mercoledì 31 luglio 2019

Cuboiding: Fibres Manuel Laval

eroticcuboid:
“ Cuboiding: Fibres
Manuel Laval
”

Make Love Watercolor No 110.

tinamariaelena:
“Tengo que bailar contigo hoy! (I have to dance with you today!)
🌸🌸🌸🌸🌸
Make Love Watercolor No 110.
Original and limited edition prints will be available on Friday -
on tinamariaelena.com 🌿
#tinamariaelena
”

SLAVE

fetishislife:
“Pets
”

LA CAGNA

ALLA DERIVA.


Autore sconosciuto. (J.F.Launay...?)

Niko Guido

Niko Guido

AMORE PRECOCE... AMORE ETERNO.



Esistono amori di un giorno e amori di una vita.
Amori maledetti.
Amori carichi di tenerezza e amori crudeli.
Amori sinceri e amori falsi.
Amori caldi e amori tiepidi.
Amori razionali e amori pazzi.
Amori giusti e amori sbagliati.
Mille amori.
Amori, amori, amori..!
Amori maledetti... senza speranza, senza futuro.
La sorella è appena tornata a casa dopo il parto, lei, colei che è la protagonista di questa storia è la sorella più giovane, per il momento vive temporaneamente in casa della sorella per assisterla in quelle prime giornate complicate.
La vede allattare, il seno gonfio e i capezzoli turgidi. La goccia di latte che lentamente esce, il piccolo che, ingordo, porta la boccuccia trova il capezzolo e succhia voracemente.
Perché deve sentire un vuoto al ventre mentre assiste? Perché deve tormentarla quella voglia d’avere quella boccuccia che succhia il suo seno di vergine? Il suo seno arido, asciutto, senza latte?
Sa anche che ciò causerebbe la reazione rabbiosa del neonato. Lui vuole succhiare, alimentarsi, il latte è la sua vita.
La sorella esce per delle piccole incombenze, appena sente la porta di casa rinchiudersi prende il piccolo dalla culla, si scopre il seno e glielo offre. Il piccolo cerca il capezzolo turgido, succhia e morde forte con le sue gengive senza denti, poi arrabbiato rifiuta e frigna il suo disappunto.
Lo rimette al capezzolo e mentre il piccolo riprende a succhiare, lei si sente invadere da una sensazione di piacere mai conosciuta prima. E’ come un lentissimo orgasmo, tutto cerebrale.
Poi si copre, copre il bel seno verginale, pieno, sodo e soffice. Rimette il piccolo a dormire nella culla.
Lo guarda adorante.
-Ti adoro… piccolo!-
Da allora, quando le è possibile, in ogni occasione, porge il suo seno al bimbo. Sempre di nascosto dalla madre dato che è un segreto fra lei e il bambino. I giovani sposi le chiedono di sorvegliare il bimbo una sera a settimana, vogliono passare una serata rilassante e lei accetta in cambio di una piccola somma che utilizza per andare in discoteca.
Lei è una ragazza normale, mangia, beve, dorme. Ha amici e simpatie. Si diverte. Non ha grandi aspettative ma ha comunque delle idee chiare sul suo futuro, è razionale, positiva ma ha un piccolo segreto.
Appena i genitori del bimbo lasciano casa, lei prende in braccio il bimbo, esaudisce le sue necessità, lo pulisce, gli cambia il pannolino. Poi… si distende sul letto degli sposi, apre la camicetta e libera il seno, per invogliarlo a succhiare prova di volta in volta a metterci qualcosa che possa allettarlo, dello zucchero, del miele, quindi si posa il bimbo sul petto nudo e gli da il capezzolo. Il piccolo prende gusto e succhia, spinge con il volto contro la mammella, lei si tocca piano, lentamente fra le cosce. Non cerca il godimento, le basta quella carezza prolungata. Non vuole raggiungere il climax ma solo quella sensazione del tutto particolare che prova.
Tutto questo si ripete fino a quando è possibile. Rinuncia senza troppi problemi appena si rende conto che la cosa potrebbe diventare evidente e pericolosa.
