mercoledì 31 luglio 2019
AMORE PRECOCE... AMORE ETERNO.
Esistono amori di un
giorno e amori di una vita.
Amori maledetti.
Amori carichi di
tenerezza e amori crudeli.
Amori sinceri e amori
falsi.
Amori caldi e amori
tiepidi.
Amori razionali e amori
pazzi.
Amori giusti e amori
sbagliati.
Mille amori.
Amori, amori, amori..!
Amori maledetti... senza
speranza, senza futuro.
La sorella è appena
tornata a casa dopo il parto, lei, colei che è la protagonista di
questa storia è la sorella più giovane, per il momento vive
temporaneamente in casa della sorella per assisterla in quelle prime
giornate complicate.
La vede allattare, il
seno gonfio e i capezzoli turgidi. La goccia di latte che lentamente
esce, il piccolo che, ingordo, porta la boccuccia trova il capezzolo
e succhia voracemente.
Perché deve sentire un
vuoto al ventre mentre assiste? Perché deve tormentarla quella
voglia d’avere quella boccuccia che succhia il suo seno di vergine?
Il suo seno arido, asciutto, senza latte?
Sa anche che ciò
causerebbe la reazione rabbiosa del neonato. Lui vuole succhiare,
alimentarsi, il latte è la sua vita.
La sorella esce per
delle piccole incombenze, appena sente la porta di casa rinchiudersi
prende il piccolo dalla culla, si scopre il seno e glielo offre. Il
piccolo cerca il capezzolo turgido, succhia e morde forte con le sue
gengive senza denti, poi arrabbiato rifiuta e frigna il suo
disappunto.
Lo rimette al capezzolo
e mentre il piccolo riprende a succhiare, lei si sente invadere da
una sensazione di piacere mai conosciuta prima. E’ come un
lentissimo orgasmo, tutto cerebrale.
Poi si copre, copre il
bel seno verginale, pieno, sodo e soffice. Rimette il piccolo a
dormire nella culla.
Lo guarda adorante.
-Ti adoro… piccolo!-
Da allora, quando le è
possibile, in ogni occasione, porge il suo seno al bimbo. Sempre di
nascosto dalla madre dato che è un segreto fra lei e il bambino. I
giovani sposi le chiedono di sorvegliare il bimbo una sera a
settimana, vogliono passare una serata rilassante e lei accetta in
cambio di una piccola somma che utilizza per andare in discoteca.
Lei è una ragazza
normale, mangia, beve, dorme. Ha amici e simpatie. Si diverte. Non ha
grandi aspettative ma ha comunque delle idee chiare sul suo futuro, è
razionale, positiva ma ha un piccolo segreto.
Appena i genitori del
bimbo lasciano casa, lei prende in braccio il bimbo, esaudisce le sue
necessità, lo pulisce, gli cambia il pannolino. Poi… si distende
sul letto degli sposi, apre la camicetta e libera il seno, per
invogliarlo a succhiare prova di volta in volta a metterci qualcosa
che possa allettarlo, dello zucchero, del miele, quindi si posa il
bimbo sul petto nudo e gli da il capezzolo. Il piccolo prende gusto e
succhia, spinge con il volto contro la mammella, lei si tocca piano,
lentamente fra le cosce. Non cerca il godimento, le basta quella
carezza prolungata. Non vuole raggiungere il climax ma solo quella
sensazione del tutto particolare che prova.
Tutto questo si ripete
fino a quando è possibile. Rinuncia senza troppi problemi appena si
rende conto che la cosa potrebbe diventare evidente e pericolosa.
Smette e diventa solo
una zia affettuosa.
-Ti adoro… piccolo!-
Passano gli anni. Lei ha
la sua vita. Ha incrociato vari uomini, ha convissuto con uno di loro
e sperato di costruire assieme a questi un progetto di vita, ma non
ha funzionato. Lavora ed è mediamente soddisfatta. Rivede spesso il
nipote che intanto ha passato la fanciullezza, quindi l’adolescenza
e ora è un giovane uomo attraente.
