-
-Oh si... sta diventando duro, grosso, non mi sta in bocca.-
-Continua ancora...-
Non voglio godere così, non riesco. La faccio mettere in ginocchio, testa a terra e la prendo.
Quante volte scopiamo? Nel giorno? Con il sesso combattiamo la tensione, la paura, la fame e saziamo la voglia pazza di noi.
Ljuba parla molto, oltre al sesso ha scoperto il piacere di rivelarsi, di rivivere nel ricordo particolari della propria vita e così ritrovarli, sia quelli piacevoli che quelli sgradevoli.
Devo riconoscere che poco alla volta lei cambia nelle mie intenzioni, da possibile merce da vendere, da oggetto, diventa persona e acquista un valore particolare.
Se mi innamoro? No. L'amore non è per Lazlo. Ma che mi piaccia e tanto, si. E piaccio a lei, lo vedo dal suo sguardo, che sia quella specie di attrazione fra persone sotto tensione o altro ma lei, geniale scienziato, si innamora di un avventuriero senza futuro come me.
Ma non può andar bene.
Lo sappiamo ambedue, apparteniamo a due specie umane diverse. Possiamo solo scopare fino a sfinirci e lo facciamo. Ora difficilmente saziamo la nostra voglia, è come voler godere di tutto il possibile.
Razioniamo le sigarette, abbiamo finito il liquore ma finalmente cambia il tempo, piove forte. Arriva Petr, porta provviste fresche, ci avvisa che sarà per la sera, di star pronti.
Piove forte e c'è vento quando raggiungiamo il barchino, seguiremo il bordo del canneto ma senza uscirne, Petr usa una lunga pertica per spingere la barca, speriamo che le motobarche non escano di pattuglia stanotte.
Il vento gira a tempesta e diventa un problema, la fragile barca prende a beccheggiare violentemente rischiando più e più volte di rovesciarsi.
Non abbiamo altra scelta che proseguire, tornare presenta lo stesso grado di pericolo, Petr continua nel suo sforzo immane, io che cerco di ributtare l'acqua che imbarchiamo.
Ljuba? Mostra un coraggio inusuale, mai un segno di panico, rimane seduta aggrappandosi con le mani al bordo.
Quanto dura? Mai come in quel momento il tempo pare fermarsi e dilatarsi poi in singoli eterni attimi di paura.
Infine l'ultimo tratto fuori dal canneto, quello più ostico e pericoloso in acque aperte, il tempo avverso tiene fortunatamente all'ormeggio le motobarche ma diventa comunque un ostacolo quasi
insormontabile. Solo la forza fisica di Petr lo supera, la forza di un titano la sua.
Infine prendiamo terra e siamo in Austria, poco distanti da Mörbisch am See.
Non invidio certo Petr che deve tornare e che con la barca vuota avrà ancora maggiori difficoltà.
Lo abbraccio, lo bacio.
-Petr... sei stato un gigante!-
Gli do i soldi che gli spettano, nessuno li merita quanto lui.
Noi? Sfiniti, bagnati fino alle ossa, tremanti dal freddo raggiungiamo l'unica locanda del paese, busso fino a far alzare qualcuno, chiedo che accendano il fuoco, che ci diano da mangiare, che ci diano da dormire.
Molto più tardi, nel pomeriggio riprendiamo vita. Meglio allontanarsi dalla frontiera, ci sono delatori e agenti magiari operativi. Ci facciamo portare a Siegendorf da dove nella mattinata seguente partiamo con il furgone alla volta di Vienna.

Vienna.
L'epilogo è volutamente scarno, voglio dimenticare velocemente.
Consegno Ljuba a suo marito. Poco prima facciamo l'amore per l'ultima volta, mi accorgo che piange. Non mi fa bene la cosa.

Vado da Magda.
Con lei torno immediatamente nella nostra realtà, il mondo degli esclusi dove le piaghe non si rimarginano mai.


























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