Smette e diventa solo una zia affettuosa.
-Ti adoro… piccolo!-
Passano gli anni. Lei ha la sua vita. Ha incrociato vari uomini, ha convissuto con uno di loro e sperato di costruire assieme a questi un progetto di vita, ma non ha funzionato. Lavora ed è mediamente soddisfatta. Rivede spesso il nipote che intanto ha passato la fanciullezza, quindi l’adolescenza e ora è un giovane uomo attraente.
Spesso la famiglia si riunisce in ricorrenze conviviali, come i compleanni o le solite feste come Natale e Pasqua. In una di queste riunioni si trovano soli sul terrazzo della casa in campagna.
-Oggi è san Giovanni… è proprio vero che è il tempo che passa a determinare la morale del momento presente. Lo sapevi che era la notte dedicata ai divertimenti di ogni genere? La notte di San Giovanni. E questo anche nei paesi bacchettoni come poteva essere la Spagna del 1500? A Madrid tutte le carrozze erano impegnate. Le donne, da sole, andavano sulle rive del Manzanarre a caccia…-
-A caccia…?-
-Di avventure amorose… di uomini…-
-E gli uomini…?-
-Gli uomini diventavano selvaggina… prima degli scambi di approcci verbali scherzosi, poi se si raggiungeva il necessario amalgama, gli uomini salivano sulle carrozze…-
-Certe usanze non avrebbero mai dovuto passare di moda…-
-Ho un ricordo che mi torna a volte. E’ nebuloso, strano… a volte più nitido a volte meno. Non so se faccio bene a parlarne, se sbaglio bloccami subito e smetto.-
-Certo… dimmi…-
-Sogno che da bambino mi allattavi tu, che ero attaccato al tuo seno. E questa cosa mi piaceva immensamente. Non ti nascondo che mi procura una eccitazione pazzesca e spesso mi causa delle polluzioni notturne… c’è qualcosa di vero in questo sogno?-
-E se fosse…?-
-Mi piacerebbe che fosse vero, spero sempre che tu mi venga in sogno.-
-Mi piaceva attaccarti al mio seno. Non avevo latte naturalmente e tu dopo un po’ mi rifiutavi. Ma quell’attimo che succhiavi? Che mi mordevi rabbioso il capezzolo? Mi davi un piacere infinito.-
-Davvero?-
-Non so esattamente se hai una ragazza ora, adesso…-
-No… non ne ho, ma in ogni caso vanno e vengono, sono figure che passano come ombre in una specie di chiaroscuro. Torniamo, ti prego, al fatto del mio succhiare, di cosa godevi? Era simile al mio godimento?-
-Non conosco il tuo… il mio era molto cerebrale. Rimaneva confinato nel mio cervello…-
-Il mio credo fosse sessuale anche se prematuro. Anche ora a pensarci mi eccito…-
-Eccitato lo eri, il tuo piccolo attributo… sai di cosa parlo, diventava rigido ma forse era perché appena dopo facevi pipì e inondavi il pannolino…-
-Io ero nudo? E tu?-
-Non completamente, né io né tu. Io denudavo solo il petto.-
-Quando finì la cosa?-
-Quando diventò pericoloso, per te e per me. Non volevo che ti restasse ricordo cosciente di questo, ma evidentemente sbagliavo, dato che rammenti e anche bene.-
-Ti mancò quando smettesti?-
-Si…-
-E se lo rifacessimo? Ora…? Siamo adulti…-
-Rifarlo?-
-Si… voglio attaccarmi al tuo seno e succhiare. Voglio vivere il mio sogno.-
-E poi…?-
-E poi…? Tutto e nulla…-
-Vieni…-
Lo prende per mano e lo conduce nella sua camera.
-Stai fermo… ora mi spoglio e poi spoglio te. Tu non mi toccare, fai esattamente quanto ti dico, non rompere l’incantesimo, il mio desiderio è delicatissimo, basta un fiato, una parola e svanisce...-
Si spoglia lentamente, si denuda. Il seno è ancora giovanile, le forme del corpo sono piene ma aggraziate. Si avvicina al giovane, gli apre la camicia, la toglie. Slaccia la cinta e apre la zip, lascia che i pantaloni cadano a terra. Glieli leva, come fa con le scarpe e i calzini.
Sono ambedue nudi.