Spesso la famiglia si
riunisce in ricorrenze conviviali, come i compleanni o le solite
feste come Natale e Pasqua. In una di queste riunioni si trovano soli
sul terrazzo della casa in campagna.
-Oggi è san Giovanni…
è proprio vero che è il tempo che passa a determinare la morale del
momento presente. Lo sapevi che era la notte dedicata ai divertimenti
di ogni genere? La notte di San Giovanni. E questo anche nei paesi
bacchettoni come poteva essere la Spagna del 1500? A Madrid tutte le
carrozze erano impegnate. Le donne, da sole, andavano sulle rive del
Manzanarre a caccia…-
-A caccia…?-
-Di avventure amorose…
di uomini…-
-E gli uomini…?-
-Gli uomini diventavano
selvaggina… prima degli scambi di approcci verbali scherzosi, poi
se si raggiungeva il necessario amalgama, gli uomini salivano sulle
carrozze…-
-Certe usanze non
avrebbero mai dovuto passare di moda…-
-Ho un ricordo che mi
torna a volte. E’ nebuloso, strano… a volte più nitido a volte
meno. Non so se faccio bene a parlarne, se sbaglio bloccami subito e
smetto.-
-Certo… dimmi…-
-Sogno che da bambino mi
allattavi tu, che ero attaccato al tuo seno. E questa cosa mi piaceva
immensamente. Non ti nascondo che mi procura una eccitazione pazzesca
e spesso mi causa delle polluzioni notturne… c’è qualcosa di
vero in questo sogno?-
-E se fosse…?-
-Mi piacerebbe che fosse
vero, spero sempre che tu mi venga in sogno.-
-Mi piaceva attaccarti
al mio seno. Non avevo latte naturalmente e tu dopo un po’ mi
rifiutavi. Ma quell’attimo che succhiavi? Che mi mordevi rabbioso
il capezzolo? Mi davi un piacere infinito.-
-Davvero?-
-Non so esattamente se
hai una ragazza ora, adesso…-
-No… non ne ho, ma in
ogni caso vanno e vengono, sono figure che passano come ombre in una
specie di chiaroscuro. Torniamo, ti prego, al fatto del mio
succhiare, di cosa godevi? Era simile al mio godimento?-
-Non conosco il tuo…
il mio era molto cerebrale. Rimaneva confinato nel mio cervello…-
-Il mio credo fosse
sessuale anche se prematuro. Anche ora a pensarci mi eccito…-
-Eccitato lo eri, il tuo
piccolo attributo… sai di cosa parlo, diventava rigido ma forse era
perché appena dopo facevi pipì e inondavi il pannolino…-
-Io ero nudo? E tu?-
-Non completamente, né
io né tu. Io denudavo solo il petto.-
-Quando finì la
cosa?-
-Quando diventò
pericoloso, per te e per me. Non volevo che ti restasse ricordo
cosciente di questo, ma evidentemente sbagliavo, dato che rammenti e
anche bene.-
-Ti mancò quando
smettesti?-
-Si…-
-E se lo rifacessimo?
Ora…? Siamo adulti…-
-Rifarlo?-
-Si… voglio attaccarmi
al tuo seno e succhiare. Voglio vivere il mio sogno.-
-E poi…?-
-E poi…? Tutto e
nulla…-
-Vieni…-
Lo prende per mano e lo
conduce nella sua camera.
-Stai fermo… ora mi
spoglio e poi spoglio te. Tu non mi toccare, fai esattamente quanto
ti dico, non rompere l’incantesimo, il mio desiderio è
delicatissimo, basta un fiato, una parola e svanisce...-
Si spoglia lentamente,
si denuda. Il seno è ancora giovanile, le forme del corpo sono piene
ma aggraziate. Si avvicina al giovane, gli apre la camicia, la
toglie. Slaccia la cinta e apre la zip, lascia che i pantaloni cadano
a terra. Glieli leva, come fa con le scarpe e i calzini.
