E'
una giornata piovosa dell'ottobre del 1960 quando, seduto contro il
muro, attendo un possibile cliente qui a Vienna, città che ancora
risente dell'aspro secondo dopoguerra, i sovietici hanno smobilitato
e abbandonato la regione appena cinque anni fa.
La
musica proposta dallo squallido locale è quella della cetra
dell'The Third Man.
Sono
un passatore, uno che sa come farti passare il confine, insomma un
contrabbandiere di persone. Solo che la frontiera in questione è
particolare e difficile, è la cortina di ferro. E in questa
situazione tutto è più pericoloso, tutto è più complicato.
Sono
Lazlo, origini sconosciute o più semplicemente volutamente
dimenticate, al momento un apolide senza nazionalità protetto
relativamente dal passaporto Nansen.
Quarantadue
anni e ne mostro di più e anche mostro quanto la mia vita sia sempre
stata vissuta dalla parte sbagliata, quella dei perdenti. Alto,
robusto, il viso segnato dal tempo.
Come
paravento ho un traffico di modesto cabotaggio, uso un vecchio
furgone con il quale commercio fra i mercati e le fiere del
Burgenland in Austria e di Sopron in Ungheria, in particolare nei
piccoli paesi ai margini del lago di Neusiedlersee. Il furgone ha un
doppio fondo ben dissimulato nel quale nascondo chi vuole lasciare il
mondo comunista per quello occidentale.
Ma
nulla è semplice, le guardie ungheresi confinarie non sono stupide
né ingenue ma per fortuna mia sono corruttibili o almeno lo sono
quelle sulle quali fondo il mio traffico. Le pago prima e dopo
tramite intermediari e passo solo quando sono sicuro che siano di
servizio.
Semplice?
Oh... no! Ci sono sempre complicazioni e intralci e se sbagli rischi
vent'anni di carcere duro, vero che in Ungheria si vive un comunismo
al gulasch ma è appena meno peggio di quello sovietico o della
Germania dell'Est!
Ho
un appuntamento con una persona che non conosco, che non so cosa
voglia e ho tutte le ragioni di essere diffidente.
Entrano,
sono in tre.
Due
evidentemente sgherri, agenti di chissà quale organizzazione o paese
e uno... l'interessato. Si guardano in giro, mi vedono, mi indicano e
le due guardie del corpo si posizionano, uno vicino all'ingresso,
l'altro all'altro lato. Professionisti, a occhio direi inglesi, bassa
forza, manovalanza dell'Military Intelligence.
-Herr
Lazlo?-
Invito
con un gesto l'uomo a sedersi, ascoltarlo non costa nulla. E'
evidentemente né inglese né austriaco, lo piazzo originario della
Cecoslovacchia, il viso paffuto e la corporatura rotonda lo fa
classificare nella classe benestante, forse nella bassa gerarchia del
partito o meglio ancora fra gli intellettuali o gli scienziati.
-Mi
è stato detto che lei... Herr Lazlo, è in grado di far passare il
confine ad una persona...-
-Forse
è male informato, io sono solo un modesto commerciante di confine...
Herr... lei ha un nome?-
-Schmied...
mi chiami Schmied...--
-Certo...
un nome alla fine cos'è? Conosce Romeo e Giulietta di Shakespeare?
“Che cos'è un nome? Quella che chiamiamo "rosa" anche
con un altro nome avrebbe il suo profumo...”-
-Ho
bisogno di lei, Herr Lazlo, posso pagarla e molto bene.-
-Uhm...
Herr Schmied, tanti soldi vuole dire rischiare molto, ma giusto per
parlare... vada avanti...-
-Mia
moglie, al momento è vicino a Sopron, nascosta... in attesa, voglio
averla con me.-
-Perché
non ci pensano i suoi accompagnatori, inglesi... vero?-
-Dicono
che lei ha maggiori possibilità e io non voglio rischiare.-
-Lei
è una persona importante, se non mi dice di più su cosa rischio la
nostra conversazione finisce qui.-
-Cosa
vuole sapere?-
-Chi
è veramente lei, chi è sua moglie...-
-Lavoravamo
ambedue nel Centro Ricerca Nucleare di Tamelin, siamo fisici, sono il
Professor Lukcek, sono fuggito approfittando di una conferenza qui a
Vienna, ma voglio mia moglie con me.-
-Capito...
ma come funziona il contatto con sua moglie?-
-Ha
lasciato il Centro, aspetta che trovi il modo di portarla in Austria,
ogni martedì pomeriggio abbiamo una specie di appuntamento in un
luogo che le dirò, se accetta la troverà lì.-
-La
cercano?-
-Immagino
di si...-
-Se
la cercano sono in allarme e se sono in allarme è come infilarsi
nella tana di un orso, no... amico. Troppo pericoloso, io non ho il
modo di aiutarla...-
-Dica
una cifra...-
Ho
un difetto che fa compagnia ai molti altri, sono venale e mi piace il
denaro e alla fine ci accordiamo. Mi mostra una foto della moglie,
una bella donna bionda sulla quarantina e mi da un consistente
anticipo in scellini, il resto alla consegna e mi fa il nome del
paesino.
