Non iniziai a frequentare Andrea per caso.
No...
eravamo colleghi e anche se in precedenza non avevamo mai lavorato
assieme, in quella occasione la ditta dove eravamo impiegati mandò
noi due.
Prima di allora ci avevo scambiato si e no due parole in
mensa.
Era di carattere riservato, molto gentile, mai
indisponente, mai villano.
Io preferivo viaggiare da solo durante
gli impegni di lavoro fuori sede, non gradivo di dover dividere la
stanza con altri, ma non essendo dirigente e nemmeno quadro della
grande multinazionale, me ne dovevo fare una ragione e accettare la
situazione.
Visto da vicino mi accorsi subito che Andrea era
diverso.
Complessato, intimorito e... senza dubbio era gay.
Oh...
non dichiarato certo! Lo nascondeva in maniera compulsiva. Ma lo
era.
Era molto bello.
Mi verrebbe da dire... bello come può
esserlo un gay.
In lui qualcosa di femminile c'era pienamente e
anche la bellezza era quella di una donna.
La bocca... le ciglia,
gli occhi.
Ed era dolce.
Non mi disturbava il fatto che lo
fosse e mai mi venne in mente di mostrare verso di lui insofferenza,
né tanto meno una attenzione sessuale.
Sul lavoro era bravo.
Non
aveva nessuno spirito di intraprendenza ma che importava? Bastava che
seguisse le mie direttive.
Presto... per forza di cose, entrammo
in quel particolare grado di confidenza che deriva dalla forzata
convivenza.
Lui soffriva molto più di quanto ne soffrissi io la
costrizione di dover dividere la stanza.
Era timidamente
riservato, la sera si ritirava nel bagno per spogliarsi, poi si
rifugiava veloce sotto le lenzuola.
Per me era diverso. Abituato
nel mio passato a una vita di caserma, assieme a decine di uomini
adulti nella camerata, giravo per la stanza nudo o quasi, mi vestivo
e mi spogliavo incurante della sua presenza.
La sera... dopo aver
cenato, parlavamo.
Di me molto, di lui... pochissimo.
Quando
si scioglieva un poco parlava di sua sorella che non c'era
più.
Morta...? Chiesi una volta.
Non mi rispose pienamente...
non c'era più... ripeté.
Mi fece vedere la sua foto.
Una
ragazza bellissima che gli assomigliava come si assomigliano due
gocce d'acqua.
Bruna come lui, gli stessi occhi e la stessa bocca.
Vestita nella foto di un corto abitino estivo a fiori che
evidenziavano le sue bellissime gambe.
Molto molto bella.
Durante
quella settimana, una sola sera lo lasciai solo.
Non lo invitai
con me quando decisi di trovarmi una donna.
Sapevo che non
rientrava nelle sue possibilità accompagnarmi.
Secondo me... non
solo non era stato mai con una donna, ma neanche con un uomo e
neanche si dava piacere da solo, masturbandosi.
Tornai a notte
inoltrata e lo trovai ancora sveglio, come se... preoccupato, mi
stesse aspettando.
E aveva una specie di risentimento, non ci
badai molto, lo reputai una blanda gelosia o rimostranza perché lo
avevo lasciato solo.
Nei giorni che restavano gli chiesi ancora
della sorella.
Come era? Di carattere? Allegra? Magari più
comunicativa di lui?
Oh si! Mi specificava, le piacciono molto
gli uomini, anzi... si riprese, le piacevano molto gli uomini dato
che ora non c'era più.
Ma quanto le piacciono... pardon...
piacevano, insistetti incuriosito.
A volte li porta a casa,
rispose, nella sua camera e per tutta la notte. Ci fa sesso.
E
tu... chiesi? Non ti da fastidio?
Oh no... rispose evasivamente...
io sono via...
Ritornammo in sede a lavoro concluso e in parte ci
allontanammo di nuovo.
Ci salutavamo, ci si chiedeva come andava
ma nulla più.
In occasione di una festa aziendale, qualche
settimana dopo il viaggio fatto assieme, ci trovammo seduti
vicino.
Qualche parola sul lavoro e poi lui che propone, mi dice
che ha parlato di me alla sorella e questa vorrebbe conoscermi, non
voglio andare a cena da loro... questo sabato? L'indomani?
Vengo
volentieri... risposi, ma neanche so il nome di tua sorella e quando
è tornata?
Si chiama Andreina... rispose... è tornata da
poco.
Ecco!
Non era morta... come mi aveva fatto intravvedere
il suo discorso precedente, se ne era solo andata.
Andreina... il
nome mi sembrava naturale sul momento, lui Andrea e lei Andreina,
alle mie domande se erano gemelli, cioè... da quanto tanto si
assomigliavano dovevano essere gemelli a mio parere e di tipo
omozigoti, generati da un unico seme maschile. Ma lui a questa
domanda aveva sempre glissato senza mai specificare.
Perché
accettai?
Facile. Lei era bellissima e a quanto aveva detto Andrea
piuttosto disinibita. Senza voler passare da ipocrita ci vedevo una
scopata assicurata.
Quindi accettai.
Non ci vedevo nulla di
negativo.
Andrea? Se ne sarebbe andato o ritirato nella sua
stanza sempre che rientrassi pienamente nel gradimento della
sorella.
Non c'era molto da aspettare dato che era venerdì. Si
trattava del giorno successivo.
Mi dette l'indirizzo e se ne andò
dalla cena.
Mi chiesi sul momento... ma la sorella ha bisogno che
lui le faccia da ruffiano? Ma poi decisi... che m'importa? Sono
affari loro, basta che lei apra le gambe!
L'indomani sera alle
otto e mezza precise suonavo alla porta.
Una cena a tre... mi
dicevo, poi... Andrea troverà una scusa e ci lascerà soli.
Sentivo
già quel vuoto al ventre che annuncia una erezione, oh si!
Ero
eccitato mentalmente e fisicamente.
Nella notte passata e durante
il giorno ci avevo fermato i pensieri su di lei. L'avevo già scopata
in mille modi usando l'immaginazione!
Suonai ancora.
La porta
si aprì e apparve lei.
Aveva lo stesso vestito della foto, la
stessa acconciatura dei capelli, lo stesso trucco pesante.
Ciao...
disse... sono Andreina... accomodati, tu sei...
No. Non
farmelo. Pregai dentro di me.
Comunque chiesi... e
Andrea?
Andrea se ne è andato...
Oh si!
Capii
istantaneamente tutto, prima se ne era andata Andreina e ora era
tornata... e se ne era andato lui.
Giuro davanti a ogni cosa
che non avrei voluto umiliarlo.
Ma questo era al di là del
mio limite.
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