mercoledì 20 febbraio 2019

VIVIENNE.


Devo dire che la ricerca di un feeling sessuale con Vivienne durò poco e cioè fino a che, dopo i primi approcci da parte mia e il suo evidente interesse per un eventuale proseguo, mi chiese senza nessuna esitazione:
-Voglio uomini che abbiano voglia di "prenderlo" oltre che di "darlo"...-
-Uhm... e' una condizione "sine qua non"? O ragionevolmente elastica? Nel caso fosse obbligatoria niente da fare...-
Ok... va bene!
Bella lo era, anche giovane e aveva un'aria famelica, fame di sesso intendo, ma quello che voleva era un po' fuori del mio campo d'azione, insomma era uno dei miei pochissimi limiti. Davvero non me la sentivo di prendere nel culo un grosso strap-on come pretendeva di fare lei.
Finì lì il nostro rispettivo interesse sessuale ma nacque un'amicizia, no... termine troppo ovvio e impegnativo, è più preciso definirlo un rapporto confidenziale. Le dissi che ero un autore di racconti erotici e che la mia curiosità delle sue vicende sessuali non era morbosa ma di tipo professionale. Fu forse questo che la decise a raccontarsi?
Si sa... aprirsi con qualcuno che è comunque un estraneo, non importante per te, è facile, non comporta complicazioni ed è un momento catartico, forse di liberazione. O almeno questo penso io, mi capita a volte di dire le mie cose più segrete ad estranei che poi non vedrò' mai più.
Le chiesi quindi...
-Da cosa nasce questa tua necessità? Subordinare tutto l'atto al fatto di poterti inculare l'uomo con il quale fai sesso? E' inusuale... comprensibile ma inusuale...-
Ecco quindi la vicenda di Vivienne, come lei poi me la raccontò in una lunga serie di e-mail. Io continuai a desiderarla è ovvio, quanto mi raccontava mi eccitava enormemente e mi sfogavo con altre o mi masturbavo, ma lei aveva perso interesse per me e come si sa... bisogna essere almeno in due per scopare.
Qualcosa ho cambiato per renderla più leggibile, ma il contesto è quello e quella era la sua ingenuità iniziale, la sua innocenza, se osservate bene ad un certo punto lei cambia completamente, si nota chiaramente la sua fissazione, diventa spiccia e volgare, molto determinata.

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...La prima parte della mia vita è trascorsa come fossi una beneficiata dalla fortuna, la mia famiglia è ed era benestante e mi ha colmato di tutto, beni materiali e il giusto lievito per la mia formazione. Viaggi, libri, musei ed avevo a disposizione tutto quello che poteva arricchirmi culturalmente. Anche l'osservanza religiosa era presente nella mia vita, mio padre e mia madre, lui preside e lei insegnante, sono tutt'ora molto religiosi e naturalmente vissi con loro compiutamente la fede. Frequentavo la Parrocchia e le varie organizzazioni cattoliche. Per farti capire com'ero... ti dico che non ero mai caduta nel peccato della masturbazione, troppo presa dalla parola di Dio e non avevo mai visto un'immagine scabrosa, insomma vivevo su una nuvola immacolata.
Poi successe...
La nostra casa era ed è grande e io dormivo in una stanza distante da quella dei miei genitori e devo dirti che avevo il sonno molto pesante, mi viene da definirlo... ridendo... il sonno dei giusti? O... degli incoscienti?
Una notte, proprio nel cuore della notte, avevo diciotto anni allora, mi venne un terribile mal di pancia, mi recai nel mio bagno e liberai l'intestino, ma il dolore persisteva e andai allora verso la camera dei miei, volevo svegliare mamma per avere assistenza e magari un antidolorifico. Mentre mi avvicinavo alla porta vidi che non era completamente chiusa e che ne trafilava un chiarore come se nella stanza stessa fosse accesa una luce. Forse qualcuno di loro due leggeva? A quest'ora della notte? Spinsi la porta per entrare e vidi una scena incredibile! Non ti ho detto dei rumori che provenivano dall'interno, dei colpi sordi. Ero un po' allarmata quando spinsi l'uscio e rimasi sbalordita da quello che vidi! Mi fece sobbalzare il cuore nel petto. A stento trattenni un grido mettendomi una mano sulla bocca e rimasi ad osservare impietrita.