Quando
sono a Vienna vado a stare da Magda. E' la puttana più costosa della
città ma se cercate particolari depravazioni ve la consiglio, è
anche la migliore.
Sto
da lei perché adoro il suo culo fantastico! Mi piace metterci il
viso fra quelle lisce natiche e leccarle il buco fino a consumarmi la
lingua! Oh... e questo apre la lista delle porcate che faccio con
lei. Ci siamo incontrati, riconosciuti come sbandati e messi assieme
come simili.
Mi
bacia sulla porta mentre la lascio e le do una ambasciata da fare.
-Dovresti
passare un messaggio per me a chi sai, dire che potrei avere in
vendita il Professor Lukcek... se interessa e quanto vale.-
-Va
bene Lazlo...-
-Ah...
sei una gran donna, Magda! Se non fossi già sposato ti chiederei in
moglie! Nessuna ha il tuo culo! Quel tuo sapore, il profumo del tuo
buco! E il tuo piscio sapido e salato?-
-Tu?
Ahah... bastardo! Chissà quante ne imbrogli!-
E'
la mattina di due giorni dopo quando parto, passo da Eisenstadt e
carico qualche cianfrusaglia e raggiungo la frontiera, mi fermo come
al solito a Siegendorf.
L'Hotel
Post di Siegendorf è una specie di mio centro logistico, qui
organizzo di solito i miei traffici, è a pochi chilometri dal posto
di confine di Klingenbach.
E'
di Hilse, procace cinquantenne bionda che non bada al fatto di essere
sposata ed è molto disinibita, scherzando dice che è tanto calda
che le mutandine le brucia proprio e perciò non le mette!
Metto
il furgone nella vecchia stalla ed entro nel ristorante, lei è
dietro al bancone.
-Lazlo...
bastardo di uno zingaro!-
Mi
raggiunge, mi stritola stringendomi e schiacciando quella sua
latteria ambulante contro il petto.
E'
tanta! Ma tutto sommato messa splendidamente, grosse tette e un
altrettanto grosso culo. Un carattere espansivo e tanto disponibile.
Come
sempre indossa il dirndl tipico del Brandemburgo, le sue tette
esplodono dalla camicetta bianca.
-Sei
sempre una splendida fica! Fammi controllare se le hai le mutandine!-
-Bastardo!
Dai prova...-
Metto
la mano sotto la serie di sottogonne che compongono il vestito e la
trovo... calda, liscia e nuda, passo la mano sul grosso culo e poi
fra le cosce, le strofino il solco gonfio e apro le labbra, la tocco,
la strofino.
-Uhm...
Lazlo! Una sveltina? Ho voglia! Dai vieni di là... chiamo lui al
banco...-
Mentre
mi tira in cucina urla.
-Anton?
Vieni al banco a servire tu! Devo parlare con Lazlo.-
Anton
è il marito, settantenne. Ormai mansueto.
Mi
trascina fino ad appoggiarsi alla parete, mi piace questa donna,
solare e mai problematica.
La
faccio girare a forza, appoggia le mani al muro e si piega in avanti,
le alzo il voluminoso vestito, le libero il culo, grande, paffuto con
una immensa valle fra le due natiche, mi inginocchio e le lecco il
buco, con le dita le scopo la fica, mi bagna mano e polso.
Mi
alzo e glielo punto, spingo e mi riceve dentro e inizio a vangarla
forte, sbatto forte contro la carne morbida del culo.
Oh...
naturale che mi controllo! Non voglio venir subito! Voglio che goda
almeno un paio di volte e poi venire ancora insieme a me. Urliamo,
Anton con la porta aperta e a pochi metri forse ci sente ma è
comunque ormai rassegnato a tutto.
Poi
mangio qualcosa con lei seduta al mio tavolo.
-Ah...