Lei si stende sul letto. Lo invita a stendersi accanto a lei.
-Ora succhiami… toccami solo il seno. Succhia, bacia, mordi. Strizzami forte i capezzoli, non farti riguardi, non importa se mi farai male, ma non mi toccare altro. Se ci limitiamo a questo ci salviamo dall’inferno, dal rimorso che ho paura di conoscere.-
Lui si attacca con la bocca e con l’altra mano palpa e strizza, sono dure le coppe e i capezzoli turgidi. Passa da uno all’altro ripetutamente, alza un attimo il viso…
-Non so se riesco a trattenermi… non mi basta…-
-Masturbati… mentre mi mordi i capezzoli, se vuoi puoi godere, puoi sborrarmi dove vuoi… sul ventre o sul seno. Ma non avrai altro. Non voglio praticare l’incesto con te. Sporcherebbe tutto… tutta l’idea che mi sono fatta in quegli anni…-
-E tu…?-
-Quello che posso darti è questo…-
-Non puoi toccarti? Condividere almeno il mio orgasmo? Venire assieme a me?-
-Lo vuoi…?-
-Si… si… ti prego…!-
-Non mi toccherò lì… mi limiterò ad accarezzarmi, ma ti assicuro che godrò mentalmente quanto e forse di più che se mi toccassi… più che in un rapporto completo…-
Lui prende a masturbarsi con forza, veloce, la sua mano copre e scopre il glande reso paonazzo dalla congestione sanguigna.
Stacca la bocca dal seno…
-Verrai con me? Assieme…?-
-Mordimi forte il capezzolo… forte… forte… a me manca poco… sta riempiendo il mio cervello e tra poco scoppia in un fuoco d’artificio.-
La mano di lui si muove frenetica. Vuole raggiungere l’orgasmo.
-Oraaaaa…!-
Grida lui.
Lui non stacca la bocca ma ha modo di appoggiare la proprio verga sul ventre di lei ed è lì che viene con dei lunghi getti di sperma calda che coprono quella parte del corpo di lei.
Il loro piacere si confonde. Ora sono stesi uno accanto all’altra e riprendono fiato.
-Ti amo…-
Dice lei.
-Ti amo…-
Risponde lui.
Passa ancora del tempo. Questi episodi si ripetono, ma senza una scadenza fissa, accadono quando trovano il modo e l’occasione, ma non li programmano.
Avvengono e basta.
Ora, a distanza di tempo, sono nuovamente avvinti nel loro particolare abbraccio. Godono, poi parlano.
I loro corpi mostrano il passare del tempo. Il seno di lei non è più così rigoglioso, prepotente e con i capezzoli rivolti al cielo, i due globi appoggiano invece pesanti sullo sterno. Gli anni sono passati anche per lui. Rughe e capelli lo dimostrano. Ma l’attrazione reciproca non è mai sfumata, è sempre presente.
-Abbiamo fatto bene a rinunciare all’atto completo? A quanto potevamo avere e non abbiamo avuto? Dopo tutti questi anni mi vengono tanti di quei rimpianti…-
-Io non ho mai avuto dubbi. Non volevo l’atto completo, non con te. Da te volevo solo la tua bocca al mio seno. Il fatto di masturbarti mentre succhiavi è stata una necessità, non potevamo lasciar montare il tuo desiderio senza soddisfarlo. Non rimpiango di non aver mai toccato il tuo pene, né di non aver mai baciato la tua bocca o che tu non mi abbia mai penetrata, non lo rimpiango. Ho mantenuto la cosa nei limiti che mi ero imposta. Non è un vero incesto. E poi? Tu hai moglie e figli. Una vita anche oltre i nostri incontri. Tu ami anche lei.-
-Si… ma ciò non toglie che mi manca tutto. E che quanto dici è quantomeno leggermente illogico. Ma così è stato stabilito, ho accettato e così proseguirà.-
-E’ scritto che non poteva essere diversamente, perché pensarci ora? Io sono nel crepuscolo della vita, viviamo il momento.-
- E’ come dici tu, fino alla fine. Ti amo.-
-Ti amo… anch’io. Da sempre e per sempre.-
-Si… per sempre…-
Amori, amori… amori, quanti amori.
Amori diversi. Amori strani.
Amori che non finiscono mai.