Sono ambedue nudi.
Lei si stende sul letto.
Lo invita a stendersi accanto a lei.
-Ora succhiami…
toccami solo il seno. Succhia, bacia, mordi. Strizzami forte i
capezzoli, non farti riguardi, non importa se mi farai male, ma non
mi toccare altro. Se ci limitiamo a questo ci salviamo dall’inferno,
dal rimorso che ho paura di conoscere.-
Lui si attacca con la
bocca e con l’altra mano palpa e strizza, sono dure le coppe e i
capezzoli turgidi. Passa da uno all’altro ripetutamente, alza un
attimo il viso…
-Non so se riesco a
trattenermi… non mi basta…-
-Masturbati… mentre mi
mordi i capezzoli, se vuoi puoi godere, puoi sborrarmi dove vuoi…
sul ventre o sul seno. Ma non avrai altro. Non voglio praticare
l’incesto con te. Sporcherebbe tutto… tutta l’idea che mi sono
fatta in quegli anni…-
-E tu…?-
-Quello che posso darti
è questo…-
-Non puoi toccarti?
Condividere almeno il mio orgasmo? Venire assieme a me?-
-Lo vuoi…?-
-Si… si… ti prego…!-
-Non mi toccherò lì…
mi limiterò ad accarezzarmi, ma ti assicuro che godrò mentalmente
quanto e forse di più che se mi toccassi… più che in un rapporto
completo…-
Lui prende a masturbarsi
con forza, veloce, la sua mano copre e scopre il glande reso paonazzo
dalla congestione sanguigna.
Stacca la bocca dal
seno…
-Verrai con me?
Assieme…?-
-Mordimi forte il
capezzolo… forte… forte… a me manca poco… sta riempiendo il
mio cervello e tra poco scoppia in un fuoco d’artificio.-
La mano di lui si muove
frenetica. Vuole raggiungere l’orgasmo.
-Oraaaaa…!-
Grida lui.
Lui non stacca la bocca
ma ha modo di appoggiare la proprio verga sul ventre di lei ed è lì
che viene con dei lunghi getti di sperma calda che coprono quella
parte del corpo di lei.
Il loro piacere si
confonde. Ora sono stesi uno accanto all’altra e riprendono fiato.
-Ti amo…-
Dice lei.
-Ti amo…-
Risponde lui.
Passa ancora del tempo.
Questi episodi si ripetono, ma senza una scadenza fissa, accadono
quando trovano il modo e l’occasione, ma non li programmano.
Avvengono e basta.
Ora, a distanza di
tempo, sono nuovamente avvinti nel loro particolare abbraccio.
Godono, poi parlano.
I loro corpi mostrano il
passare del tempo. Il seno di lei non è più così rigoglioso,
prepotente e con i capezzoli rivolti al cielo, i due globi appoggiano
invece pesanti sullo sterno. Gli anni sono passati anche per lui.
Rughe e capelli lo dimostrano. Ma l’attrazione reciproca non è mai
sfumata, è sempre presente.
-Abbiamo fatto bene a
rinunciare all’atto completo? A quanto potevamo avere e non abbiamo
avuto? Dopo tutti questi anni mi vengono tanti di quei rimpianti…-
-Io non ho mai avuto
dubbi. Non volevo l’atto completo, non con te. Da te volevo solo la
tua bocca al mio seno. Il fatto di masturbarti mentre succhiavi è
stata una necessità, non potevamo lasciar montare il tuo desiderio
senza soddisfarlo. Non rimpiango di non aver mai toccato il tuo pene,
né di non aver mai baciato la tua bocca o che tu non mi abbia mai
penetrata, non lo rimpiango. Ho mantenuto la cosa nei limiti che mi
ero imposta. Non è un vero incesto. E poi? Tu hai moglie e figli.