Hilse, tesoro! Se non fossimo ambedue già sposati ti chiederei in
moglie e lo farei in ginocchio!-
-Ma
va là... lo dici a tutte, zingaro!-
-Oh
no! Solo a te. Dimmi... come vanno le cose al confine? Che dicono le
guardie?-
-Sono
giorni che gli Ost... i magiari sono in agitazione, ispezioni
continue, doppio personale e gente di fuori... non i soliti, se hai
qualcosa in mente... Lazlo, lascia perdere.-
-Uhm...
brutto momento?-
Passo
il resto della serata a bere, aspetto il cambio turno del personale
alla frontiera, di solito qualcuno si ferma. Qualche sigaretta,
qualche birra e ottengo informazioni. I magiari hanno potenziato il
posto di frontiera, più personale e più controlli, perquisiscono
tutti e tutto, impossibile far passare dal loro lato qualcosa o
qualcuno.
Devo
pensare ad una alternativa.
Salgo
nella stanza che Hilse riserva per me, alla chiusura del locale
parcheggia Anton in letto e mi raggiunge, la guardo spogliarsi mentre
mi meno lentamente.
-Sei
proprio un porco... Lazlo! Adoro il tuo cazzo!-
Mi
raggiunge sul letto. Ritorno a leccarle il buco del culo, voglio che
si sieda proprio sul mio viso e che si strofini forte. Come sempre è
di difficile soddisfazione e quando finalmente torna nella sua camera
e mi lascia dormire sono sfiatato come una vecchia vaporiera bucata.
Dormo
nel bagnato: sborra, i suoi umori, sudore e piscio.
La
mattina riparto verso L'Ungheria, lascio qui il furgone consapevole
che è inutilizzabile e uso una vecchia bicicletta, vado con un solo
zaino a spalla, pochi indumenti, una stecca di sigarette, una
bottiglia di slivowitz, alcune calze di seta, del vero caffè e un
po' di scellini nascosti sotto i vestiti. I controlli sono minimi
verso l'est mentre sono meticolosi nel verso contrario, cerco con gli
occhi le guardie che conosco ma non sono in servizio.
Nullo
il traffico sulla strada per Sopron, arrivo al ristorante Arcus
giusto per pranzare e nel tardo pomeriggio raggiungo Sopron e vado a
casa di Petr e Jana.
Beh...
se volessimo significare la differenza di vita fra l'est e l'ovest si
potrebbe prendere ad esempio la differenza fra le due donne, Hilse...
florida e allegra e Jana... magra e cupa. L'unica cosa che le
accomuna? Essere ambedue gran troie.
-Jana...
Petr? -
-E'
di servizio, Lazlo...-
Eh
si! Petr è una guardia confinaria, lui e i suoi cugini sono quelli
sui quali baso il mio traffico, Jana continua...
-Hanno
aumentato le pattuglie e credo che sia nella zona delle paludi sul
lago... è un periodo strano.-
-Quando
torna?-
-Torna
per cena... fermati, mangia con noi.-
-Ho
un regalo per te... Jana-
Levo
dallo zaino le calze di seta, gliele porgo ricevendo in cambio una
esclamazione di gioia.
-Provale
Jana... voglio vederle indossate sulle tue splendide gambe... nuda.-
Raggiungiamo
la camera, mi siedo sul letto.
Ha
davvero due gambe fantastiche, poco seno... appena due cupole da
adolescente con due grossi capezzoli, un bel culo e molto pelo, tanto
pelo. Si spoglia e si siede iniziando ad indossare le calze, una
gamba e poi l'altra, aperta mostra la sua fica appena visibile sotto
il pelo. Si alza... e si porta allo specchio, si ammira!
-Sono
bella, vero? Che piacere indossare la seta! Prometti che appena
potrai mi porterai una culotte di vera seta! Ricorda... nera! Fallo e
potrai avere ogni cosa da me.-
-Tienile
indossate e ora ti farò una cosa che ti piacerà molto, stenditi sul
letto... gambe aperte.-
Riprendo
le altre calze, le tolgo dal loro involucro e la lego, polsi e
caviglie al letto.
-Ora
ti scoperò in ogni modo che vorrò... lo sai, Jana?-
-E
se torna Petr?-
-Ha
sempre quella grossa pistola Fommer? Ci spara ad ambedue.-
-Ma
va là... lo sa che mi scopi! Mi chiede sempre di te.-
-Magari
vorrebbe guardarci?-
-Non
lo so, quando mi prende dopo di te... forse sapendolo? E' molto
eccitato.-
-Ora
ti metto la mano nella fica... Jana! Tutta... mi devi premiare con
tutti i tuoi orgasmi! Devi gridare, gemere, rantolare, guaire come
una cagna! E poi... ti scopo! Nel culo!-
-Lo
faccio! Tu sfondami e lo faccio!-
Più
tardi siamo a tavola tutti assieme davanti ad un piatto fumante di
pörkölt e patate, beviamo tutti la grappa di prugne che ho portato
e fumiamo le sigarette che ho dato loro. Mi complimento con lei.
