venerdì 12 luglio 2019

NON SIAMO BRAVI RAGAZZI.

Da… “L’uomo di Siviglia” di Robert Wilson:
Alicia aveva ragione.
Non si poteva chiudere a chiave la memoria, non si poteva metterla ossessivamente in ordine, imballarla, classificarla sotto la A”… e la “B”… e sperare di farla rimanere al suo posto.
Non c’era pignoleria che potesse impedire alla mente di lasciar filtrare qualcosa. Per questo la gente disperata si fa saltare le cervella, l’unico modo sicuro per impedire la fuga di notizie dalla memoria è distruggere il deposito per sempre…

Tibet…
e se la memoria filtra sono dolori. Infantilmente credo che il ripercorrere la strada che  si è percorso assieme con qualcuno sia sempre piacevole per entrambi. Non è così… anche gli altri combattono con la propria memoria e la vorrebbero tacita e sottomessa, silenziosa da non farsi sentire più.
Lei dice…
sono cambiata, non sai quanto, ho davvero altri interessi ora.
Io…
Era solo per parlare dei nostri vecchi tempi… un semplice incontro al ristorante…
Lei…
Non avrebbe nessun senso farlo. Stiamo in contatto per mail.
Io…
Ok. Certo.

Si.
Ti dedico comunque questa nostra cosa, ma credo che mai la leggerai.


La ricerca di situazioni assurde.
I rischi che diventano una componente del piacere.
Il piacere rubato.


Quando decidemmo quella cosa eravamo in cerca di nuove sensazioni, qualcosa che fosse in grado di infiammare ancora di più la nostra libido. Certamente io e lei non ci eravamo mai accontentati di un rapporto normale. Tutto doveva essere strano.
C’era una corsa a chi proponeva la cosa più trasgressiva.
Quella sera ci trovammo in un albergo. Io e la donna che viveva con me, lei e il suo convivente di allora. In tavoli separati naturalmente dato che i nostri rispettivi compagni non sapevano del nostro rapporto. Loro avevano preso una stanza per il W.E. Noi eravamo lì solo per la cena. I tavoli dove sedevamo erano abbastanza distanti nella grande sala affollata. Durante la prima parte della cena curavamo che i nostri sguardi non si incrociassero mai. Lei era molto bella, in particolare i suoi capelli risplendevano.

Non sono un bravo ragazzo.
Feci osservare alla mia donna quanto erano belli i suoi capelli e lei confermò, parlavo così con lei della mia amante, la costringevo a convenire sulla sua bellezza.
Meschino?
Non mi sento meschino, solo non sono un bravo ragazzo.
E poi…? Lei non sapeva e quindi non poteva essere infelice di questo.
Per me era sempre la stessa necessità, cercare un di più.
Lei… ad un certo punto della serata lasciò il tavolo e si incamminò verso la toilette, lasciai passare forse 30 secondi e la seguii. Mi scusai con la mia compagna accusando una necessità fisica. La toilette si trovava un piano più abbasso, vicino alla hall, una doppia rampa di scale la raggiungeva.
Lei mi aspettava al primo pianerottolo…
Fu un abbraccio frenetico… un attimo e mentre le mangiavo la bocca avevo la mano che strofinava la sua figa fradicia. Volevo farla godere, sentire il suo orgasmo all'orecchio. Lei mi aveva aperto la zip e mi stringeva il cazzo. Probabile che avremmo scopato lì… su quel pianerottolo, rischiando di esser sorpresi, ma un rumore di passi che scendevano ci fecero riassettare in fretta. Ebbi il tempo comunque di farla godere una volta, un orgasmo forte, da farla gemere mentre tratteneva la voce mordendosi le labbra. Chi scendeva era un ragazzo che si recava anche lui al gabinetto. Ci guardò con interesse, probabile che comprendesse cosa stava succedendo. Scendemmo anche noi… subito dopo lui facendo la seconda rampa di scale. Anziché nel gabinetto dove era entrato il ragazzo, la tirai nella sala congressi, vuota e buia al momento e che sapevo esserci e che trovai aperta, lì la spinsi verso la parete… le sue braccia intorno al mio collo. Fu un rapporto pazzesco… durò forse tre o quattro minuti? Io che le tenevo alzata una gamba mentre la scopavo con forza. Lei che godeva… godeva. Infine le venni dentro con urlo strozzato. Fu solo dopo che ripresi lucidità, mentre ansimavamo come mantici… e faticavamo a riprendere il respiro normale, la asciugai fra le cosce con un fazzolettino di carta. E lei un altro se lo sistemo per evitare che uscisse lo sperma che ancora aveva in figa. Si sistemò in fretta, un ultimo bacio e raggiunse la sala. Andai a pisciare, il cazzo sapeva di lei… era lucido dei suoi umori e del mio seme, mi asciugai anch'io con della carta igienica e tornai su.
Passai accanto al loro tavolo e raggiunsi il mio.
Al suo sguardo interrogativo… rassicurai la mia compagna.
Tutto bene…

Non siamo bravi ragazzi.


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