Una vita anche oltre i nostri incontri. Tu ami anche lei.-
-Si… ma ciò non
toglie che mi manca tutto. E che quanto dici è quantomeno
leggermente illogico. Ma così è stato stabilito, ho accettato e
così proseguirà.-
-E’ scritto che non
poteva essere diversamente, perché pensarci ora? Io sono nel
crepuscolo della vita, viviamo il momento.-
- E’ come dici tu,
fino alla fine. Ti amo.-
-Ti amo… anch’io. Da
sempre e per sempre.-
-Si… per sempre…-
Amori, amori… amori,
quanti amori.
Amori diversi. Amori
strani.
Amori che non finiscono
mai.
T.
martedì 30 luglio 2019
lunedì 29 luglio 2019
I Famèi. (I famigli.) La seconda donna.
I
Famèi. (I famigli.) La seconda donna.
Cinquanta
lire! Nel 1910?
Probabile
che la padrona avesse pescato a caso la banconota nel cassetto dei
soldi nella fretta di farmi andar via!
Non
era certo una fortuna, ma per me che di soldi avevo visto solo
monetine di pochi centesimi? Insomma mi si apriva un mondo
assolutamente nuovo e pieno di desideri da poter soddisfare.
Il
primo fra tutti? Il sogno di ogni giovane, andare nel bordello
municipale e scopare! Avevo sentito i racconti mirabolanti dei
compagni più grandi del paese che ci erano stati, uno poi… che
raccontava con tutti i particolari delle scopate con una puttana
napoletana con il culo enorme.
Lui
raccontava e noi… che ascoltavamo le sue imprese, lo seguivamo come
i topolini seguivano il Pifferaio Magico, ma anziché condurci in
riva al mare per annegarci come nella fiaba, ci guidava al campo di
cocomeri e qui… ognuno prendeva la sua anguria, a suo gusto… chi
la voleva grossa come il culo della napoletana del casino, chi snello
come quello magari della sorella che era l'indirizzo della sua
masturbazione quotidiana, con il coltello si praticava un buco e poi
si ficcava il cazzo…
Ecco
a cosa pensavo mentre raggiungevo la città a piedi, sapevo i prezzi
della "veloce", della "doppietta" e di tutta la
serie, ma quello che volevo io? La "mezzora" che costava
tre lire e cinquanta, ma per principianti, militari e studenti…
c'era uno sconto, bisognava solo andarci nei tempi di poco lavoro per
le puttane e si otteneva. Io… in mezz'ora potevo farne due sicuro e
forse tre!
Camminando,
camminando ci arrivai in città e da subito iniziai a mettere in
pratica i miei propositi. Per dormire? "L'Albergo dei poveri",
per mangiare una delle varie mense gratuite o quasi, ma subito? Una
visita al bagno diurno della stazione e il barbiere, spesa? Sessanta
centesimi.
E
infine per quella giornata una visita dal robivecchi, mi ero
irrobustito nel tempo trascorso dal birraio, il lavoro pesante, il
vitto costante… insomma i panni mi erano diventati stretti e
comunque lisi dall'uso e li sostituii con abiti usati.
Lo
specchio del robivecchi mi restituii un'altra immagine di me, i
capelli lucidi e impomatati, i sottili baffetti mi davano un aspetto
civile, non sfiguravo più nei confronti dei cittadini.
Passai
la sera mangiando e poi bevendo un bicchiere di vino in osteria, soli
uomini i presenti e parlavano delle puttane del casino, tutti
concordavano sulle virtù di una certa Marta, calda e dalla fica
strettissima, ti faceva venire in un attimo, dicevano, ti strizzava
dentro il cazzo e non avevi scampo! Mi inserii e chiesi della puttana
napoletana, c'era ancora? Quella dal culo enorme che aveva causato
tutte le mie chiavate sulle inconsapevoli angurie.
Ancora
la ricordavano… la Nora! Gran scopatrice ma si era trasferita a far
la vita in chissà quale città.