-Sei
una cuoca divina, Jana! Se Petr non ti avesse già accalappiato ti
chiederei di sposarmi!-
-Grazie
Lazlo!-
Jana
si alza e bacia il marito sul collo.
-Sai
Petr? Lazlo mi ha portato delle magnifiche calze di seta... non vedo
l'ora di mostrartele indossate...-
E
mi rivolge un lungo sguardo da troia.
Mi
rivolgo io ora a lui.
-Che
succede alla frontiera, Petr? Cos'è tutto questo casino? Cosa è
successo?-
-Non
sappiamo molto, c'è la massima allerta, aspettano una persona che
dovrebbe passare il confine...-
-Sai
chi è?-
-No...
oh no, Lazlo! Non sarai qui per questo, vero? No... no! Impossibile!
C'è del personale dei servizi di sicurezza, impossibile passare!-
-Peccato...
ho molto denaro per te, su beviamo, pazienza! E prendi ancora una
sigaretta.-
-Molto
denaro?-
-Scellini...
molti. Dai dormiamoci su... pensaci intanto, magari si potrebbe
passare dalla palude, no? Con il tuo barchino... il tratto da
superare è forse di un paio di chilometri...-
-E
i sensori? I rilevatori? I reticolati? Pattugliano di continuo...
motobarche con i fari...-
-Petr...
non prendiamoci in giro, un bracconiere come te conosce la palude
come conosci la fica di Jana... ops... scusa Jana, una battuta! Mi
puoi portare in Austria con il barchino e torni, ci sono tanti soldi
in ballo.-
-Ci
devono essere tante coincidenze, tempo brutto, meglio un temporale
sul lago ma allora il vento diventa diventa pericoloso lo sai, ma di
quanto denaro parli, Lazlo?-
-Diecimila.
Consegna al momento del passaggio. Per adesso te ne posso dare mille
per stipulare l'accordo e finiamo lo slivowitz...-
Jana...
sempre alle sue spalle mentre gli mordicchia l'orecchio e mi guarda,
strizza l'occhio.
-Sono
tanti soldi... amore. Ci servono, accetta, brindiamo, finiamo la
bottiglia e poi andiamo a letto... e metto le calze per te...-
Ahah...
che puttana!
Petr
rimane più cosciente, pratico.
-Non
possiamo programmarlo il momento, dovrai attendere e restare sempre
pronto a partire senza preavviso.-
-Aspetteremo
il momento giusto, seguiamo le previsioni del tempo, staremo nel tuo
capanno, si tratterrà comunque di qualche giorno...-
-Va
bene... prosit... Lazlo!-
-Prosit...
Petr, prosit Jana! Portaci viveri, acqua, qualche coperta al capanno,
fai provvista di legna. Ti do il denaro, posso dormire qui stanotte?
Sul divano?
-Certo...
buona notte.-
-Buona
notte.-
Mentre
lui va in gabinetto Jana mi bacia velocemente.
-Come
vorrei che tu venissi a letto con noi, ci penso e mi sciolgo...-
Mi
corico sul divano, meglio lì che per terra. Li sento. Sento i
grugniti di Petr e il lamentarsi di Jana, i suoi gemiti, le sue urla
neanche tanto soffocate e ancora quando attraversano la cucina per
raggiungere il gabinetto. Prima lui e più tardi lei.
Nuda
mi raggiunge, sento il russare di Petr.
-L'ho
sfinito. Ma io ho voglia di te... l'ho convinto, visto? Ricordati di
portarmi la culotte che mi hai promesso.-
Mi
si siede sul cazzo, lo prende dentro. Scopiamo, le mie mani a
tormentarle i capezzoli.
La
mattina lascio la loro casa prima che si sveglino. Torno a
Siegendorf. Lunga attesa alla frontiera ma nessun vero problema, sono
pulito.
E'
appena venerdì, dovrò attendere martedì per incontrare la donna
che vuole passare, vado a Vienna.
Magda.
-Uhh...
Lazlo! Il tuo professor Lukcek? Non lo vogliono... dicono che non
vale un soldo bucato, non è lui il genio della famiglia ma la
moglie, la Dottoressa Ljuba... per lei poi dettare tu condizioni e
compenso e sparare alto, è lei che vogliono. La figlia del grande
Professor Humkic. Lui è un campione senza valore, lo sai come
fanno... ti lasciano andare all'estero ma tengono in ostaggio la tua
famiglia, solo che loro due hanno concordato tutto, lui diserta e lei
sparisce nello stesso momento...-
-Bisogna
vedere se lei collabora una volta in occidente.-
-Certo,
ma conosciamo i loro metodi, ora che aspetti a scoparmi?
