domenica 17 febbraio 2019

GIAMAICA.




Stavo scendendo dalle ripide colline delle Mountains Hills, se andate in Giamaica non vi azzardate a farle quelle strade. 
Non voi.
In aggiunta alle buche tanto grandi che potrebbero ospitare un caimano, ci sono un mucchio di pazzi in giro.
Io ero uno di quelli... lo ammetto.
Venivo da una visita a Peter, uno ancora più pazzo di me, vive in una casa ricavata da una vecchia fattoria, dipinge e scolpisce.
Naturalmente fa solo cose che non riesce a vendere.
E' il destino di noi incompresi.
O è più corretto dire che il sistema non si adatta a noi?
Ma lui? I suoi lavori sono come lui... pura pazzia!
Schizoidi!
Insomma... ero fatto!
Prima abbiamo bevuto un intruglio che distilla lui direttamente.
Mi sa che gli mangia il cervello, ha un sapore che fa schifo, ma cazzo... se ti fa partire. Mezza bottiglia e sei in pieno sballo. Poi abbiamo inaugurato il suo nuovo raccolto di erba.
Fenomenale!
Sulla veranda guardavamo il sole che scendeva sul verde intenso delle foreste, io e lui sdraiati su delle amache e ci passavamo le canne... e la sua donna che gironzolava.
Uhhh! Che bocconcino... la piccola Mitzy!
Non posso negare che la guardavo con una certa libidine, a me la ganja fa quell'effetto... mi muove dentro! Sento un formicolio dappertutto... brividi freddi e una voglia di scopare che non vi dico.
Beh... stavo aspettando che questo stronzo bastardo fatto e strafatto promuovesse un piccolo happening di sesso.
Io... e la piccola Mitzy... uhm!
Mi vedevo intento a leccarle quella figa nera che immaginavo avesse. Morderle forte il clitoride... forte fino a farla urlare. Girarla e leccare quel fiore nero che ha fra le chiappe sode.
Già assaporavo sulle labbra il sapore forte e sentivo l'odore del suo culo!
E poi... distendermi... e lasciare fare a lei...
E lui... Peter?
Mi sta dicendo cazzate... farnetica sulle venature del legno, di come utilizzarle nella scultura, come usarle come forma e colore.
Ma io non lo seguo e poi se vogliamo il suo ultimo lavoro è da camera di isolamento al manicomio.
Una faccia ghignante da spavento! Cazzo che roba!
"L'urlo" di Munch? Roba per ragazzine.
Ma va... fanculo!
Poi non ricordo più nulla... so che ho sognato.

Sognavo che dal soffitto della veranda scendevano lentamente dei ragni neri, scivolavano lungo un filo della loro bava, delle grosse vedove nere, solo che avevano la forma della fica di Mitzy... una vagina larga e rossa con grosse labbra nere e altrettanto pelo nero.
Io che mettevo a nudo il cazzo duro e cercavo di infilarne una.
La mattina mi ritrovo ancora con il cazzo fuori.
Maledetto quel liquore infame.
Ci credo che Peter si è bevuto il cervello.
Che razza di sogni...
Lo saluto e saluto Mitzy.
Uhm... ciao piccola meraviglia.
Lui... che insiste a darmi una scorta di erba.
Cazzo... se mi beccano per strada mi fanno ospite permanente del carcere di Kingston.
Poi mentre scendo la strada dissestata ho una visione, vedo delle forme in bianco.
Vedo due suore!
Guardo sbalordito mentre le supero. Poi inchiodo. Mai vista una visione tanto simile alla realtà.
Per la verità mi fermo contro un albero.
Le due mi raggiungono.

Sono vere... non sono vestite da suore ma da infermiere.
Nere... giovani... belle.
Poi vedo la loro macchina ferma, stanno andando ad una festa in maschera. Chiedono se lo zietto bianco (sarei io) le può accompagnare, che gli saranno tanto riconoscenti, che la loro macchina non va.
E ridono, ah... quelle bocche!