Il
casino.
Il
puttanismo è vecchio come il mondo, senza considerare che scopare
nei falsi e puritani paesi cattolici è da sempre considerato un
peccato mortale, poi se non scopiamo per prolificare noi, uomini
comuni, ci sono sempre preti, vescovi, cardinali e papi puttanieri
che possono inseminare tante donne in fregola da popolare loro il
mondo e ancora? Meglio scopare in casino che una moglie che scodella
figli con la frequenza di una coniglia e mette al mondo infelici che
non hanno da mangiare.
Ecco
cosa pensavo mentre attendevo che il casino aprisse le porte, era
ormai il primo pomeriggio ma avevo voglia fin dalla sera prima, mi
incuriosiva la Marta, quella dalla fica stretta, che sapeva
strizzarti il cazzo con la fica.
Come
il portone si aprì mi precipitai dentro!
C'era
una signora grassa dietro il banco, la tenutaria o la maitresse come
voleva essere chiamata, che prese a ridere.
-Che
precipitazione, giovanotto! Si vede che hai il diavolo nei
pantaloni!-
-Signora...
chiedo scusa, è la prima volta che vengo...-
-Un
principiante!-
E
rivolta ridendo alle donne svestite che sedevano in sala.
-Voi...
nessuna vuole fare da nave scuola a questo bel ragazzo?-
-Signora...
vorrei la Marta. Una mezz'ora e ho diritto allo sconto...-
-La
Marta? Deve ancora scendere, stanotte l'hanno tenuta occupata fino
alla chiusura, è la nostra signorina più richiesta, puoi
aspettarla. Se cambi idea... dimmelo.-
Mi
sedetti quindi sul divano che occupava tutta una parete e presi a
guardare le donne presenti.
Le
guardai e le riguardai, erano parzialmente svestite, solo il seno
totalmente scoperto.
Belle
tette... piene e grossi culi. Le guardavo e mi eccitavo, ormai il
cazzo spingeva contro il tessuto dei pantaloni da essere visibile,
avevo adocchiato una bruna come alternativa alla Marta, mi sembrava
la più bella e adatta a me... quando lei, Marta, scese le scale.
Era
la più giovane e indubbiamente la più bella, bel corpo, bei capelli
e bel viso. Mi alzai in piedi per avvicinarla, ma fu la maitresse ad
avvisarla.
-Marta...
sei attesa. Questo giovanotto ti ha prenotato.-
E
mi indicò.
Come
girò il viso verso di me... la riconobbi. Era la Francesca, la
figlia più grande dei B., altra famiglia poverissima del mio paese,
era stata in classe con me nella ripetizione della quinta elementare
fino ai dodici anni, maggiore di me di due anni ed era stata anche
lei una famèi.
Non
mostrai di riconoscerla, mi avvicinai al banco.
-Un'ora...
Signora. Con la Marta...-
-Prezzo
speciale per te... sei lire. Consegna la marchetta alla Marta.-
La
seguii per le scale, ammirando le movenze del suo culo, un movimento
altalenante delle belle chiappe e a volte la rapida visione del suo
pelo nero.
Entrammo
nella sua stanza, prese dalle mie mani la marchetta e la ripose, si
girò verso di me…
-Hai
saputo di me… in paese? Ne parlano?-
-No…
manco da paese da mesi, un puro caso… mi fa piacere vederti…-
-Vieni…
parliamo dopo, sei venuto per scopare, no? Non perdiamo tempo,
spogliati.-
Intanto
aveva versato dell'acqua da una brocca in un catino, mi avvicinai e
prese a lavarmi il cazzo, era il modo delle puttane per controllare
se il cliente non avesse scolo o creste di gallo.