Sul letto coniugale c'era mio padre, prono, testa sulle coltri, aveva polso e caviglia legati assieme da grosse fettucce, da ciascun lato e fissati alle due estremità di un manico di scopa in modo tale da tenerli distanziati. Mia madre stava dietro di lui e aveva un enorme pene artificiale fissato sopra il pube con diverse cinghie. Dalla porta li vedevo di schiena, ma abbastanza lateralmente da riuscire a scorgere il grosso membro virile che veniva spinto nell'ano di mio padre, con colpi frequenti e vigorosi. In mano la mamma teneva un corto frustino da ippica e con quello dava dei colpi secchi e veloci sulla schiena di papà. I rumori strani che avevo sentito provenivano dagli schiocchi delle scudisciate e dallo stantuffare vischioso del fallo di gomma nell'ano dilatato di papà. Entrambi i miei genitori, peraltro, stavano in silenzio.
Non potei fermarmi molto ad osservarli, la cosa era troppo traumatica per me. Mi ricoverai velocemente nella mia stanza con il cuore in subbuglio. Stranamente il dolore al ventre era sparito. Quello che avevo visto continuava a presentarsi nella mia mente. Mi causava orrore e un forte turbamento, mi si apriva davanti un mondo sconosciuto che mi era rimasto ignoto fino allora. Era quello il sesso? Quello praticato da una coppia vicina a Dio? Avevo sempre pensato più ad un incontro d'anime che a qualcosa che poteva avvicinarsi a quanto da me visto.
Passarono alcuni giorni e il mio turbamento non diminuiva e decisi di andare a confidarmi con il mio consigliere spirituale Don Armando, sperando di trovare consiglio e conforto.
Don Armando era un uomo corpulento, il viso acceso e un carattere molto gioviale. Davvero non so come riuscii a raccontargli la mia vicenda, ero imbarazzata e le mie parole uscivano timide, lui mi sollecitava a proseguire, notai allora, eravamo in oratorio, che aveva consistenti tracce di sudore sulla fronte, si era accaldato al mio racconto strano perché nell'oratorio era quasi freddo.
Quando finii mi chiese se quanto visto mi avesse eccitato, se fossi caduta nel peccato della masturbazione. No... gli risposi, ma ero fortemente turbata e provavo una strana voglia, quella di essere al posto della mamma, d'avere quel grosso fallo di gomma legato al ventre e il frustino in mano, mentre spingevo quell'enorme cosa nell'ano di un maschio, legato, impossibilitato a sfuggire alla penetrazione e alle frustate. Don Armando a quel punto, tutto rosso in viso, mi dedicò solo poche parole e disse che aveva da fare una cosa urgente, mi fece andar via dicendomi di tornare l'indomani.
Sai...? Non potevo immaginare allora che porco era veramente, infatti… eccitato e pieno di libidine, mi mandava via per potersi masturbare! Questo venni a saperlo in seguito! Me lo raccontò lui stesso!
La sera, nella mia stanza, mi masturbai per la prima volta. Ero vergine, non sapevo come fare ma l'istinto mi guidò. Ma la mia idea fissa era l'ano! Mentre una mano era occupata a strofinare forte la mia fica di vergine, l'altra... bagnata abbondantemente dal mio umore vaginale, spingeva forte le dita nel mio culo! Cosa mi faceva fare queste cose che non conoscevo? Le dita dentro il culo mi davano una scossa di piacere folle! Ora immaginavo cosa provasse il babbo a prendere quell'enorme cazzo equino!
La mia voglia era provare, provare, provare!
Farmi profanare il culo e a mia volta profanare il culo peloso di un uomo! Provai allora il mio primo orgasmo! Un orgasmo travolgente che si prolungava con spasmodiche contrazioni dello sfintere attorno alle dita che lo dilatavano. Continuai a lungo finché la stanchezza mi tolse forza alle dita. Sentivo il buco infiammato ma non sazio. Volevo una cosa grossa, enorme! Una cosa che mi sfondasse proprio!
Ma poi? Il rimorso mi attanagliava l'anima! Sapevo di aver peccato contro la mia purezza e non vedevo l'ora di aver modo di chiedere il perdono divino!
Tornai con mille speranze di una soluzione da Don Armando che mi ricevette sempre all'oratorio, nel suo ufficio dove potevamo star soli.
Ormai sapeva della mia angoscia e mi gettai ai suoi piedi abbracciandogli le ginocchia, non ebbi nessuna difficoltà a confessargli la masturbazione, ma davvero non era mia intenzione provocarlo, no davvero!
Lui... amorevolmente mi teneva la testa con le due mani e se la tirava sul grembo, senz'altro in un gesto di sacerdotale partecipazione! Mi chiese come mai ero caduta in peccato e io gli confessai tutto, piangendo! Gli dissi del malefico piacere che provavo ad inserirmi le dita nell'ano e lui volle sapere con quante mi ero penetrata.