Dai...
Lazlo! Mostrami quanto sai essere animale, bestia vera ti voglio!
Feroce!-
Magda,
splendida donna! Anche tu segnata nel tuo destino, violentata dai
russi poco più che ragazzina e ora puttana per necessità e
depravata per indole!
Ti
scopo! Ti violento! Come vuoi tu, così da farti rivivere quella
brutalità che ti segna la mente.
E
dopo tu e io torniamo ad essere innocenti... noi vittime.
Riparto
la mattina per Siegendorf dopo aver comperato una culotte di seta
pura “Paris gemacht” per Jana e per sovrappiù un reggicalze in
sintonia, preso i soldi da dare a Petr, sigarette e liquore, caffè.
E
il giorno dopo mi ritrovo a pedalare e raggiungere Sopron, i soldi in
banconote da cento messi in una fascia stretta legata alla vita sotto
le mutande, il resto assieme ad altri indumenti nello zaino. A sera
raggiungo la casa di Jana e Petr.
Ceno
con loro, luccioperca del lago, frutto del bottino di pesca di frodo
di Petr, beviamo abbondantemente, Jana forse troppo. Ha il viso
acceso e ad un certo punto:
-Petr...
amore, ho chiesto a Lazlo di portarmi una cosa dall'Austria...-
Anche
Petr ha ormai i freni inibitori allentati dall'alcol ingurgitato,
annuisce.
-Lazlo...
mi hai portato la culotte? Come mi hai promesso?-
-Certo
che si... Jana, nera, di seta...-
-Dammela!
Ti prego...-
La
levo dallo zaino e gliela porgo, lei la prende con mani tremanti e ci
immerge il viso con una espressione estatica.
-Ma
cosa è...?
Chiede
Petr piuttosto sfatto.
-Guarda
amore... una culotte, mutandine da donna... di seta, parigine, non
sono fantastiche?-
Ottiene
di risposta uno sguardo attonito.
Intervengo...
-Non
solo quella, Jena, guarda...-
-Dio!
Anche il reggicalze!-
Ha
ora una espressione sognante, di puro desiderio!
-Amore...
Petr, posso provarle? Adesso? Qui?-
Lui
annuisce distratto, lei si precipita in camera, per ritornare da noi
poco dopo, indossando solo la culotte, calze e reggicalze.
Ora
Petr ha uno sguardo fra il lubrico e una leggera disapprovazione,
non sa come reagire alla mia presenza.
Io
aspetto, li guardo, mi adeguo.
Lei
si muove sinuosa, si accarezza i seni, si gira, gioca a vedi-non vedi
abbassando l'indumento. So cosa vuole, è un pezzo che ci pensa,
vuole essere guardata dal marito mentre scopiamo io e lei, ha questa
fissa e la cosa la manda fuori di testa. Vuole che il marito mi
accetti come amante, ma... come reagirà Petr?
Gli
si porta vicino, ancheggia, muove il bacino, gli prende le mani e se
le porta ai fianchi, abbassa la culotte, gli si siede sulle ginocchia
e lo tocca.
-Sei
duro... sei eccitato, quanto ti piaccio? Tanto da scoparmi in
presenza di Lazlo?-
Io
penso a quella sua grossa pistola e se a questo sballa il cervello e
ci spara? Cazzo!
Questa
puttana di Jana rischia di rovinare tutto.
Petr
mi è necessario per il mio programma, ma so anche che il sesso
potrebbe essere un ulteriore legame fra noi.
Mi
alzo e esco, rinchiudo la porta e aspetto fumando. Lascio sfogare la
loro voglia, la libidine che ha causato quell'indumento nella mente
di Jana.
Sono
alla terza sigaretta e rimpiango di non aver portato con me la
bottiglia di liquore quando esce Petr ancora con i calzoni
sbottonati, evidente che ha appena goduto.
-Jana...
mi ha chiesto di farti entrare.-
-E
tu... cosa ne pensi, Petr?-
-Lo
so che la scopi e sai? La cosa mi fa uno strano effetto, mi
ingelosisce un po' ma mi eccita di più...-
-Vuoi
guardare? Mentre scopo tua moglie?-
-Si...-
-Va
bene... entriamo.-
-In
camera da letto... Lazlo.-
Lei
è distesa, gambe larghe, indossa ancora culotte, reggicalze e calze,
mi invita.
-Vieni
Lazlo... scopami, prendimi... forte!
E
sposta il fondo della culotte.