T.

martedì 30 luglio 2019

Davisqui Anderson | Angélica Gutiérrez

danskprincip:
“Davisqui Anderson | Angélica Gutiérrez
”

CUPIDO.

TheBlackSheep Group - The Lisbon Ballerina Project

tauchner:
“TheBlackSheep Group - The Lisbon Ballerina Project #14
”

SISSY MAID

ORO.

TI MORDO A SANGUE.

unloveyou:
“ tasteful-crimson:
“ it hurts so good
*not mine, if you’re the OP let me know*
” ”

CAGNETTA... AL PARCO.

PRELUDIO AL SESSO.



SAMANTHA GRADOVILLE PHOTOGRAPHED BY DAVID BELLEMERE FOR LUI MAGAZINE, MARCH 2017

labstrakts:
“SAMANTHA GRADOVILLE PHOTOGRAPHED BY DAVID BELLEMERE FOR LUI MAGAZINE, MARCH 2017
”

lunedì 29 luglio 2019

Alexandra oblako

lovemenageries:
“© Alexandra oblako
”

Aleksey Yepanchintcev

dardant-universe:
“Aleksey Yepanchintcev
”

I Famèi. (I famigli.) La seconda donna.

 

I Famèi. (I famigli.) La seconda donna.

Cinquanta lire! Nel 1910? 
Probabile che la padrona avesse pescato a caso la banconota nel cassetto dei soldi nella fretta di farmi andar via!
Non era certo una fortuna, ma per me che di soldi avevo visto solo monetine di pochi centesimi? Insomma mi si apriva un mondo assolutamente nuovo e pieno di desideri da poter soddisfare.
Il primo fra tutti? Il sogno di ogni giovane, andare nel bordello municipale e scopare! Avevo sentito i racconti mirabolanti dei compagni più grandi del paese che ci erano stati, uno poi… che raccontava con tutti i particolari delle scopate con una puttana napoletana con il culo enorme.
Lui raccontava e noi… che ascoltavamo le sue imprese, lo seguivamo come i topolini seguivano il Pifferaio Magico, ma anziché condurci in riva al mare per annegarci come nella fiaba, ci guidava al campo di cocomeri e qui… ognuno prendeva la sua anguria, a suo gusto… chi la voleva grossa come il culo della napoletana del casino, chi snello come quello magari della sorella che era l'indirizzo della sua masturbazione quotidiana, con il coltello si praticava un buco e poi si ficcava il cazzo…
Ecco a cosa pensavo mentre raggiungevo la città a piedi, sapevo i prezzi della "veloce", della "doppietta" e di tutta la serie, ma quello che volevo io? La "mezzora" che costava tre lire e cinquanta, ma per principianti, militari e studenti… c'era uno sconto, bisognava solo andarci nei tempi di poco lavoro per le puttane e si otteneva. Io… in mezz'ora potevo farne due sicuro e forse tre!
Camminando, camminando ci arrivai in città e da subito iniziai a mettere in pratica i miei propositi. Per dormire? "L'Albergo dei poveri", per mangiare una delle varie mense gratuite o quasi, ma subito? Una visita al bagno diurno della stazione e il barbiere, spesa? Sessanta centesimi.
E infine per quella giornata una visita dal robivecchi, mi ero irrobustito nel tempo trascorso dal birraio, il lavoro pesante, il vitto costante… insomma i panni mi erano diventati stretti e comunque lisi dall'uso e li sostituii con abiti usati.
Lo specchio del robivecchi mi restituii un'altra immagine di me, i capelli lucidi e impomatati, i sottili baffetti mi davano un aspetto civile, non sfiguravo più nei confronti dei cittadini.
Passai la sera mangiando e poi bevendo un bicchiere di vino in osteria, soli uomini i presenti e parlavano delle puttane del casino, tutti concordavano sulle virtù di una certa Marta, calda e dalla fica strettissima, ti faceva venire in un attimo, dicevano, ti strizzava dentro il cazzo e non avevi scampo! Mi inserii e chiesi della puttana napoletana, c'era ancora? Quella dal culo enorme che aveva causato tutte le mie chiavate sulle inconsapevoli angurie.
Ancora la ricordavano… la Nora! Gran scopatrice ma si era trasferita a far la vita in chissà quale città.