Non capivo la domanda e lui mi spiegò che era per potermi dare la giusta penitenza.
Gli dissi... con due dita, padre... infilate a fondo!
A questo punto sentii qualcosa sollevarsi sotto la sua tonaca, qualcosa di davvero grosso e duro, ma non sapevo di cosa si trattasse, volevo solo il perdono e ridiventare casta.
Don Armando, preso dalla sua attività pastorale, seguitava a chiedermi cose intime.
In particolare voleva sapere quanti orgasmi avevo provato in quella diabolica sessione di masturbazione. Molti... gli risposi, molti e fortissimi! Proprio da farmi restare senza fiato, né forze! Implorai il suo perdono e non notai che aveva il fiato corto, che era paonazzo in viso e rischiava l'infarto, poverino!
Tanto era quindi il dolore che provava per il mio peccato? La cosa mi commosse molto.
Poi... da quest'attimo tutto si confuse, davvero non so come mai la sua tonaca si alzò fino alla vita, non so capacitarmi come mai le mie mani gli si erano introdotte sotto e ora stavano stringendo con forza un vero serpente di carne!

Era quello il famoso serpente che ridusse Adamo ed Eva a comuni mortali, scacciati dal Paradiso? Lo guardai con curiosità mentre senza sapere che stessi facendo gli scappellavo il glande, certo... non era così enorme come quello che mamma spingeva nell'ano di papà, ma mi affascinò il tronco duro come il marmo con grosse vene in rilievo.
Sai... cosa mi chiesi in quel momento?

Perché Don Armando non aveva biancheria intima?
Era possibile che i preti non la indossassero abitualmente o solo Don Armando non la portava?
Poi le sue mani tirarono forte la mia testa verso il serpente e mi trovai intenta a baciarlo!
Mai avrei immaginato questo!
Io... una devota e pia osservante!
Trovai la cosa piacevole anche se impegnativa, avevo aperto la bocca e lui... a forza me lo aveva infilato a fondo! Lo sentivo nella gola quel serpente di carne fremente!

E... devo confidarti che in quel momento me lo immaginai spinto con forza fra le mie natiche frementi!
Questo non era nei programmi immediati di Don Armando, mi muoveva invece la testa su e giù e mi teneva forte.
Sentii ad un tratto il suo corpo inarcarsi, il serpente fremere tutto e dalla testa dello stesso uscire una gran quantità di liquido, era questo, mi chiesi, il seme maschile?
Quello che era peccato spargere per terra?
Il sapore mi piaceva molto e non permisi che neppure una goccia cadesse, bevvi tutto per evitare ulteriori peccati mortali.
A quel punto Don Armando era proprio confuso, non capivo molto le sue parole, mormorava di penitenze, di peccati immondi ed ero sicura che si riferisse a me, alla mia masturbazione.

Si era alzato in piedi, ricomposto e mi stava allontanando dalla stanza, gli chiesi quindi di darmi l'assoluzione, lui mi guardò inizialmente stranito, come se non mi capisse, poi confortato dal mio sguardo innocente mi disse di dire qualche preghiera e mi assolse dei miei peccati.

Devo tornare? Gli chiesi? Magari domani, stessa ora?

Si... mi disse, torna domani.

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