La
mattina davanti a un caffè riprendiamo il discorso del passaggio del
confine, è martedì, devo incontrare la donna e con lei raggiungere
il capanno nascosto nel canneto nella palude e lì aspettarlo,
sperando, mi dico, che non mi faccia scherzi, ma forse l'accaduto
nella notte ha cementato qualcosa, nulla lega come il sesso.
Per
finire mi chiede se ho i soldi, si... certo, li avrà a compimento.
Parto
in bicicletta, il paese da raggiungere è a pochi chilometri,
Fertőrákos, prende il nome dal lago, Fertő in magiaro, la locanda
dell'appuntamento è l'unica esistente, Mazsola Büfé, vecchia
costruzione a palafitta con il tetto a scandole.
Vado
a conoscere Ljuba, la Dottoressa Ljuba Humkic, sposata Lukcek.
C'è
una figura femminile sul pontile, se è lei... inizio ad apprezzarla
già da adesso per come si è vestita, gonna, calze grosse,
scarponcini, un giaccone di lana grezza e sulla testa un fazzoletto
e un solo zaino.
Mi
avvicino.
-Ljuba?-
Ottengo
solo uno sguardo prudente.
-Sono
Lazlo, ti faccio passare il confine, mi manda tuo marito da Vienna.-
-Come
sta?-
-Quando
l'ho visto stava benissimo. Seguimi... parliamo dopo.-
Raggiungiamo
la bicicletta, la faccio sedere a canna e appoggiamo lo zaino sul
manubrio.
Non
devo percorrere molta strada, poco oltre nascondo la bicicletta fra i
canneti e proseguiamo a piedi.
-Ti
cercano... ho dovuto cambiare programma, inizialmente volevo
nasconderti nel sottofondo del furgone, ma non è sicuro, dovremmo
passare via lago, di notte su una barca, ma... dobbiamo attendere la
notte propizia, piovosa o meglio ancora temporalesca e intanto
aspettare in un capanno...-
Mi
segue senza parlare.
-Dovrai
adattarti, potremo accendere il fuoco solo a notte fonda per via del
fumo, mangiare quello che ho con me e nessuna possibilità di
riservatezza.-
-Mai
pensato che potesse essere una passeggiata.-
Il
capanno di Petr è dissimulato fra il canneto sotto un salice bianco
di palude, minuscolo, forse un due per due e offre davvero poco
riparo, ma questo è.
Ci
sediamo a terra, accendiamo una sigaretta, sarà presto notte. Una
notte serena e fredda.
-Ljuba,
dovremo trovare il modo di passare il tempo.-
-Immagino
Lazlo... e pensi che potremo discutere di fissione dell'atomo o hai
qualcosa d'altro da proporre? Giochiamo a carte?-
-Penso
a roba pratica che ci permetta di sopravvivere, potremo scopare,
Ljuba...-
Sbotta
in una risata quasi isterica.
-Ecco!
Mi mancava solo incontrare un uomo come te! Un esponente della teoria
del ritorno veloce alla preistoria, l'uomo di Neanderthal redivivo,
magari se non ci sto.... mi violenti?-
-Sarebbe
una idea... ma preferirei collaborazione.-
-Sognatela!
A proposito... abbiamo un luogo di decenza? Mi scappa.-
-No...
ci si deve arrangiare, ci si allontana un attimo e la si fa, ma se
hai paura di perderti ti accompagno!-
-Ah...
bravo! Non ti smentire mai... eh?-
Più
tardi accendo il fuoco e l'atmosfera si sgela dopo che tiro fuori la
bottiglia di slivowitz. Mangiamo carne riscaldata. Fumiamo, con la
notte l'aria diventa velocemente fredda e umida.
-Ljuba...
farà freddo e per riscaldarci dovremo star vicini, stesi assieme su
quel pagliericcio.-
-Piuttosto
dormo qui all'aperto!-
Ma
poco dopo entra e si adagia accanto a me, abbiamo una coperta che ci
copre, la tira a se, si gira dandomi la schiena.
Mi
addormento, mi sveglia un rombo di motore, è la motobarca di
pattuglia, esco e vedo lo sciabolare della luce del faro montato a
bordo, lo sento andare e venire, me la trovo a fianco.
Sussurra...
-Cos'è?-
-Una
delle motobarche delle guardie, non smettono un attimo, ecco... vedi
perché dobbiamo aspettare una notte di pioggia? Dai rientriamo.-
Ora
si accoccola vicino senza storie, è davvero freddo e io le passo il
braccio sul corpo stringendola a me, lo accetta. Sento la motobarca
tornare più volte. Ora si è appoggiata, il suo sedere contro il mio
ventre e ho una erezione. La tiro a me.
