…Alicia
aveva ragione.
Non
si poteva chiudere a chiave la memoria, non si poteva metterla
ossessivamente in ordine, imballarla, classificarla sotto la A”…
e la “B”… e sperare di farla rimanere al suo posto.
Non
c’era pignoleria che potesse impedire alla mente di lasciar
filtrare qualcosa. Per questo la gente disperata si fa saltare le
cervella, l’unico modo sicuro per impedire la fuga di notizie dalla
memoria è distruggere il deposito per sempre…
Tibet…
…e
se la memoria filtra sono dolori. Infantilmente credo che il
ripercorrere la strada che si è percorso assieme con qualcuno sia
sempre piacevole per entrambi. Non è così… anche gli altri
combattono con la propria memoria e la vorrebbero tacita e
sottomessa, silenziosa da non farsi sentire più.
Lei
dice…
…sono
cambiata, non sai quanto, ho davvero altri interessi ora.
Io…
Era
solo per parlare dei nostri vecchi tempi… un semplice incontro al
ristorante…
Lei…
Non
avrebbe nessun senso farlo. Stiamo in contatto per mail.
Io…
Ok.
Certo.
Si.
Ti
dedico comunque questa nostra cosa, ma credo che mai la leggerai.
La ricerca di situazioni assurde.
I rischi che diventano una componente del piacere.
Il piacere rubato.
Quando
decidemmo quella cosa eravamo in cerca di nuove sensazioni, qualcosa
che fosse in grado di infiammare ancora di più la nostra libido.
Certamente io e lei non ci eravamo mai accontentati di un rapporto
normale. Tutto doveva essere strano.
C’era
una corsa a chi proponeva la cosa più trasgressiva.
Quella
sera ci trovammo in un albergo. Io e la donna che viveva con me, lei
e il suo convivente di allora. In tavoli separati naturalmente dato
che i nostri rispettivi compagni non sapevano del nostro rapporto.
Loro avevano preso una stanza per il W.E. Noi eravamo lì solo per la
cena. I tavoli dove sedevamo erano abbastanza distanti nella grande
sala affollata. Durante la prima parte della cena curavamo che i
nostri sguardi non si incrociassero mai. Lei era molto bella, in
particolare i suoi capelli risplendevano.
Non
sono un bravo ragazzo.
Feci
osservare alla mia donna quanto erano belli i suoi capelli e lei
confermò, parlavo così con lei della mia amante, la costringevo a
convenire sulla sua bellezza.
Meschino?
Non
mi sento meschino, solo non sono un bravo ragazzo.
E
poi…? Lei non sapeva e quindi non poteva essere infelice di questo.
Per
me era sempre la stessa necessità, cercare un di più.
Lei…
ad un certo punto della serata lasciò il tavolo e si incamminò
verso la toilette, lasciai passare forse 30 secondi e la seguii. Mi
scusai con la mia compagna accusando una necessità fisica. La
toilette si trovava un piano più abbasso, vicino alla hall, una
doppia rampa di scale la raggiungeva.
Lei
mi aspettava al primo pianerottolo…
Fu
un abbraccio frenetico… un attimo e mentre le mangiavo la bocca
avevo la mano che strofinava la sua figa fradicia. Volevo farla
godere, sentire il suo orgasmo all'orecchio. Lei mi aveva aperto la
zip e mi stringeva il cazzo. Probabile che avremmo scopato lì… su
quel pianerottolo, rischiando di esser sorpresi, ma un rumore di
passi che scendevano ci fecero riassettare in fretta. Ebbi il tempo
comunque di farla godere una volta, un orgasmo forte, da farla gemere
mentre tratteneva la voce mordendosi le labbra. Chi scendeva era un
ragazzo che si recava anche lui al gabinetto. Ci guardò con
interesse, probabile che comprendesse cosa stava succedendo.
Scendemmo anche noi… subito dopo lui facendo la seconda rampa di
scale. Anziché nel gabinetto dove era entrato il ragazzo, la tirai
nella sala congressi, vuota e buia al momento e che sapevo esserci e
che trovai aperta, lì la spinsi verso la parete… le sue braccia
intorno al mio collo. Fu un rapporto pazzesco… durò forse tre o
quattro minuti? Io che le tenevo alzata una gamba mentre la scopavo
con forza. Lei che godeva… godeva. Infine le venni dentro con urlo
strozzato. Fu solo dopo che ripresi lucidità, mentre ansimavamo come
mantici… e faticavamo a riprendere il respiro normale, la asciugai
fra le cosce con un fazzolettino di carta. E lei un altro se lo
sistemo per evitare che uscisse lo sperma che ancora aveva in figa.
Si sistemò in fretta, un ultimo bacio e raggiunse la sala. Andai a
pisciare, il cazzo sapeva di lei… era lucido dei suoi umori e del
mio seme, mi asciugai anch'io con della carta igienica e tornai su.
Passai
accanto al loro tavolo e raggiunsi il mio.
Al
suo sguardo interrogativo… rassicurai la mia compagna.
Tutto
bene…
Non
siamo bravi ragazzi.
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