Le labbra dipinte e i denti bianchi. Gli occhi carichi di malizia e di allegria.
Le due si mettono davanti. E continuano a ciarlare, una delle due dice che vuole portarmi al party.
Sta dicendo che sono già in maschera. Che sarà divertente.

L'altra ribatte se è matta! Un bianco fra tutti neri?
Io sento il calore di una coscia.
Tutti i miei terminali nervosi si sono radunati lì. Litigano per godere di quello strofinio.
Mi sento tutto cazzo!
Un vero, assoluto... uomo-cazzo!
Mi chiedono se ho soldi. Se posso comperare della bumba e birra. Dico che ho qualcosa e ho dell'erba.
E vengo promosso. A pieni voti.
La puttana vicino a me mentre guido mi morde l'orecchio, mi chiama zietto caro, dice che sono un vero porco.
La sua mano mi raggiunge e tasta.
Eh... si!
E' duro... bambina, non è una pannocchia di mais.
Lei strofina.
La sua mano dalle unghie rosse e lunghe insiste.
E' una lenta... insistente, prolungata masturbazione.
Riesco a tirarlo fuori e lei fa un sospiro di approvazione. Chiama l'amica a testimone.

Anche lei dice... si.
Anche lei vuole toccarlo mentre guido e passo da un lato all'altro della strada come in una pazza gimcana.
Le loro mani accarezzano.
No. Quando sono così posso durare ore. Voglio le vostre fiche. Non voglio andare alla vostra festa di merda.
Vi voglio scopare.
Sparo! Dico... cento dollari.

La più spudorata dice che lo zietto bianco (sarei sempre io) può fare di meglio.
Lo zietto bianco (io) dice... che devono farseli bastare.
Cazzo... non ho altro.

Li ho nascosti nella scatola del caffè. Devo pagare l'affitto di quella specie di stamberga. Devo mangiare.
Ma si... chissene frega! Domani è un altro giorno.
Sotto casa compro del Bacardi e succo di lime. E ghiaccio. Tanto ghiaccio.
Far scivolare il cubetto fra le tette sudate, poi giù fino all'ombelico. Raccogliere la rugiada... spingerlo con la bocca fino alla figa depilata, lungo il solco... tenerlo lì che si scioglie con le grandi labbra che fanno da argine... e bere.
Nudi...
I corpi sudati. La loro pelle che luccica...
L'odore forte di umori... di figa... di sesso.
Le voglio assieme... mentre sono abbracciate, una sull'altra.
Voglio che si bacino.
Voglio vedere le loro lingue giocare, voglio che si mordano le labbra, non voglio finzione, voglio che godano davvero.
Non sono professioniste.
No. Lavorano.
Si arrangiano nella vita. Come tutti.
Una commessa di una farmacia. L'altra lavora in un ufficio.
Poi le loro fighe. Il mio cazzo incappucciato che entra e esce.
Loro che si dannano per farmi venire.
Vogliono andare al party.
Vogliono spendere il denaro.
Vogliono andarsene.
Hanno fretta.
Dimenano il grosso culo, lo spingono contro il mio ventre mentre io le monto. Non lo vogliono nel culo.
Discuto... m'incazzo.
Minaccio di non dar loro nulla e la più giovane si adatta.
Uhmm... veder la cappella entrare, il buco... vederlo farsi accogliente! Aprirsi sotto la spinta decisa e prolungata ed entrare mentre lei urla, si lamenta e grida che è troppo grosso.
Poi...
Il piacere... lungo che viene come una liberazione.
Liberazione?


Il sesso è come il cane che morde le gambe del matto dei tarocchi!
Non dà pace.
Poche ore e si è daccapo.
Tornerà a mordere.

E da ieri che non mangio, in quella cazzo di casa di Peter non sanno cosa è mangiare.
Va bè...
Mi rullo una canna... poi andrò dal cinese.
A credito.


T.

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