Il casino.
Il puttanismo è vecchio come il mondo, senza considerare che scopare nei falsi e puritani paesi cattolici è da sempre considerato un peccato mortale, poi se non scopiamo per prolificare noi, uomini comuni, ci sono sempre preti, vescovi, cardinali e papi puttanieri che possono inseminare tante donne in fregola da popolare loro il mondo e ancora? Meglio scopare in casino che una moglie che scodella figli con la frequenza di una coniglia e mette al mondo infelici che non hanno da mangiare.
Ecco cosa pensavo mentre attendevo che il casino aprisse le porte, era ormai il primo pomeriggio ma avevo voglia fin dalla sera prima, mi incuriosiva la Marta, quella dalla fica stretta, che sapeva strizzarti il cazzo con la fica.
Come il portone si aprì mi precipitai dentro!
C'era una signora grassa dietro il banco, la tenutaria o la maitresse come voleva essere chiamata, che prese a ridere.
-Che precipitazione, giovanotto! Si vede che hai il diavolo nei pantaloni!-
-Signora... chiedo scusa, è la prima volta che vengo...-
-Un principiante!-
E rivolta ridendo alle donne svestite che sedevano in sala.
-Voi... nessuna vuole fare da nave scuola a questo bel ragazzo?-
-Signora... vorrei la Marta. Una mezz'ora e ho diritto allo sconto...-
-La Marta? Deve ancora scendere, stanotte l'hanno tenuta occupata fino alla chiusura, è la nostra signorina più richiesta, puoi aspettarla. Se cambi idea... dimmelo.-
Mi sedetti quindi sul divano che occupava tutta una parete e presi a guardare le donne presenti.
Le guardai e le riguardai, erano parzialmente svestite, solo il seno totalmente scoperto.
Belle tette... piene e grossi culi. Le guardavo e mi eccitavo, ormai il cazzo spingeva contro il tessuto dei pantaloni da essere visibile, avevo adocchiato una bruna come alternativa alla Marta, mi sembrava la più bella e adatta a me... quando lei, Marta, scese le scale.
Era la più giovane e indubbiamente la più bella, bel corpo, bei capelli e bel viso. Mi alzai in piedi per avvicinarla, ma fu la maitresse ad avvisarla.
-Marta... sei attesa. Questo giovanotto ti ha prenotato.-
E mi indicò.
Come girò il viso verso di me... la riconobbi. Era la Francesca, la figlia più grande dei B., altra famiglia poverissima del mio paese, era stata in classe con me nella ripetizione della quinta elementare fino ai dodici anni, maggiore di me di due anni ed era stata anche lei una famèi.
Non mostrai di riconoscerla, mi avvicinai al banco.
-Un'ora... Signora. Con la Marta...-
-Prezzo speciale per te... sei lire. Consegna la marchetta alla Marta.-
La seguii per le scale, ammirando le movenze del suo culo, un movimento altalenante delle belle chiappe e a volte la rapida visione del suo pelo nero.
Entrammo nella sua stanza, prese dalle mie mani la marchetta e la ripose, si girò verso di me…
-Hai saputo di me… in paese? Ne parlano?-
-No… manco da paese da mesi, un puro caso… mi fa piacere vederti…-
-Vieni… parliamo dopo, sei venuto per scopare, no? Non perdiamo tempo, spogliati.-
Intanto aveva versato dell'acqua da una brocca in un catino, mi avvicinai e prese a lavarmi il cazzo, era il modo delle puttane per controllare se il cliente non avesse scolo o creste di gallo.
-Hai un bel cazzo... e mi sa che fra un attimo mi sborri in mano. Sei carico... ahah! Che ne dici se ti faccio venite in bocca? Con la fame che hai neanche ti si smolla il cazzo!-