-Hai
un bel cazzo... e mi sa che fra un attimo mi sborri in mano. Sei
carico... ahah! Che ne dici se ti faccio venite in bocca? Con la fame
che hai neanche ti si smolla il cazzo!-
Mi
si inginocchiò davanti e prese e sbocchinarmi! Cavolo... se era
brava! Leccava e lo prendeva tutto in gola e aveva ragione sul
giudicarmi poco prima. Un minuto e venni copiosamente nella sua
bocca. Sputò il tutto in una bacinella e tornò a lavarmi. E... il
cazzo era sempre duro come aveva previsto.
-Come
vuoi farlo? Preferenze?-
Volevo
tutto, provare tutto con lei, da sopra... premendo con il petto sulle
sue belle tette, da dietro... sbattendo forte sul suo culo, ma fu lei
a decidere.
-La
prima? Ti scopo io... ti cavalco. Ti faccio godere piano... vedrai,
te lo strizzo il tuo bel cazzo e ti svuoto completamente, ti spremo!-
E
lo fece e lo fece durare, oh... raccontare il modo sublime con il
quale sapeva lavorare con la fica? Premeva e rilasciava le pareti e
portava davvero il cazzo in paradiso. Intanto la palpavo, palpavo le
belle tette, la stringevo ai fianchi, le palpavo il bel culo.
E
mi portò all'orgasmo! E quanto urlai liberando tutta l'aria che
avevo trattenuto nei polmoni.
La
terza da dietro! Ho sempre amato questa posizione, la visione della
sinuosità del culo, l'ampia curva che si apre dalla vita sottile
nelle anche e infine nelle natiche?
Quattro
volte sborrai in quell'ora abbondante con una pausa fra la terza e la
quarta, pausa nella quale parlammo un po', parlò quasi sempre lei,
si raccontò, come in uno sfogo rabbioso verso il mondo.
Era
una storia abbastanza comune per le famèi, cioè succedeva, non era
il mondo cattivo con noi, noi subivamo le persone.
Fu
presa a servizio da una famiglia agiata come domestica a costo zero,
una serva a titolo gratuito da sfruttare. Solo che questa volta
subentrò il sesso, fu violentata dal padrone e il sesso con lui
continuò per tutto il tempo, si illuse o meglio lui l'illuse, una
illusione dimostratasi vana e crudele ma per tutto il tempo sperò di
poter avere di più, sbagliando. E si accorse che le piaceva il sesso
con lui, anche la sottomissione, anche la violenza e che lo amava ma
tutto precipitò quando si accorse di essere incinta, come ne parlò
fu cacciata dalla casa sui due piedi.
Un
figlio che voleva tenere la portò presto a far la puttana nel
casino, guadagnava abbastanza da farlo tenere a balia da una donna di
un paese vicino, si... ogni suo guadagno serviva per il bambino. Non
si rifiutava mai, per quanto stanca, non le interessava il numero di
uomini che la possedevano, non ne vedeva il viso, non pensava... le
interessava il denaro per il piccolo.
La
sua storia mi fece capire che per una famèi essere femmina era
ancora più pesante e devastante.
Avevo
il freddo nel cuore per il dispiacere che provavo e lei nel
lasciarmi.
-La
prossima volta... prendi la notte intera e ti farò ogni cosa, mi
potrai avere in ogni posizione e modo, mi serve ogni centesimo che
guadagno e se mi darai altre cinque lire... ti farò un regalo
speciale.-
E
girandosi mi fece capire cosa intendesse, il pagare per la notte e le
ulteriori cinque lire mi avrebbe dato l'opportunità di avere il suo
culo, che strizzava il cazzo quanto e come la sua fica.
Ma
il rapporto con lei era devastante e finì con quella notte speciale,
troppo dolore per il suo percorso, per la dedizione assoluta con la
quale si sacrificava per il bambino.
E...
comunque troppo costosa, al di fuori delle mie possibilità, da lì a
poco avrei dovuto combattere per la mia sopravvivenza.
Tornai...
al casino? Quando ci tornai non c'era più e non la cercai.
Lei
fu la mia seconda donna.
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