sabato 23 febbraio 2019

VIVIENNE.


Parte quarta.


Il giorno successivo, appena mamma e papà lasciarono casa dopo pranzo, mi precipitai nella loro stanza e presi il cazzo equino, i nastri, il manico di scopa, nonché il frustino, la palla di gomma da inserirsi in bocca e quel laccio che avevo visto stretto attorno agli attributi di papa e corsi da Don Armando.
La mia intenzione era di usarli su di lui, far si che fosse il mio primo uomo che profanavo nel culo ma lui aveva altri progetti, almeno inizialmente.
Fu lui che mi legò invece, mi costrinse in ginocchio e mi legò il polso alla caviglia e poi tutto assieme al bastone, da una parte e dall'altra, ora ero costretta come il mio papà, pronta per essere usata. Vivevo un momento assurdo d'eccitazione, di paura e voglia di essere sfondata perché Don Armando voleva senz'altro usare l'arnese equino oltre al suo cazzo duro come il ferro!
Feci a tempo a pregarlo di non sverginarmi, gli gridai che non glielo avrei mai perdonato se l'avesse fatto! Ebbe paura? Qualcosa temeva? Fu comunque l'ultima cosa che potei dirgli perché dopo mi mise in bocca quella palla di gomma legandomela stretta.
Cominciò ad usare il frustino sadicamente, mi colpiva le natiche con forza e io piangevo dal dolore e... godevo!
Mi colpiva fra le cosce e sentivo lampi di dolore quando sferzava proprio la mia perla inturgidita, piangevo e... godevo!
Lo sentii approntarsi e il suo serpente entrarmi nell'intestino e iniziare a vangare forte! Mi colpiva sulla schiena con il frustino, io piangevo e... godevo!
Finché lo tolse e al buco orrendamente dilatato avvicinò l'attrezzo artificiale!
Come raccontarti... il piacere che provai mentre mi profanava a fondo?
Spingeva come un pazzo il maiale di un prete!
Io?
Si... piangevo e godevo. Godevo così tanto che mi sentivo santificata!
Una martire ero! Pronta per il Paradiso!
Quella volta mi versò tutta la sua sborra sulla schiena, gratificato da quanto mi aveva fatto provare!
Ma... commise un atto atroce! Sparse il suo seme! Doveva subito andare a confessarlo e chiedere perdono. Glielo dissi causando le sue sciocche risate compiaciute, poi mi slegò e io riportai a casa in tutta fretta l'armamentario, era tardi e non ebbi neanche il tempo di pulire il pene equino, era sporco di me, del contenuto del mio intestino e da un po' di sangue. Misi tutto a posto e sfinita, dolorante, mi buttai sul letto.
Mi svegliò mamma per cena.
Facendo poi una riflessione a posteriori, capii che non era Don Armando l'uomo, l'anima eletta che cercavo, quello che volevo e avrei preso IO... nel suo culo.
Dovevo cercare altrove e altrimenti.
Ma... fu a questo punto che mi venne in soccorso "Lui".
Ma di questo voglio parlartene con calma, senza correre, è una cosa talmente importante e determinante nella mia vita!
Un altro pensiero mi preoccupava, si sarebbe accorta mamma che il suo attrezzo era sporco? Le tracce di sangue e merda erano così evidenti! Avrei dovuto assolutamente pulirlo!
Ma... quale era il pensiero immondo che ora mi eccitava? Chi avevo dentro se non Lucifero in persona? Mi eccitava pensare che mamma lo avrebbe usato cosi'... con papà! L'attrezzo sporco del mio culo ficcato nel suo! La mia lordura mescolata alla sua! Un pensiero orribile! Eppure mi eccitava, non mi bastava neanche più masturbarmi dato che ora i miei orgasmi erano mentali!
Aspettai fremendo e a notte fatta scivolai lungo i corridoi raggiungendo la loro camera, appoggiando l'orecchio alla porta sentii i soliti ormai noti rumori, si... lo stava inculando con l'attrezzo equino sporco di ME! Questo mi fece provare un orgasmo subitaneo! Lì... nel corridoio senza toccarmi! Un piacere immenso!
Nella mia stanza mi buttai in ginocchio e testa sul letto pregai che mi fosse concesso di avere..."Lui". 
Si... sarebbe arrivato, una voce me lo confermò. Dormii allora il sonno del giusto.
Ora Don Armando pretendeva altro, non smetteva di chiedermi di dare a lui il premio ambito di rompermi l'imene, io mi negavo e lo minacciavo. Qualora lo avesse fatto ne avrebbe subito le conseguenze! Lui conscio della mia determinazione rinunciava per ricominciare a tormentarmi da lì a poco. Era sfiancante.
Mi chiesi allora con trepidazione se non si fosse stancato del mio culo, era forse troppo accessibile? Troppo largo? Effettivamente lo sentivo cedevole assai, ma dipendeva solo dalle mucose permanentemente infiammate dal continuo uso. Provai e riprovai con le dita e mi tranquillizzai, il muscolo anale era ancora molto elastico. Si rinchiudeva subito dopo la penetrazione! 
Ah.... che sospiro di sollievo! Avevo sempre il buco di una debuttante!
Avevo avuto altre visioni nel frattempo, io... che in ginocchio gli leccavo il grosso culo peloso, glielo dissi e lo mettemmo in pratica. Leccavo il suo buco, mi piaceva molto il suo sapore aspro e afrodisiaco, contemporaneamente gli menavo il grosso serpente diabolico. Naturalmente finiva che mi rovesciava in ginocchio e mi prendeva lui fra le natiche.
Avevo tentato di indurlo in tentazione, prospettandogli di legare lui e di poter giocare con il SUO di culo, profanarlo con l'attrezzo di mamma, ma senza risultato, non ne voleva sapere.
La cosa continuava e io aspettavo il SEGNO.
E... finalmente arrivò.
Arrivò l'ANGELO.
Quel giorno era l'imbrunire quando entrai in chiesa, non avevo molto tempo a disposizione ma il bisogno di godere mi attanagliava il ventre e volevo da Don Armando una cosa veloce. Una feroce inculata! Essere spinta di forza contro il muro e presa da quell'animale selvatico che era diventato il prete!
Quando lo vidi...!
Era vicino all'altare e sistemava dei fiori.
Una figura dalla veste candida, i lunghi capelli biondi, alto e con le spalle possenti.
Mi avvicinai stranita e mancò poco che mi gettassi in ginocchio, presa com'ero dall'emozione.
"Lui" si giro' e mi guardò con quei suoi occhi azzurri profondissimi, aveva una corta barba bionda e un sorriso celestiale, poi... come se non camminasse ma levitasse si allontanò verso la sagrestia, mi parve che una strana luce circondasse il suo meraviglioso corpo e un'aureola coprisse la sua bella testa!
Corsi allora, tutta affannata, da Don Armando e gli urlai che l'avevo visto!
Avevo visto... "Lui"!
Don Armando allora mi chiese... lui chi?
In chiesa... dissi io... ancora tremante dall'emozione... era vestito di un magnifico abito bianco come la neve ed era circondato da una luce, era biondo e bellissimo....

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