-Che
fai?-
-Nulla...-
-Non
mi pare...-
Inizia
così un gioco fra noi, io che spingo e lei che si ritrae per poi
tornare ad appoggiarsi, mai si nega completamente.
Passo
all'opera. Le alzo nonostante le sue resistenze la gonna alla vita,
le abbasso le ghette di lana e le mutandine, si divincola ma non si
nega del tutto al contatto. Mi abbasso i pantaloni e lo spingo contro
di lei. Poco dopo mi ha dentro di se e la penetro con forza, l'ho
trovata bagnata e sono entrato senza problemi.
Continuo
a possederla e lei mi agevola, si è chinata in avanti per farsi
penetrare di più. La tengo forte e la scopo veloce. Ho voglia,
quella voglia che si prova durante i momenti difficili. Ricordo le
scopate nei rifugi durante i bombardamenti in tempo di guerra. Il
sesso come un rimedio anestetico sempre valido.
Poi
una sigaretta in due. Vicini e ancora nudi parzialmente, il respiro
che riprende il ritmo normale.
Parliamo.
Sentiamo il rombo continuo del motore della motobarca, che si
avvicina e si allontana.
Lei.
-Sai
Lazlo? E' la prima volta che faccio sesso... cioè che ne godo,
dovevo proprio conoscere te per provare piacere?-
-Ma
tuo marito?-
-Ho
avuto solo lui... e ora te. Con lui non c'è sesso, comunanza su
tutto si e sul lavoro...-
-Racconta...-
-L'ho
conosciuto all'università. Stessa facoltà, stesso ambiente sociale,
poi il matrimonio quasi logico e obbligato e la vita in comune quasi
tutta passata nei centri di ricerca... ambienti chiusi, l'unica mia
soddisfazione? La mia mente e l'ambizione di essere la migliore.-
-Perché
avete deciso di espatriare?-
-Lui...
indubbiamente è un brav'uomo, corretto ma cerca soddisfazioni
professionali che non riesce ad avere, è stato contattato ed ha
ceduto ma solo se siamo assieme. E penso che sia una buona cosa. Per
il mio crescere professionale...-
-Uhm...
Ljuba... ho voglia di te.-
-Ancora?
E di cosa... dimmi...-
-Di
baciartela... voglio leccarti e farti godere sulla mia bocca...-
-Ma...
sei un animale! Sono piena di te... sporca, puzzo...-
-Che
importa? Non può essere diversamente e io ho voglia di fartelo!-
Mi
metto veloce fra le sue gambe aperte, gliele faccio divaricare ancora
di più e immergo il viso fra le sue cosce, vero... il suo odore mi
stordisce ma come una droga. Prendo a passare la bocca sul suo pelo
bagnato, cerco e trovo il suo solco... lo apro e inizio a leccarla,
la succhio, la mordo, strofino labbra, lingua e viso su quella fica
aperta, trovo il clitoride e lo lecco mentre con le dita la penetro,
oh... non sento più il freddo e neanche lei lo sente più! Si denuda
il busto e libera il seno. Un bel seno pieno!
Continuo,
lingua sul clitoride e due dita dentro a strofinarla forte e la porto
veloce all'orgasmo! La sento inarcarsi, gemere e infine smaniare!
Gode...
gode a lungo e non le do tregua. Mi stendo su di lei e la prendo
nuovamente, le gambe tenute larghe con le mie braccia e io che
affondo dentro di lei, in lei bagnata e aperta. Le mordo la bocca, ci
perdiamo in baci infiniti con le lingue che giocano, le mordo il
seno, le spalle e infine arriva per ambedue il piacere! Lungo,
potente!
Infine
il sonno abbracciati e nudi. E il risveglio e nuovamente la fame di
averci.
Ancora
la giornata insieme, mangiare quello che abbiamo, bere e fumare. E
ancora il sesso.
Ljuba
ora è curiosa. Sembra che abbia scoperto un nuovo modo di vivere la
vita.
Ora...
io con la schiena appoggiata al tronco del salice e lei appoggiata a
me. La sigaretta condivisa.
-Lazlo...
dimmi di te...-
-Di
me? Non c'è molto da dire... sono uno gitano, uno zingaro, senza
famiglia, ho sempre dovuto arrangiarmi, sfuggire i rastrellamenti per
evitare i campi di sterminio prima e durante la guerra, rubare e
imbrogliare per mangiare, mai andato a scuola, so cinque, sei lingue
ma so solo quello. Ljuba... sono senza passato e senza futuro, vivo
il momento, sono quello che vedi adesso.-
-Oh
no... sei molto di più, lo sento.-
Finisce
che facciamo ancora sesso, non voglio più parlare di me, la prendo e
la rovescio, la bacio.