Mi si inginocchiò davanti e prese e sbocchinarmi! Cavolo... se era brava! Leccava e lo prendeva tutto in gola e aveva ragione sul giudicarmi poco prima. Un minuto e venni copiosamente nella sua bocca. Sputò il tutto in una bacinella e tornò a lavarmi. E... il cazzo era sempre duro come aveva previsto.
-Come vuoi farlo? Preferenze?-
Volevo tutto, provare tutto con lei, da sopra... premendo con il petto sulle sue belle tette, da dietro... sbattendo forte sul suo culo, ma fu lei a decidere.
-La prima? Ti scopo io... ti cavalco. Ti faccio godere piano... vedrai, te lo strizzo il tuo bel cazzo e ti svuoto completamente, ti spremo!-
E lo fece e lo fece durare, oh... raccontare il modo sublime con il quale sapeva lavorare con la fica? Premeva e rilasciava le pareti e portava davvero il cazzo in paradiso. Intanto la palpavo, palpavo le belle tette, la stringevo ai fianchi, le palpavo il bel culo.
E mi portò all'orgasmo! E quanto urlai liberando tutta l'aria che avevo trattenuto nei polmoni.
La terza da dietro! Ho sempre amato questa posizione, la visione della sinuosità del culo, l'ampia curva che si apre dalla vita sottile nelle anche e infine nelle natiche?
Quattro volte sborrai in quell'ora abbondante con una pausa fra la terza e la quarta, pausa nella quale parlammo un po', parlò quasi sempre lei, si raccontò, come in uno sfogo rabbioso verso il mondo.
Era una storia abbastanza comune per le famèi, cioè succedeva, non era il mondo cattivo con noi, noi subivamo le persone.
Fu presa a servizio da una famiglia agiata come domestica a costo zero, una serva a titolo gratuito da sfruttare. Solo che questa volta subentrò il sesso, fu violentata dal padrone e il sesso con lui continuò per tutto il tempo, si illuse o meglio lui l'illuse, una illusione dimostratasi vana e crudele ma per tutto il tempo sperò di poter avere di più, sbagliando. E si accorse che le piaceva il sesso con lui, anche la sottomissione, anche la violenza e che lo amava ma tutto precipitò quando si accorse di essere incinta, come ne parlò fu cacciata dalla casa sui due piedi.
Un figlio che voleva tenere la portò presto a far la puttana nel casino, guadagnava abbastanza da farlo tenere a balia da una donna di un paese vicino, si... ogni suo guadagno serviva per il bambino. Non si rifiutava mai, per quanto stanca, non le interessava il numero di uomini che la possedevano, non ne vedeva il viso, non pensava... le interessava il denaro per il piccolo.
La sua storia mi fece capire che per una famèi essere femmina era ancora più pesante e devastante.
Avevo il freddo nel cuore per il dispiacere che provavo e lei nel lasciarmi.
-La prossima volta... prendi la notte intera e ti farò ogni cosa, mi potrai avere in ogni posizione e modo, mi serve ogni centesimo che guadagno e se mi darai altre cinque lire... ti farò un regalo speciale.-
E girandosi mi fece capire cosa intendesse, il pagare per la notte e le ulteriori cinque lire mi avrebbe dato l'opportunità di avere il suo culo, che strizzava il cazzo quanto e come la sua fica.
Ma il rapporto con lei era devastante e finì con quella notte speciale, troppo dolore per il suo percorso, per la dedizione assoluta con la quale si sacrificava per il bambino.
E... comunque troppo costosa, al di fuori delle mie possibilità, da lì a poco avrei dovuto combattere per la mia sopravvivenza.
Tornai... al casino? Quando ci tornai non c'era più e non la cercai.
Lei fu la mia seconda donna.