Lei
sente la mia desolazione, reagisce nell'unico modo possibile.
-Lazlo...
fammelo vedere, dai.-
Mi
scopro, glielo mostro, non è ancora duro, lei lo prende in mano.
-Prendilo
in bocca, Ljuba.-
-Non
lo so fare... Lazlo.-
-Prendilo
in bocca e succhialo... cerca di farlo senza farmi sentire i
denti...-
-Così?-
-Si...
sei brava, lo senti crescere?-
-Oh
si... sta diventando duro, grosso, non mi sta in bocca.-
-Continua
ancora...-
Non
voglio godere così, non riesco. La faccio mettere in ginocchio,
testa a terra e la prendo.
Quante
volte scopiamo? Nel giorno? Con il sesso combattiamo la tensione, la
paura, la fame e saziamo la voglia pazza di noi.
Ljuba
parla molto, oltre al sesso ha scoperto il piacere di rivelarsi, di
rivivere nel ricordo particolari della propria vita e così
ritrovarli, sia quelli piacevoli che quelli sgradevoli.
Devo
riconoscere che poco alla volta lei cambia nelle mie intenzioni, da
possibile merce da vendere, da oggetto, diventa persona e acquista un
valore particolare.
Se
mi innamoro? No. L'amore non è per Lazlo. Ma che mi piaccia e tanto,
si. E piaccio a lei, lo vedo dal suo sguardo, che sia quella specie
di attrazione fra persone sotto tensione o altro ma lei, geniale
scienziato, si innamora di un avventuriero senza futuro come me.
Ma
non può andar bene.
Lo
sappiamo ambedue, apparteniamo a due specie umane diverse. Possiamo
solo scopare fino a sfinirci e lo facciamo. Ora difficilmente saziamo
la nostra voglia, è come voler godere di tutto il possibile.
Razioniamo
le sigarette, abbiamo finito il liquore ma finalmente cambia il
tempo, piove forte. Arriva Petr, porta provviste fresche, ci avvisa
che sarà per la sera, di star pronti.
Piove
forte e c'è vento quando raggiungiamo il barchino, seguiremo il
bordo del canneto ma senza uscirne, Petr usa una lunga pertica per
spingere la barca, speriamo che le motobarche non escano di pattuglia
stanotte.
Il
vento gira a tempesta e diventa un problema, la fragile barca prende
a beccheggiare violentemente rischiando più e più volte di
rovesciarsi.
Non
abbiamo altra scelta che proseguire, tornare presenta lo stesso grado
di pericolo, Petr continua nel suo sforzo immane, io che cerco di
ributtare l'acqua che imbarchiamo.
Ljuba?
Mostra un coraggio inusuale, mai un segno di panico, rimane seduta
aggrappandosi con le mani al bordo.
Quanto
dura? Mai come in quel momento il tempo pare fermarsi e dilatarsi poi
in singoli eterni attimi di paura.
Infine
l'ultimo tratto fuori dal canneto, quello più ostico e pericoloso in
acque aperte, il tempo avverso tiene fortunatamente all'ormeggio le
motobarche ma diventa comunque un ostacolo quasi
insormontabile.
Solo la forza fisica di Petr lo supera, la forza di un titano la sua.
Infine
prendiamo terra e siamo in Austria, poco distanti da Mörbisch am
See.
Non
invidio certo Petr che deve tornare e che con la barca vuota avrà
ancora maggiori difficoltà.
Lo
abbraccio, lo bacio.
-Petr...
sei stato un gigante!-
Gli
do i soldi che gli spettano, nessuno li merita quanto lui.
Noi?
Sfiniti, bagnati fino alle ossa, tremanti dal freddo raggiungiamo
l'unica locanda del paese, busso fino a far alzare qualcuno, chiedo
che accendano il fuoco, che ci diano da mangiare, che ci diano da
dormire.
Molto
più tardi, nel pomeriggio riprendiamo vita. Meglio allontanarsi
dalla frontiera, ci sono delatori e agenti magiari operativi. Ci
facciamo portare a Siegendorf da dove nella mattinata seguente
partiamo con il furgone alla volta di Vienna.
Vienna.
L'epilogo
è volutamente scarno, voglio dimenticare velocemente.
Consegno
Ljuba a suo marito. Poco prima facciamo l'amore per l'ultima volta,
mi accorgo che piange. Non mi fa bene la cosa.
Vado
da Magda.
Con
lei torno immediatamente nella nostra realtà, il mondo degli
esclusi dove le piaghe non si rimarginano mai.
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